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ATTUALITA'

Giovanna Repetto

A proposito di Harry Potter (riflessioni sparse)

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Le riflessioni sono necessariamente sparse, perché diluite nel tempo sono state le uscite della serie che si conclude con Harry Potter e i Doni della Morte. Conosco lettori così fedeli che si preparavano ad ogni uscita "ripassando" (come non facevano neanche a scuola) i volumi precedenti per non farsi cogliere impreparati. Sono gli stessi che, potendo, leggevano in anteprima l'originale per non procrastinare il nuovo incontro con i loro eroi. Confesso che io non sono mai arrivata a queste forme di dedizione. E però, avendo iniziato tardi ad interessarmi alla faccenda, mi sono gustata i primi tre volumi leggendoli uno dopo l'altro, senza interruzione. Poi sono cominciate le attese snervanti. Invidio l'eventuale lettore tardivo che potrebbe, cominciando ora, spararseli tutti e sette insieme. L'opportunità di una lettura consecutiva è evidente per diverse ragioni. La più ovvia è che i sette romanzi sono percorsi da un unico filo conduttore (la lotta fra Harry e Voldemort) costellato di "nodi" da sciogliere, ovvero misteri da svelare, la cui soluzione completa potrà essere raggiunta soltanto alla fine, e viene però preparata attraverso una serie di indizi da raccogliere in diversi momenti della storia. Anche le peripezie dei personaggi secondari, nonché certi loro aspetti caratterizzanti, sono difficili da tenere a mente, tanto più che alcuni personaggi vengono lasciati da parte e poi ripresi in vari momenti della saga. E poi c'è la splendida coerenza di un mondo a parte, strutturato in un complesso di regole esplicite e implicite che ne sanciscono l'identità. Questo è uno dei principali elementi di fascinazione del lettore, che una volta entrato in quel mondo accetta con riluttanza di staccarsene forzatamente in ossequio a ritmi non suoi.

Lo straordinario successo (straordinario anche per l'ampiezza del ventaglio di età dei lettori coinvolti) è dovuto certo anche a fattori accattivanti come la simpatia dei personaggi, l'umorismo, la genialità dell'intreccio, il pathos, ecc., ma tutto ciò non basterebbe a spiegarlo. Nemmeno quello che si diceva prima, a proposito dell'accesso ad un mondo fondato sulla coerente complessità di una struttura originale, basterebbe a giustificarne il successo, poiché questa è una caratteristica comune a molte saghe fantasy o di fantascienza, non tutte così famose.

Senz'altro un aspetto importante è la pluralità dei livelli di lettura. Ne cito alcuni senza pretendere di essere esauriente. Prima di tutto i tre fattori concatenati che sono: la struttura fiabesca (nel senso etno-antropologico di Propp), il significato iniziatico legato appunto al racconto fiabesco, e la conseguente pertinenza al genere del romanzo di formazione. Infine la metafora socio-politica che rimanda a situazioni storicamente significative.

Della struttura fiabesca ci sono l'Eroe e l'Antagonista, coinvolti in una lotta fatale che può concludersi solo con la sopravvivenza di un unico vincitore. C'è il misconoscimento iniziale dell'Eroe, con zia Petunia che si presta bene al ruolo di matrigna. C'è la "chiamata" dell'Eroe, a cui viene rivelata l'appartenenza ad un diverso mondo, e questa vocazione ne determina il destino. Come in ogni fiaba, l'Eroe è un tipo con reazioni abbastanza comuni, cosa che facilita la necessaria identificazione del lettore. C'è poi il percorso iniziatico, con le dovute prove da superare (con tanto di morte rituale). Ci sono gli Aiutanti Magici e i Doni Magici che consentono all'Eroe di compiere la missione. La sua età, che progredisce dagli undici ai diciassette anni, è l'età del più significativo rito di iniziazione, che è quello del passaggio adolescenziale. E dunque è un percorso che è insieme iniziazione al mondo magico ed esplorazione di sé, alla scoperta della propria identità e delle proprie risorse. In questo cammino si muove fra le due polarità dell'Appartenenza e dell'Individuazione. Scopre le risorse del gruppo, e scopre se stesso in rapporto al gruppo. Il gruppo stesso è un altro elemento di forza del romanzo, come ci insegnano le avventure dei moschettieri: tutti per uno... Il fatto che l'Eroe possa contare su un sistema di alleanze praticamente indistruttibile conforta ed esalta, ed offre identificazioni rassicuranti. Pensiamo a quanto può essere accogliente un guscio di appartenenze fatto come una scatola cinese: appartenere al mondo magico, e dentro questo alla prestigiosa scuola di Hogwarts, e dentro la scuola alla Casa di Grifondoro (che è anche una squadra sportiva!), e dentro la Casa a una cerchia di fedelissimi, e dentro la cerchia al terzetto con Ron e Hermione. Senza contare l'appartenenza all'Esercito di Silente e poi all'Ordine della Fenice. E' un vero impacco di affetti e di sicurezze! Chi non vorrebbe identificarsi con un personaggio così equipaggiato? In più, dal momento che nel contesto sociale in cui si muove, Harry sperimenta svariati tipi di relazioni umane, non necessariamente epiche, ma anzi molto quotidiane, il ventaglio di situazioni in cui è possibile sentirsi coinvolti è estremamente ampio sia per i ragazzi che per gli adulti.

Quanto alla metafora socio-politica che la saga offre, bisogna ammettere che è ben più moderna e interessante della solita lotta per il potere presente nei racconti di fantasia. C'è qualcosa della nostra storia, così vicina a noi che ancora dà i brividi. C'è il pericolo serpeggiante di un'ideologia che si fa strada conquistando consensi in chi condivide logiche di arroganza e sopraffazione, c'è lo Squadrismo dei Mangiamorte, con il loro simbolo macabro tatuato sul braccio, c'è lo slittamento inesorabile verso la dittatura. C'è perfino la Teoria della Razza, e ci sono tribunali speciali che giudicano la purezza delle ascendenze. Poi, per fortuna, c'è anche la Resistenza!

Di tutta la serie ho amato specialmente i primi tre romanzi, perché in essi si esprime il massimo del potenziale creativo della Rowling. Dopo non le è rimasto che sviluppare la sequenza degli avvenimenti, in un ambiente già esaurientemente costruito. Nell'ultimo romanzo L'Autrice ha fatto quello che si deve fare in questi casi: come un direttore d'orchestra ha ripreso tutti i temi in un crescendo finale. La battaglia conclusiva si è svolta proprio là dove tutto era cominciato, alla scuola di Hogwarts, e i nodi sono venuti al pettine in una specie di giudizio universale. Forse non tutto è stato spiegato fino in fondo, forse c'è stata qualche smagliatura, ma tutto sommato la Rowling ha mantenuto le promesse.



J.K. Rowling

Harry Potter e i Doni della Morte

Salani

Pag. 701 euro 23,00





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