ATTUALITA'
Francesco Albanese
Il Fascino della Divisa. I Tratti Sessuali Secondari nel Corteggiamento.
Forse è capitato a tutti, in qualche locale, di assistere alle avance di un uomo nei confronti di una donna. E volutamente non parliamo di avance agite o subite in prima persona, per il semplice fatto che l'esservi coinvolti ci priverebbe di uno dei più grossi privilegi che invece ci viene riservato nel ruolo di spettatori, da esterni, e cioè la possibilità di osservare. Dal nostro comodo tavolino vediamo l'uomo avvicinarsi con passo sicuro e dire qualcosa alla donna, la quale sorride. Si è stabilito un contatto, una possibilità di transazione. L'uomo sta in piedi, ben eretto, "petto in fuori e pancia in dentro" , cosa che ci fa ricordare gli ordinativi del sergente al plotone di militari; le mani sono sui fianchi, le braccia semi-piegate con i gomiti all'esterno. Non è un caso: il gatto che voltato l'angolo si trova inaspettatamente davanti ad un cane drizza il pelo, gonfia la coda e si pone leggermente in tralice, una reazione finalizzata né più né meno ad influenzare la valutazione della propria immagine da parte dell'altro. Infatti, facendo così, quello che il gatto dice è: "io sono più grosso di quel che sembra, attento a te!". La postura del nostro corteggiatore non è diretta conseguenza della paura, ma della motivazione alla conquista della donna, e quello che la sua comunicazione non verbale rivela è molto simile: "sono grande e grosso". Col petto in fuori e la pancia in dentro, invece, le dice: "sono sano". Poi cambia posizione e si appoggia al bancone col gomito e col fianco: "sono a mio agio, sono sicuro di me, ho la situazione sotto controllo". In poche parole: "ho tutte le carte in regola, sono in grado di crescere i tuoi figli". Tutti questi messaggi passano generalmente inosservati ai due attori inconsapevoli, anche se le varie informazioni meta comunicative raggiungono il destinatario, il quale comunque le recepisce a livello, per così dire, subliminale.
A sostenere la comunicazione legata alla postura viene in aiuto l'abbigliamento, che sottolinea alcuni tratti salienti del sesso maschile. Ad esempio, le giacche hanno le spalle rinforzate, dando così l'illusione di un fisico largo e forte, le camicie hanno il colletto alto e duro, a sottolineare la robustezza del collo (è un caso che i cani si gettino subito al collo dell'avversario?), e così via. Ne sa qualcosa chi indossa una divisa. Per molte donne, la divisa ha il suo fascino, è risaputo. Ed il fascino di cui parliamo attinge proprio a questi aspetti di cui abbiamo discusso. L'aspetto marziale che la divisa dà a chi la indossa è innanzitutto legato all'appartenenza ad un gruppo (qualunque esso sia) che il singolo rappresenta, un gruppo che ha un fine comune e che è coordinato nelle azioni, un gruppo "fatto di mille braccia", una forza immane, un gruppo di riferimento che sta dalla parte di quel singolo. Quindi, essere dalla parte del singolo è come avere tutto il gruppo dalla propria. Secondariamente, come già detto, questo fascino deriva dall'esaltazione dei tratti maschili. Nella divisa infatti, oltre ad una giacca che mette in evidenza spalle e pettorali, è molto importante il cappello, e dove previsto lo sono gli stivali. Il primo, calato sugli occhi sostituisce le sopracciglia aggrottate, conferendo alla persona un aspetto minaccioso; gli stivali danno l'illusione di una caviglia e di un polpaccio forti, mentre gli ampi pantaloni che da questi escono sottolineano la grandezza della coscia, requisiti questi essenziali per un buon guerriero.
Secondo la Teoria dell'Evoluzione, è questo che la donna cerca, più o meno consapevolmente, un uomo combattivo e forte, che sappia proteggere lei e la sua prole dai pericoli del mondo, una richiesta ancestrale che possiamo ritrovare tutt'oggi in forma esplicita o più metaforica, attraverso la ricerca di un uomo non fisicamente, ma socialmente forte.
Nonostante questa sorta di culturalizzazione della richiesta, ad un certo livello, quello più animale, l'abbigliamento rimane comunque anche oggi un tratto sessuale secondario, che serve a mettere in risalto gli aspetti appetibili del proprio corpo. Darwin ha suggerito che a promuovere l'evoluzione di questi tratti fosse la selezione sessuale. In altre parole, questi tratti sono vantaggiosi per colui che li esibisce, dato che lo favoriscono nella competizione per la conquista del partner sessuale, una conquista che può realizzarsi sia attraverso la competizione diretta coi propri rivali (il maschio combatte contro l'altro maschio fino a che non ne esce un vincitore, il quale potrà accoppiarsi con la femmina), sia attraverso una competizione indiretta, con la scelta attiva da parte della femmina, in base ai tratti esibiti dai vari maschi. Dunque, con immensa delusione per l'uomo che è tuttora convinto di scegliere la propria compagna, nella nostra cultura la donna è l'unico agente di selezione.
Dott. Francesco Albanese
Psicologo, Giornalista Pubblicista
Presidente di PsicoLAB
per contatti www.psicolab.net
A sostenere la comunicazione legata alla postura viene in aiuto l'abbigliamento, che sottolinea alcuni tratti salienti del sesso maschile. Ad esempio, le giacche hanno le spalle rinforzate, dando così l'illusione di un fisico largo e forte, le camicie hanno il colletto alto e duro, a sottolineare la robustezza del collo (è un caso che i cani si gettino subito al collo dell'avversario?), e così via. Ne sa qualcosa chi indossa una divisa. Per molte donne, la divisa ha il suo fascino, è risaputo. Ed il fascino di cui parliamo attinge proprio a questi aspetti di cui abbiamo discusso. L'aspetto marziale che la divisa dà a chi la indossa è innanzitutto legato all'appartenenza ad un gruppo (qualunque esso sia) che il singolo rappresenta, un gruppo che ha un fine comune e che è coordinato nelle azioni, un gruppo "fatto di mille braccia", una forza immane, un gruppo di riferimento che sta dalla parte di quel singolo. Quindi, essere dalla parte del singolo è come avere tutto il gruppo dalla propria. Secondariamente, come già detto, questo fascino deriva dall'esaltazione dei tratti maschili. Nella divisa infatti, oltre ad una giacca che mette in evidenza spalle e pettorali, è molto importante il cappello, e dove previsto lo sono gli stivali. Il primo, calato sugli occhi sostituisce le sopracciglia aggrottate, conferendo alla persona un aspetto minaccioso; gli stivali danno l'illusione di una caviglia e di un polpaccio forti, mentre gli ampi pantaloni che da questi escono sottolineano la grandezza della coscia, requisiti questi essenziali per un buon guerriero.
Secondo la Teoria dell'Evoluzione, è questo che la donna cerca, più o meno consapevolmente, un uomo combattivo e forte, che sappia proteggere lei e la sua prole dai pericoli del mondo, una richiesta ancestrale che possiamo ritrovare tutt'oggi in forma esplicita o più metaforica, attraverso la ricerca di un uomo non fisicamente, ma socialmente forte.
Nonostante questa sorta di culturalizzazione della richiesta, ad un certo livello, quello più animale, l'abbigliamento rimane comunque anche oggi un tratto sessuale secondario, che serve a mettere in risalto gli aspetti appetibili del proprio corpo. Darwin ha suggerito che a promuovere l'evoluzione di questi tratti fosse la selezione sessuale. In altre parole, questi tratti sono vantaggiosi per colui che li esibisce, dato che lo favoriscono nella competizione per la conquista del partner sessuale, una conquista che può realizzarsi sia attraverso la competizione diretta coi propri rivali (il maschio combatte contro l'altro maschio fino a che non ne esce un vincitore, il quale potrà accoppiarsi con la femmina), sia attraverso una competizione indiretta, con la scelta attiva da parte della femmina, in base ai tratti esibiti dai vari maschi. Dunque, con immensa delusione per l'uomo che è tuttora convinto di scegliere la propria compagna, nella nostra cultura la donna è l'unico agente di selezione.
Dott. Francesco Albanese
Psicologo, Giornalista Pubblicista
Presidente di PsicoLAB
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