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Alfredo Ronci

Bentornato antifascismo!

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Aveva ragione Sergio Luzzatto, nel suo La crisi dell'antifascismo (Einaudi), a temere la scomparsa di un modo di vedere e pensare le cose. E nello stesso tempo ad augurare alla nostra democrazia di garantire una fedeltà profonda alle idee della Resistenza ed un'indiscussa adesione ai valori della Repubblica. Ma paventava (anzi indicava) la nascita di una terza via, un terzismo meno nobile e all'acqua di rose, perfettamente equidistante sia dal fascismo, sia dal comunismo, che alla fine tende a relativizzare gli assunti dal punto di vista storico e morale. Sotto la specie infamante del comunismo si è cominciato a rubricare di tutto (...) si è brandita la definizione di Resistenza quale guerra civile come una clava per dare sulla testa degli ingenui che ancora pensavano di poter trovare nella vicenda resistenziale qualcosa di nobile, di edificante, di esemplare (pag.36).

Credo che il grido di dolore, dai più inascoltato, di Luzzatto derivi da un'oggettiva compartecipazione ad una disillusione di fondo che trova, in alcuni esponenti, quelli più "anziani", una consapevolezza addirittura di fallimento generazionale.

Parlare poi di antifascismo in un periodo come questo, dove l'attuale governo di centrodestra mina anche le regole fondamentali del vivere quotidiano, sembra davvero anacronistico e ahimé antistorico.

Sorprende davvero allora quello che mi è capitato di vedere sabato 13 giugno a Roma.

Ho partecipato al gay-pride. E anche qui ce se sarebbero di cose da dire: dai quattro gatti che tentavano una disperata visibilità fino a dieci anni fa siamo passati alle decine di migliaia che hanno sfilato pacificamente e coloratamente lungo un tragitto che la Prefettura, ogni anno, tende a restringere e a limitare.

Non voglio disquisire sull'assoluta assenza della politica (quella che assiduamente frequenta i salotti bene della televisione, ma che non si sporca il culo a scendere in piazza a difesa dei diritti degli emarginati): se si eccettua il presidente della Regione Lazio Zingaretti che ha portato personalmente il suo saluto ai manifestanti, e qualche sparuta bandiera del PD e di Rifondazione, il resto era un coloratissimo 'dissentire' autogestito e personale. (Per non parlare della distanza tra quella genuina manifestazione di rivalsa ed un mondo culturale che soltanto a parole mostra sostegno, ma che in realtà è vicino a certe istanze solo per il proprio tornaconto personale. Dov'erano dunque gli scrittori, i musicisti, gli artisti in genere che 'sporcano' le loro 'manifestazioni d'ingegno' con le tematiche della diversità e che poi davanti al terrore della visibilità si nascondono dietro il sorcinismo della pruderie?).

Dunque: poco prima che il corteo partisse da Piazza della Republica, mi sono accostato ad uno dei tanti carri che coloravano la manifestazione. Il messaggio di coloro che lo animavano era chiaro: NO VAT. PIU' AUTODETERMINAZIONE, MENO VATICANO.

E dalla bocca di due dei protagonisti della rappresentazione, un ragazzo vestito come un cardinale ed un altro con una 'mise' finocchiescamente viola (termine che io posso usare perché divido con la persona i gusti sessuali), è partito lo slogan: SIAMO TUTTE (e dico tutte!) ANTIFASCISTE. E a seguire la 'Bella ciao' in versione (credo, ma potete anche smentirmi) Modena City Ramblers. E a seguire ancora, una selva di braccia col pugno alzato.

Non so se Luzzatto, davanti ad una simile scena, si sarebbe esaltato. Io sì, e ho alzato il pugno al cielo. Nonostante tutto, bentornato antifascismo!







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