ATTUALITA'
Giovanna Repetto
L'uomo che sussurrava alle rane.
Avevamo conosciuto Morelli come autore di una storia molto adulta, che aveva per protagonista un reduce della Legione Straniera (Onore e morte, Emil, già recensito sul Paradiso). Ora ha voluto sorprendere con una fiaba, dove le rane parlano fra loro in un linguaggio umano, manifestando umanissimi sentimenti (Tutte le rane sparirono d'incanto e..., Edizioni Studio 12). Non è però una storiella divertente per far sorridere i bambini, visto che si parla di vivisezione. E parlarne dal punto di vista delle rane, che è un punto di vista in genere davvero poco considerato, mette i brividi. Il libro non nasce oggi. Il manoscritto, nella sua prima stesura, ha già meritato il premio narrativa Studio 12 nel 1997. Così la racconta Morelli nel suo modo energico e asciutto: Il concorso del '97 prevedeva 50 cartelle e me ne vennero 50.Cercai un distico di apertura che fosse in tinta e tra vari libri ad altezza di sguardo si fece notare Lorca, aprii una pagina a caso e lessi "Canta,ranita". Ero sicuro di vincere e vinsi.
La passione per la poesia, di cui è indizio la scelta dei versi e anche una certa musicalità cercata nel ritmare i dialoghi e le filastrocche delle rane, è testimoniata dalla sua attività di coordinamento del Centro Culturale Giorgio Caproni a Livorno. Gli ho chiesto come sia nata, invece, la passione per le rane.
Abito a Livorno,vicino al mare, nel parco di una villa storica appartenuta a Clelia Garibaldi ed ho un grande giardino recintato con un pozzo. L'incontro con le rane - rana esculenta - fu casuale. Avevo acquistato alcune decine di piante estive da bordura. Arrivato a casa e depositate le cassette sul prato saltò fuori un gruppetto di rane che subito si precipitarono in una piccola vasca contenente ninfee e pesci rossi e si adattarono all'istante. L'idea di tenerle non mi dispiacque per la loro indiscussa utilità e per l'anno successivo scavai un laghetto lungo otto metri, profondo uno e largo due, con un angolo coperto per ottenere acqua più fresca. Con la terra estratta e pietre calcaree formai una cascata alimentata da una pompa sommersa. Trapiantai diversi gruppi di papiro tutt'attorno per ricreare il loro habitat naturale.
Insomma, prima un caso e poi una scelta. E pare che dia delle soddisfazioni. Nel raccontare Morelli si fa prendere dall'entusiasmo, come se descrivesse la scoperta di un nuovo mondo.
Vedere i cordoni di sferette chiare, i primi girini crescere, perdere la coda, sviluppare gli arti ed uscire dal laghetto con le dimensioni di moschine fu commovente come ogni nascita.
I rospi - il comune Bufo bufo - li misi io volontariamente. Li notai semi nascosti nelle foglie sul fondo di una fontana abbandonata da anni nella villa di un mio amico. Forse vi erano caduti durante una caccia, ma non riuscivano a uscire data la verticalità delle pareti in cemento. Erano tre maschi ed una femmina bionda e robusta lunga quanto un palmo. Li tirai fuori a mani nude e non fecero resistenza se non qualche sgambettio. Notare che i maschi hanno le anteriori molto robuste più delle femmine per tenere ferma in una solida presa la prescelta durante l'atto riproduttivo. I rospi sono grandi divoratori di lumache e limacce oltre ad una copiosa varietà di insetti. Sono pazienti - cacciano di notte all'agguato - hanno molta memoria e sono abitudinari e territoriali. Ho visto affrontarsi due maschi per una posizione redditizia. Si alzarono in piedi avvinghiandosi in un vero incontro di lotta greco-romana. Uno fu schienato e mogio mogio si allontanò. L'altro non infierì sul perdente, come fanno spesso certi esseri per niente umani. Eppure, in casi estremi, tutti i rospi divengono cannibali.
A quanto pare poi questi animali non sono privi di utilità. Morelli racconta di aver prestato due esemplari ad un amico che aveva la cantina invasa dalle blatte e non voleva usare insetticidi, e assicura che il successo fu veloce e assoluto. Gli ho domandato se i vicini abbiano mai fatto rimostranze e mi assicura di no.
Qualcuno arrivò a dire di apprezzare il gracidio notturno :" sembra di essere in campagna " dissero. Di giorno, in primavera, i richiami sessuali hanno sfumature diverse e sono pressoché continui e forti.
Per quanto riguarda il tema della vivisezione, nel parlarne Morelli s'incupisce, e racconta che di recente una casa farmaceutica toscana ha importato migliaia di rospi dal Brasile per certe ricerche. Ricorda poi che i test di gravidanza in voga fino al 70 si dovevano a una rana, Xenopus levis. Attraverso il suo libro ha voluto offrire un contributo personale in difesa degli animali.
Confermo che dal suo libro si percepisce la conoscenza diretta degli anfibi. Per quanto li abbia resi pensanti e parlanti, emanano la loro specifica animalità.
Cro era incappata in una foglia di ninfea con al centro una sorta di strappo: si immerse e fece riaffiorare la testa proprio in quell'apertura. Era un osservatorio comodo, sicuro, che permetteva di stare a mollo e di cacciare senza fatica. Ogni tanto roteava gli occhi per mettere a fuoco ogni angolo della vasca. Si sentiva tranquilla, ben protetta e con tutto il suo mondo a portata di mano. Benché sazia non poté fare a meno di catturare una farfallina azzurra che le si era posata proprio sulle narici. Uno scatto di lingua neppure troppo veloce. Era un incanto.
Confesso che in genere non amo i libri (parlo di quelli per gli adulti) in cui gli animali pensano e parlano in modo antropomorfico. La prima reazione è quella di rifiutarli come una forzatura. Ma poi mi dico: che vogliamo fare di Esopo, di Fedro, di La Fontaine? Mi rispondo che quelle sono favole morali dove gli animali hanno un ruolo metaforico. Lo stesso ruolo hanno nel libro di Orwell. Ma se parliamo di Kipling, la cosa è già più sfumata, c'è più animalità, puoi sentire i suoni e gli odori della jungla. Poi si arriva al miracoloso equilibrio del libro di Zaniewskj, Memorie di un ratto (Longanesi, 1994), che ritengo un capolavoro assoluto del genere. E ci sono anche cose garbate e gradevoli come Firmino (di Sam Savage, Einaudi, 2008), che si lascia leggere con piacere. Insomma, devo ammettere che nella letteratura l'animale antropomorfo (che può essere tale in una gamma infinita di gradualità) ha una sua dignità e una sua storia. E dunque il breve romanzo di Morelli si situa dignitosamente in buona compagnia. E lo fa con un tocco poetico.
Questo vulcanico livornese, che non finisce mai di stupire, ha già parlato di rane in un libro di tutt'altro genere, una specie di antologia di pseudobiblia (Manuali inusitati rari introvabili ed inediti, premio Firenze Libri 1988) in cui fra l'altro trattava di pesca del "leptocefalo brevirostro", di piste per corse di lumache giganti del paleolitico, e di "allevamento redditizio della tarma da lana"!
Gli chiedo come ha cominciato a scrivere, e si lascia andare a uno sfogo appassionato.
Istinto d'uomo è comunicare. Scrivere è creare un cosmo di parole e la libertà di chi vi si dedica è, e deve essere, assoluta. Rimane saldo un solo principio: sincerità. La coerenza nel tempo può anche vacillare e l'autore intraprendere percorsi diversi e contraddittori, ma la sincerità deve permanere .Non ci sono limiti di contenuti e stile perché quello che conta sono i risultati. Certi critici vorrebbero imporre argomenti tesi a descrivere l'attualità. Roba da giornalisti, di quelli veri. Carlo Fruttero , su "Tuttolibri" di pochi anni fa suggerì a chi volesse dedicarsi alla creazione letteraria il percorso che io ho iniziato nel 1986. Manuali, articoli, parodie, racconti, testi teatrali di parola, una sottospecie di sceneggiatura , romanzo.
Nel 1988, dopo aver esaminato molti quotidiani , scoprii su "La Stampa" due inserti: "Tutto come" "Tutto dove". Spedii il primo articolo di pesca sportiva in mare- avevo già pubblicato lo stesso argomento con "Gremese" e "Mursia"- e il mercoledì mi giunse una telefonata dal caporedattore di "Tutto come". Egli esordì dicendo. "Mi piace il suo stile" ed io pensai ad uno scherzo. In realtà quelle due cartelle- pagate centomila lire ogni 27 del mese - mi costavano un pomeriggio di lavoro perché controllavo che nel mettere le parole in colonna non ci fossero involontarie rime. Si aggiunse "Tutto dove" con itinerari di pesca,completi di riferimenti pratici tipo negozi, alberghi, ristoranti e luoghi di culto per ogni evenienza. E questa collaborazione durò fino a quando fui stufo della pesca. L'orata come la giri rimane sempre la stessa. Trovai anche riviste in Francia e in Italia, pubblicai anche un bell'articolo per "Cosmopolitan".
Le parodie andarono a ruba. Interessanti riviste come "Tic""La dolce vita" e la meravigliosa "La Gola" con collaboratori tipo Bisio e Michele Serra. Riviste effimere che morirono per mancanza di pubblicità adeguata ai costi. Non fui mai pagato ma andava bene anche così.
E' difficile inquadrare Morelli. Sembra un uomo d'azione che si rassegna a scrivere come se a ciò lo chiamasse un destino. Nel suo approccio alla scrittura c'è qualcosa di rustico, generoso e diretto, qualcosa che assomiglia alla passione del dilettante e dell'autodidatta, e questo non è necessariamente un difetto. E' uno che sa scrivere, e nello scrivere sa coinvolgere. E non è poco.
La passione per la poesia, di cui è indizio la scelta dei versi e anche una certa musicalità cercata nel ritmare i dialoghi e le filastrocche delle rane, è testimoniata dalla sua attività di coordinamento del Centro Culturale Giorgio Caproni a Livorno. Gli ho chiesto come sia nata, invece, la passione per le rane.
Abito a Livorno,vicino al mare, nel parco di una villa storica appartenuta a Clelia Garibaldi ed ho un grande giardino recintato con un pozzo. L'incontro con le rane - rana esculenta - fu casuale. Avevo acquistato alcune decine di piante estive da bordura. Arrivato a casa e depositate le cassette sul prato saltò fuori un gruppetto di rane che subito si precipitarono in una piccola vasca contenente ninfee e pesci rossi e si adattarono all'istante. L'idea di tenerle non mi dispiacque per la loro indiscussa utilità e per l'anno successivo scavai un laghetto lungo otto metri, profondo uno e largo due, con un angolo coperto per ottenere acqua più fresca. Con la terra estratta e pietre calcaree formai una cascata alimentata da una pompa sommersa. Trapiantai diversi gruppi di papiro tutt'attorno per ricreare il loro habitat naturale.
Insomma, prima un caso e poi una scelta. E pare che dia delle soddisfazioni. Nel raccontare Morelli si fa prendere dall'entusiasmo, come se descrivesse la scoperta di un nuovo mondo.
Vedere i cordoni di sferette chiare, i primi girini crescere, perdere la coda, sviluppare gli arti ed uscire dal laghetto con le dimensioni di moschine fu commovente come ogni nascita.
I rospi - il comune Bufo bufo - li misi io volontariamente. Li notai semi nascosti nelle foglie sul fondo di una fontana abbandonata da anni nella villa di un mio amico. Forse vi erano caduti durante una caccia, ma non riuscivano a uscire data la verticalità delle pareti in cemento. Erano tre maschi ed una femmina bionda e robusta lunga quanto un palmo. Li tirai fuori a mani nude e non fecero resistenza se non qualche sgambettio. Notare che i maschi hanno le anteriori molto robuste più delle femmine per tenere ferma in una solida presa la prescelta durante l'atto riproduttivo. I rospi sono grandi divoratori di lumache e limacce oltre ad una copiosa varietà di insetti. Sono pazienti - cacciano di notte all'agguato - hanno molta memoria e sono abitudinari e territoriali. Ho visto affrontarsi due maschi per una posizione redditizia. Si alzarono in piedi avvinghiandosi in un vero incontro di lotta greco-romana. Uno fu schienato e mogio mogio si allontanò. L'altro non infierì sul perdente, come fanno spesso certi esseri per niente umani. Eppure, in casi estremi, tutti i rospi divengono cannibali.
A quanto pare poi questi animali non sono privi di utilità. Morelli racconta di aver prestato due esemplari ad un amico che aveva la cantina invasa dalle blatte e non voleva usare insetticidi, e assicura che il successo fu veloce e assoluto. Gli ho domandato se i vicini abbiano mai fatto rimostranze e mi assicura di no.
Qualcuno arrivò a dire di apprezzare il gracidio notturno :" sembra di essere in campagna " dissero. Di giorno, in primavera, i richiami sessuali hanno sfumature diverse e sono pressoché continui e forti.
Per quanto riguarda il tema della vivisezione, nel parlarne Morelli s'incupisce, e racconta che di recente una casa farmaceutica toscana ha importato migliaia di rospi dal Brasile per certe ricerche. Ricorda poi che i test di gravidanza in voga fino al 70 si dovevano a una rana, Xenopus levis. Attraverso il suo libro ha voluto offrire un contributo personale in difesa degli animali.
Confermo che dal suo libro si percepisce la conoscenza diretta degli anfibi. Per quanto li abbia resi pensanti e parlanti, emanano la loro specifica animalità.
Cro era incappata in una foglia di ninfea con al centro una sorta di strappo: si immerse e fece riaffiorare la testa proprio in quell'apertura. Era un osservatorio comodo, sicuro, che permetteva di stare a mollo e di cacciare senza fatica. Ogni tanto roteava gli occhi per mettere a fuoco ogni angolo della vasca. Si sentiva tranquilla, ben protetta e con tutto il suo mondo a portata di mano. Benché sazia non poté fare a meno di catturare una farfallina azzurra che le si era posata proprio sulle narici. Uno scatto di lingua neppure troppo veloce. Era un incanto.
Confesso che in genere non amo i libri (parlo di quelli per gli adulti) in cui gli animali pensano e parlano in modo antropomorfico. La prima reazione è quella di rifiutarli come una forzatura. Ma poi mi dico: che vogliamo fare di Esopo, di Fedro, di La Fontaine? Mi rispondo che quelle sono favole morali dove gli animali hanno un ruolo metaforico. Lo stesso ruolo hanno nel libro di Orwell. Ma se parliamo di Kipling, la cosa è già più sfumata, c'è più animalità, puoi sentire i suoni e gli odori della jungla. Poi si arriva al miracoloso equilibrio del libro di Zaniewskj, Memorie di un ratto (Longanesi, 1994), che ritengo un capolavoro assoluto del genere. E ci sono anche cose garbate e gradevoli come Firmino (di Sam Savage, Einaudi, 2008), che si lascia leggere con piacere. Insomma, devo ammettere che nella letteratura l'animale antropomorfo (che può essere tale in una gamma infinita di gradualità) ha una sua dignità e una sua storia. E dunque il breve romanzo di Morelli si situa dignitosamente in buona compagnia. E lo fa con un tocco poetico.
Questo vulcanico livornese, che non finisce mai di stupire, ha già parlato di rane in un libro di tutt'altro genere, una specie di antologia di pseudobiblia (Manuali inusitati rari introvabili ed inediti, premio Firenze Libri 1988) in cui fra l'altro trattava di pesca del "leptocefalo brevirostro", di piste per corse di lumache giganti del paleolitico, e di "allevamento redditizio della tarma da lana"!
Gli chiedo come ha cominciato a scrivere, e si lascia andare a uno sfogo appassionato.
Istinto d'uomo è comunicare. Scrivere è creare un cosmo di parole e la libertà di chi vi si dedica è, e deve essere, assoluta. Rimane saldo un solo principio: sincerità. La coerenza nel tempo può anche vacillare e l'autore intraprendere percorsi diversi e contraddittori, ma la sincerità deve permanere .Non ci sono limiti di contenuti e stile perché quello che conta sono i risultati. Certi critici vorrebbero imporre argomenti tesi a descrivere l'attualità. Roba da giornalisti, di quelli veri. Carlo Fruttero , su "Tuttolibri" di pochi anni fa suggerì a chi volesse dedicarsi alla creazione letteraria il percorso che io ho iniziato nel 1986. Manuali, articoli, parodie, racconti, testi teatrali di parola, una sottospecie di sceneggiatura , romanzo.
Nel 1988, dopo aver esaminato molti quotidiani , scoprii su "La Stampa" due inserti: "Tutto come" "Tutto dove". Spedii il primo articolo di pesca sportiva in mare- avevo già pubblicato lo stesso argomento con "Gremese" e "Mursia"- e il mercoledì mi giunse una telefonata dal caporedattore di "Tutto come". Egli esordì dicendo. "Mi piace il suo stile" ed io pensai ad uno scherzo. In realtà quelle due cartelle- pagate centomila lire ogni 27 del mese - mi costavano un pomeriggio di lavoro perché controllavo che nel mettere le parole in colonna non ci fossero involontarie rime. Si aggiunse "Tutto dove" con itinerari di pesca,completi di riferimenti pratici tipo negozi, alberghi, ristoranti e luoghi di culto per ogni evenienza. E questa collaborazione durò fino a quando fui stufo della pesca. L'orata come la giri rimane sempre la stessa. Trovai anche riviste in Francia e in Italia, pubblicai anche un bell'articolo per "Cosmopolitan".
Le parodie andarono a ruba. Interessanti riviste come "Tic""La dolce vita" e la meravigliosa "La Gola" con collaboratori tipo Bisio e Michele Serra. Riviste effimere che morirono per mancanza di pubblicità adeguata ai costi. Non fui mai pagato ma andava bene anche così.
E' difficile inquadrare Morelli. Sembra un uomo d'azione che si rassegna a scrivere come se a ciò lo chiamasse un destino. Nel suo approccio alla scrittura c'è qualcosa di rustico, generoso e diretto, qualcosa che assomiglia alla passione del dilettante e dell'autodidatta, e questo non è necessariamente un difetto. E' uno che sa scrivere, e nello scrivere sa coinvolgere. E non è poco.
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