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ATTUALITA'

Alfredo Ronci

Il capolavoro mangiato dal cane

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C'è una storia personale dietro questo libro. Buffa. E' un luogo comune quello che i cani si avventino contro i postini perché sono le uniche persone che non entrano mai in casa.

Il mio, appena acquisito, perché abbandonato in mezzo ad una strada, si è avventato contro il pacchetto che conteneva il libro. Ha mangiucchiato per benino la confezione, distruggendo la copertina principale, il retro, ma risparmiando la struttura perché corpo di ben oltre quattrocento pagine.

Qualcuno spiritoso mi ha chiesto: ma da questo l'animale ha tratto giovamento? Per quanto intelligente e vivace non credo abbia goduto del sacro fuoco della cultura. Sì, negli ultimi tempi mostra una esuberanza ed una carica sconosciute in precedenza, ma non credo derivino dalla lettura di un romanzo contemporaneo.

Romanzo che, nonostante un aspetto miserevole e straccione (chi ama i libri sa a cosa mi riferisco, per quanto questo abbia conservato l'odore della stampa, pur con qualche miasmo canino) ho avuto il piacere di leggere e di apprezzare, e son qui anche per consigliarlo.

Pag.260: Ma la cattiva letteratura sono gli altri, quando hanno paura dell'impronta del cuore.

Fulminante: Il giardino zoologico possiede la compattezza e l'impianto dei classici dell'ottocento e del novecento. E ci si chiede perché solo una piccola casa editrice abbia avuto il coraggio di pubblicarlo e come mai solo la sensibilità di un editore fuori dagli schemi lo abbia offerto nella sua illuminante perfezione.

Si parlava di impronta del cuore: la saga della borghese famiglia Prouillan è un rimestare continuo di sofferenze e di rimpianti. Un microcosmo a volte lancinante che non lascia adito a speranze o a lumi di sopravvivenza. Una cortina fumogena aleggia al suo interno, dove a "sorvegliare" è la figura di Henri, padre-padrone e ministro di un governo De Gaulle alla fine degli anni cinquanta. Che si presenta subito ai lettori con un'azione forse necessaria, ma drammatica e mal vista da altri: la soppressione di Pantalon, cane anziano e malato e ultimo di una lunga stirpe di cani della stessa razza. Uomo deciso dunque ed austero che pur pervaso da slanci altruistici (corre sempre ad assistere economicamente sua sorella Suzy che se la passa in brutte acque) non esita un istante, compresso nella sua figura di vigilante militaresco (sant'Henri, pater familias, coitus tragicus...pag.115), a sottoporre suo figlio Bertrand ad una lobotomia, perché scoperto ad avere una relazione con un uomo molto più grande di lui, pur di mantenere la granitica unità di una famiglia invece in dissoluzione.

Il quarantesimo compleanno di Bertrand, alcune decadi dopo l'intervento, sarà "rivissuto" dai fratelli, l'uno distante dagli altri nel proprio sociale, in modo soffocante e claustrofobico, come se la spregiudicatezza e brillantezza intellettuale del giovane prima del "fatto" e il successivo e conseguente stato semi-vegetativo, fossero una sorta di veleno nell'aria che si respira a tratti, per lungo tempo e che porta se non alla morte, ad una condizione crescente di insofferenza e malattia.

Sebastien, marinaio e capo della squadra di assistenza di una petroliera , Claire, l'unica donna tra i fratelli, vedova di Gerard e con tre figli sulle spalle e Luc, direttore generale di una filiale di una Società francese di informatica, pur lontani geograficamente (l'unico momento corale del libro sarà una visita ad un giardino zoologico – ecco il titolo dell'opera – coi quattro "prede" di un'armonia quasi innaturale e contagiosa, alcuni anni prima del fattaccio), quasi telepaticamente vivono uno stato di sottrazione: Bertrand, ormai uomo, che vive nella casa di campagna di Moncrabeau, assistito da una famiglia amica d'infanzia, in uno stato che assomiglia a quello di un animale appena senziente, nella sua dolorosa assenza ha depredato parte delle loro coscienze. Così diminuite reclamano un'impossibile ricompattezza.

E' evidente quanto Il giardino zoologico ricordi I Buddenbrook di Thomas Mann. Pur se quest'ultimo affresco raccontava ben quattro generazioni, le similitudini si riscontrano sia nella figura del pater famiglia, Thomas, diviso tra principi antitetici, tradizioni borghesi e tendenze antiborghesi e privo di razionalità e aplomb, tanto da portarlo a detestare suo fratello Christian, artista ma, nella mente dell'uomo, anche decadente e in qualche modo "malato", o addirittura il parallelismo tra Bertrand e Hanno, l'ultimo figlio di Thomas, chiuso nel suo doloroso attaccamento alla musica.

E il disfacimento della struttura famiglia, pur se in periodi del tutto diversi, risulta nei due romanzi considerati un tratto comune e ben distinguibile.

Ma una considerazione che in qualche modo restituisce originalità e grandezza al romanzo di Yves Navarre è che Il giardino zoologico è in realtà una sorta di autobiografia con i dovuti aggiustamenti di finzione. Durante la sua adolescenza, il giovane Yves subisce sia il bullismo dei suoi compagni di scuola che i tentativi di suo padre di "salvarlo" dal suo orientamento sessuale, preoccupato che la notizia di un figlio omosessuale possa avere ricadute negative sulla sua carriera politica. Tali tentativi lo porteranno fino a voler far operare suo figlio di lobotomia, decisione fortunatamente contrasta da altri membri della famiglia.

Con questo romanzo lo scrittore di Condom vinse nel 1980 il Premio Goncourt. Meritato, perché la sua fine ed incisiva scrittura non disgiunta da un'ossatura che può sembrare alta ed intellettuale, ma invece perfettamente allineata alla necessità narrativa, conclude uno spaccato affascinante e terribilmente angoscioso.

E rappresenta anche una bellissima storia d'amore tra un uomo ed un ragazzo. Non mi piace che lei mi dica che ha il doppio della mia età. Non si dovrà abbassare per baciarmi e io non dovrò mettermi sulla punta dei piedi per restituirLe il suo bacio. (Pag.237).



Yves Navarre

Il giardino zoologico

Edizioni del Cardo







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