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Il Paradiso degli Orchi
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INTERVISTE

Antonia Arslan

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Sia nel libro che nel film si narra di una "marcia della morte"di un gruppo di donne che comprende anche un bambino travestito da femminuccia. Un'analoga marcia fu fatta fare dai giapponesi ad un gruppo di inglesi in Asia durante la seconda guerra mondiale. E allo stesso modo i tedeschi tentarono di concludere, nel '45, lo sterminio degli ebrei. Trova delle analogie tra questi episodi e quel che lei racconta?



Certamente ci furono altri casi di "marce della morte", e nei massacri di massa ci sono strazianti analogie. Tuttavia, per quanto riguarda il genocidio degli armeni, la caratteristica specifica del progetto di sterminio del governo dei Giovani Turchi, nel 1915, fu di dividere la minoranza armena, numerosa soprattutto nelle province (vilayet) orientali dell'Anatolia, uccidendo subito gli uomini e avviando le donne, col peso dei vecchi e dei bambini, a una cosiddetta deportazione, che si risolse in un apocalittico massacro. Si calcola che di circa due milioni di persone che costituivano l'etnia armena, fu eliminato circa un milione e mezzo.



Edgar Hilsenrath ne "La fiaba dell'ultimo pensiero" (Marcos y Marcos) scrive: "Chi fa i grossi affari in Turchia? In quali mani sono il commercio e l'artigianato? Chi si riempie la pancia a spese del popolo turco?" "Gli armeni" disse il muterassif. E anche il kaymakam assentì e disse:"Gli armeni". Ancora un'analogia con le "dicerie" sugli ebrei. Che ne pensa?



Vero. Le analogie fra i due genocidi sono impressionanti, come molti storici hanno dimostrato (tradotto in italiano, per es., Vahakn Dadrian, Storia del genocidio degli Armeni, Guerini e Associati, Milano). Indicare al popolo un capro espiatorio al quale imputare la crisi della nazione, martellarlo con propaganda ad hoc, definire la razza che si vuole eliminare come "sottouomo", sono tecniche che i Giovani Turchi insegnano ad Hitler, che le applichera' con maestria tedesca (penso spesso alla Todesfuge di Celan, la piu' bella poesia scritta da un ebreo sui Lager).



Si legge sul sito dell'artista americana, di origine greca, Diamanda Galas a proposito del suo album "Defixiones": si apre con "The Dance", una composizione di 35 minuti che svela i veri orrori della persecuzione politica e della "pulizia" etnica. Tratta da una liturgia armena "Ter Vogormia" narra la testimonianza visiva delle torture e dell'umano sacrificio delle donne armene poi successivamente bruciate. Conosce il disco e l'artista? E se posso: nel suo libro mi sembra più preponderante l'aspetto dello stupro che quello della violenza generalizzata.



Grazie della segnalazione, non conoscevo l'album di Diamanda Galas. Der Voghormia significa "Signore, abbi pieta'", ed e' lo straordinario tema musicale che si canta nella messa in rito armeno, al momento della comunione. Io lo cito anche, nel prologo della Masseria. Sono musiche antichissime, del IX-X secolo.

Quanto allo stupro in rapporto alla violenza, non so. Puo' darsi che lei abbia ragione, forse deriva dal fatto che nei libri scritti negli anni immediatamente successivi alla tragedia si parlava delle torture e delle violenze, ma si metteva in ombra, per decenza, lo stupro, che spesso poi portava alla morte della donna "dopo l'uso", specie se molto giovane. E poi nelle carovane della deportazione le donne erano rimaste sole.



Ha trovato di suo gusto la trascrizione in immagini realizzata dai fratelli Taviani del suo testo?



Ho sempre pensato che un film derivato da un libro deve andare per la sua strada. I linguaggi sono diversi, l'effetto della parola e dell'immagine e' diverso. I film troppo vicini ai libri da cui sono ispirati sono in genere piuttosto brutti, o noiosi. Quando i fratelli Taviani mi hanno cercato, avendo apprezzato i loro film storici, ho avuto fiducia che avrebbero fatto il loro film con cura e senza tradire il quadro storico generale, l'ambientazione e la realta' di un evento con cui fino ad oggi nessun autore non armeno si e' mai cimentato. Questo enorme buco nero della storia del 900 semplicemente era stato cancellato dalla percezione generale. Ora, il film piace e commuove gli spettatori: speriamo che siano tanti!



Lei ha curato e tradotto le poesie del poeta armeno Daniel Varujan. Ha in cantiere altre iniziative? Com'è oggi la letteratura armena?



Varujan e' stato per me il primo passo per ritrovare le "radici" armene. E' un grande poeta. Quanto alle nuove iniziative: stiamo preparando una nuova edizione dell'antologia della poesia armena che pubblicammo con Gianni Scalia per "In forma di parole" qualche anno fa (Yerg Hayastani, Canto d'Armenia).



Una domanda che so la sorprenderà: nel suo libro ci sono molti "angeli", ma mai "angele", eppure le protagoniste del suo romanzo sono donne.



Davvero non ci sono angele? Mi pareva che ce ne fosse una, dovrei controllare. Ma i protagonisti non sono solo donne: pensi a Yerwant.







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