ATTUALITA'
Eleonora Del Poggio
Donne pericolose
Scrive Andrea Camilleri, a proposito di Patricia Highsmith, su Venerdi di Repubblica (1): La normale terribilità (lo so, è un ossimoro, ma non mi vengono altre parole) di questa autrice è che tutti i suoi racconti iniziano mostrando un quadretto rassicurante, quotidiano, usuale, persino banale, dove i gesti sono consueti, abitudinari, addirittura diventati un po' meccanici e a un tratto qualcosa, un niente, un nonnulla, un inciampo, incrina quel quadretto rassicurante, lo fa in mille pezzi, lo ricompone in una dimensione appunto irrazionale, metafisica, totalmente spiazzante.
Si disquisisce dunque sulla "normale terribilità" dell'arte della scrittrice americana perché si faccia da contraltare a iniziative curiose e approssimative che vedono nella pericolosità delle donne un "affare di stato".
Dice Otto Penzler, curatore dell'antologia poliziesca Donne pericolose (2): Per me le donne più pericolose sono quelle irresistibili. Difficile digerire una sciocchezza simile e mi chiedo chi frequenti il fondatore del Mysterious Bookshop di New York (3) per lasciarsi andare ad una dichiarazione del genere che sintetizza perfettamente secoli di sciovinismo e di razzismo.
Razzismo che si evince addirittura dalla copertina del libro: il profilo di un'affascinante donna di colore, dalle labbra tumide e vermiglie, che getta uno sguardo severo su chissà quale orizzonte di nefandezze e violenze.
Non se ne esce dall'equazione bellezza/pericolo. Michael Connelly (uno dei nostri beniamini, padre spirituale dell'investigatore Bosch) nel racconto migliore dell'antologia "Cielo Azul" scrive: Da morta strappava il cuore. Il mio partner diceva sempre che le donne più pericolose erano quelle come lei: Belle in vita, strazianti da morte. Ti ossessionavano, ti restavano appiccicate addosso anche se riuscivi a trovare il mostro che le aveva ridotte così. (Ma allora che dire dell'equazione bruttezza/pericolo di certe politiche nostrane e di certe penne giornalistiche pagate dalla confindustria? (4))
La mia insegnante di italiano del ginnasio diceva che il mio "piglio avvocatesco" spesso mi portava ad uscire dal seminato e a rendere vane le mie battaglie in difesa di principi, di per sé, sempre difendibili. Non ho perso il vizio: la cura di Penzler (e dei 14 prestigiosi autori che completano l'operazione, tra cui due donne) è di fatto allopatica. Cerca di combattere il luogo comune del sesso debole con dosi massicce di nequizie e nefandezze muliebri per convincerci dell'opposto. Iniziativa vana e pericolosa: in realtà ribadisce un distacco che alimenta un comune, sempre più spesso, sentire nonostante secoli di pronunciamenti sociologici, ma soprattutto di buon senso.
Non mi faccio paladina di un'innocenza femminile da Eden simulato. Sarebbe scorretto e antistorico – c'è chi di omicidi, perpetrati da donne, violenti e "raffinati" ne ha fatto una ricerca puntigliosa e dettagliata e di successo editoriale(5) – contesto invece un andazzo ordinario e politicamente scorretto. Preda delle paludi del perbenismo e del maschilismo più subdolo.
Forse si esagera. Ma leggo ancora nel racconto "Rendez-vous" di Nelson DeMille: Come ho imparato alle lezioni di biologia del liceo, quasi in ogni specie la femmina è più pericolosa del maschio (e infatti la storia è di una cecchina nella giungla vietnamita che fa fuori un intero plotone di soldati americani).
Donna dunque come dispositivo riequilibrante e compensativo della predominanza a delinquere del maschio. Sbagliato anche questo: gli studi e le statistiche stanno a dimostrare il contrario. Nell'assenza quasi totale di serial killers in gonnella, di delitti costantemente maschili in ambito familiare, fatta eccezione i ruoli di complice, quasi sempre "amante diabolica".
Si dirà: ma di fiction si tratta. Di "perfetta lettura da treno o da spiaggia" (6). Vero, l'antologia in questione è puro intrattenimento, anche se spesso noioso e autoreferenziale (nonostante il parteur de roi del tomo – Deaver, Connelly, McBain, Carol Oates, Mosley, Leonard, Rankin, Connolly etc – il risultato è insufficiente e deludente). Ma batte dove il dente duole.
Son passati quasi settant'anni da quando Bette Davis e Frieda Inescort se ne davano di santa ragione, fino a che la prima soccombeva sotto le pugnalate dell'altra e si dava inizio alla golden age del noir-movie (7), eppure i meccanismi del confronto "sessuale" rimangono gli stessi.
Pure quando si crea un personaggio – ad esempio l'investigatrice Ruth Maria von Kadell, protagonista dei romanzi di Viola Schatten (nom de plum di un uomo! Esattamente: Vert Heinichen) – lo si fa pareggiando modi e "prospettive" tipicamente mache (8).
E non si vede perché – lungi da me qualsivoglia rivendicazione da Family day – il risvolto più umano e convincente del ruolo di donna-modello nelle storie poliziesche sia poi quello di essere lesbica. (9). O forse ci dobbiamo accontentare comunque della pseudo-dipendenza di una Dana Scully? (10)
Scrive Thomas H. Cook autore di "L'ultima offerta" uno dei pochi riusciti racconti dell'antologia: Per una donna veramente pericolosa, un uomo non è mai la risposta. E' questo che la rende pericolosa. Almeno per noi.
Lo sarebbe anche per noi se fosse il suggello definitivo ad un modo di vedere l'altro (eh sì, purtroppo la donna è tutt'ora "altro") come potenzialmente pericoloso e perennemente in agguato. Ne guadagnerebbe anche la letteratura.
A.A.V.V.
Donne pericolose
Piemme
Pag,397 Euro 6,50
(1)n.999 del 11/05/2007
(2)Piemme – 2007
(3)Una delle librerie americane più famose per thriller e mystery
(4)Mi riferisco alla dipendenza ecclesiastica di una Rosy Bindi, a quella confessionale della Paola Binetti e a quella di una certa sinistra prona, testimone della quale è Lucia Annunziata. Vedasi in particolare il suo articolo su La Stampa del 14 maggio 2007: Sinistra, ascolta San Giovanni.
(5)Cinzia Tani – Assassine – Best sellers Mondatori
(6)L'Unità
(7)Ombre malesi di William Wyler – 1940
(8)I casini succedono sempre di lunedì (La tartaruga)
(9)Leggere le avventure di Lauren Laurano (tutte E/O), ex agente federale dalla penna di Sandra Scopettone.
10)Vedere la serie X-files
Si disquisisce dunque sulla "normale terribilità" dell'arte della scrittrice americana perché si faccia da contraltare a iniziative curiose e approssimative che vedono nella pericolosità delle donne un "affare di stato".
Dice Otto Penzler, curatore dell'antologia poliziesca Donne pericolose (2): Per me le donne più pericolose sono quelle irresistibili. Difficile digerire una sciocchezza simile e mi chiedo chi frequenti il fondatore del Mysterious Bookshop di New York (3) per lasciarsi andare ad una dichiarazione del genere che sintetizza perfettamente secoli di sciovinismo e di razzismo.
Razzismo che si evince addirittura dalla copertina del libro: il profilo di un'affascinante donna di colore, dalle labbra tumide e vermiglie, che getta uno sguardo severo su chissà quale orizzonte di nefandezze e violenze.
Non se ne esce dall'equazione bellezza/pericolo. Michael Connelly (uno dei nostri beniamini, padre spirituale dell'investigatore Bosch) nel racconto migliore dell'antologia "Cielo Azul" scrive: Da morta strappava il cuore. Il mio partner diceva sempre che le donne più pericolose erano quelle come lei: Belle in vita, strazianti da morte. Ti ossessionavano, ti restavano appiccicate addosso anche se riuscivi a trovare il mostro che le aveva ridotte così. (Ma allora che dire dell'equazione bruttezza/pericolo di certe politiche nostrane e di certe penne giornalistiche pagate dalla confindustria? (4))
La mia insegnante di italiano del ginnasio diceva che il mio "piglio avvocatesco" spesso mi portava ad uscire dal seminato e a rendere vane le mie battaglie in difesa di principi, di per sé, sempre difendibili. Non ho perso il vizio: la cura di Penzler (e dei 14 prestigiosi autori che completano l'operazione, tra cui due donne) è di fatto allopatica. Cerca di combattere il luogo comune del sesso debole con dosi massicce di nequizie e nefandezze muliebri per convincerci dell'opposto. Iniziativa vana e pericolosa: in realtà ribadisce un distacco che alimenta un comune, sempre più spesso, sentire nonostante secoli di pronunciamenti sociologici, ma soprattutto di buon senso.
Non mi faccio paladina di un'innocenza femminile da Eden simulato. Sarebbe scorretto e antistorico – c'è chi di omicidi, perpetrati da donne, violenti e "raffinati" ne ha fatto una ricerca puntigliosa e dettagliata e di successo editoriale(5) – contesto invece un andazzo ordinario e politicamente scorretto. Preda delle paludi del perbenismo e del maschilismo più subdolo.
Forse si esagera. Ma leggo ancora nel racconto "Rendez-vous" di Nelson DeMille: Come ho imparato alle lezioni di biologia del liceo, quasi in ogni specie la femmina è più pericolosa del maschio (e infatti la storia è di una cecchina nella giungla vietnamita che fa fuori un intero plotone di soldati americani).
Donna dunque come dispositivo riequilibrante e compensativo della predominanza a delinquere del maschio. Sbagliato anche questo: gli studi e le statistiche stanno a dimostrare il contrario. Nell'assenza quasi totale di serial killers in gonnella, di delitti costantemente maschili in ambito familiare, fatta eccezione i ruoli di complice, quasi sempre "amante diabolica".
Si dirà: ma di fiction si tratta. Di "perfetta lettura da treno o da spiaggia" (6). Vero, l'antologia in questione è puro intrattenimento, anche se spesso noioso e autoreferenziale (nonostante il parteur de roi del tomo – Deaver, Connelly, McBain, Carol Oates, Mosley, Leonard, Rankin, Connolly etc – il risultato è insufficiente e deludente). Ma batte dove il dente duole.
Son passati quasi settant'anni da quando Bette Davis e Frieda Inescort se ne davano di santa ragione, fino a che la prima soccombeva sotto le pugnalate dell'altra e si dava inizio alla golden age del noir-movie (7), eppure i meccanismi del confronto "sessuale" rimangono gli stessi.
Pure quando si crea un personaggio – ad esempio l'investigatrice Ruth Maria von Kadell, protagonista dei romanzi di Viola Schatten (nom de plum di un uomo! Esattamente: Vert Heinichen) – lo si fa pareggiando modi e "prospettive" tipicamente mache (8).
E non si vede perché – lungi da me qualsivoglia rivendicazione da Family day – il risvolto più umano e convincente del ruolo di donna-modello nelle storie poliziesche sia poi quello di essere lesbica. (9). O forse ci dobbiamo accontentare comunque della pseudo-dipendenza di una Dana Scully? (10)
Scrive Thomas H. Cook autore di "L'ultima offerta" uno dei pochi riusciti racconti dell'antologia: Per una donna veramente pericolosa, un uomo non è mai la risposta. E' questo che la rende pericolosa. Almeno per noi.
Lo sarebbe anche per noi se fosse il suggello definitivo ad un modo di vedere l'altro (eh sì, purtroppo la donna è tutt'ora "altro") come potenzialmente pericoloso e perennemente in agguato. Ne guadagnerebbe anche la letteratura.
A.A.V.V.
Donne pericolose
Piemme
Pag,397 Euro 6,50
(1)n.999 del 11/05/2007
(2)Piemme – 2007
(3)Una delle librerie americane più famose per thriller e mystery
(4)Mi riferisco alla dipendenza ecclesiastica di una Rosy Bindi, a quella confessionale della Paola Binetti e a quella di una certa sinistra prona, testimone della quale è Lucia Annunziata. Vedasi in particolare il suo articolo su La Stampa del 14 maggio 2007: Sinistra, ascolta San Giovanni.
(5)Cinzia Tani – Assassine – Best sellers Mondatori
(6)L'Unità
(7)Ombre malesi di William Wyler – 1940
(8)I casini succedono sempre di lunedì (La tartaruga)
(9)Leggere le avventure di Lauren Laurano (tutte E/O), ex agente federale dalla penna di Sandra Scopettone.
10)Vedere la serie X-files
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