RACCONTI
Roberto Saporito
30 Ottobre
“Quando le notizie sono pessime
è un bel sollievo che qualcuno non voglia saperle.”
(Jay McInerney “Le mille luci di New York”)
30 ottobre 2024
La macchina, una Volvo, viaggia rispettando i limiti di velocità imposti dall’autostrada.
L’autoradio trasmette la coda di un vecchio brano di Joe Jackson e al termine arriva la voce di Alfredo che dice che nella notte gli israeliani hanno ancora bombardato Gaza, che ci sono stati decine di morti, che dovevano uccidere uno dei capi di Hamas, che le altre vittime sono da considerarsi solo inevitabili danni collaterali.
Lorenzo, il figlio di Alfredo, dice:
“In radio la tua voce sembra davvero diversa.”
Alfredo che sta guidando la Volvo si volta verso il figlio e chiede:
“Meglio o peggio?”
“Non so, diversa, forse più profonda” azzarda Lorenzo.
La trasmissione radio sembra in diretta ma in verità è stata registrata poche ore fa, quando Lorenzo ancora dormiva nel suo letto troppo grande per la sua età, dieci anni, letto che era di suo fratello che Lorenzo non ha mai conosciuto.
“Ma la musica la scegli tu?” domanda Lorenzo.
“No, io sono un giornalista, mi limito a dare le notizie, ma la musica di questa radio è sempre molto bella, e non lo dico io, lo dice il pubblico.”
“E’ musica vecchia” sentenzia Lorenzo.
“In effetti è vero, non inseguono l’ultima moda musicale, ma è il loro punto di forza, il nostro, mi devo ancora abituare, ormai anch’io faccio parte della radio.”
La Volvo viaggia silenziosa, assorbe bene le imperfezioni del manto stradale. E’ una macchina grossa, solida, sicura, ben piantata a terra, ed è nuova, come il lavoro alla radio, pagato benissimo dato che Alfredo è un personaggio famoso, lo volevano tutti, in particolare le televisioni, ma lui ha preferito la radio, un mezzo che oggi sembra obsoleto ma che in verità gode di ottima salute, quantomeno a giudicare dalla quantità esorbitante di soldi che gli danno per lavorarci.
La voce di Alfredo dalla radio sta parlando adesso dell’America, delle imminenti elezioni, delle false notizie che girano in rete e che molta gente prende per buone.
Alfredo in macchina chiede:
“Ci fermiamo al prossimo autogrill, va bene?”
Lorenzo annuisce guardando la radio ascoltando questa doppia voce di suo padre, questa sorta di, quasi, sorprendente sdoppiamento.
La voce di Alfredo alla radio dice il riscaldamento globale sta portando a un cambiamento climatico radicale e Alfredo mette la freccia a destra e entra nel parcheggio dell’autogrill, parcheggia, spegne la macchina e insieme si spegne anche la voce di Alfredo.
Lorenzo si sgancia la cintura di sicurezza e scende dall’auto.
Nell’autogrill c’è molta gente, una lunga coda alla cassa e Lorenzo dice:
“Io vado un momento in bagno.”
“Ti accompagno?” chiede Alfredo.
“Papà!” esclama Lorenzo al limite dell’indignato.
“Cosa ti ordino” chiede Alfredo con una punta di orgoglio per questo figlio fin troppo indipendente per la sua età.
“Una spremuta d’arancia e un cornetto.”
Lorenzo si avvia verso i bagni e Alfredo si mette in coda alla cassa.
Arriva il suo turno, fa l’ordinazione e col suo scontrino si avvicina al bancone del bar buttando lo sguardo verso la zona dei bagni.
“Cosa prende?” chiede il tipo dietro il bancone del bar.
“Aspetto mio figlio, grazie” dice Alfredo.
Il tempo passa e Lorenzo non arriva.
Alfredo si allontana dal bar e si avvia verso i bagni.
Entra. Agli orinatoi e ai lavandini non c’è nessuno e le porte dei gabinetti sono tutte aperte tranne quella di mezzo.
“Lorenzo” chiama Alfredo, ma lui non risponde.
Si avvicina alla porta chiusa e chiama ancora “Lorenzo.”
Niente.
Bussa alla porta ma questa si apre lentamente e dentro non c’è nessuno.
Alfredo esce dai bagni, torna verso il bar, ma lì Lorenzo non c’è.
Chiede al barista di prima se ha visto un bambino di dieci anni e lui risponde di no.
Alfredo fa il giro di tutto l’autogrill, ritorna nei bagni, entra anche in quello delle donne, dove una signora lo guarda storto e lui chiede:
“Ha mica visto un bambino di dieci anni?”
Lei cambia repentinamente espressione del volto e dice no, mi dispiace e guarda in tutte le cabine, ma sono vuote.
Ritorna al bar, poi esce e va verso la Volvo parcheggiata, pensando, magari è lì che mi aspetta, perché non ci ho pensato pima, continua a pensare, ma lì non c’è nessuno.
Alfredo va verso le pompe di benzina, chiede a un addetto alle pompe se ha visto un bambino di dieci anni, che gli dice che non ha visto nessun bambino. Chiede a quello alle casse delle pompe di benzina ma neanche lui ha visto un bambino.
Continua a fare gli stessi giri dentro e fuori dell’autogrill per lunghissimi minuti.
Il tempo trascorre inesorabile.
Perlustra anche il retro dove ci sono immensi copertoni di camion ammassati in un angolo, pungente odore di benzina, enormi macchie nere sull’asfalto, una Golf bianca incidentata.
Torna verso la sua auto ancora speranzoso che Lorenzo sia lì, spazientito che lo aspetta, ma intorno alla Volvo non c’è nessuno.
Alfredo prende il cellulare e digita il 112, un operatore gli chiede qual è il problema e gli passa il comando di polizia e Alfredo scoppia a piangere ricordando quell’unica volta che aveva ricevuto una chiamata dalla polizia quando sua moglie e l’altro figlio avevano avuto l’incidente.
Dopo pochissimo tempo arriva una volante della polizia.
E poi ne arriva un’altra.
30 ottobre 2034
Alfredo parcheggia la macchina nell’esatto posto dove l’ha parcheggiata dieci anni fa e nove anni fa e otto anni fa e sette anni fa e sei anni fa e cinque anni fa e quattro anni fa e tre anni fa e due anni fa e un anno fa.
Sempre nello stesso posto, sorprendentemente il parcheggio è rimasto uguale. L’autogrill è cambiato veramente poco.
Sempre con la stessa auto, la Volvo, che ha anche lei dieci anni.
Lorenzo ne avrebbe invece venti, ma Lorenzo non è mai stato ritrovato.
Scomparso.
Mai una vera pista da seguire, con indagini della polizia senza veri risultati: false tracce, falsi avvistamenti.
Alfredo è andato anche a “Chi l’ha visto”: niente.
Qualche mitomane, ma niente di più.
Alfredo rimane in macchina ad ascoltare la sua voce alla radio, nella trasmissione che ha registrato poche ore fa.
Lorenzo è diventato, per anni, una notizia che lui non ha mai dato nella sua trasmissione in radio, per un’assurda forma di pudore, quasi di conflitto di interessi immotivato.
Dieci anni fa alla radio parlava di Israele che bombardava Gaza, oggi Israele non esite più, la Palestina non esiste più, quella zona è diventata tutta un enorme Qatar.
Alfredo spegne la radio, scende dalla Volvo, guarda l’autogrill.
Respira, ma con difficoltà
è un bel sollievo che qualcuno non voglia saperle.”
(Jay McInerney “Le mille luci di New York”)
30 ottobre 2024
La macchina, una Volvo, viaggia rispettando i limiti di velocità imposti dall’autostrada.
L’autoradio trasmette la coda di un vecchio brano di Joe Jackson e al termine arriva la voce di Alfredo che dice che nella notte gli israeliani hanno ancora bombardato Gaza, che ci sono stati decine di morti, che dovevano uccidere uno dei capi di Hamas, che le altre vittime sono da considerarsi solo inevitabili danni collaterali.
Lorenzo, il figlio di Alfredo, dice:
“In radio la tua voce sembra davvero diversa.”
Alfredo che sta guidando la Volvo si volta verso il figlio e chiede:
“Meglio o peggio?”
“Non so, diversa, forse più profonda” azzarda Lorenzo.
La trasmissione radio sembra in diretta ma in verità è stata registrata poche ore fa, quando Lorenzo ancora dormiva nel suo letto troppo grande per la sua età, dieci anni, letto che era di suo fratello che Lorenzo non ha mai conosciuto.
“Ma la musica la scegli tu?” domanda Lorenzo.
“No, io sono un giornalista, mi limito a dare le notizie, ma la musica di questa radio è sempre molto bella, e non lo dico io, lo dice il pubblico.”
“E’ musica vecchia” sentenzia Lorenzo.
“In effetti è vero, non inseguono l’ultima moda musicale, ma è il loro punto di forza, il nostro, mi devo ancora abituare, ormai anch’io faccio parte della radio.”
La Volvo viaggia silenziosa, assorbe bene le imperfezioni del manto stradale. E’ una macchina grossa, solida, sicura, ben piantata a terra, ed è nuova, come il lavoro alla radio, pagato benissimo dato che Alfredo è un personaggio famoso, lo volevano tutti, in particolare le televisioni, ma lui ha preferito la radio, un mezzo che oggi sembra obsoleto ma che in verità gode di ottima salute, quantomeno a giudicare dalla quantità esorbitante di soldi che gli danno per lavorarci.
La voce di Alfredo dalla radio sta parlando adesso dell’America, delle imminenti elezioni, delle false notizie che girano in rete e che molta gente prende per buone.
Alfredo in macchina chiede:
“Ci fermiamo al prossimo autogrill, va bene?”
Lorenzo annuisce guardando la radio ascoltando questa doppia voce di suo padre, questa sorta di, quasi, sorprendente sdoppiamento.
La voce di Alfredo alla radio dice il riscaldamento globale sta portando a un cambiamento climatico radicale e Alfredo mette la freccia a destra e entra nel parcheggio dell’autogrill, parcheggia, spegne la macchina e insieme si spegne anche la voce di Alfredo.
Lorenzo si sgancia la cintura di sicurezza e scende dall’auto.
Nell’autogrill c’è molta gente, una lunga coda alla cassa e Lorenzo dice:
“Io vado un momento in bagno.”
“Ti accompagno?” chiede Alfredo.
“Papà!” esclama Lorenzo al limite dell’indignato.
“Cosa ti ordino” chiede Alfredo con una punta di orgoglio per questo figlio fin troppo indipendente per la sua età.
“Una spremuta d’arancia e un cornetto.”
Lorenzo si avvia verso i bagni e Alfredo si mette in coda alla cassa.
Arriva il suo turno, fa l’ordinazione e col suo scontrino si avvicina al bancone del bar buttando lo sguardo verso la zona dei bagni.
“Cosa prende?” chiede il tipo dietro il bancone del bar.
“Aspetto mio figlio, grazie” dice Alfredo.
Il tempo passa e Lorenzo non arriva.
Alfredo si allontana dal bar e si avvia verso i bagni.
Entra. Agli orinatoi e ai lavandini non c’è nessuno e le porte dei gabinetti sono tutte aperte tranne quella di mezzo.
“Lorenzo” chiama Alfredo, ma lui non risponde.
Si avvicina alla porta chiusa e chiama ancora “Lorenzo.”
Niente.
Bussa alla porta ma questa si apre lentamente e dentro non c’è nessuno.
Alfredo esce dai bagni, torna verso il bar, ma lì Lorenzo non c’è.
Chiede al barista di prima se ha visto un bambino di dieci anni e lui risponde di no.
Alfredo fa il giro di tutto l’autogrill, ritorna nei bagni, entra anche in quello delle donne, dove una signora lo guarda storto e lui chiede:
“Ha mica visto un bambino di dieci anni?”
Lei cambia repentinamente espressione del volto e dice no, mi dispiace e guarda in tutte le cabine, ma sono vuote.
Ritorna al bar, poi esce e va verso la Volvo parcheggiata, pensando, magari è lì che mi aspetta, perché non ci ho pensato pima, continua a pensare, ma lì non c’è nessuno.
Alfredo va verso le pompe di benzina, chiede a un addetto alle pompe se ha visto un bambino di dieci anni, che gli dice che non ha visto nessun bambino. Chiede a quello alle casse delle pompe di benzina ma neanche lui ha visto un bambino.
Continua a fare gli stessi giri dentro e fuori dell’autogrill per lunghissimi minuti.
Il tempo trascorre inesorabile.
Perlustra anche il retro dove ci sono immensi copertoni di camion ammassati in un angolo, pungente odore di benzina, enormi macchie nere sull’asfalto, una Golf bianca incidentata.
Torna verso la sua auto ancora speranzoso che Lorenzo sia lì, spazientito che lo aspetta, ma intorno alla Volvo non c’è nessuno.
Alfredo prende il cellulare e digita il 112, un operatore gli chiede qual è il problema e gli passa il comando di polizia e Alfredo scoppia a piangere ricordando quell’unica volta che aveva ricevuto una chiamata dalla polizia quando sua moglie e l’altro figlio avevano avuto l’incidente.
Dopo pochissimo tempo arriva una volante della polizia.
E poi ne arriva un’altra.
30 ottobre 2034
Alfredo parcheggia la macchina nell’esatto posto dove l’ha parcheggiata dieci anni fa e nove anni fa e otto anni fa e sette anni fa e sei anni fa e cinque anni fa e quattro anni fa e tre anni fa e due anni fa e un anno fa.
Sempre nello stesso posto, sorprendentemente il parcheggio è rimasto uguale. L’autogrill è cambiato veramente poco.
Sempre con la stessa auto, la Volvo, che ha anche lei dieci anni.
Lorenzo ne avrebbe invece venti, ma Lorenzo non è mai stato ritrovato.
Scomparso.
Mai una vera pista da seguire, con indagini della polizia senza veri risultati: false tracce, falsi avvistamenti.
Alfredo è andato anche a “Chi l’ha visto”: niente.
Qualche mitomane, ma niente di più.
Alfredo rimane in macchina ad ascoltare la sua voce alla radio, nella trasmissione che ha registrato poche ore fa.
Lorenzo è diventato, per anni, una notizia che lui non ha mai dato nella sua trasmissione in radio, per un’assurda forma di pudore, quasi di conflitto di interessi immotivato.
Dieci anni fa alla radio parlava di Israele che bombardava Gaza, oggi Israele non esite più, la Palestina non esiste più, quella zona è diventata tutta un enorme Qatar.
Alfredo spegne la radio, scende dalla Volvo, guarda l’autogrill.
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