CINEMA E MUSICA
Marco Minicangeli
La gita scolastica

Qualche anno fa la Bosnia-Erzegovina fu scossa da uno scandalo che ebbe un risalto enorme su tutti i media. Sette ragazze tredicenni rimasero incinte durante una gita scolastica.
“Le reazioni furono di indignazione e incredulità”. A parlare è Una Gunjak, regista de La gita scolastica (Trent Film) - pellicola che uscirà nei cinema italiani il 7 novembre - che parte proprio da questo fatto di cronaca. Opera prima questa della Gunjak, una pellicola che la Bosnia-Erzegovina ha designato per la corsa agli Oscar nella categoria miglior film straniero, dopo aver riscosso succeso al Festiva di Locarno.
Le ragazze furono “giudicate, accusate e umiliate sui media nazionali”, continua la regista, fino a diventare una vera e propria isteria di massa. È da questo fatto, insomma, che si parte per seguire la storia di Iman, la protagonista del film, una adolescente che confessa (per gioco) alla sua classe di essere andata al letto con il ragazzo dei suoi sogni.
Siamo appena entrati nell’adolescenza e questa confessione provoca una reazione a catena. È questo il punto centrale del film. La classe, infatti, dovrebbe partire per una gita di qualche giorno e la presenza di Iman comincia a diventare un problema per molti. La ragazza, capelli a caschetto biondo-rosa e volto ancora da bambina, diventa vittima della sua bugia; così facendo mette però a nudo il contrasto esistente tra la spensieratezza della sua adolescenza e una società ancora retriva e arretrata che fa fatica (o meglio non accetta proprio) un fatto del genere. Intorno a Iman si alzerà una specie di barriera che vede coinvolti non solo il mondo degli adulti, ma anche molti suoi coetanei, tanto da creare un gruppo social anti-Iman. E se l’educatore di religione islamica le chiederà di non frequentare le sue lezioni, le istituzioni scolastiche, che dovrebbero difenderla, arriveranno addirittura a chiedere ai genitori di farle cambiare istituto.
Era solo la bellissima bugia di un’adolescente. Una bellissima bugia.
“Le reazioni furono di indignazione e incredulità”. A parlare è Una Gunjak, regista de La gita scolastica (Trent Film) - pellicola che uscirà nei cinema italiani il 7 novembre - che parte proprio da questo fatto di cronaca. Opera prima questa della Gunjak, una pellicola che la Bosnia-Erzegovina ha designato per la corsa agli Oscar nella categoria miglior film straniero, dopo aver riscosso succeso al Festiva di Locarno.
Le ragazze furono “giudicate, accusate e umiliate sui media nazionali”, continua la regista, fino a diventare una vera e propria isteria di massa. È da questo fatto, insomma, che si parte per seguire la storia di Iman, la protagonista del film, una adolescente che confessa (per gioco) alla sua classe di essere andata al letto con il ragazzo dei suoi sogni.
Siamo appena entrati nell’adolescenza e questa confessione provoca una reazione a catena. È questo il punto centrale del film. La classe, infatti, dovrebbe partire per una gita di qualche giorno e la presenza di Iman comincia a diventare un problema per molti. La ragazza, capelli a caschetto biondo-rosa e volto ancora da bambina, diventa vittima della sua bugia; così facendo mette però a nudo il contrasto esistente tra la spensieratezza della sua adolescenza e una società ancora retriva e arretrata che fa fatica (o meglio non accetta proprio) un fatto del genere. Intorno a Iman si alzerà una specie di barriera che vede coinvolti non solo il mondo degli adulti, ma anche molti suoi coetanei, tanto da creare un gruppo social anti-Iman. E se l’educatore di religione islamica le chiederà di non frequentare le sue lezioni, le istituzioni scolastiche, che dovrebbero difenderla, arriveranno addirittura a chiedere ai genitori di farle cambiare istituto.
Era solo la bellissima bugia di un’adolescente. Una bellissima bugia.
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