RECENSIONI
Daniel Pennac
Diario di scuola
Feltrinelli, Pag. 245 Euro 16,00
Chi l'avrebbe mai immaginato? La carriera di Pennac, del professor Pennac, è cominciata nel ruolo di "somaro". E' quello che ci racconta in questo libro-saggio, che è anche un saggio libro, e anche diario, non solo di scuola ma di vita, e insieme racconto e antologia di racconti, in cui si sdoppia continuamente, nel somaro che era e nel professore che è oggi. Un professore che proprio a causa del suo passato è diventato un talent scout, nel senso che ha un fiuto particolare per quegli alunni che hanno il talento di somaro, e che lui "salva", non nel senso salvifico del redentore, ma nel senso che come un michelangelo dell'istruzione li tira fuori dal marmo della loro ignoranza, e ancor più dal marmo della loro indifferenza, del pessimismo, della vocazione alla sconfitta, dell'auto-pregiudizio. Per far questo, ovviamente, non può agire da solo, ma si avvale di professori e presidi che, come lui, non credono che il destino del somaro sia senza ritorno.
L'esperienza fatta come somaro gli ha indicato la via per i primi passi.
In ogni caso sì, la paura fu proprio la costante di tutta la mia carriera scolastica: il suo chiavistello. E quando divenni insegnante la mia priorità fu alleviare la paura dei miei allievi peggiori per far saltare quel chiavistello, affinché il sapere avesse una possibilità di passare.
Ci sono parole chiave che sbarrano la strada come una palizzata, e il prof. Pennac parte proprio dall'analisi delle parole, dalle angosce e dai pregiudizi nascosti dentro le parole per sfatare i miti dei perdenti ai loro stessi occhi. Sa che ogni studente non è solo, ma porta con sé aspettative tradite e fallimenti, che lo imprigionano in una trappola insieme alla sua famiglia delusa. E tutto ciò mentre affronta la fatica del crescere.
Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino.
Che potere di sintesi in questa frase! E ancora, quando riflette sul dramma della bocciatura:
E non è poco un anno di scuola andato in malora: è l'eternità in un barattolo.
Ricordando il periodo trascorso in collegio, sottolinea il dato positivo di quell'esperienza, che era l'opportunità di sottrarsi alla doppia vita fra casa e scuola, impastata di scuse e bugie. Questo infatti è il dramma dell'esterno, che ogni sera rientra in famiglia.
... tutta la sua energia mentale è spesa a tessere una sottile rete di pseudo-coerenza tra le bugie proferite a scuola e le mezze verità rifilate alla famiglia (...) Questa attività mentale richiede un'energia non paragonabile alla fatica spesa dal buon studente per fare un buon compito. Il cattivo studente ne esce stremato.
Oltre a raccontare gustosi aneddoti, a volte quasi surreali, sulle faccende di scuola, Pennac diventa in alcuni momenti molto severo riferendosi alle conseguenze di una cattiva gestione dei problemi.
Orbene, nella società in cui viviamo un adolescente tenacemente convinto di essere un nullità - questo, almeno, l'esperienza vissuta ce lo ha insegnato - è una preda.
Richiama quindi insegnanti e adulti in genere ad assumersi le proprie responsabilità. E la sua passione sociale lo porta a fare la voce grossa contro le generalizzazioni dei mass media:
... mi rifiuto di assimilare a queste immagini di violenza estrema tutti gli adolescenti di tutti i quartieri difficili, e soprattutto, soprattutto odio questa paura del povero che una simile propaganda alimenta a ogni nuova campagna elettorale! Vergogna a coloro che fanno dei giovani più abbandonati un oggetto fantasmatico di terrore nazionale!
Ben detto. Ma il suo messaggio più convincente è quello che attinge agli angoli più bui della sua storia di somaro, e alle vie d'uscita che ha sperimentato.
E' sufficiente un professore - uno solo! - per salvarci da noi stessi e farci dimenticare tutti gli altri.
Dei professori che lo hanno salvato ricorda che si trattava di persone comuni, ma animate dall'amore per la propria materia e da una propensione a non mollare mai, opponendo alla tenacia della somaraggine una fiducia altrettanto tenace (fin quasi all'ingenuità) nel potere dell'istruzione.
Ho notato personalmente una buona diffusione del libro fra gli insegnanti delle nostre scuole. Lo leggono e ne traggono citazioni per i loro convegni. Ora speriamo nella pratica!
di Giovanna Repetto
L'esperienza fatta come somaro gli ha indicato la via per i primi passi.
In ogni caso sì, la paura fu proprio la costante di tutta la mia carriera scolastica: il suo chiavistello. E quando divenni insegnante la mia priorità fu alleviare la paura dei miei allievi peggiori per far saltare quel chiavistello, affinché il sapere avesse una possibilità di passare.
Ci sono parole chiave che sbarrano la strada come una palizzata, e il prof. Pennac parte proprio dall'analisi delle parole, dalle angosce e dai pregiudizi nascosti dentro le parole per sfatare i miti dei perdenti ai loro stessi occhi. Sa che ogni studente non è solo, ma porta con sé aspettative tradite e fallimenti, che lo imprigionano in una trappola insieme alla sua famiglia delusa. E tutto ciò mentre affronta la fatica del crescere.
Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino.
Che potere di sintesi in questa frase! E ancora, quando riflette sul dramma della bocciatura:
E non è poco un anno di scuola andato in malora: è l'eternità in un barattolo.
Ricordando il periodo trascorso in collegio, sottolinea il dato positivo di quell'esperienza, che era l'opportunità di sottrarsi alla doppia vita fra casa e scuola, impastata di scuse e bugie. Questo infatti è il dramma dell'esterno, che ogni sera rientra in famiglia.
... tutta la sua energia mentale è spesa a tessere una sottile rete di pseudo-coerenza tra le bugie proferite a scuola e le mezze verità rifilate alla famiglia (...) Questa attività mentale richiede un'energia non paragonabile alla fatica spesa dal buon studente per fare un buon compito. Il cattivo studente ne esce stremato.
Oltre a raccontare gustosi aneddoti, a volte quasi surreali, sulle faccende di scuola, Pennac diventa in alcuni momenti molto severo riferendosi alle conseguenze di una cattiva gestione dei problemi.
Orbene, nella società in cui viviamo un adolescente tenacemente convinto di essere un nullità - questo, almeno, l'esperienza vissuta ce lo ha insegnato - è una preda.
Richiama quindi insegnanti e adulti in genere ad assumersi le proprie responsabilità. E la sua passione sociale lo porta a fare la voce grossa contro le generalizzazioni dei mass media:
... mi rifiuto di assimilare a queste immagini di violenza estrema tutti gli adolescenti di tutti i quartieri difficili, e soprattutto, soprattutto odio questa paura del povero che una simile propaganda alimenta a ogni nuova campagna elettorale! Vergogna a coloro che fanno dei giovani più abbandonati un oggetto fantasmatico di terrore nazionale!
Ben detto. Ma il suo messaggio più convincente è quello che attinge agli angoli più bui della sua storia di somaro, e alle vie d'uscita che ha sperimentato.
E' sufficiente un professore - uno solo! - per salvarci da noi stessi e farci dimenticare tutti gli altri.
Dei professori che lo hanno salvato ricorda che si trattava di persone comuni, ma animate dall'amore per la propria materia e da una propensione a non mollare mai, opponendo alla tenacia della somaraggine una fiducia altrettanto tenace (fin quasi all'ingenuità) nel potere dell'istruzione.
Ho notato personalmente una buona diffusione del libro fra gli insegnanti delle nostre scuole. Lo leggono e ne traggono citazioni per i loro convegni. Ora speriamo nella pratica!
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