Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina

Il Paradiso degli Orchi
Home » Cinema e Musica » Le sorelline Cassidy si accontentano della sufficienza, come a scuola. Cocorosie: 'Grey oceans'.

Pagina dei contenuti


CINEMA E MUSICA

Alfredo Ronci

Le sorelline Cassidy si accontentano della sufficienza, come a scuola. Cocorosie: 'Grey oceans'.

immagine
Viste dal vivo sono curiose: arrivano sul palco trascinandosi dei borsoni da cui tirano fuori di tutto. Bambole, carillon, giocattoli, sonagli, quisquiglie e pinzillacchere. E quando cominciano a suonare credi pure che tutto abbia un senso... ma che il concerto non superi l'ora, altrimenti son guai. E non chiedetemi, per quieto vivere, il perché.

Bianca e Sierra Cassidy, al loro esordio, divisero il mondo musicale, soprattutto indie: chi le giudicava profondamente innovative, chi due palle al piede nella loro monotona allure (chi, in vena di bestemmia, fece anche il nome di Billie Holiday per certe 'cadenze' vocali di una delle due, pardon ma non ricordo quale).

In realtà La maison de Mon Rêve fu operina graziosa e singolare, con quei richiami gioiosi e a volte carnascialeschi che in qualche modo risultano tutt'ora la firma del duo. Anche Noah's Ark (e il titolo è tutto dire, col caravanserraglio musicale fatto di inusuali strumenti) fu il coerente proseguo dell'avventura, con la punta costituita dal duetto (terzetto?) con Anthony: Beautiful boyz (ad essere sinceri meglio quello con la nostra Elisa).

Le sorelle però sembrano non voler desistere da questo viaggio musicale che oserei dire pervaso da un senso falso di meraviglia: Grey Oceans (vedere anche il loro sito), la loro ultima fatica, non dismette quel desiderio di paesi lontani, di etnica sollecitudine.

L'impronta, c'è poco da fare, è sempre quella: richiami apparentemente ancestrali, impatto fantasy e dolcezze e profumi da antica gelateria del corso.

Se togliamo il tentativo di rendere più assimilabili e 'pop' alcune ballate di impianto pianistico, come la title track Grey Oceans, o la più gustosa (e forse il brano più bello) Lemonade che a volte richiama certe lezioni di Kate Bush, il resto ripercorre la solita storia (anche se la conclusiva Here I come ha la strana modulazione di un blues quasi sporcato ad arte): pensiamo a Hopscotch che sembra un pezzo prelevato di sana pianta dal film Cabaret, o all'esotismo orientaleggiante (giapponese?) di Undertaker che se capitasse nelle mani di Battiato forse avrebbe un impatto più corposo (e non è detto che tra i tre non possa nascere qualcosa), o ai vocalizzi da opera lirica sparsi qua e là per l'intero solco (sull'uso della voce delle sorelle Cassidy ci sarebbe altro da dire: l'eterogeneità – duttilità? – dello strumento è sempre segno di talento e di riuscita perfetta? Ai posteri l'ardua sentenza).

Sono dell'opinione che i dischi delle Cocorosie vadano presi cum grano salis: o come le pillole, a pranzo e a cena, nel senso però di una posologia controllata. Altrimenti si rischia l'arresto cardiaco. Curiosamente però consiglierei l'ascolto 'tutto' e di seguito di Grey Oceans, perché, primo, rappresenta una sorta di bignamino delle potenzialità fin qui espresse dalle sorelline (peraltro graziosissime), e dall'altro perché, effettivamente, l'ascolto continuo dà un impatto più concreto e sentito all'intera operazione.

Se poi al sesto brano cominciate a sbandare riprendetevi con una dose massiccia dei vecchi album dei Guns&Roses. Come dicono i napoletani? Nu poco 'e tutto nun faje maje male!!





Cocorosie

Grey Oceans

Sub pop - 2010





CERCA

NEWS

  • 16.09.2024
    Sellerio
    Francesco Recami
  • 16.09.2024
    Adelphi
    Cos'altro si può sapere su Thomas Bernhard
  • 16.09.2024
    Adelphi
    Una riproposta affascinante. Leo Perutz.

RECENSIONI

ATTUALITA'

CINEMA E MUSICA

RACCONTI

SEGUICI SU

facebookyoutube