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ATTUALITA'

Paolo Pedote

Eunuchi ai tempi del sultanato mediatico di Arcore.

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Mentre l'intero paese si sgretola come una sbrisolona, non c'è giorno in cui gli italiani non siano risucchiati dal gorgo melmoso di un fotoromanzo porno in 3D. Intercettazioni e interviste raccontano dettagli che solitamente sono documentati solo sui manuali di ginecologia o nei cult-movie di Joe D'Amato. Cortigiani e cortigiane difendono a spada tratta il loro leader maximo nella più azzardata sintesi ecumenica della new politic: comandare è fottere, fottere è comandare, ma è meglio con una bella ragazza che non con un gay. Alla fine, insomma, l'offesa peggiore resta sempre quella: "A frocio!"

Ma in questa 'pornocrazia mediatica' che ruolo giocano personaggi quali D&G, Alfonso Signorini, Lele Mora e altri ancora? È possibile fare una fenomenologia dell'omosessuale pubblico di destra, di come si muove in un contesto autoritario, maschilista e misogino, e contro ogni diritto all'autodeterminazione del corpo?

Tralasciando ovviamente Pasolini, che venne schifato dalla sinistra quanto dalla destra durante la vita, per poi essere osannato e ossequiato appena morto ammazzato dagli stessi che gli avevano meschinamente sputato addosso, è utile rintracciare dei precursori, per così dire.

Il primo che ricordo è Giovanni Testori, legato a un'attività intellettuale assai cospicua e di grande interesse, soprattutto per il teatro. Muore nel 1993 dopo una definitiva conversione religiosa che lo avvicinò a Comunione e Liberazione e che lo accolse proprio per la sua omosessualità sofferta, piena di sensi di colpa, castrata. Le opere di Testori, come quelle di Dario Bellezza, pullulano infatti di omosessuali persi, tristi, sofferenti. E tutto questo piaceva ai ciellini che negano agli omosessuali una vita normale. Testori diventò dunque un esempio pedagogico all'inverso, fondamentale perché rappresenta nel concreto il fallimento di un'esistenza gay.

Il secondo dinosauro in questione è un sobrio salottiero adatto per la poltrona edulcorata alla Fabio Fazio: Alberto Arbasino. Oggettivamente è un intellettuale squisitamente erudito, ma di uno snobismo reazionario senza pari, che in un articolo su Repubblica del '96, diede sfogo alla sua omofobia prendendosela con chi rivendica in piazza i propri diritti e definendo i Pride "l'orgoglio del sedere". In realtà non fa altro che ribadire di appartenere a quella triste schiera di italiani che adorano le alcove.

Il terzo è Franco Zeffirelli, devoto a padre Pio che ha lasciato alla storia del cinema solo pellicole orribili. Disse di Bossi: «Lui è intelligentissimo. Questa sua violenza estrema da Masaniello, da ciompo è il suo stile. Non è uno che parla a casaccio. Mi piace. Mi attrae questa meravigliosa violenza con la quale lui smaschera i comunisti». Zeffirelli sostiene inoltre che lui non ha mai parlato di omosessualità nei suoi film perché sarebbe come fare della pornografia. Dementia senilis a parte, la cosa più divertente è che nel primo governo Berlusconi, il maestro, eletto senatore della Repubblica nelle liste di Forza Italia, venne incaricato quale art-director per le nuove targhe automobilistiche.

Ma a terzo millennio ben collaudato, accade qualcosa di più al frocio di destra, assuefatto e abituato al coming-out: viene sdoganato e inizia a sostituire nell'immaginario collettivo il modello del frocio militante di sinistra. I tratti iconografici del gay nel sultanato mediatico ci sono ormai tutti: l'eunuco.

Wikipedia docet: col termine eunuco sono indicati quegli uomini che erano sottoposti, in età prepuberale o puberale, a interventi più o meno estesi di mutilazione dell'apparato genitale, tali da condurli a impotentia generandi o a una più radicale impotentia coeundi. Storicamente e sociologicamente gli eunuchi hanno avuto un ruolo fondamentale. Sono presenti in un gran numero di società europee, asiatiche e africane, in età antica, medievale ma anche moderna. Ciò era dovuto alla grande richiesta di persone a cui poter affidare la sorveglianza dei ginecei. Nella cultura islamica divennero anche un normale corredo dei potenti: dal Califfo, ai governatori, dai sovrani ai Sultani. Spesso, oltre alla custodia degli harem, era loro affidata la cura dell'amministrazione e dell'apparato militare.

E che cos'è la moda, con il suo teatrino barocco e i suoi devoti sodomiti, se non un covo di eunuchi? Durante le varie settimane dedicate alle nuove sfilate, uno sciame fittissimo di parrucchieri, truccatori, stilisti, allestitori, esperti di tessuti, sarti, modelli, corrono frenetici per tutta la città organizzando eventi dove il finto epicentro è la donna. In realtà i quarti di bue esposti nella vetrina mediatica servono solo per enfatizzare il potere di chi gode di quel tesoro estetico. La donna, abituata e adattata al suo ruolo marginale, sfila silente. Verrà rappresentata per poi finire nelle camere, neanche poi tanto segrete, di ministri, senatori, deputati e premier. E qui che appunto entrano in gioco gli omosessuali.

D&G, simpatizzanti da sempre del nostro cavaliere, hanno dichiarato: «Nel nostro settore ci sono tantissimi gay però lo tengono nascosto. Oppure lo dicono e non lo dicono». E ovviamente nessuno lo sa e nessuno se ne accorge, figuriamoci! Stefano Gabbana da Londra inoltre ci informa che: «Oggi ho cercato una chiesa cattolica dove potere accendere un cero alla Madonna. Lo faccio spesso. Lo faccio per ringraziare di tutto quello che ho. Io sono credente e praticante ma non è facile, essendo anche omosessuale. Per questo non faccio la comunione. Non posso farla. Amare una persona del mio stesso sesso è peccato. Amare un uomo, desiderarlo, fare l'amore con lui è peccato. Dovrei confessarmi, dovrei continuare a pentirmi e poi peccherei ancora e dovrei confessarmi di nuovo». Insomma, molto glamour per niente! Infatti D&G non ambiscono ai matrimoni gay, non condividono le adozioni omogenitoriali perché i bambini hanno bisogno di un padre e una madre (edipus in fabula!), si accontentano dei loro cuccioli di razza e delle serate con Madonna. Così, nonostante siano evasori fiscali per ben quaranta milioni di euro, Letizia Moratti li riceve in pompa magna a Palazzo Marino, per festeggiare grandiosamente i loro venti anni di attività, in una vetrina che è uno schiaffo morale proprio alle famiglie così dette naturali.

Irrompe poi nelle scene degli ultimi tempi, l'agente più importante nel mondo televisivo: Lele Mora. Dichiarato fallito (solo professionalmente), condannato per ben due volte per evasione fiscale, undici milioni circa di euro (e con D&G siamo già a cinquanta), ora deve rispondere alla magistratura per la tratta di infermiere tutto pepe che pare, dico pare, abbiano sculettato da Arcore a Palazzo Grazioli. Però, nonostante abbia perso la testa e il portafogli per il raffinato Maurizio Corona, idolo dei tamarri middle europei, si definisce bisessuale, perché ha due figli. Comunque in Videocracy, documentario del 2009 di Erik Gandini, tra 'Faccetta Nera' come suoneria e una Svastica come cover del suo cellulare, compariva circondato da un harem maschile di giovanissimi borgatari felicemente contagiati, per dirla alla Walter Siti.

Ma l'apparato mediatico dell'attuale dittatura si serve anche di «collaborazionisti», rubando una definizione di Curzio Malaparte. Omosessuali che si nutrono del potere e soprattutto delle sue carcasse, là dove resta parecchia carne da strappare dopo che leone e leonesse hanno abbondantemente cenato.

Alfonso Signorini ha guadagnato su questo territorio parecchia Savana italica. Si occupa di gossip e di informazione frivola. Parla poco di se stesso e quando lo fa sottolinea la sua linea ratzingeriana: «Anch'io ho una relazione affettiva omosessuale ma non credo che le coppie gay possano essere definite famiglie. La famiglia è quella costituita da un uomo e una donna e i loro figli. Basta con questi gay che ostentano la loro omosessualità! Se potessi andrei al Family Day». La sua trasmissione 'Kalispera', la cui scenografia sembra il salotto di una vecchia brutta e avvizzita ziaccia dall'alito pesante, ha il preciso compito di plasmare, omogeneizzare, appiattire il cervello degli italiani, già in gran parte lobotomizzato.

Il fenomeno Platinette sotto certi aspetti è diverso. La sua è vera e propria estetica del brutto, si sposa perfettamente con la televisione che, come dice Enrico Ghezzi, appena un'inquadratura ti rapisce, ti trasforma immediatamente in un mostro. Per rendersene conto, basta spostarsi poco più in là, nei contenitori tipo 'Chiambretti night' o nei pomeriggi RAI-Mediaset, evoluzioni del Circo Barnum: nani, acrobati, mangiafuoco e deformi hanno il compito di guidare un rumoroso vuoto senza sosta. Qui, il diverso gioca la sua carta vincente sul terreno della sessuofobia: inconsciamente i fenomeni da baraccone sono ancora il riflesso di una società irrisolta e degradata, ipocrita e meschina, fatta di retorica alla Renato Zero, unico eterosessuale al mondo vestito e truccato come Moira Orfei che canta sculettando da più di trentacinque anni: «Me lo vendo e già a buon prezzo si sa!».

Alessandro Cecchi Paone invece è l'unico caso di omosessuale di destra dichiarato che ha creduto in una concezione liberal anticlericale della vita e della politica e infatti ha chiuso con la conduzione di programmi di un certo rilievo.

Un'ultima osservazione: nell'analisi socio-antropologica svolta non si è mai parlato di lesbiche. Esse infatti non esistono. Non sono mai esistite a dire il vero, né per la Chiesa, né per la società, né per gli scienziati: sotterrate dal patriarcato & C. Fa discutere il problema dell'omosessualità maschile. Perché appunto sappiamo e abbiamo capito come destabilizza il potere degli uomini. Sulle lesbiche sembra affascinante solo una dichiarazione di Nadia Macrì, una delle escort che sostiene di aver frequentato le abitazioni del Premier, la quale parla di baci lesbici, perché lei per lavoro è abituata a farlo: ai clienti, afferma, piace molto. Infatti nella pornografia tradizionale, il gioco lesbico viene apprezzato. Ma appunto perché eccita senza inquinare l'inquadratura successiva destinata a far trionfare il potere totale e totalizzante del pene. Ancora una volta, dunque, il fallo-logo-centrismo direbbe la filosofa americana Judith Butler, ha vinto! Sarà pieno di viagra e cerone, ma ha pur sempre vinto!







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