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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Peter Phillips & Project Censored

Censura 2006

Nuovi Mondi Media, Pag. 383 Euro 19,50
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Ci sono libri sulle verità non dette e sulle bufale che la sedicente informazione ci rifila, in Italia e che riguardino l'Italia? Direi di sì: quelli di Gomez e Travaglio, per esempio - il più bello forse è Regime, l'ultimo, se non erro, Le mille balle blu.

Questo invece che vado a presentare rende ragione della "disinformacija" d'oltreoceano. Il volume è corposo, dunque fa presumere al primo sguardo che le notizie nascoste, le mezze verità e le bugie intere siano parecchie. Sin dai tempi di Socrate ci si interroga su cosa gli uomini davvero sappiano: oggi almeno ci si dice che una possibile risposta sia "un cazzo". Non è molto, tuttavia è un passo avanti - e non c'è bisogno di un Maieuta per intuire che sapere di non sapere è il primo passo di ogni possibile conoscenza, perché, se non altro, ignorare fornisce un ottimo motivo per apprendere.

Che? Vorrei cominciare da qualcosa di cui avevo già avuto notizia, e che per me ha una particolare risonanza, e per i soggetti e per la materia: si sostiene in questo libro (p. 61 e segg.) che i criteri diagnostici impiegati per stabilire se un bambino sia emotivamente o mentalmente disturbato, e dunque debba venir sottoposto a una terapia farmacologica, oltre a essere difettivi, siano stati artefatti in modo da allargare il più possibile l'impiego di sostanze psicoattive - in particolare molecole che hanno effetto sull'iperattività - e dunque gli intròiti delle case loro produttrici. In soldoni: "quando furono liberalizzati i criteri diagnostici per il disturbo da mancanza di attenzione, nel 1991, il numero di bambini diagnosticati crebbe del 60%", e di conseguenza vennero venduti più medicinali per quella patologia. Senza dire che, se un papà o una mamma portassero il loro frùgolo o tenera ciccìna di sei anni in discoteca, e li impasticcassero d'"amfe", sarebbero dei reprobi. Mentre, in virtù d'una ricetta, diviene un reato la mancata somministrazione di Ritalin (metilfenidato, la cui attività è "attribuibile (...) alle componenti tipo-amfetamina e tipo-antidepressivi triciclici", e il rilascio di adrenalina che provoca è dovuto "all'analogia strutturale con l'amfetamina" - così in William O. Foye, Principi di chimica farmaceutica, Piccin, Padova 1980, p. 280).

Un'altra notizia che ha una circolazione non facile è relativa a "i programmi vitali di riduzione della povertà" i quali "stanno fallendo per mancanza di fondi", (p. 78) - e quelli per l'istruzione e il contrasto dell'aids non godono di miglior salute (ivi). Il motivo sarebbero i tagli alla quota di reddito interno lordo che i paesi ricchi destinano a quelli poveri, dimezzatasi negli ultimi quarant'anni. E anche qui ci vanno in vacca i soliti cristi battuti, ovvero i bambini: entro il 2015 ne moriranno quarantacinque milioni. E dire che, se le energie use per chiedere la carità per i poveri negretti lavoratori o per le cambogìne imputtanate s'adoprassero per impetrare dai governi il ritorno alla percentuale di reddito spesa negli anni '60-65, forse potremmo salvare la vita, la roba e la libertà a molti di questi sfigatelli, e magari mandarli a scuola con la pancia piena. Ma non ci si fa la nomina d'esser buoni, quando all'elemosina si sostituisce il diritto, ovvero il mantenimento degli impegni presi.

Com'è ovvio, gli Autori rivedono le bucce anche ai politici - statunitensi in maggioranza, siccome i testi vengono da lì, e gli USA nello squilibrato equilibrio mondiale hanno la parte dello squalo. Essendo la questione irachena l'attuale nodo gordiano, essa fa da pietra di saggio agli arcana imperii: dagli "inghippi nel fare affari in paese occupato", (p. 69) all'"inettitudine burocratica e alla corruzione delle multinazionali" nella ricostruzione della nazione invasa, (p. 238) fino all'effetto collaterale dei tentativi di reintrodurre la leva obbligatoria, o forme di reclutamento aggressivo. (p. 253) L'Iraq e guerra omonima offrono anche l'occasione di un'analisi del rapporto fra copertura (in tutti i sensi) mediatica ed esercito americano: con un'immagine degna del cavalier Marino, che fece "bagnar co' soli e rasciugar co' fiumi", tale rapporto può definirsi il caso mai visto e mirabile d'una copertura che fa da tappeto - dato che i giornalisti si sono attappetati ai militari fino al ridicolo d'impaginare i propri servizi come quei videogiochi "sparatutto", che s'impiegano fra l'altro come simulatori dalle forze armate. (cfr. cap. XI)

Questo insomma e ben più s'impara scorrendo le pagine di questo "project", e tanto si riceve che viene da chiedersi: ma dov'è tutta 'sta censura? In fin dei conti, ecco le notizie, le abbiamo sotto gli occhi - come abbiamo film quali The corporation o Fahrenheit 9/11, meritati successi di pubblico. Certo, magari i giornali principali e le tv più seguite non le riportano, o dànno loro poco spazio e poco risalto. Ma alla fine si viene a sapere tutto.

Può darsi: ma, primo, si viene a sapere la rava e la fava siccome c'è qualcuno che si (pre)occupa di farcele sapere - e con risalto e diffusione ben più di nicchia in relazione a quella che ricevono le balle. Il che vuol dire che, in condizioni "normali", l'accesso a tali informazioni sarebbe, se non impossibile, assai difficile. Ovvero che non è affatto certo che "alla fine" la verità verrebbe alla luce, se non ci fossero quelli che ce la portano. E se questi devono far fatica ad accenderla, vuol dire che taluni lavorano per spegnerla. E quest'opera si chiama, appunto, censura.

Secondo: in uno dei capitoli del libro, e passim, si rileva che "si fa silenziosamente strada una società della sorveglianza", (p. 105) e ciò significa che quello una volta noto come "il sistema" fa di tutto per tutto sapere su di te, e assieme cerca di impedirti che tu sappia, o che tu sappia subito. Non ti viene un dubbio in proposito? Casomai ti venisse, ripensa a una scena del film di Moore che ho più sopra citato: la madre d'un militare ucciso che si dispera gridando "se avessi saputo". Melodrammatico? Forse.

Esatto? Certo.



di Marco Lanzòl


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