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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Maura Manca/Isangela Mascia

Devianza e criminalità in adolescenza

Experta, Pag.252 Euro 19,00
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E' il finale che mi lascia con un interrogativo di fondo. Quando si parla di immunità schermata dalla minore età e dalla "richiesta" di abbassare la soglia dell'imputabilità minorile a 12 anni.

Tema dibattutissimo che certamente né il libro in questione, né tanto meno le poche righe di un Paradiso, possono risolvere.

Ma l'interrogativo di cui sopra e che mi preme e al quale non si dà seguito, meno che mai risposta è: quanti di quelli che delinquono in età giovanile poi reiterano? Perché credo che solo i freddi numeri di una statistica possano indirizzare operatori e legislatori verso una migliore ridefinizione del problema.

Le polemiche, tutte italiane, sull'indulto, per esempio, si sono placate quando i dati relativi alle attività recidivanti dei detenuti che hanno usufruito del provvedimento governativo hanno cominciato ad affluire: un numero sostanzialmente esiguo che ha indotto i più a considerare l'iniziativa un fatto positivo e soprattutto un atto dovuto (anche se il problema dell'indulto per reati amministrativi ha fatto storcere il naso ai più), in considerazione del sovraffollamento delle carceri.

L'abbassamento della soglia dell'imputabilità minorile avrebbe senso e potrebbe essere discussa se i dati in possesso rivelassero una ripetizione del danno e del reato. Senza un conforto numerico le proposte, pur se civili e sacrosante (nel libro, per esempio, non vengono mai meno le sollecitazioni a conciliare le esigenze di una repressione più convincente con istanze di recupero sociale degli autori dei misfatti) difettano in precisione.

Il mio è uno scrupolo in più, perché poi il testo, supportato dalle cronache dei più recenti casi di delinquenza e riportati dai telegiornali e dai quotidiani nazionali, è una summa di considerazioni dettate dal buon senso e da un'osservazione della società e dei suoi meccanismi lontani da qualsivoglia dottrina preconfezionata.

Per esempio a pag. 94 si legge che: Uccidere membri della propria famiglia è un fenomeno sempre esistito anche se oggi si ha l'impressione che avvenga più frequentemente di una volta. In realtà, la maggiore diffusione rispetto a qualche tempo fa è semplicemente mediatica: visto il costante, e spesso morboso, interesse dell'opinione pubblica per gli omicidi, le stragi familiari, i parricidi, le cronache fanno a gara per dare particolari anche macabri dell'accaduto.

Oppure a pag. 15: In particolare, i dati riguardanti gli omicidi commessi negli ultimi anni in Italia da adolescenti non mostrano comunque un incremento significativo.

E' ovvio che l'evoluzione dei costumi e lo spostamento dell'interesse personale verso ambiti chiaramente speculari dà forma e sostanza a devianze nuove e "originali": si pensi alla "categoria" dei vandali (incendiari e bombaroli) che utilizzano telecamere o videofonini per filmare le proprie "gesta eroiche". Agli "stalker" (termine inglese che sta per colui che insegue, si apposta, perseguita) che oltre alle tecniche "collaudate" nel corso del tempo adottano sistemi tecnologici, come telefonate sui cellulari, invio continuo ed ossessivo di sms se non addirittura mms. Per non parlare degli hacker, spesso giovanissimi, reclutati sempre di più dalle organizzazioni criminali per le loro notevoli attitudini, che portando avanti l'idea della libera circolazione delle informazioni, elevano a dovere etico la condivisione delle stesse e la facilitazione al loro accesso, senza però strumenti di autocontrollo.

Perché poi, parliamoci chiaro, le altre forme di devianza sono vecchi modelli comportamentali: bullismo, baby gang (fenomeno questo apparentemente nuovo, in realtà appena appena trasformato dai tempi), assassini, sono fenomeni di antica e conosciuta sostanza alla cui base (e qui il libro, come si diceva già, è abbecedario di buonsenso,lontano dagli isterismi sociologici) ci sono sempre il contesto socio-culturale in cui i ragazzi vivono, il livello socio-economico, i modelli relazionali familiari (dove le figure rispettivamente del padre e della madre hanno ruoli definiti, ma differenti), e i disagi esistenziali.

Il libro è correlato anche da grafici che chiariscono ancor di più le analisi. Nelle ultimissime pagine poi ce ne sono due che affossano qualsiasi altra controdeduzione. Due tabelle. La prima indica i denunciati alle Procure per i minorenni e le composizioni percentuali secondo la nazionalità. Più del 70% sono italiani, il restante stranieri. Ma se si passa ad analizzare la seconda tabella, quella relativa alla presenza media giornaliera in carcere e sempre con composizione percentuale secondo la nazionalità dei minori si nota che gli italiani raggiungono poco più del 50%, mentre gli stranieri appena sotto quella soglia. Come a dire bastone e carota usati in modo differenziato? Lecito chiederselo.



di Alfredo Ronci


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