CLASSICI
Giovanna Repetto
Il mondo insostituibile delle relazioni: 'Nel paese delle ultime cose' di Paul Auster
Saranno le catastrofi ecologiche, sarà la catastrofica situazione della politica italiana, sta di fatto che il titolo di questo libro continuava a ronzarmi nella mente, e non ho potuto fare a meno di riprenderlo in mano. L'ho trovato attuale. Non solo perché l'ambientazione indefinita si adatta ad ogni contesto, passato presente e futuro, non solo perché per la stessa ragione si presta, volendo, ad ogni possibile metafora, ma anche e soprattutto per la libertà inventiva che mescola una meticolosa verosimiglianza dei dettagli a un assoluto disinteresse per ogni tipo di spiegazione logica e per la ricostruzione di eventuali antefatti. Auster si è preso la libertà di creare un mondo attanagliato da un meccanismo di distruzione che non è dato conoscere, e ci ha messo dentro dei comuni esseri umani. Qualcuno potrebbe obiettare che non c'è niente di originale, dal momento che diverse forme di letteratura creano mondi immaginari dotati di regole proprie, e poi mettono i personaggi a cavarsela nelle insolite situazioni che ne derivano. Qui è diverso, perché l'elemento centrale, più che la progressiva distruzione delle cose, è l'assurdità che impregna gli eventi quotidiani. Non c'è antefatto, non c'è ragione. Non ci sono spiegazioni da capire.
Lenta e costante, la città sembra consumare se stessa, anche se rimane lì. Non c'è spiegazione possibile. Posso solo annotare, non posso pretendere di capire. Ogni giorno nelle strade si sentono delle esplosioni, come se da qualche parte, lontano da te, stesse crollando un edificio o sprofondando un marciapiede. Ma non lo vedi mai accadere. Non importa quanto spesso puoi udire questi suoni, la loro fonte rimane invisibile.
Viene da pensare a Kafka, ma in Kafka il luogo della catastrofe è tutto nella sfera individuale, per quanto paradigmatica della condizione umana. Qui il luogo della catastrofe è fuori, nel mondo che crolla, e anzi l'unica sfida possibile sta nell'ostinazione a riconoscere in sé un barlume di umanità in grado di resistere a tutto. Una sfida doppia, perché il primo imperativo è quello di sopravvivere (e ciò avviene solo a patto di cambiamenti che sono crudelmente in contrasto con la propria natura) e il secondo è di sopravvivere come persone (e ciò avviene resistendo strenuamente alla forza snaturante del cambiamento). Un bel paradosso, eppure, a ben pensare e messo in altri termini, si tratta del nostro pane quotidiano.
Anna Blume, partita volontariamente per cercare il fratello, racconta le sue peripezie in una lettera che forse non potrà mai essere spedita. Un viaggio all'inferno, in cui ogni certezza è sconvolta.
La vita come la conosciamo è finita, e tuttavia nessuno è capace di capire da che cosa sia stata rimpiazzata.
La gente è come impazzita, e si riunisce in bande che applicano i più aberranti sistemi per sopravvivere (fino al cannibalismo) o per darsi la morte.
Ci sono pochi rifugi, e uno di questi è la Biblioteca. E'forse una metafora, come a dire che saranno i libri a salvarci? A quanto pare non per sempre. Niente dura a lungo, e a volte anche la memoria vacilla. In alcuni momenti sembra che la soluzione sia rifugiarsi nell'infinitamente piccolo, nel luogo più intimo e inaccessibile della mente. Nascondersi, annullarsi, escludersi dal mondo come in un letargo che sottragga a una realtà insopportabile. Ma alla fine il percorso riporta sempre all'Altro, a una persona da amare e di cui fidarsi, anche se il rischio è altissimo. Si sa che la relazione fra esseri umani nasconde i più grandi pericoli, ma è ciò di cui ci nutriamo per sopravvivere.
E' questo un libro che afferra, che porta in un mondo parallelo dove poi ritroviamo il nostro per percepirne tutta l'assurdità e tutta l'intensità emotiva. La narrazione febbrile della protagonista crea quella suggestione avvolgente, ipnotica, che è uno degli aspetti più interessanti dei migliori romanzi di Auster.
L'edizione da noi considerata è :
Paul Auster
Nel paese delle ultime cose
Einaudi Tascabili
Lenta e costante, la città sembra consumare se stessa, anche se rimane lì. Non c'è spiegazione possibile. Posso solo annotare, non posso pretendere di capire. Ogni giorno nelle strade si sentono delle esplosioni, come se da qualche parte, lontano da te, stesse crollando un edificio o sprofondando un marciapiede. Ma non lo vedi mai accadere. Non importa quanto spesso puoi udire questi suoni, la loro fonte rimane invisibile.
Viene da pensare a Kafka, ma in Kafka il luogo della catastrofe è tutto nella sfera individuale, per quanto paradigmatica della condizione umana. Qui il luogo della catastrofe è fuori, nel mondo che crolla, e anzi l'unica sfida possibile sta nell'ostinazione a riconoscere in sé un barlume di umanità in grado di resistere a tutto. Una sfida doppia, perché il primo imperativo è quello di sopravvivere (e ciò avviene solo a patto di cambiamenti che sono crudelmente in contrasto con la propria natura) e il secondo è di sopravvivere come persone (e ciò avviene resistendo strenuamente alla forza snaturante del cambiamento). Un bel paradosso, eppure, a ben pensare e messo in altri termini, si tratta del nostro pane quotidiano.
Anna Blume, partita volontariamente per cercare il fratello, racconta le sue peripezie in una lettera che forse non potrà mai essere spedita. Un viaggio all'inferno, in cui ogni certezza è sconvolta.
La vita come la conosciamo è finita, e tuttavia nessuno è capace di capire da che cosa sia stata rimpiazzata.
La gente è come impazzita, e si riunisce in bande che applicano i più aberranti sistemi per sopravvivere (fino al cannibalismo) o per darsi la morte.
Ci sono pochi rifugi, e uno di questi è la Biblioteca. E'forse una metafora, come a dire che saranno i libri a salvarci? A quanto pare non per sempre. Niente dura a lungo, e a volte anche la memoria vacilla. In alcuni momenti sembra che la soluzione sia rifugiarsi nell'infinitamente piccolo, nel luogo più intimo e inaccessibile della mente. Nascondersi, annullarsi, escludersi dal mondo come in un letargo che sottragga a una realtà insopportabile. Ma alla fine il percorso riporta sempre all'Altro, a una persona da amare e di cui fidarsi, anche se il rischio è altissimo. Si sa che la relazione fra esseri umani nasconde i più grandi pericoli, ma è ciò di cui ci nutriamo per sopravvivere.
E' questo un libro che afferra, che porta in un mondo parallelo dove poi ritroviamo il nostro per percepirne tutta l'assurdità e tutta l'intensità emotiva. La narrazione febbrile della protagonista crea quella suggestione avvolgente, ipnotica, che è uno degli aspetti più interessanti dei migliori romanzi di Auster.
L'edizione da noi considerata è :
Paul Auster
Nel paese delle ultime cose
Einaudi Tascabili
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