RACCONTI
Leonello Ruberto
Dispositivi mobili

Era comodissimo entrare nella propria auto e avere già il proprio dispositivo connesso automaticamente. Così il flusso non si arrestava, non si notavano sbavature, interruzioni.
Le auto erano progettate per essere un tutt’uno coi dispositivi mobili, permettendoti di non staccartene nemmeno per guidare.
Anche le città si adattarono, questa volta non per una volontà progettuale, ma per le nuove esigenze di mobilità dei cittadini. Che coincidevano con le esigenze di mercato.
I marciapiedi non erano infatti più necessari, se non in forma tanto ridotta da non giustificare investimenti secondo la buona legge del mercato.
Servivano invece strade e parcheggi. Ma siccome il mercato delle auto era e doveva rimanere sempre in crescita per evitare crisi e recessione, le strade non erano mai sufficienti e i parcheggi appena creati venivano subito occupati.
Ma gli esperti del settore trovavano sempre soluzioni per venire incontro ai clienti cittadini, così le auto erano sempre più comode e spaziose, fornite di tutti i sistemi per non rimanere inattivi durante il tempo che inevitabilmente si passava nel traffico.
La crescita continuò, muoversi per la città, ma anche per la periferia e infine per la campagna, diventava sempre più difficile, se non impossibile.
Finché diventò impossibile sul serio.
Ma non fu una tragedia non poter più raggiungere la propria casa, perché era diventato tanto arduo e costoso trovarla. E da tempo anche i datori di lavoro avevano accettato che si lavorasse dai propri dispositivi anziché in ufficio.
In realtà non l’avevano esattamente accettato in un preciso momento, è che raggiungevano il dipendente, o lo facevano direttamente i clienti, sul dispositivo a qualsiasi ora del giorno o della sera, quando era necessario, e lo era sempre di più, quindi ci si era ritrovati a lavorare in quel modo senza saperlo più distinguere dal lavoro di prima.
Tanto c’è l’auto. Esatto, l’auto e il dispositivo ormai coincidono. Non ci si appoggia più cosi alle orecchie o si indossano auricolari senza fili come si faceva un tempo, è superfluo, si parla direttamente con l’auto, da dentro, si è già dentro.
Le auto sono grandissime e ci si può fare tutto, si chiede da mangiare e un drone ti consegna la busta per cui ti basta abbassare il finestrino e prenderla. Così per tutto il resto. Finalmente c’è pure il bagno nel retro, una cosa che i nostri nonni si sognavano. I sedili avvolgenti ampi e reclinabili nonché termoregolati sono comodissimi per dormire.
Non c’è nemmeno più bisogno che l’auto, anzi il dispositivo, si muova sul serio, si può rimanere fermi tra le altre auto che nemmeno si notano dietro i vetri scuri.
È questa la nuova mobilità, oggi ci basta un dispositivo per viaggiare.
Le auto erano progettate per essere un tutt’uno coi dispositivi mobili, permettendoti di non staccartene nemmeno per guidare.
Anche le città si adattarono, questa volta non per una volontà progettuale, ma per le nuove esigenze di mobilità dei cittadini. Che coincidevano con le esigenze di mercato.
I marciapiedi non erano infatti più necessari, se non in forma tanto ridotta da non giustificare investimenti secondo la buona legge del mercato.
Servivano invece strade e parcheggi. Ma siccome il mercato delle auto era e doveva rimanere sempre in crescita per evitare crisi e recessione, le strade non erano mai sufficienti e i parcheggi appena creati venivano subito occupati.
Ma gli esperti del settore trovavano sempre soluzioni per venire incontro ai clienti cittadini, così le auto erano sempre più comode e spaziose, fornite di tutti i sistemi per non rimanere inattivi durante il tempo che inevitabilmente si passava nel traffico.
La crescita continuò, muoversi per la città, ma anche per la periferia e infine per la campagna, diventava sempre più difficile, se non impossibile.
Finché diventò impossibile sul serio.
Ma non fu una tragedia non poter più raggiungere la propria casa, perché era diventato tanto arduo e costoso trovarla. E da tempo anche i datori di lavoro avevano accettato che si lavorasse dai propri dispositivi anziché in ufficio.
In realtà non l’avevano esattamente accettato in un preciso momento, è che raggiungevano il dipendente, o lo facevano direttamente i clienti, sul dispositivo a qualsiasi ora del giorno o della sera, quando era necessario, e lo era sempre di più, quindi ci si era ritrovati a lavorare in quel modo senza saperlo più distinguere dal lavoro di prima.
Tanto c’è l’auto. Esatto, l’auto e il dispositivo ormai coincidono. Non ci si appoggia più cosi alle orecchie o si indossano auricolari senza fili come si faceva un tempo, è superfluo, si parla direttamente con l’auto, da dentro, si è già dentro.
Le auto sono grandissime e ci si può fare tutto, si chiede da mangiare e un drone ti consegna la busta per cui ti basta abbassare il finestrino e prenderla. Così per tutto il resto. Finalmente c’è pure il bagno nel retro, una cosa che i nostri nonni si sognavano. I sedili avvolgenti ampi e reclinabili nonché termoregolati sono comodissimi per dormire.
Non c’è nemmeno più bisogno che l’auto, anzi il dispositivo, si muova sul serio, si può rimanere fermi tra le altre auto che nemmeno si notano dietro i vetri scuri.
È questa la nuova mobilità, oggi ci basta un dispositivo per viaggiare.
CERCA
NEWS
-
27.03.2025
Sellerio
Uwe Timm -
27.03.2025
Nutrimenti
Fabrizia Ramondino -
28.02.2025
Nutrimenti
Novità.
RECENSIONI
-
Marco Azzalini
La notte ha il suo profumo
-
William S. Burroughs
Il gatto che è in noi
-
Marco Niro
L'uomo che resta
ATTUALITA'
-
Stefano Torossi
Jean Sibelius 1865 - 1957
-
Marco Minicangeli
BookClub "Di Mercoledì"
-
Stefano Torossi
Ottorino Respighi
CLASSICI
CINEMA E MUSICA
-
marco minicangeli
Una barca in giardino
-
Marco Minicangeli
La gita scolastica
-
Marco Minicangeli
Juniper - Un bicchiere di gin
RACCONTI
-
Leonello Ruberto
Dispositivi mobili
-
Sara Calzolari
Quella volta il vento...
-
Ersilia Tomoe
L'appartamento