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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Ariel Toaff

Ebraismo virtuale

Rizzoli, Pag. 144 Euro 12,00
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E' un piacere la lettura di testi semplici e tersi. Questa è la ragione per cui varrebbe la pena di acquistare l'ultima fatica letteraria di Ariel Toaff. Al di là delle felici argomentazioni dell'autore nelle quali brevemente mi addentrerò, è il suo linguaggio a coinvolgere in un dibattito che giammai si esprime con toni irati, moralistici, ironici, furbeschi, da dietrologia e ancor meno da piagnisteo. Non è nello stile di questo storico indugiare nelle tesi condivise. Egli non parte all'attacco, semplicemente ti rende edotto di una riflessione dopo lunga e consapevole ricerca. Toaff sa cogliere con delicatezza e sapienza antropologica quegli aspetti delle culture umane e degli eventi che, non si capisce il perchè, dovrebbero essere ignorati, soprattutto se si parla di ebraismo, di ebrei e di Israele. L'esposizione delle cose risulta educata, lontana dagli schemi della polemica e dal gratuito e volgare rintuzzare. Toaff ha ascoltato con vera competenza e ora chi ha orecchie per udire lo legga senza tensioni e senza voler a ogni costo e chissà con quali sforzi, cercare l'ago nel pagliaio. La visione delle cose è data in maniera chiara, tale da porre con equilibrio la creazione dello stato di Palestina e del verace stato di Sion. Mi sbaglierò, ma a me pare che Ariel Toaff sia convinto e autentico assertore di pace e di social democrazia declinata secondo criteri e ritmi dell'audace riformatore. L'idioma non è politico tout court, bensì risulta consono al relatore che si rivolge al vasto pubblico che ha una consuetudine con la Storia in generale e con la Shoah in particolare, di tipo celebrativo. Toaff più che scardinare i racconti mitologici ormai diffusi su scala planetaria, asserisce che la realtà dei fatti va spiegata, non confusa con un'invenzione di essa. Quando lo storico affronta, seppur con gentilezza, i temi controversi e delicati per esempio delle conversioni forzate, delle pasque di sangue, delle relazioni tra cattolici e ashkenaziti, o delle implicazioni di una vicinanza e della commistione, sa che va incontro a critiche feroci, in quanto, con qualche probabilità l'ebreo, stavolta, non è presentato come vittima di un sacrificio che fa sgorgare lacrime nel gioco compassionevole delle reciprocità. Attenzione: ciò che descrive Ariel Toaff è il prodotto sì singolare dello studioso, ma è il frutto di una conoscenza approfondita delle tesi di altri intellettuali che prima di lui, si sono espressi per rimettere ordine nel passaggio dalla memoria folkloristica alla storiografia, in cui non è ammesso sollecitare il giudizio razzista, né quello suggestivo della riduzione dell'altro a olocausto. Gli storici dell'antisemitismo non amano che si sconfini dunque nel loro campo inteso come riserva plausibile di memoria. Infatti, se Toaff avesse scritto in ebraico, come alcuni che l'hanno preceduto nel presentare la storia degli ebrei in quanto elemento dinamico e non puramente soccombente, neppure sarebbe stato preso in considerazione dalla comunità dei cattedratici! Gli storici ebrei sono tacciati di lesa maestà quando s'azzardano a parlare anziché in ebraico, in italiano, in inglese ecc., perchè si rendono immediatamente disponibili a chiarire e disposti come fa Toaff, che detesta l'acuirsi di qualunque conflitto, a entrare in merito con perizia, ridendo persino del piccolo cabotaggio, dell'aneddotica pittoresca e dilatata, o commovente, proposta con comprensibile esagerazione nei cosiddetti convegni scientifici. Qui l'ebreo deve piegarsi per forza; piange e fa piangere e la fonte deve possibilmente essere latina, cristiana e se ebraica, compiacente, adeguata allo stereotipo. Ora, ecco, non possiamo aspettare che la traduzione in comprensione, di Toaff, avvenga a sua morte. Dobbiamo oggi, significativamente cogliere il messaggio, contro un nazionalismo inutile e introverso, di rottura con una classe di intellettuali della diaspora filo papisti e filo americani, oltranzisti e per niente lungimiranti. Israele si macchia di errori e i fondamentalisti del nulla e del caos ormai, sono sostanza di Stato benchè in quella terra la discussione sia aperta e sostenuta da persone che al pari di Toaff, sono impegnate nella formulazione di un discorso in cui l'entità materiale di un popolo sia dimostrabile, non virtuale! Il medioevo con i suoi riti cristiani ed ebraici di sangue, la Shoah, Sion e l'attuale situazione israeliana e palestinese non sono già trascritte nelle parole del Talmud e peggio, in quelle delle accademie antisemite.

Se si tratta della storia e non di una messinscena apologetica, convenzioni e imperscrutabilità vanno abolite. Gli ebrei, ma è così per tutta l'umanità, sono vissuti e vivono di una forza che si coniuga con la coscienza di una cultura che concepisce l'abbondanza della Terra e la miseria della perdita quando càpita e dalla quale si risorge. Poi, nella ricostruzione del discorso, bisogna trovare le giuste collocazioni nel tempo e nello spazio e se non ci si vuol privare dello sfizio di favoleggiare, si faccia un mestiere diverso dallo storico, perchè egli deve tener conto delle fisionomie che un popolo assume nelle circostanze, nelle epoche, nei luoghi e nelle situazioni e farne preciso e sicuramente ben manipolato testo, laddove per manipolare s'intende capacità di estrapolare, depurare da quegli elementi individuali, apologetici, fiabeschi e mitologici. Il film della stasi e del destino è una condanna che si sostituisce puntualmente al vero e oltre ad essere patetico è girato male. Invece di una movimentata vicenda in cui gli ebrei, perseguitati, ma non sempre agnellini, sono protagonisti di scelte, di lezioni e reazioni, viene propinata la solita parabola che deterministicamente infonde un'unica, eterna immagine di sofferenza inflitta e subita in habitus di gente predisposta a farsi abusare. Ma vi pare possibile? La storia degli ebrei e dell'umanità è ricca di dissensi, rivolte, maledizioni, vendette e persino riti magici per colpire i prepotenti e i padroni. Una cosa è però spiegare, un'altra è voler confinare tali atteggiamenti nel ghetto della barbarie e della superstizione che appartiene solo al nemico. Riconoscere gli aspetti comuni significa fare un passo avanti verso la scoperta della tipicità umana, soprattutto se giriamo intorno al mondo poco evoluto e incolto della superstizione che ha sempre razza e colore, purtroppo, perchè la si attribuisce con metodo agli altri! E' tipico dell'essere umano redigere parabole edificanti e a volte improbabili pur di raggiungere lo scopo di dimostrare quanto sia pio, casto, kosher, puro, cristiano, musulmano, addirittura di 'sti tempi poco liberi, dionisiaco, persino virgineo e innocente, o infine, per dare una versione cosmogonica appropriata alle credenze. Anche così si costruiscono le civiltà. Alla storia si lasci il compito di risalire alla verità e di ricostruirla mettendo da parte la cattiva coscienza che finora ha alimentato una visione dell'ebreo senza voce, soffocato dall'oppressione e oggetto di studio di quanti parlano di Shoah e persecuzioni, per ammonire e ammaestrare, svolgendo la loro azione nel seno di contesti sociali in cui gli ebrei fungono da cartina di tornasole.

La fratellanza e la comprensione sono parti difficili se si è abituati a registrare gli altri in quanto virtuali, riconoscibili semplicemente come quelli dell'olocausto, ammazzati e sterminati tutti dai nazisti, come affermano certi studenti e semplicioni. E i filoesoterici mormorano, peste e corna, di quella kabbalah sempre degli ebrei, che ci piglia nelle lotterie e bada di non dirlo in giro chè se ci sentono può essere che escano dal cerchio magico e virtuale, gli ebrei, e facciano irruzione come quel tal Toaff Ariel di Elio.



di Pina D'Aria


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