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Adriano Angelini Sut

L'Italia avrebbe bisogno di un nuovo Pasolini.

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Le immagini che i ragazzi del partito radicale hanno messo in rete, un video postato su You Tube che ha fatto il giro del web, dove si vede Marco Pannella col suo codino da sciamano aggirarsi con protervia in mezzo agli indignados che sabato 15 ottobre hanno provato a manifestare contro qualcosa (contro cosa si manifestava, qualcuno sa dirmelo esattamente?), sono antropologicamente spiazzanti. Va da sé che le reazioni scomposte degli incazzados, qualcuno che addirittura ha sputato addosso al vecchio leader politico italiano, sono esecrabili. Mettono i brividi in effetti. Ma attenti, non fatevi ingannare dalla vocazione martirio-logica del nostro radicale (sono anni che si dibatte fra riti iniziatici di bevute di urine in Tv e scioperi ghandiani). L'Italia sotto il Nuovo Ordine Mondiale delle logge d'Occidente con rimandi alla triade Iside Osiride Horus e di quelle d'Oriente che almeno hanno la compiacenza di non abolire il Tao, fa paura più degli altri Paesi incazzati. Per il suo livello d'esasperazione, d'intolleranza, di frustrazione. E questa Italia, orfana di tutto ciò che l'aveva resa unica, o quasi, nel mondo, cioè la bellezza, oggi avrebbe quanto mai bisogno di figure che possano porre rimedio ai suoi sintomi di esasperazione. Avrebbe bisogno, appunto, di un nuovo Pier Paolo Pasolini. Di qualcuno, cioè, che non temeva di fare una disamina profetica dell'esistente partendo dagli aspetti estetico comportamentali per finire a quelli del subconscio più profondi. Questa Italia che s'incazza come una bestia e, nella sua componente familista, sputa addosso al leader radicale accusato di tradimento nei confronti dei valori del "bene" (quelli di sinistra) e nella sua componente filiale si veste con felpe, sciarpe e cappucci per spaccare il piccolo mondo antico delle vetrine e dei cassonetti e delle automobili (e delle madonne), è un paese agonizzante di bellezza. E di analisi estetica.

Non c'è nessuna bellezza estetica infatti a nessun livello. Da chi la governa e chi la ripulisce, l'Italia è un immondezzaio. Un artefatto riciclato. Che, non essendo originale, sa di essere un falso e, come tutte le cose false (e corrotte/marce), sprigionano putredine. Dal suo premier e il suo aspetto estetico da mozzo che si veste a festa per accompagnare l'Ammiraglio al castello dei nobili, fino ai suoi paggi e ai figli dei paggi e agli imitatori, passando per i contestatori dei figli dei paggi e poi dei paggi e poi del mozzo che aspira al castello dei nobili, è tutto un "bruttume", un antiestetismo. La forma, si sa, è sostanza. Altrimenti la Creazione non avrebbe dato una forma alle cose. E, la sostanza, è anche la forma delle cose. L'Italia del 2011, quella in mano alle logge di cui sopra, è una terra desolata di disperazione estetica. Per distruggere un essere umano, privalo della bellezza. Per abbrutirlo, privalo del bello; l'ossimoro aggettivale non è un caso. Privati del bello e abbrutiti, il gioco è quasi fatto. La schiavitù materiale in cui ci troviamo prende le mosse dal mentale, non il contrario. Se non si arriva a fine mese è sicuramente perché le logge di cui sopra che controllano le Bance Centrali che controllano i flussi di denaro hanno chiuso i rubinetti per chissà quale misterico obiettivo evolutivo, ma è anche perché gli stessi che hanno in mano il potere hanno perso (volutamente o meno) il senso del bello. E a cascata, tutti giù per terra fino all'ultimo diseredato che affoga nella bruttezza. I brutti, si sa, si sentono inferiori, e di conseguenza deboli, ma il debole, per proteggersi, si accende di ferocia. Chissà se il nuovo gioco misterico del Millennium sarà quello di farci scannare gli uni con gli altri e loro a guardare e applaudire questi bruti immiseriti ed esasperati?

Voi direte, che fare?

Di certo, non quello che si è visto sabato 15 ottobre. A cosa serve?

Sabato 15 ottobre quattro figli di professionisti ben tutelati da avvocatesse in tailleur si sono divertiti coi soldi di qualche magnate di origini greco americane a fare baldoria; i miliardari del mondo si fanno la guerra, i pupazzi immiseriti e abbrutiti eseguono. Guardateli i miliardari che governano il mondo. Vi sembrano umani? Guardateli bene sui giornali, scrutate i loro volti, cercate qualche foto, informatevi su chi sono le famiglie dai nomi altisonanti che nell'oscurità tramano per spartirsi il globo. Una volta guardati bene, vi accorgerete che in loro non c'è alcuna bellezza. Le loro mani, i loro occhi, le loro fattezze; sono viscidi, scivolosi, unti. Nutrono una sola emozione: la volontà di grandeur. Un egocentrismo smisurato. Come quello del premier, dei magnati dell'economia, dei leader della "sinistra rivoluzionaria", come quello di Marco Pannella nella sua vocazione martirio-illogica di sabato.

E se in loro non c'è alcuna bellezza, se hanno gli strumenti (prima di tutto mentali) per potercela sottrarre, come si crede di poter vincere. Abbrutiti e immiseriti, rispecchieremo ciò che ci viene proiettato addosso.

A volte, mi viene da pensare che abbiano solo bisogno di un pubblico per essere seguiti, adulati, riveriti. Se iniziassimo a ignorarli? A non partecipare più a nessuna manifestazione? A disinteressarci delle loro elezioni, dei loro telegiornali, delle loro prebende? Per vincere servono due cose: la riacquisizione del senso del bello, del nostro bello (se ci sentiamo belli, ci sentiremo pure forti e invece la mise dei manifestanti, e le loro espressioni e i loro gesti sono orrendi, immiseriti e sterili come quelli del potere che vogliono combattere). Poi serve la consapevolezza che se siamo belli siamo anche forti; e se siamo forti riusciremo pure a mettere insieme un esercito potente per togliere di mezzo, materialmente, questi signori. Se uno non ce l'ha, a che serve spaccare una vetrina?

Un pensiero finale agli agenti che hanno tentato inutilmente di impedire lo sfascio di Roma. Il discorso vale anche o soprattutto per loro. La bellezza e la forza creano l'azione. Loro continuano a essere figli di povera gente senza avvocatesse in tailleur o posizioni dominanti nell'editoria. Specchi di specchi; teppisti e poliziotti. Non fatevi la guerra, guardate più su, gli occhi del dragone che osservano e incendiano di ira il mondo.





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