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ATTUALITA'

Alfredo Ronci

To', un nazista attendibile ed un ebreo fallace. Che orrore, anzi, che horror!

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Alla domanda di un amico: ma com'è il libro di Dan Simmons Danza macabra (1)? Ho risposto: una fregnaccia con degli spunti interessanti. In realtà le cose non stanno proprio così.

Partiamo dalla mole: 945 pagine le può reggere solo Stephen King (non le regge nemmeno la nuova letteratura indiana che si sbrodola addosso le palle infinite delle diverse etnie). Quindi il lettore più scaltro intravede un sillogismo: se solo King sa scrivere mille pagine e Simmons non è King, si deduce che Simmons non sa scrivere mille pagine. Elementare Watson.

Ma come per la fregnaccia di cui sopra c'è un però.

Il però riguarda, si faccia attenzione all'espressione, il substrato ideologico. L'errore che in genere si commette quando si parla di letteratura di 'genere' è che sia soltanto materia per intrattenimento, o al più, una rimetratura di precetti dettati nel tempo che però alla fine qualificano il prodotto finale. Sbagliato. La letteratura di 'genere' non solo produce figliolanza, ma si erge essa stessa a misuratore di costume.

Simmons in questo romanzo fiume (attenzione è degli anni ottanta, e in Italia è finalmente proposta la versione integrale rispetto a quella che uscì negli anni novanta a cura di Interno Giallo) si permette qualche sganassone storico, che al sottoscritto pare davvero elemento chiave e valutativo dell'intera operazione. Perché diciamocelo, l'idea dei vampiri mentali che possono conquistare le teste degli umani non è che sia brillante disquisitione: tutt'altra cosa è l'imbastardimento della materia che, come si diceva innanzi, ha una 'parvenza' ideologica.

Fa tremare le vene ai polsi il discorso dell'ex nazista, ex torturatore-mentale di un campo di concentramento, quando di fronte alla sua 'vecchia' vittima ebrea, sopravvissuta per una serie di circostanze, espone il suo punto di vista: Il tuo caro paese di adozione è famoso per la sua abilità nell'infliggere violenza ai propri nemici. La sua filosofia è 'l'occhio per occhio', la sua politica si basa sulla rappresaglia inesorabile, il suo orgoglio è costituito dall'efficienza dell'esercito e delle forze aeree.

Israele si difende – ribatte Saul. Il carattere surreale di quella discussione gli stava facendo girare la testa. Sopra di loro la cupola del Campidoglio intercettava gli ultimi raggi di luce.

- Ah, sì, mio fedele pedone – rise nuovamente Harrington – la violenza in nome della difesa è sempre più accettabile. Come per la Wehrmacht – aggiunse, dando maggiore enfasi al termine Wehr, difesa – Israele ha dei nemici, nicht warh? Ma ne aveva anche il Terzo Reich. E non ultimi fra di essi c'erano proprio quegli insetti che si fingevano vittime innocenti, mentre invece lottavano per distruggere il Reich e che adesso si atteggiano a eroi nel seminare violenze a spese dei palestinesi.


Credo che se Fiamma Nirestein sapesse che un libro del genere circola tranquillamente nelle nostre librerie ne chiederebbe il ritiro e la censura: noi che valutiamo le cose al di là delle isterie di appartenenza crediamo che la provocazione di Simmons vada riflettuta e contestualizzata. Harrington, una delle molteplici 'espressioni' del vampiro mentale ex gerarca nazista, commette fondamentalmente due errori pur esponendo una tesi non del tutto campata in aria (eh lo so, brucia dirlo, ma credo sia la verità). Il primo riguarda il principio in nome della violenza. Il nazismo compiva i suoi delitti in nome di una fantomatica superiorità razziale (e realizzata attraverso la completa sottomissione degli apparati. Basti pensare al tentativo di Eichmann di sfuggire le responsabilità dichiarando che aveva obbedito a ordini superiori) mentre Israele, nonostante le sue operazioni ricordino molto certi 'rastrellamenti' nazisti, realizza i suoi interventi in difesa del proprio territorio. Il secondo errore di Harrington è quando dichiara che gli ebrei si fingevano vittime innocenti e poi combattevano il Reich: il 'vittimismo' di cui si parla non è che un'estensione del concetto di internazionale ebraica che fece moltissimi danni allora e le conseguenze, purtroppo, nella sopravvivenza del concetto stesso, le vediamo ancora nei nostri giorni (sicuramente vittime innocenti gli ebrei lo furono - al di là dei milioni di morti, e non è considerazione cinica - costretti per sopravvivere tra l'altro a denunciare i propri connazionali, come accadde spesso, e come ce lo ricorda, senza falsi moralismi la Arendt ne La banalità del male).

Simmons non si limita a quello scambio di battute. L'urto tra il piccolo ebreo Saul Laski, professore psicologo e reduce da un campo di concentramento e l'ex gerarca fascista Willi (una delle sue innumerevoli identità) continua quando durante lo scontro finale (eh sì, ve lo dovevate aspettare) il criminale rafforza il suo concetto di sopravvivenza affermando: Come Israele, ti riempi la bocca di moralità mentre ti comporti come la Gestapo. Tutta la violenza scaturisce dalla stessa fonte, pedone, dal bisogno di potere. Il potere è la sola, vera moralità, ebreo, il solo dio immortale, e la fame di violenza è il suo solo comandamento.

E' un'accusa pesante che sembra l'opposto (seppur paradossalmente complementare) all'aforisma brechtiano: 'solo la violenza può servire dove regna la violenza, e solo uomini, dove ci sono uomini, possono dare aiuto'. Nel senso che ci par di vedere alla fine che solo gli uomini, o la rinuncia di questi al potere, sono in grado di annullare la violenza stessa.

Ma il 'cinismo' dell'ex nazista ci sembra, ahimé, più giusto, delle ragioni dell'ebreo. Quando il professore enuncia i presupposti d'azione a Natalie, una giovane di colore alla quale i vampiri mentali hanno ucciso il padre, dice: ... ma questo è lo stesso imperativo che induce i giovani palestinesi pieni di rabbia a piazzare delle bombe sugli autobus e i separatisti baschi a sparare in mezzo alla folla. Non hanno altra scelta. E' forse molto diverso dal comportamento di tutti gli Eichmann che eseguivano ordini?

Direi di sì, caro professore e la differenza è abissale. Si potrebbe rispondere rispolverando la polemica tutta italiana della riconciliazione nazionale. E' vero che le violenze si assomigliano: ma perché equiparare chi ha combattuto per la libertà con chi invece lo fece per un'odiosa rappresentazione di supremazia? Come si può paragonare lo scellerato annullamento delle proprie funzioni cognitive (vedi appunto Eichmann) con chi combatte una guerra nel tentativo di rappresentare i propri diritti?

Simmons non porta il romanzo alle estreme conseguenze: nel senso che la storia ha un epilogo scontato, con la vittoria del bene sul male (quindi della supremazia del sistema democratico sulla dittatura, perché l'azione del vampiro mentale equivale ad una totale assoggettazione e controllo sull'individuo), con la vittoria degli umani sui vampiri mentali (anche se ne sopravvive uno che sembra avere tutte le intenzioni di presentare un conto finale e che c'induce a riflettere sulla inalienabilità del concetto di Male), ma ci lascia con una domanda in sospeso e di non poca importanza: dov'è che sta il punto di equilibrio se tutti e due i contendenti partono da un'impostazione ideologica sbagliata?

Si diceva all'inizio: Danza macabra sarà pure una fregnaccia (sui vampiri francamente non se ne può più... anche se il libro risale agli anni ottanta e quindi ai tempi della Anne Rise piuttosto che a quelli della Stephanie Meyer) ma pone inquietanti interrogativi. Tra i quali: a chi va la mia preferenza, al nazista cinico ma attendibile o all'ebreo rassicurante ma ideologicamente impostato?

Ai poster l'ardua sentenza.





(1) Dan Simmons - Danza macabra (Gargoyle books) 2009 - Pag. 945 Euro 19.50







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