ATTUALITA'
Alfredo Ronci
L'occasione mancata di Roman Polanski.
Viviamo in un'epoca in cui è facile dimenticare, dove anche il grande scandalo fa presto a trovare un cantuccio dove nascondersi e sperare nell'oblio. Cattiva di più, invece, l'opera del leguleio, del giuriusta un po' manzonianamente azzeccagarbugli, che cavilla sul diritto e spesso sulla realtà.
Personalmente mi vien da farlo bene, fin dalla più tenera età, per questo immagini, opere d'arte, espressioni del pensiero e quisquiglie e pinzillacchere mi stimolano la propensione alle analisi, che spesso poi sono vere e proprie scomposizioni, per approdar alla disapprovazione.
Scendo subito nell'arena: L'uomo nell'ombra, il nuovo film di Roman Polanski, è cosa bella e buona, ma gratta la coscienza: quel che rimane dopo la visione è polvere, come il residuo della carta vetra sul legno dolce.
Per chi non sa la trama, una veloce sintesi: ispirato al romanzo di Robert Harris Ghostwriter (professione al limite dello schiavismo che induce l'estensore di una storia a sostituirsi a colui che è incapace di scrivere nella propria lingua madre, ma che spesso di questa lingua madre s'è fatto portatore di falsi valori e per questo è diventato persona di successo...), sceneggiatore tra l'altro insieme allo stesso Polanski, L'uomo nell'ombra è un thriller poliziesco in cui uno scrittore inglese (nel film Ewan Mc Gregor... uomo semplicemente da sposare) accetta di riscrivere le memorie di un ex Primo Ministro inglese Adam Lang (nel film Pierce Brosnan), dopo la morte, in un disgraziato incidente, del suo predecessore. Quando lo scrittore raggiunge l'ex premier in un'isola sulle coste orientali degli Stati Uniti esplode uno scandalo: Lang viene accusato, da un suo ex collaboratore, di attività illegali connesse a terrorismo e torture. Dopo ulteriori indagine si viene a scoprire che lo stesso ha avuto precedenti collegamenti con la Cia.
Stop... non possiamo andare oltre.
Oltre va, come si diceva, il leguleio, quel che fa sofismi e ribatte, perché ne ha donde.
Qualche lettore attento avrà subodorato che dietro la vicenda cinematografica si 'nasconde' un allaccio politico, un rileggere un'attualità appena passata (amministrazione Bush/governo Blair): e non ci vuole un genio a fiutarlo. Dice l'attore Pierce Brosnan intervistato a riguardo: Tony Blair? Ho avuto il sospetto che dovessi non dico imitarlo, ma interpretarlo. Ma Roman mi ha subito detto: dimentica Blair, sei Adam Lang. E infatti non cercate l'ex premier inglese nel mio personaggio, questo è piuttosto una visione shakespeariana del potere, drammatica ed intricata (...) Non chiedete a me di Tony Blair, dovrei rispondervi che è inevitabile che un uomo al potere per quindici anni e in un periodo così difficile, mi abbia influenzato...
Parole politically correct, ma con la solita scusa del potere visto attraverso la lente del shakespearismo, si tace dei delitti e delle pene: che anche Polanski (ancora ai domiciliari in Svizzera dopo l'accusa di reato per un rapporto con una minorenne) dimentica, o almeno pensiamo, spostando l'asse del suo film e della storia su un personaggio diverso dal primo ministro.
Si diceva nel titolo: occasione mancata. Mancata nel qualificare Blair per quello che è stato e per quello che ha prodotto e ci portiamo dietro. Tanto per dire: (e per carità, per quel che aggiungo, non tacciatemi di filo-terrorismo come fanno i pochi di spirito e LaRussa) quel che è successo ad Emergency in questi giorni è stretta figliolanza di 'quei giorni', dove la prepotenza dell'Asse (rinverdiamo nozioni storiche che valgon sempre... una messa) USA-GB (visto come i soldati inglesi han fatto fronte comune con la polizia afgana?) costruisce false prove per screditare chi s'oppone alla guerra.
Dunque si cavilla sul film che è invece operazione riuscita, molto hitchcockiana sia nell'incedere che nella scena finale, per non parlare dell'ambientazione isolana che, per carità, sarà pure sceneggiatura del Robert Harris, ma c'intravediamo una personale sofferenza claustrofobica del regista, ma il resto stride.
Stride nella non consequenzialità delle accuse: personalmente vorrei vedere Tony Blair alla gogna (metaforicamente), piuttosto che inviato (com'è tutt'ora) per la pace in Medio Oriente su mandato Onu (come assumere Dracula in un laboratorio per le analisi del sangue).
Di più: doveva essere ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa (colpa la nube islandese è rimasto a casa). A far cosa naturalmente ci si chiede? Del suo dire, ma che avrebbe detto? Per lui non vale nemmeno il motto latino: Falsum saepe vero suavius est (Spesso la menzogna è più gradevole della verità).
Personalmente mi vien da farlo bene, fin dalla più tenera età, per questo immagini, opere d'arte, espressioni del pensiero e quisquiglie e pinzillacchere mi stimolano la propensione alle analisi, che spesso poi sono vere e proprie scomposizioni, per approdar alla disapprovazione.
Scendo subito nell'arena: L'uomo nell'ombra, il nuovo film di Roman Polanski, è cosa bella e buona, ma gratta la coscienza: quel che rimane dopo la visione è polvere, come il residuo della carta vetra sul legno dolce.
Per chi non sa la trama, una veloce sintesi: ispirato al romanzo di Robert Harris Ghostwriter (professione al limite dello schiavismo che induce l'estensore di una storia a sostituirsi a colui che è incapace di scrivere nella propria lingua madre, ma che spesso di questa lingua madre s'è fatto portatore di falsi valori e per questo è diventato persona di successo...), sceneggiatore tra l'altro insieme allo stesso Polanski, L'uomo nell'ombra è un thriller poliziesco in cui uno scrittore inglese (nel film Ewan Mc Gregor... uomo semplicemente da sposare) accetta di riscrivere le memorie di un ex Primo Ministro inglese Adam Lang (nel film Pierce Brosnan), dopo la morte, in un disgraziato incidente, del suo predecessore. Quando lo scrittore raggiunge l'ex premier in un'isola sulle coste orientali degli Stati Uniti esplode uno scandalo: Lang viene accusato, da un suo ex collaboratore, di attività illegali connesse a terrorismo e torture. Dopo ulteriori indagine si viene a scoprire che lo stesso ha avuto precedenti collegamenti con la Cia.
Stop... non possiamo andare oltre.
Oltre va, come si diceva, il leguleio, quel che fa sofismi e ribatte, perché ne ha donde.
Qualche lettore attento avrà subodorato che dietro la vicenda cinematografica si 'nasconde' un allaccio politico, un rileggere un'attualità appena passata (amministrazione Bush/governo Blair): e non ci vuole un genio a fiutarlo. Dice l'attore Pierce Brosnan intervistato a riguardo: Tony Blair? Ho avuto il sospetto che dovessi non dico imitarlo, ma interpretarlo. Ma Roman mi ha subito detto: dimentica Blair, sei Adam Lang. E infatti non cercate l'ex premier inglese nel mio personaggio, questo è piuttosto una visione shakespeariana del potere, drammatica ed intricata (...) Non chiedete a me di Tony Blair, dovrei rispondervi che è inevitabile che un uomo al potere per quindici anni e in un periodo così difficile, mi abbia influenzato...
Parole politically correct, ma con la solita scusa del potere visto attraverso la lente del shakespearismo, si tace dei delitti e delle pene: che anche Polanski (ancora ai domiciliari in Svizzera dopo l'accusa di reato per un rapporto con una minorenne) dimentica, o almeno pensiamo, spostando l'asse del suo film e della storia su un personaggio diverso dal primo ministro.
Si diceva nel titolo: occasione mancata. Mancata nel qualificare Blair per quello che è stato e per quello che ha prodotto e ci portiamo dietro. Tanto per dire: (e per carità, per quel che aggiungo, non tacciatemi di filo-terrorismo come fanno i pochi di spirito e LaRussa) quel che è successo ad Emergency in questi giorni è stretta figliolanza di 'quei giorni', dove la prepotenza dell'Asse (rinverdiamo nozioni storiche che valgon sempre... una messa) USA-GB (visto come i soldati inglesi han fatto fronte comune con la polizia afgana?) costruisce false prove per screditare chi s'oppone alla guerra.
Dunque si cavilla sul film che è invece operazione riuscita, molto hitchcockiana sia nell'incedere che nella scena finale, per non parlare dell'ambientazione isolana che, per carità, sarà pure sceneggiatura del Robert Harris, ma c'intravediamo una personale sofferenza claustrofobica del regista, ma il resto stride.
Stride nella non consequenzialità delle accuse: personalmente vorrei vedere Tony Blair alla gogna (metaforicamente), piuttosto che inviato (com'è tutt'ora) per la pace in Medio Oriente su mandato Onu (come assumere Dracula in un laboratorio per le analisi del sangue).
Di più: doveva essere ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa (colpa la nube islandese è rimasto a casa). A far cosa naturalmente ci si chiede? Del suo dire, ma che avrebbe detto? Per lui non vale nemmeno il motto latino: Falsum saepe vero suavius est (Spesso la menzogna è più gradevole della verità).
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