RECENSIONI
Bianca Stancanelli
Quindici innocenti terroristi
Marsilio tempi, Pag.205 Euro 12,00
In Italia le inchieste politiche hanno poca fortuna perché non le si fanno. Il paese manca di tradizione anche se un giornalismo coraggioso e attento esiste (mi vengono in mente la battaglia della Cederna contro il presidente Leone e "gli audaci"di Report su Rai3, davvero una sorta di giardino incantato).
L'11 settembre ha scatenato un'orda selvaggia di avventurieri dell'informazione e dello scoop che a volte imbarazza (anche se la verità sull'accaduto è ben lungi dall'essere evidente), ma ha anche moltiplicato tentazioni chiarificatrici e di giustizia.
La vicenda di Quindici innocenti terroristi è figlia miserrima di quell'evento catostrafico (che certamente lo fu, ma innalzato a emblema della tragedia universale, quando, e giustamente Gino Strada lo fece presente, di 11 settembre il mondo colonizzato è quotidianamente contraddistinto).
Perché figlia miserrima? La Stancanelli, in un dei momenti più lucidi dell'inchiesta, lo dice a chiare lettere: Agli 007 della capitale (Roma in questo caso...n.d.r.) sfidati in casa loro, tocca dimostrare di saperci fare. E quale migliore occasione che sventare un complotto ordito da una cellula islamica contro obiettivi americani e britannici, meritandosi la gratitudine dei due maggiori alleati sulla scena occidentale, George Bush e Tony Blair, il cui asse di ferro è stato appena sancito dalla guerra in Afghanistan? (pag.51).
Storia di veleni non velenosi, di mappe di luoghi riservati, in realtà appunti o indirizzari, di cunicoli profanati e di calcinacci ritrovati a caso, di vite misere e di documenti falsi, di agenti dello stato zelanti e con l'udito finissimo e magistrati inorriditi dalla faziosa scrupolosità. Storia di pescecani e stampa di regime. E di mussulmani innocenti, ma sbattuti come mostri in prima pagina se non addirittura nelle patrie galere.
In questo contesto è inutile seguire passo passo le vicende e la relativa indagine sul misfatto di Roma (il sospetto su un attentato terroristico all'Ambasciata americana e l'avvelenamento della rete idrica o delle prese d'aria della metropolitana... E' del tutto evidente che l'intento eventualmente perseguito dai soggetti sottoposti a fermo non avrebbe potuto certamente realizzarsi tramite la diffusione nella rete idrica che, in ogni caso, avrebbe destato immediatamente allarme per la capacità di pigmentazione della sostanza. Nessun progetto di avvelenamento dell'acqua, insomma- pag.39) ci preme più sottolineare il clima di complicità che lega, in simili frangenti, apparati dello Stato e mezzi di informazione. Una ragnatela che imprigiona e strozza qualsiasi persona anche la meno sprovveduta.
La Stancanelli, con un lavoro prezioso e certosino, ricostruisce gli eventi in ordine temporale, rilevando le incongruità e le falsità dell'impiano accusatorio ma, chissà perché, di fronte alla risoluzione del processo (alla prima grande, ed inutile aggiungiamo noi, inchiesta sull'estremismo islamico in Italia) e alla scarcerazione di tutti gli indagati, frena all'improvviso la sua vis polemica e ci lascia un rendiconto finale che sa di insoddisfazione, non di indignazione.
Chiariamoci, l'autrice aveva, soprattutto nelle fasi iniziali, chiarito ampiamente il suo punto di vista, ma di fronte all'ignavia di un apparato statale che costruisce un castello di menzogne , ci aspettavamo un finale quanto meno più agguerrito.
Libro adatto alle scuole: potrebbe stimolare confronti tra gli studenti non sulle guerre di religione, ma su quelle preventive. O sul nuovo colonialismo travestito da paladino delle democrazie. O sui paladini dell'informazione che credono di possedere in tasca la verità rivelata.
di Alfredo Ronci
L'11 settembre ha scatenato un'orda selvaggia di avventurieri dell'informazione e dello scoop che a volte imbarazza (anche se la verità sull'accaduto è ben lungi dall'essere evidente), ma ha anche moltiplicato tentazioni chiarificatrici e di giustizia.
La vicenda di Quindici innocenti terroristi è figlia miserrima di quell'evento catostrafico (che certamente lo fu, ma innalzato a emblema della tragedia universale, quando, e giustamente Gino Strada lo fece presente, di 11 settembre il mondo colonizzato è quotidianamente contraddistinto).
Perché figlia miserrima? La Stancanelli, in un dei momenti più lucidi dell'inchiesta, lo dice a chiare lettere: Agli 007 della capitale (Roma in questo caso...n.d.r.) sfidati in casa loro, tocca dimostrare di saperci fare. E quale migliore occasione che sventare un complotto ordito da una cellula islamica contro obiettivi americani e britannici, meritandosi la gratitudine dei due maggiori alleati sulla scena occidentale, George Bush e Tony Blair, il cui asse di ferro è stato appena sancito dalla guerra in Afghanistan? (pag.51).
Storia di veleni non velenosi, di mappe di luoghi riservati, in realtà appunti o indirizzari, di cunicoli profanati e di calcinacci ritrovati a caso, di vite misere e di documenti falsi, di agenti dello stato zelanti e con l'udito finissimo e magistrati inorriditi dalla faziosa scrupolosità. Storia di pescecani e stampa di regime. E di mussulmani innocenti, ma sbattuti come mostri in prima pagina se non addirittura nelle patrie galere.
In questo contesto è inutile seguire passo passo le vicende e la relativa indagine sul misfatto di Roma (il sospetto su un attentato terroristico all'Ambasciata americana e l'avvelenamento della rete idrica o delle prese d'aria della metropolitana... E' del tutto evidente che l'intento eventualmente perseguito dai soggetti sottoposti a fermo non avrebbe potuto certamente realizzarsi tramite la diffusione nella rete idrica che, in ogni caso, avrebbe destato immediatamente allarme per la capacità di pigmentazione della sostanza. Nessun progetto di avvelenamento dell'acqua, insomma- pag.39) ci preme più sottolineare il clima di complicità che lega, in simili frangenti, apparati dello Stato e mezzi di informazione. Una ragnatela che imprigiona e strozza qualsiasi persona anche la meno sprovveduta.
La Stancanelli, con un lavoro prezioso e certosino, ricostruisce gli eventi in ordine temporale, rilevando le incongruità e le falsità dell'impiano accusatorio ma, chissà perché, di fronte alla risoluzione del processo (alla prima grande, ed inutile aggiungiamo noi, inchiesta sull'estremismo islamico in Italia) e alla scarcerazione di tutti gli indagati, frena all'improvviso la sua vis polemica e ci lascia un rendiconto finale che sa di insoddisfazione, non di indignazione.
Chiariamoci, l'autrice aveva, soprattutto nelle fasi iniziali, chiarito ampiamente il suo punto di vista, ma di fronte all'ignavia di un apparato statale che costruisce un castello di menzogne , ci aspettavamo un finale quanto meno più agguerrito.
Libro adatto alle scuole: potrebbe stimolare confronti tra gli studenti non sulle guerre di religione, ma su quelle preventive. O sul nuovo colonialismo travestito da paladino delle democrazie. O sui paladini dell'informazione che credono di possedere in tasca la verità rivelata.
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