ATTUALITA'
Eleonora Del Poggio
L'ultima speranza: Sherlock Holmes contro Berlusconi
Sherlock Holmes contro Dracula (1): beh, il titolo, se lo si volesse prendere dal lato sbagliato, potrebbe ricordare certe operazioni commerciali e pure dileggianti tipo Fracchia contro Dracula o Totò contro Maciste (a tal proposito si è sempre vociferato di un Maciste contro i comunisti, ma mai realizzato, ma rimasto desiderio mi(s)tico, un po' come il Mastorna felliniano).
Dico che lo si potrebbe prendere dal lato sbagliato, ma in realtà dietro questo progetto (tra l'altro di vecchia data, infatti il libro risale al 1978 e soltanto ora pubblicato in Italia grazie alla Gargoyle books) si nasconde la vecchia tradizione della 'riesumazione' letteraria del più grande investigatore della storia del giallo. Ci sono state a più riprese, e in decenni diversi, vari tentativi di riportalo alla luce. Lo stesso Adrian Conan Doyle, figlio di Sir Arthur, creatore appunto del personaggio, grazie anche all'abile collaborazione di un mostro del genere poliziesco come John Dickson Carr, ci ha tramandato una sorta di appendice apocrifa delle imprese dell'eroe di Baker Street. Ma altri prestigiosi nomi si sono cimentati con Holmes, basti pensare a Stephen King, già proprio lui, o al nostro adorato Stuart M.Kaminsky (tutti e due presenti nell'antologia del Supergiallo Mondadori Bentornato, Sherlock Holmes del settembre del 2000).
In Italia ci ha provato, con grande abilità e 'artigianeria' dobbiamo confessare, Enrico Solito. Di questi è sufficiente ricordare Uno studio in Holmes (la biblioteca del Vascello), dove in un racconto vi è l'incontro tra lo stesso Holmes e il suo effettivo creatore, Conan Doyle appunto, con un finale che mischia Einstein e l'era atomica.
Perché di incontri spuri il celebre investigatore ne ha fatti davvero molti: chi può dimenticare un celebre libercolo che andava in giro, sempre negli anni settanta, e che finalmente dava delle risposte al perché Holmes si drogasse? Un giovane autore Nicholas Meyer, adottando la tecnica del ritrovamento di un inedito del dottor Watson (l'autore del libro che stiamo presentando ha fatto di più, lo ha intestato direttamente a lui facendosi passare per un semplice curatore!), scriveva La soluzione sette per cento (se avete fortuna lo potete 'pescare' in una vecchia edizione della BUR). Gli inquietanti interrogativi che assillavano Holmes (ma anche i lettori), tipo come mai l'investigatore provasse una diffidenza istintiva per le donne, perché vedesse nel professor Moriarty il suo arcinemico, o perché, come si diceva prima, avesse una certa confidenza con le droghe, vengono in qualche modo 'sciolti' da una personalità che in quei tempi si affacciava al mondo con le sue nuove teorie psicanalitiche: Sigmund Freud.
Insomma il dottor Watson confessava al mondo come il suo geniale amico ricorresse al celebre medico per far luce sulle sue nevrosi.
Loren D. Estleman, anche lui studioso holmesiano, con Sherlock Holmes contro Dracula, secondo noi è andato oltre: se Meyer ha tentato la carta dell'ironia e della smitizzazione dell'eroe infallibile, questi, facendolo incontrare col Vampiro (notare la V maiuscola) per eccellenza, ha in qualche modo infranto la visione positivista che stava alla base delle avventure scritte da Conan Doyle.
Oddio, un rigurgito illuminato c'è nel libro, quando lo stesso Watson rimprovera a Holmes di credere al soprannaturale, ma è poca cosa rispetto poi al tentativo dello stesso eroe di scontrarsi alla pari con l'emblema stessa del Male (ari-notate la maiuscola).
Il romanzo comunque, come si dice a Roma, c'ha la prescia (nel senso che l'incontro tra i due avviene in tempi molto rapidi): avrebbe avuto bisogno, secondo noi, proprio per la frattura che andava a creare sul problema dell'ultraterreno (o sulla non-morte, vedete voi), di una maggiore costruzione psicologica e di tempi tecnici. Nonostante ciò la malia a cui ci aveva abituati Conan Doyle nel raccontarci le avventure di Holmes, come per incanto, si riaffaccia: non tanto per quei quadretti quasi da commedia dell'arte tra il dottore e il suo geniale amico a proposito delle intuizioni quasi prodigiose dell'investigatore, quanto nella ricomposizione maniacale delle atmosfere del celebre appartamento in Baker Street. E qui Estleman da il meglio. (Non è forse vero che il caro OdB, Oreste del Buono, alla domanda dove gli sarebbe piaciuto andare se avesse avuto a disposizione una macchina del tempo, rispondeva sempre: al 221 di Baker Street?)
Si ricordi: stiamo comunque parlando di un libro del 1978 che non ha mai smesso di vendere e che tutt'ora è reperibile nelle librerie in lingua inglese. La presente edizione italiana colma un vuoto, soprattutto un vuoto nei lettori 'holmesiani': che non è solo quello di rinverdire la tradizione del più amato ed ammirato investigatore del mondo, come si diceva all'inizio, ma anche quello di vederlo, nonostante qualche incoerenza dottrinale, alle prese con personaggi letterari altrettanto mitici.
Perché Estleman qui ha raddoppiato: visto il successo di Sherlock Holmes contro Dracula ha pensato bene di mettere di fronte il genio della deduzione logica con l'eroe stevensoniano combattuto e antesignano dell'indagine psicopatologica e del 'trasformismo. Infatti, a breve, sempre la Gargoyle Books, pubblicherà Sherlock Holmes contro il Dottor Jekyll.
Ho un'illuminazione (che potrebbe diventare anche un prezioso suggerimento per chi volesse cimentarsi con una storia di 'fughe' nel tempo): perché non scrivere un 'Sherlock Holmes contro Berlusconi'? Chissà che il celebre investigatore non riesca nell'impresa che finora non è riuscita a più di settecento magistrati italiani (secondo le stime in difetto del padrone della Fininvest)? E cioè di mettere l'attuale primo ministro al gabbio?
John H. Watson
Sherlock Holmes contro Dracula (a cura di Loren D. Estleman)
Gargoyle Books
Pag. 247 Euro13,00
Dico che lo si potrebbe prendere dal lato sbagliato, ma in realtà dietro questo progetto (tra l'altro di vecchia data, infatti il libro risale al 1978 e soltanto ora pubblicato in Italia grazie alla Gargoyle books) si nasconde la vecchia tradizione della 'riesumazione' letteraria del più grande investigatore della storia del giallo. Ci sono state a più riprese, e in decenni diversi, vari tentativi di riportalo alla luce. Lo stesso Adrian Conan Doyle, figlio di Sir Arthur, creatore appunto del personaggio, grazie anche all'abile collaborazione di un mostro del genere poliziesco come John Dickson Carr, ci ha tramandato una sorta di appendice apocrifa delle imprese dell'eroe di Baker Street. Ma altri prestigiosi nomi si sono cimentati con Holmes, basti pensare a Stephen King, già proprio lui, o al nostro adorato Stuart M.Kaminsky (tutti e due presenti nell'antologia del Supergiallo Mondadori Bentornato, Sherlock Holmes del settembre del 2000).
In Italia ci ha provato, con grande abilità e 'artigianeria' dobbiamo confessare, Enrico Solito. Di questi è sufficiente ricordare Uno studio in Holmes (la biblioteca del Vascello), dove in un racconto vi è l'incontro tra lo stesso Holmes e il suo effettivo creatore, Conan Doyle appunto, con un finale che mischia Einstein e l'era atomica.
Perché di incontri spuri il celebre investigatore ne ha fatti davvero molti: chi può dimenticare un celebre libercolo che andava in giro, sempre negli anni settanta, e che finalmente dava delle risposte al perché Holmes si drogasse? Un giovane autore Nicholas Meyer, adottando la tecnica del ritrovamento di un inedito del dottor Watson (l'autore del libro che stiamo presentando ha fatto di più, lo ha intestato direttamente a lui facendosi passare per un semplice curatore!), scriveva La soluzione sette per cento (se avete fortuna lo potete 'pescare' in una vecchia edizione della BUR). Gli inquietanti interrogativi che assillavano Holmes (ma anche i lettori), tipo come mai l'investigatore provasse una diffidenza istintiva per le donne, perché vedesse nel professor Moriarty il suo arcinemico, o perché, come si diceva prima, avesse una certa confidenza con le droghe, vengono in qualche modo 'sciolti' da una personalità che in quei tempi si affacciava al mondo con le sue nuove teorie psicanalitiche: Sigmund Freud.
Insomma il dottor Watson confessava al mondo come il suo geniale amico ricorresse al celebre medico per far luce sulle sue nevrosi.
Loren D. Estleman, anche lui studioso holmesiano, con Sherlock Holmes contro Dracula, secondo noi è andato oltre: se Meyer ha tentato la carta dell'ironia e della smitizzazione dell'eroe infallibile, questi, facendolo incontrare col Vampiro (notare la V maiuscola) per eccellenza, ha in qualche modo infranto la visione positivista che stava alla base delle avventure scritte da Conan Doyle.
Oddio, un rigurgito illuminato c'è nel libro, quando lo stesso Watson rimprovera a Holmes di credere al soprannaturale, ma è poca cosa rispetto poi al tentativo dello stesso eroe di scontrarsi alla pari con l'emblema stessa del Male (ari-notate la maiuscola).
Il romanzo comunque, come si dice a Roma, c'ha la prescia (nel senso che l'incontro tra i due avviene in tempi molto rapidi): avrebbe avuto bisogno, secondo noi, proprio per la frattura che andava a creare sul problema dell'ultraterreno (o sulla non-morte, vedete voi), di una maggiore costruzione psicologica e di tempi tecnici. Nonostante ciò la malia a cui ci aveva abituati Conan Doyle nel raccontarci le avventure di Holmes, come per incanto, si riaffaccia: non tanto per quei quadretti quasi da commedia dell'arte tra il dottore e il suo geniale amico a proposito delle intuizioni quasi prodigiose dell'investigatore, quanto nella ricomposizione maniacale delle atmosfere del celebre appartamento in Baker Street. E qui Estleman da il meglio. (Non è forse vero che il caro OdB, Oreste del Buono, alla domanda dove gli sarebbe piaciuto andare se avesse avuto a disposizione una macchina del tempo, rispondeva sempre: al 221 di Baker Street?)
Si ricordi: stiamo comunque parlando di un libro del 1978 che non ha mai smesso di vendere e che tutt'ora è reperibile nelle librerie in lingua inglese. La presente edizione italiana colma un vuoto, soprattutto un vuoto nei lettori 'holmesiani': che non è solo quello di rinverdire la tradizione del più amato ed ammirato investigatore del mondo, come si diceva all'inizio, ma anche quello di vederlo, nonostante qualche incoerenza dottrinale, alle prese con personaggi letterari altrettanto mitici.
Perché Estleman qui ha raddoppiato: visto il successo di Sherlock Holmes contro Dracula ha pensato bene di mettere di fronte il genio della deduzione logica con l'eroe stevensoniano combattuto e antesignano dell'indagine psicopatologica e del 'trasformismo. Infatti, a breve, sempre la Gargoyle Books, pubblicherà Sherlock Holmes contro il Dottor Jekyll.
Ho un'illuminazione (che potrebbe diventare anche un prezioso suggerimento per chi volesse cimentarsi con una storia di 'fughe' nel tempo): perché non scrivere un 'Sherlock Holmes contro Berlusconi'? Chissà che il celebre investigatore non riesca nell'impresa che finora non è riuscita a più di settecento magistrati italiani (secondo le stime in difetto del padrone della Fininvest)? E cioè di mettere l'attuale primo ministro al gabbio?
John H. Watson
Sherlock Holmes contro Dracula (a cura di Loren D. Estleman)
Gargoyle Books
Pag. 247 Euro13,00
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