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ATTUALITA'

Piergiorgio Paterlini

Fissare la Rete (*)

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Ing Direct (Conto arancio), banca nata come tutta virtuale, ha deciso già alcuni mesi fa di aprire 25 sportelli in Italia. Sportelli, filiali insomma, come ogni altra banca.

Ibs.it, il negozio leader nel nostro Paese nella vendita online di libri, home video e prodotti musicali, nato come puro negozio virtuale, sta aprendo 9 librerie "reali" in altrettante città italiane.

Sembra una scelta "contro natura". Una roba da "invertiti". Invece di passare progressivamente dal fisico al virtuale, chi è leader nel virtuale sente il bisogno di spazi fisici.

Di fisicità? Si può dire così?

In ogni caso c'è un segnale molto potente in questi due esempi. E sicuramente non si tratta di un regresso. La Rete ha cambiato il mondo e ci ha cambiato per sempre, senza ritorno per fortuna. Ma, come quasi sempre accade, la vecchia Terra non procede cacciando a pedate e a male parole il vecchio. Non tutto il vecchio, almeno, che un po' di robaccia da buttare c'è sempre e guai a tenerla lì. Ma il mondo che avanza procede piuttosto per sintesi, complessità e differenziazioni e integrazioni, non per banali sostituzioni.

La televisione non ha cancellato né il teatro né il cinema (cancellati, semmai, da politiche culturali dissennate). L'amore cosiddetto virtuale non ha sostituito quell'altro (non lo voglio chiamare "reale" perché non credo che "reale" sia opposto di "virtuale", e viceversa naturalmente). Sono due cose diverse, entrambe potenzialmente belle, che convivono e si affiancano, due possibilità dove prima ce n'era una sola.

La percepisco la crescente voglia di spazi fisici, e proprio nelle persone innamorate delle Rete non in quelle che la demonizzano (spesso per un rifiuto aprioristico, senza conoscerla).

Le mille possibilità di essere connessi, di mandare una lettera senza passare per la carta il francobollo e le Poste, di interagire velocemente... sono cose meravigliose, irrinunciabili. La possibilità dal proprio tavolo dalla propria stanza dal proprio letto o da un treno o da un bar o da un parco di mandare e ricevere quasi di tutto è fantastica. Ma non cancella il bisogno di "luoghi" in cui ritrovarsi, e luoghi stabili, non semplicemente una piazza dove darsi appuntamento dieci minuti prima su facebook e sparire di nuovo, ognuno chissà dove, senza lasciare traccia, è il caso di dirlo, dieci minuti dopo.

Le parole come sempre dicono tutto. Non è un caso dunque che, insieme a questo bisogno di fisicità e di "fissità", torni, almeno come bisogno, e come "valore" riconosciuto, quello del posto se non proprio fisso, stabile. Dopo anni di esaltazione insensatamente acritica della flessibilità in tutti i sensi e in tutti i campi.

Solo che, per fortuna, nulla sarà mai più come prima, nonostante questo riequilibrio di cui vediamo per ora solo timidi inizi.

Mai più senza luoghi fisici: case, case del popolo (?), teatri, cinema, sedi di movimenti, organizzazioni, diosacosa. Ma anche mai più senza Rete. Perché – a differenza di ieri – anche questi luoghi fisici e fissi saranno comunque pieni di inedite e meravigliose finestre sul mondo: computer, accessi wifi, webcam, schermi piccoli e grandi... Non più ognuno da solo (non sempre, almeno) nella propria stanzetta, ma cinquanta in una stanza, a bere e a chiacchierare, un po' come nei bar di una volta, ma... connessi con chiunque in tutto il mondo ventiquattr'ore su ventiquattro. A realizzare il sogno impossibile dei nostri nonni: parlare, finalmente, con una televisione che ti... risponde.





(*) Già pubblicato sulla rubrica 'Le nuvole' del blog de L'Espresso.



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