RECENSIONI
James Oswald
Il libro del male
Giunti, Traduzione di Leonardo Taiuti, Pag. 399 Euro 12,90
Cosa vuol dire Internet. Oswald ha scritto un libro, l’ha postato su un sito accurato, e poi ha accuratamente seguito tutte le fasi di crescita.
Ben presto gli appassionati di noir sono cresciti e il romanzo da on line è diventato anche cartaceo, ottenendo un più che discreto successo. Questo che vi presentiamo è il secondo (il primo, quello in e-book, per noi italiani ha un titolo sorprendentemente simile a questo, Nel nome del male) e pare che abbia rivelato al mondo (intanto diciamo “il mondo scozzese”) un nuovo talento che può mettere in dubbio le qualità artistiche e noir dell’altro insigne scrittore di serie, Ian Rankin.
Il nuovo astro della crime fiction britannica se la prende con le donne, nel senso che ad ogni vigilia di Natale, ci scappa il morto, anzi, la morta. Questo seriale appuntamento si chiude quando il colpevole se la prende con la fidanzata dell’ispettore (la uccide), ma ne combina una delle sue e viene arrestato.
Dopo qualche anno muore ma nel frattempo gli omicidi di donne piacenti proseguono, e Tony McLean, l’ispettore, è costretto a riprendere in mano l’intricata matassa respingendo però sin dall’inizio la tesi, un po’ tirata di forza, che vuole che Donald Anderson, l’autore del misfatto, non sia in realtà deceduto.
Che cosa troviamo di decente in questo noir per cui debba essere indicato come l’erede di tante altre avventure mozzafiato?
Che ci descrive una Edimburgo lontana dalla consuetudine ballerina dei tanti turisti che l’assediano e che ne fanno uno dei luoghi più affascinanti d’Europa.
Che ci descrive un ispettore che è provato dalla vita e che spesso mette a dura prova la sua corazza di cittadino rispettoso.
Che non tutti i mali vengono per nuocere.
Che andare dietro alle storie di libri che non esistono è una bazzecola niente male e che forse è il caso di lasciar andare.
Che se non avete il brivido di avventure di sangue hard-boiled (anche se sangue in questo romanzo c’è) Il libro del male non è niente male (capito la finesse?).
Che James Oswald anche se non è un autore di culto (ce ne vuole) ha la rispettabilità di uno scrittore a tutto tondo.
Lo aspettiamo per un altro appuntamento.
di Eleonora del Poggio
Ben presto gli appassionati di noir sono cresciti e il romanzo da on line è diventato anche cartaceo, ottenendo un più che discreto successo. Questo che vi presentiamo è il secondo (il primo, quello in e-book, per noi italiani ha un titolo sorprendentemente simile a questo, Nel nome del male) e pare che abbia rivelato al mondo (intanto diciamo “il mondo scozzese”) un nuovo talento che può mettere in dubbio le qualità artistiche e noir dell’altro insigne scrittore di serie, Ian Rankin.
Il nuovo astro della crime fiction britannica se la prende con le donne, nel senso che ad ogni vigilia di Natale, ci scappa il morto, anzi, la morta. Questo seriale appuntamento si chiude quando il colpevole se la prende con la fidanzata dell’ispettore (la uccide), ma ne combina una delle sue e viene arrestato.
Dopo qualche anno muore ma nel frattempo gli omicidi di donne piacenti proseguono, e Tony McLean, l’ispettore, è costretto a riprendere in mano l’intricata matassa respingendo però sin dall’inizio la tesi, un po’ tirata di forza, che vuole che Donald Anderson, l’autore del misfatto, non sia in realtà deceduto.
Che cosa troviamo di decente in questo noir per cui debba essere indicato come l’erede di tante altre avventure mozzafiato?
Che ci descrive una Edimburgo lontana dalla consuetudine ballerina dei tanti turisti che l’assediano e che ne fanno uno dei luoghi più affascinanti d’Europa.
Che ci descrive un ispettore che è provato dalla vita e che spesso mette a dura prova la sua corazza di cittadino rispettoso.
Che non tutti i mali vengono per nuocere.
Che andare dietro alle storie di libri che non esistono è una bazzecola niente male e che forse è il caso di lasciar andare.
Che se non avete il brivido di avventure di sangue hard-boiled (anche se sangue in questo romanzo c’è) Il libro del male non è niente male (capito la finesse?).
Che James Oswald anche se non è un autore di culto (ce ne vuole) ha la rispettabilità di uno scrittore a tutto tondo.
Lo aspettiamo per un altro appuntamento.
di Eleonora del Poggio
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