RECENSIONI
Marco Azzalini
La notte ha il suo profumo
Laurana editrice, Pag. 334 Euro 18.00
Lo so, se il titolo vi ricorda qualcosa, avete visto (sentito) giusto: fa riferimento ad un passo di una canzone di Lucio Dalla (non lo dico, scopritelo da soli, ma vi assicuro che è molto semplice). Che di questi tempi è quasi una moda titolare un libro, o un film, o un serial (ormai si dice così, guai a mettere sceneggiati), come se il passato fosse assai migliore del presente (e per certi versi era così, tranne la Democrazia Cristiana). E punto.
Azzalini è un nome (quasi) nuovo, nel senso che letterariamente lo si è già visto nel 2023 ed ora nel 2025 propone questo noir che, noi che di poliziesco ne sappiamo a iosa, a scanso di equivoci lo potremmo definire uno dei migliori dell’anno.
Ha dei punti di contatto col noir passato, soprattutto quello dal 2000 in poi? Certo che sì, anche perché come ogni scrittore contemporaneo, alla fine del romanzo ringrazia tutti quelli che gli hanno permesso di realizzare l’opera. E siccome i ringraziamenti sono tanti e anche gli autori, mi permetto di citare quelli che secondo me hanno inciso di più nella narrazione. C’è per esempio Marilù Oliva (che noi del paradiso trattammo agli inizi di carriera), c’è Matteo Strukul, ormai perso a rincorrere personaggi storici, ma c’è soprattutto Massimo Carlotto (che noi conosciamo benissimo).
E credo che sia lui, essenzialmente, l’autore che in qualche modo lo ha influenzato di più. Perché La notte ha il suo profumo è una storia legata ad una città, Padova, e ad avvenimenti che coinvolsero la gioventù del luogo. Gioventù che, quarant’anni dopo, deve dare i conti con due morti che sembrano incidenti o suicidi, ma che in realtà sono veri e propri omicidi.
Dice Azzalini a fine libro: L’apparenza non tragga in inganno. La notte ha il suo profumo non è un giallo politico, anche se lo spunto, l’occasione storica sembrano connotati in quel senso. Piuttosto, nasce dall’unione di due idee diverse, alle quali avevo deciso di lavorare tempo addietro.
Una è quella legata agli anni di piombo e l’altra quella di scrivere una storia legata al mito dell’università e alla giovinezza. Beh, diciamo che c’è riuscito, nel senso che ha costruito una vicenda che in qualche modo ricorda i tempi di allora in modo esemplare (anche se a volte il ripetersi di situazioni appesantisce il testo) e ci si rende conto anche del tempo passato e dei rapporti di amicizia finiti male.
Lo abbiamo detto all’inizio, La notte ha il suo profumo è uno dei migliori noir del momento, peccato certe lungaggini. Perché se si sfiorano le quattrocento pagine, si rischia d’imitare gli americani e certi europei. E questo non è permissibile.
di Alfredo Ronci
Azzalini è un nome (quasi) nuovo, nel senso che letterariamente lo si è già visto nel 2023 ed ora nel 2025 propone questo noir che, noi che di poliziesco ne sappiamo a iosa, a scanso di equivoci lo potremmo definire uno dei migliori dell’anno.
Ha dei punti di contatto col noir passato, soprattutto quello dal 2000 in poi? Certo che sì, anche perché come ogni scrittore contemporaneo, alla fine del romanzo ringrazia tutti quelli che gli hanno permesso di realizzare l’opera. E siccome i ringraziamenti sono tanti e anche gli autori, mi permetto di citare quelli che secondo me hanno inciso di più nella narrazione. C’è per esempio Marilù Oliva (che noi del paradiso trattammo agli inizi di carriera), c’è Matteo Strukul, ormai perso a rincorrere personaggi storici, ma c’è soprattutto Massimo Carlotto (che noi conosciamo benissimo).
E credo che sia lui, essenzialmente, l’autore che in qualche modo lo ha influenzato di più. Perché La notte ha il suo profumo è una storia legata ad una città, Padova, e ad avvenimenti che coinvolsero la gioventù del luogo. Gioventù che, quarant’anni dopo, deve dare i conti con due morti che sembrano incidenti o suicidi, ma che in realtà sono veri e propri omicidi.
Dice Azzalini a fine libro: L’apparenza non tragga in inganno. La notte ha il suo profumo non è un giallo politico, anche se lo spunto, l’occasione storica sembrano connotati in quel senso. Piuttosto, nasce dall’unione di due idee diverse, alle quali avevo deciso di lavorare tempo addietro.
Una è quella legata agli anni di piombo e l’altra quella di scrivere una storia legata al mito dell’università e alla giovinezza. Beh, diciamo che c’è riuscito, nel senso che ha costruito una vicenda che in qualche modo ricorda i tempi di allora in modo esemplare (anche se a volte il ripetersi di situazioni appesantisce il testo) e ci si rende conto anche del tempo passato e dei rapporti di amicizia finiti male.
Lo abbiamo detto all’inizio, La notte ha il suo profumo è uno dei migliori noir del momento, peccato certe lungaggini. Perché se si sfiorano le quattrocento pagine, si rischia d’imitare gli americani e certi europei. E questo non è permissibile.
di Alfredo Ronci
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