RECENSIONI
Lynn H.Nicholas
Bambini in guerra
Garzanti, Pag. 668 Euro 34,00
A volte mi rimane difficile capire quali siano i metodi per scegliere un libro. Il testo in questione ne è un esempio: l'originale è Cruel world (Mondo crudele). In italiano diventa inspiegabilmente Bambini in guerra. E' vero che in genere le vittime più numerose di un conflitto sono bambini, donne e vecchi (e appunto anche donne e vecchi) e che se si vuole sensibilizzare l'opinione pubblica non c'è nulla di meglio che cinicamente sbattere in prima pagina un infante sofferente o addirittura morto, ma davvero non mi capacito della scelta di una titolazione del genere per un saggio straordinario sulla tribolazione dell'umanità in genere.
Sì perché la Nicholas questo fa, partendo dalla presa di potere di Hitler in Germania, passa in rassegna quello che è stata l'emigrazione coatta più numerosa e problematica che il genere umano abbia subìto. Un immane spostamento di genti che ha provocato solo sofferenze incidibili e milioni di morti. Provate ad immaginare cosa significhi l'occupazione sistematica di nazioni da parte del terzo Reich (Austria, Polonia, Germania, Olanda, Norvegia...) e la riorganizzazione sulla base di elaborazioni ideologiche prive di qualsiasi fondamento etico e scientifico.
Milioni di polacchi, utili come forza lavoro coatta, sarebbero stati trasferiti in Germania mentre milioni di tedeschi del reich la lasciavano per andare a combattere e ad amministrare i territori orientali appena conquistati, dove i polacchi espulsi e gli ebrei segregati sarebbero stati sostituiti da altri milioni di coloni Volksdeutsche.(Per non parlare della deportazione dei polacchi da parte dei sovietici che avevano occupato il nord della Polonia in accordo con la Germania, prima che questa stessa iniziasse la folle campagna di Russia).
Eh sì perché una delle primarie ossessioni di Hitler oltre quella di eliminare gli indesiderabili, gli infermi e le minoranze (a tal proposito è interessante notare come la Nicholas, all'inizio del libro, ci suggerisca come le prime disposizioni in materia di sterilizzazione delle persone portatrici di handicap furono proposte, anche se non adottate, dall'amministrazione americana già a partire dagli anni venti) era quella di censire i cosidetti 'probabili tedeschi', cioè quelle persone di altri paesi che geneticamente avevano le caratteritiche della razza ariana (i Volksdeutsche appunto) e di sistemarli adeguatamente all'interno del terzo Reich.
Una bomba umana vera e propria di cui paghiamo, con molta probabilità, le conseguenze ancora oggi. Ma la Nicholas, tra le righe (ma nemmeno tanto) ci suggerisce altro: come la politica delle gerarchie ecclesiastiche, nei confronti della follia hitleriana dell'eliminazione sistematica degli ebrei, fosse non tanto quella di evitare il peggio, quanto quella di eludere scossoni confessionali troppo violenti. Parlando della situazione olandese scrive: Gli istituti religiosi protestarono con forza contro il ritiro dei bambini di origine ebraica battezzati. (Vecchia questio: non è forse vero che l'unica critica del Vaticano alle leggi razziali in Italia riguardava l'eventuale vulnus al Concordato del '29 per il divieto di matrimonio tra cattolici ed ebrei?).
Insomma, altro che Bambini in guerra: questo saggio straordinario (e lo ripeto) è una straziante testimonianza del dolore di milioni di persone, della lotta per la sopravvivenza non solo contro le difficoltà della vita, ma contro le illogiche dinamiche della dittatura nazista. Perché come ebbe a dire, in un attimo di lucidità, Martin Bormann Jr: Penso che chi identifica il nazismo con l'antisemitismo sia molto miope. I nostri piani per il mondo erano talmente estesi e talmente terribili che si può solo ringraziare Dio che abbiamo perso la guerra.
di Alfredo Ronci
Sì perché la Nicholas questo fa, partendo dalla presa di potere di Hitler in Germania, passa in rassegna quello che è stata l'emigrazione coatta più numerosa e problematica che il genere umano abbia subìto. Un immane spostamento di genti che ha provocato solo sofferenze incidibili e milioni di morti. Provate ad immaginare cosa significhi l'occupazione sistematica di nazioni da parte del terzo Reich (Austria, Polonia, Germania, Olanda, Norvegia...) e la riorganizzazione sulla base di elaborazioni ideologiche prive di qualsiasi fondamento etico e scientifico.
Milioni di polacchi, utili come forza lavoro coatta, sarebbero stati trasferiti in Germania mentre milioni di tedeschi del reich la lasciavano per andare a combattere e ad amministrare i territori orientali appena conquistati, dove i polacchi espulsi e gli ebrei segregati sarebbero stati sostituiti da altri milioni di coloni Volksdeutsche.(Per non parlare della deportazione dei polacchi da parte dei sovietici che avevano occupato il nord della Polonia in accordo con la Germania, prima che questa stessa iniziasse la folle campagna di Russia).
Eh sì perché una delle primarie ossessioni di Hitler oltre quella di eliminare gli indesiderabili, gli infermi e le minoranze (a tal proposito è interessante notare come la Nicholas, all'inizio del libro, ci suggerisca come le prime disposizioni in materia di sterilizzazione delle persone portatrici di handicap furono proposte, anche se non adottate, dall'amministrazione americana già a partire dagli anni venti) era quella di censire i cosidetti 'probabili tedeschi', cioè quelle persone di altri paesi che geneticamente avevano le caratteritiche della razza ariana (i Volksdeutsche appunto) e di sistemarli adeguatamente all'interno del terzo Reich.
Una bomba umana vera e propria di cui paghiamo, con molta probabilità, le conseguenze ancora oggi. Ma la Nicholas, tra le righe (ma nemmeno tanto) ci suggerisce altro: come la politica delle gerarchie ecclesiastiche, nei confronti della follia hitleriana dell'eliminazione sistematica degli ebrei, fosse non tanto quella di evitare il peggio, quanto quella di eludere scossoni confessionali troppo violenti. Parlando della situazione olandese scrive: Gli istituti religiosi protestarono con forza contro il ritiro dei bambini di origine ebraica battezzati. (Vecchia questio: non è forse vero che l'unica critica del Vaticano alle leggi razziali in Italia riguardava l'eventuale vulnus al Concordato del '29 per il divieto di matrimonio tra cattolici ed ebrei?).
Insomma, altro che Bambini in guerra: questo saggio straordinario (e lo ripeto) è una straziante testimonianza del dolore di milioni di persone, della lotta per la sopravvivenza non solo contro le difficoltà della vita, ma contro le illogiche dinamiche della dittatura nazista. Perché come ebbe a dire, in un attimo di lucidità, Martin Bormann Jr: Penso che chi identifica il nazismo con l'antisemitismo sia molto miope. I nostri piani per il mondo erano talmente estesi e talmente terribili che si può solo ringraziare Dio che abbiamo perso la guerra.
di Alfredo Ronci
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