RACCONTI
Dunklenacht
Gli appunti di viaggio erano tristi e sapevano di Amsterdam e di Parigi
Gli appunti di viaggio erano tristi, sapevano di Amsterdam e di Parigi, ad un tempo. Li ritrovai per caso, in un cassetto. Erano impolverati e le pagine antiche si erano tinte di giallo. Mentre cercavo di guardare attraverso il vetro appannato del ripostiglio, pieno di addobbi di legno e scope logore, mi chiedevo se vi fossero stati i fantasmi ed avessero rosicchiato qualcuno di quei vecchi fogli.
La bella avventuriera era giovane, eternamente giovane. Ella invero godeva di quell'eterna giovinezza che soltanto le fonti magiche possono dare. Non aveva mai rivelato a nessuno il segreto fatato che si celava dietro le sue gote di velluto, la sua bocca disegnata da un Rubens, le sue labbra da baci, i suoi occhi pieni di Parigi e di felicità.
Oh, sì, erano occhi pieni di stelle, fatti per brillare forte sotto il cielo delle estati senza fine e dei paradisi perduti, tanto cari agli innamorati!
L'avventuriera era una figlia di papà. Il suo genitore, che vedeva assai di rado, la riempiva di doni e di biglietti di banca. Era sempre in giro per il mondo, in cerca di amori e di felicità. Diceva di voler provare tutto, nella vita... Tutto, tutto... Ovviamente, solamente tutto ciò che poteva renderla felice, dai baci appassionati sugli scogli, abbracciata a uno sconosciuto, ai sogni perduti, fatti a occhi chiusi, sdraiata sulla sabbia bianca dei Caraibi, i morbidi capelli accarezzati dal vento, all'ombra delle palme, soavemente sfiorate dai primi chiarori dell'aurora.
Fu così che la bella avventuriera giunse allegra e sorpresa alle soglie di una cittadina delle Fiandre. Leggo dal suo diario, scritto con inchiostro turchino, in una calligrafia meravigliosa: "24 maggio – E' come risvegliarsi in un sogno ameno tra giochi d'acque... Vedere la piazza grande ornata di fiori dai mille colori, come s'usa in questi paesi durante la stagione del sole... Quanti tulipani! Il loro profumo accende l'aria tranquilla e le tinte languide dei loro petali colmano l'animo di gaudio e di felicità!".
Oh, quanto avrebbe sognato i suoi tulipani! Ne vide dappertutto, in quel suo viaggio tra Parigi e Copenaghen, alla ricerca delle gioie perdute e del piacere. C'erano palazzi antichi e vagabondi che cantavano storie malinconiche ad ogni angolo... Si poteva salire in alto, tra le guglie, onde godere di una visione d'immenso.
Leggo dal diario dell'avventuriera: "24 maggio – Ho appena il tempo per uno spuntino, dopo la visita alla Galleria d'Arte, dove i miei occhi estasiati hanno potuto contemplare i più bei capolavori dei maestri fiamminghi d'altri tempi. Poi, riprenderò il mio viaggio, non a bordo di calessi, né di carrozze, ma con il treno dei Paesi Bassi, che mi condurrà nel paese degli scabini e dei velieri, che un tempo partivano per le Indie".
La bella desiderava portare a termine da sola la prima parte del suo lungo viaggio. Poi, quasi all'improvviso, avrebbe incontrato un suo innamorato e avrebbe proseguito con lui al suo fianco. Pensate che si erano conosciuti per caso, sulla scalinata bianca... Quel mattino nevicava e lui l'aveva riparata dai vento freddo, stringendola fra le sue braccia. In quel mentre, una colomba s'era alzata in volo... Altro non ricordo, di quel giorno.
E fu così che ripartì. Le parve di viaggiare a bordo di uno di quei treni dell'Ottocento, dalla locomotiva color carbone, dal cui fumaiolo saliva un fumo bigio, quasi fiabesco, che riempiva il cielo e le lunghe gallerie, che passavano sotto montagne ricoperte di verde e di meraviglia.
Dal finestrino si vedeva fuggire l'immenso. E la città dava la mano alla città, la guglia dava la mano al campanile aguzzo, gotico, il lago dava la mano al sole e il bosco di faggi salutava il vento vago.
Tutto passa, corre, vola e non ritorna più... L'avventuriera se lo ripeteva, sussurrando e socchiudendo la bocca, come per baciare il niente. Eppure, i suoi occhi scintillavano, sorrisi di felicità abitavano le sue labbra dolci, i suoi bei capelli sciolti erano favolosi quanto mille primavere, senza neve. Li aveva adornati con un tulipano, così sembravano ancora più biondi sotto la luce languida di quei sole nordico.
Leggo dal suo diario: "25 maggio – Festa grande in questa cittadina sulla Schelda, di cui non desidero riportare il nome". Me la ricordo mentre, abbracciata ad uno zingaro, ballava un valzer improvvisato, in una piazza grande, ornata dei più bei fiori d'Olanda. Sospirava. Alla fine, volle regalargli uno dei suoi baci. C'erano tante, tante fisarmoniche e delle cantanti dai volti bianchi, di perla, che intonavano i canti popolari.
Si trovava in uno di quei paesi dove le donne si mettevano in vetrina e si potevano comperare con i biglietti di banca. Questa usanza non dava fastidio a nessuno e i ragazzi del paese avevano quasi tutti avuto la loro prima esperienza sessuale con una di quelle giovani, dai corpi bellissimi.
Lo sguardo della nostra avventuriera contemplava sognante i battelli a vapore, che risalivano il fiume nell'ora del tramonto... C'erano tante canne palustri, tanti salici piangenti, tante betulle e qualche casa bianca, qua e là. Gli ultimi raggi di sole giocavano a nascondino con quelle figure crepuscolari.
Ella volle imbarcarsi su uno di quei battelli, per giungere sino al mare. Si mise a prua ed il vento scompigliò fatalmente la sua chioma meravigliosa. Uno sconosciuto volle accarezzargliela. In quel mentre, lei socchiuse gli occhi e sospirò forte, tanto, tanto forte.
Scrisse nel suo diario: "26 maggio – Un desiderio d'amore e di felicità m'assale... Vorrei soltanto rivedere quegli occhi e riscoprire l'estasi di quegli istanti, i cari istanti".
Prima di arrivare a Copenaghen, la tappa finale del suo viaggio, volle acquistare un dono, per il suo tesoro. Me la ricordo mentre comperava un mazzo di tulipani gialli e viola, da un vagabondo senza nome, sotto la torre dell'orologio di...
- Quant'è? – chiese la bella allo sconosciuto.
- Per voi, nulla, soltanto un bacio d'amore, se me lo volete dare – fu la risposta.
E lei glielo diede... Era tanto buona e cara, che... Oh!
"27 maggio – Nemmeno Bali e le sue spiagge, che visitai pochi mesi or sono, mi fecero sognare tanto..."
Negli occhi suoi brillavano i mulini a vento... Ne vide molti, tra i campi di tulipani e i corsi d'acqua che nell'ora dell'aurora e nel tardo meriggio si tingevano di rame. Poi, ne visitò uno, come per caso.
Poteva rimanere trasognata, a guardare da sotto un portico un palazzo antico dalle mura di colore arancio e dalle mille guglie.
Finalmente, riabbracciò il suo amore, da tanto tempo desiderato, sognato, bramato... Non vi nascondo che non era il solo giovane che avesse conquistato il suo cuore. Ella gli donò i suoi tulipani più belli... Fu lieta di sentirsi donna, mentre quella mano amica carezzava le sue forme più carnose e le sue gambe dolci, dalla pelle levigata, liscia e senza peli, per l'occasione lasciate senza veli.
"28 maggio – Sono al culmine della felicità. Lasciatemi vivere la mia vita di gioie folli e di promesse perdute. Forse, un giorno, sospirerò per tutto questo, proprio come ora sospiro tra le braccia di chi amo."
Si ricordava Copenaghen come si può ricordare un sogno di luci e di barche, smarrito tra le nebbie dell'inverno. In quel giugno magico, riscoprì quella cittadina come una stella di fiori, di castelli, di soldati dalle divise allegre e col colbacco militare sul capo. C'erano tante, tante bandiere.
L'avventuriera era innamorata... Con il suo amante perduto, lo fece come lo si può fare per la prima volta.
La bella avventuriera era giovane, eternamente giovane. Ella invero godeva di quell'eterna giovinezza che soltanto le fonti magiche possono dare. Non aveva mai rivelato a nessuno il segreto fatato che si celava dietro le sue gote di velluto, la sua bocca disegnata da un Rubens, le sue labbra da baci, i suoi occhi pieni di Parigi e di felicità.
Oh, sì, erano occhi pieni di stelle, fatti per brillare forte sotto il cielo delle estati senza fine e dei paradisi perduti, tanto cari agli innamorati!
L'avventuriera era una figlia di papà. Il suo genitore, che vedeva assai di rado, la riempiva di doni e di biglietti di banca. Era sempre in giro per il mondo, in cerca di amori e di felicità. Diceva di voler provare tutto, nella vita... Tutto, tutto... Ovviamente, solamente tutto ciò che poteva renderla felice, dai baci appassionati sugli scogli, abbracciata a uno sconosciuto, ai sogni perduti, fatti a occhi chiusi, sdraiata sulla sabbia bianca dei Caraibi, i morbidi capelli accarezzati dal vento, all'ombra delle palme, soavemente sfiorate dai primi chiarori dell'aurora.
Fu così che la bella avventuriera giunse allegra e sorpresa alle soglie di una cittadina delle Fiandre. Leggo dal suo diario, scritto con inchiostro turchino, in una calligrafia meravigliosa: "24 maggio – E' come risvegliarsi in un sogno ameno tra giochi d'acque... Vedere la piazza grande ornata di fiori dai mille colori, come s'usa in questi paesi durante la stagione del sole... Quanti tulipani! Il loro profumo accende l'aria tranquilla e le tinte languide dei loro petali colmano l'animo di gaudio e di felicità!".
Oh, quanto avrebbe sognato i suoi tulipani! Ne vide dappertutto, in quel suo viaggio tra Parigi e Copenaghen, alla ricerca delle gioie perdute e del piacere. C'erano palazzi antichi e vagabondi che cantavano storie malinconiche ad ogni angolo... Si poteva salire in alto, tra le guglie, onde godere di una visione d'immenso.
Leggo dal diario dell'avventuriera: "24 maggio – Ho appena il tempo per uno spuntino, dopo la visita alla Galleria d'Arte, dove i miei occhi estasiati hanno potuto contemplare i più bei capolavori dei maestri fiamminghi d'altri tempi. Poi, riprenderò il mio viaggio, non a bordo di calessi, né di carrozze, ma con il treno dei Paesi Bassi, che mi condurrà nel paese degli scabini e dei velieri, che un tempo partivano per le Indie".
La bella desiderava portare a termine da sola la prima parte del suo lungo viaggio. Poi, quasi all'improvviso, avrebbe incontrato un suo innamorato e avrebbe proseguito con lui al suo fianco. Pensate che si erano conosciuti per caso, sulla scalinata bianca... Quel mattino nevicava e lui l'aveva riparata dai vento freddo, stringendola fra le sue braccia. In quel mentre, una colomba s'era alzata in volo... Altro non ricordo, di quel giorno.
E fu così che ripartì. Le parve di viaggiare a bordo di uno di quei treni dell'Ottocento, dalla locomotiva color carbone, dal cui fumaiolo saliva un fumo bigio, quasi fiabesco, che riempiva il cielo e le lunghe gallerie, che passavano sotto montagne ricoperte di verde e di meraviglia.
Dal finestrino si vedeva fuggire l'immenso. E la città dava la mano alla città, la guglia dava la mano al campanile aguzzo, gotico, il lago dava la mano al sole e il bosco di faggi salutava il vento vago.
Tutto passa, corre, vola e non ritorna più... L'avventuriera se lo ripeteva, sussurrando e socchiudendo la bocca, come per baciare il niente. Eppure, i suoi occhi scintillavano, sorrisi di felicità abitavano le sue labbra dolci, i suoi bei capelli sciolti erano favolosi quanto mille primavere, senza neve. Li aveva adornati con un tulipano, così sembravano ancora più biondi sotto la luce languida di quei sole nordico.
Leggo dal suo diario: "25 maggio – Festa grande in questa cittadina sulla Schelda, di cui non desidero riportare il nome". Me la ricordo mentre, abbracciata ad uno zingaro, ballava un valzer improvvisato, in una piazza grande, ornata dei più bei fiori d'Olanda. Sospirava. Alla fine, volle regalargli uno dei suoi baci. C'erano tante, tante fisarmoniche e delle cantanti dai volti bianchi, di perla, che intonavano i canti popolari.
Si trovava in uno di quei paesi dove le donne si mettevano in vetrina e si potevano comperare con i biglietti di banca. Questa usanza non dava fastidio a nessuno e i ragazzi del paese avevano quasi tutti avuto la loro prima esperienza sessuale con una di quelle giovani, dai corpi bellissimi.
Lo sguardo della nostra avventuriera contemplava sognante i battelli a vapore, che risalivano il fiume nell'ora del tramonto... C'erano tante canne palustri, tanti salici piangenti, tante betulle e qualche casa bianca, qua e là. Gli ultimi raggi di sole giocavano a nascondino con quelle figure crepuscolari.
Ella volle imbarcarsi su uno di quei battelli, per giungere sino al mare. Si mise a prua ed il vento scompigliò fatalmente la sua chioma meravigliosa. Uno sconosciuto volle accarezzargliela. In quel mentre, lei socchiuse gli occhi e sospirò forte, tanto, tanto forte.
Scrisse nel suo diario: "26 maggio – Un desiderio d'amore e di felicità m'assale... Vorrei soltanto rivedere quegli occhi e riscoprire l'estasi di quegli istanti, i cari istanti".
Prima di arrivare a Copenaghen, la tappa finale del suo viaggio, volle acquistare un dono, per il suo tesoro. Me la ricordo mentre comperava un mazzo di tulipani gialli e viola, da un vagabondo senza nome, sotto la torre dell'orologio di...
- Quant'è? – chiese la bella allo sconosciuto.
- Per voi, nulla, soltanto un bacio d'amore, se me lo volete dare – fu la risposta.
E lei glielo diede... Era tanto buona e cara, che... Oh!
"27 maggio – Nemmeno Bali e le sue spiagge, che visitai pochi mesi or sono, mi fecero sognare tanto..."
Negli occhi suoi brillavano i mulini a vento... Ne vide molti, tra i campi di tulipani e i corsi d'acqua che nell'ora dell'aurora e nel tardo meriggio si tingevano di rame. Poi, ne visitò uno, come per caso.
Poteva rimanere trasognata, a guardare da sotto un portico un palazzo antico dalle mura di colore arancio e dalle mille guglie.
Finalmente, riabbracciò il suo amore, da tanto tempo desiderato, sognato, bramato... Non vi nascondo che non era il solo giovane che avesse conquistato il suo cuore. Ella gli donò i suoi tulipani più belli... Fu lieta di sentirsi donna, mentre quella mano amica carezzava le sue forme più carnose e le sue gambe dolci, dalla pelle levigata, liscia e senza peli, per l'occasione lasciate senza veli.
"28 maggio – Sono al culmine della felicità. Lasciatemi vivere la mia vita di gioie folli e di promesse perdute. Forse, un giorno, sospirerò per tutto questo, proprio come ora sospiro tra le braccia di chi amo."
Si ricordava Copenaghen come si può ricordare un sogno di luci e di barche, smarrito tra le nebbie dell'inverno. In quel giugno magico, riscoprì quella cittadina come una stella di fiori, di castelli, di soldati dalle divise allegre e col colbacco militare sul capo. C'erano tante, tante bandiere.
L'avventuriera era innamorata... Con il suo amante perduto, lo fece come lo si può fare per la prima volta.
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