ATTUALITA'
Alfredo Ronci
La Svezia noir e la politica sporca
Nel 1924, a diciassette anni, Richard era un fanatico nazionalista e antisemita che aderì alla Lega nazionalsocialista per la libertà, uno dei primissimi gruppi nazisti svedesi. Non è affascinante che i nazisti riescano sempre a piazzare la parola libertà nella loro propaganda?
Non è affascinante sapere che non solo i nazisti impapocchiano continuamente con la parola "libertà" nella loro propaganda?
Non è affascinante sapere che la Svezia, sì, proprio ed unicamente la Svezia, sta portando elementi nuovi, innovativi e di lucido impatto politico al noir contemporaneo? E che Uomini che odiano le donne (Marsilio), sapiente noir di Stieg Larsson e di cui abbiamo citato un primo passo, ne è una prova lampante?
Di recente un'altra casa editrice, la Lindau, bontà sua, ha pubblicato un libro straordinario Autunno tedesco (1) del giornalista svedese Stig Dagerman– suicida nel 1953. Dicevo a proposito: furono molti i giornalisti che nel 1946, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, attraversarono la Germania per vedere e scrivere degli orrori che erano scaturiti dal conflitto e della miseria a cui era sottoposta la popolazione.
Attivo antinazista fin dall'adolescenza e simpatizzante del giovane movimento anarchico "Storm", Dagerman ebbe l'occasione, durante un viaggio in Germania che iniziò il 15 ottobre e terminò il 10 dicembre, di toccare con mano la tragedia di un intero popolo ridotto alla fame prima da un regime sanguinario e brutale, poi da una politica alleata irresponsabile e per nulla "di rottura".
Questo stesso popolo che, di fronte alle esigenze di una ricostruzione del sistema, si trovò "costretto" a votare per scegliere i propri rappresentanti.
Racconta nel libro: In realtà Fräulein S., come moltissimi altri compatrioti che condividono la sua opinione, ha votato secondo il metodo dell'esclusione: la CDU, il partito cristiano-democratico, è escluso perché non si è religiosi; i comunisti non vanno bene perché i russi fanno paura; il partito liberale è troppo piccolo per poter contare qualcosa; quello conservatore è troppo sconosciuto; quindi rimangono i socialdemocratici, se proprio si deve votare. E la gente vota, nonostante affermi che è indifferente chi vinca le elezioni in un Paese che rimane comunque occupato. (2).
La considerazione di Dagerman non piacque ai contemporanei (il libro uscì nel 1947), infastidì i socialdemocratici (ti credo!), fece incazzare i comunisti (idem) e procurò prurigine ai mollacchioni liberali.
Beh curiosamente, dopo più di cinquant'anni, ho ritrovato le stesse considerazioni nel bellissimo noir, di Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne.
Scrive l'autore: Non mescolare la politica in questa storia. Si tratta di soldi e fa lo stesso se sono i socialdemocratici o i conservatori a nominare i ministri. (Pag.33)
Mi pare evidente – e lungi da me un populismo che il giornalismo italiano vende a chilate – che tutto il mondo è paese. Nel primo caso avevamo la Germania post-bellica, qui abbiamo la Svezia contemporanea, ma l'arte di tapparsi il naso, come avrebbe detto Montanelli, mi sembra sport frequentato da molti. Paese, la Svezia, nel quale, guarda un po', il protagonista del libro in questione nutre tra l'altro scarsissima stima per i giornalisti economici: Secondo Mikael Blomkvist, era compito del giornalista economico studiare e smascherare gli squali della finanza che creano le crisi economiche e mandano in fumo il capitale dei piccoli risparmiatori in folli speculazioni. Riteneva che il giornalista economico dovesse controllare i dirigenti delle imprese con lo stesso zelo impietoso con cui i reporter politici sorvegliano il minimo passo falso di ministri e parlamentari. (Pag.83). E stiamo parlando della Svezia!
Qui in Italia se qualche comico (!) denuncia gli intrallazzi tra giornalismo e politica viene tacciato di essere demagogo e anti-politico.
Insomma il noir di Larsson ha un bel da lamentarsi, ma non è un mistery finanziario, ci si passi la definizione un po' azzardata, ma una storia"classica" dove addirittura si mischiano elementi del puro giallo anglosassone ad una forma inedita di virtuosismo narrativo. Perché, e mi riallaccio alla considerazione iniziale sulle innovazioni che gli scrittori svedesi stanno apportando al noir contemporaneo, in Uomini che odiano le donne, come avevo già fatto notare per un altro giallo che il "Paradiso" aveva trattato, ed esattamente Anatomia di un'indagine (3), vi è un ribaltamento prospettico della vicenda che può portare anche ad un straniamento da parte del lettore. Nel caso di quest'ultimo, le continue violazioni al canovaccio noir erano continue e spesso inusitate, nel libro di Larsson invece, pur mantenendo una linearità sulla trama principale, vi è comunque una cassure, una frattura che non depotenzia affatto però l'intera struttura.
Mikael Blomkvist, giornalista di successo della rivista "Millennium", dopo aver subito un processo per diffamazione per aver pubblicato notizie inconsistenti su un potente imprenditore, viene incaricato da un altro facoltoso finanziere di indagare sulla scomparsa della figlia avvenuta quarant'anni prima. Il Blomkvist avrà al suo fianco in questa ricerca la giovane Lisbeth, abilissima hacker e ragazza inquieta e misteriosa.
Ricorderete che avevo parlato anche di elementi del giallo "classico" in questa storia. Vero. La scomparsa di Harriet, la figlia del finanziere Vanger, avviene all'interno di un ambiente, un'isola improvvisamente separata dalla terra ferma a causa di un incidente automobilistico su un ponte che preclude il suo unico accesso, che Larsson, in una sorta di boutade alchemica (è chiaro che nel 2000 non può essere così), delinea a questo modo: Suppongo che a Harriet accadde qualcosa qui sull'isola e che il numero dei sospettati sia limitato alla schiera di persone che si trovavano qui. Una sorta di mistero della camera chiusa a chiave in formato isola? (Pag. 122).
Al di là di questa gioco pseudo-enigmistico, il romanzo di Larsson – ben 676 pagine e senza un minimo cedimento - rappresenta l'ulteriore tassello di una narrativa noir sempre al passo coi tempi e sempre più "attualizzata". Ho voluto scientemente agganciarlo a considerazioni politiche passate e ad un presente, anche italiano, pruriginoso ed infetto, proprio per accreditargli una valenza gagliarda al di là dei semplici meriti letterari e di genere. L'unico rammarico è il fatto che l'autore sia prematuramente scomparso, nonostante abbia fatto in tempo a produrre una trilogia, che si chiama "Millennium" come la rivista dove lavora il protagonista Blomkvist, di cui Marsilio, per fortuna, ha già preannunciato la pubblicazione.
Dunque per ora buona lettura e a risentirci alle prossime avventure. Come nella migliore tradizione delle storie avventurose.
(1) Stig Dagerman – Autunno tedesco – Lindau – 2007 –
(2) Ibidem. Pag.33
(3) Leif GW Persson – Anatomia di un'indagine – Marsilio - 2007
Stieg Larssom
Uomini che odiano le donne
Marsilio
Pag.676 Euro 19.50
Non è affascinante sapere che non solo i nazisti impapocchiano continuamente con la parola "libertà" nella loro propaganda?
Non è affascinante sapere che la Svezia, sì, proprio ed unicamente la Svezia, sta portando elementi nuovi, innovativi e di lucido impatto politico al noir contemporaneo? E che Uomini che odiano le donne (Marsilio), sapiente noir di Stieg Larsson e di cui abbiamo citato un primo passo, ne è una prova lampante?
Di recente un'altra casa editrice, la Lindau, bontà sua, ha pubblicato un libro straordinario Autunno tedesco (1) del giornalista svedese Stig Dagerman– suicida nel 1953. Dicevo a proposito: furono molti i giornalisti che nel 1946, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, attraversarono la Germania per vedere e scrivere degli orrori che erano scaturiti dal conflitto e della miseria a cui era sottoposta la popolazione.
Attivo antinazista fin dall'adolescenza e simpatizzante del giovane movimento anarchico "Storm", Dagerman ebbe l'occasione, durante un viaggio in Germania che iniziò il 15 ottobre e terminò il 10 dicembre, di toccare con mano la tragedia di un intero popolo ridotto alla fame prima da un regime sanguinario e brutale, poi da una politica alleata irresponsabile e per nulla "di rottura".
Questo stesso popolo che, di fronte alle esigenze di una ricostruzione del sistema, si trovò "costretto" a votare per scegliere i propri rappresentanti.
Racconta nel libro: In realtà Fräulein S., come moltissimi altri compatrioti che condividono la sua opinione, ha votato secondo il metodo dell'esclusione: la CDU, il partito cristiano-democratico, è escluso perché non si è religiosi; i comunisti non vanno bene perché i russi fanno paura; il partito liberale è troppo piccolo per poter contare qualcosa; quello conservatore è troppo sconosciuto; quindi rimangono i socialdemocratici, se proprio si deve votare. E la gente vota, nonostante affermi che è indifferente chi vinca le elezioni in un Paese che rimane comunque occupato. (2).
La considerazione di Dagerman non piacque ai contemporanei (il libro uscì nel 1947), infastidì i socialdemocratici (ti credo!), fece incazzare i comunisti (idem) e procurò prurigine ai mollacchioni liberali.
Beh curiosamente, dopo più di cinquant'anni, ho ritrovato le stesse considerazioni nel bellissimo noir, di Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne.
Scrive l'autore: Non mescolare la politica in questa storia. Si tratta di soldi e fa lo stesso se sono i socialdemocratici o i conservatori a nominare i ministri. (Pag.33)
Mi pare evidente – e lungi da me un populismo che il giornalismo italiano vende a chilate – che tutto il mondo è paese. Nel primo caso avevamo la Germania post-bellica, qui abbiamo la Svezia contemporanea, ma l'arte di tapparsi il naso, come avrebbe detto Montanelli, mi sembra sport frequentato da molti. Paese, la Svezia, nel quale, guarda un po', il protagonista del libro in questione nutre tra l'altro scarsissima stima per i giornalisti economici: Secondo Mikael Blomkvist, era compito del giornalista economico studiare e smascherare gli squali della finanza che creano le crisi economiche e mandano in fumo il capitale dei piccoli risparmiatori in folli speculazioni. Riteneva che il giornalista economico dovesse controllare i dirigenti delle imprese con lo stesso zelo impietoso con cui i reporter politici sorvegliano il minimo passo falso di ministri e parlamentari. (Pag.83). E stiamo parlando della Svezia!
Qui in Italia se qualche comico (!) denuncia gli intrallazzi tra giornalismo e politica viene tacciato di essere demagogo e anti-politico.
Insomma il noir di Larsson ha un bel da lamentarsi, ma non è un mistery finanziario, ci si passi la definizione un po' azzardata, ma una storia"classica" dove addirittura si mischiano elementi del puro giallo anglosassone ad una forma inedita di virtuosismo narrativo. Perché, e mi riallaccio alla considerazione iniziale sulle innovazioni che gli scrittori svedesi stanno apportando al noir contemporaneo, in Uomini che odiano le donne, come avevo già fatto notare per un altro giallo che il "Paradiso" aveva trattato, ed esattamente Anatomia di un'indagine (3), vi è un ribaltamento prospettico della vicenda che può portare anche ad un straniamento da parte del lettore. Nel caso di quest'ultimo, le continue violazioni al canovaccio noir erano continue e spesso inusitate, nel libro di Larsson invece, pur mantenendo una linearità sulla trama principale, vi è comunque una cassure, una frattura che non depotenzia affatto però l'intera struttura.
Mikael Blomkvist, giornalista di successo della rivista "Millennium", dopo aver subito un processo per diffamazione per aver pubblicato notizie inconsistenti su un potente imprenditore, viene incaricato da un altro facoltoso finanziere di indagare sulla scomparsa della figlia avvenuta quarant'anni prima. Il Blomkvist avrà al suo fianco in questa ricerca la giovane Lisbeth, abilissima hacker e ragazza inquieta e misteriosa.
Ricorderete che avevo parlato anche di elementi del giallo "classico" in questa storia. Vero. La scomparsa di Harriet, la figlia del finanziere Vanger, avviene all'interno di un ambiente, un'isola improvvisamente separata dalla terra ferma a causa di un incidente automobilistico su un ponte che preclude il suo unico accesso, che Larsson, in una sorta di boutade alchemica (è chiaro che nel 2000 non può essere così), delinea a questo modo: Suppongo che a Harriet accadde qualcosa qui sull'isola e che il numero dei sospettati sia limitato alla schiera di persone che si trovavano qui. Una sorta di mistero della camera chiusa a chiave in formato isola? (Pag. 122).
Al di là di questa gioco pseudo-enigmistico, il romanzo di Larsson – ben 676 pagine e senza un minimo cedimento - rappresenta l'ulteriore tassello di una narrativa noir sempre al passo coi tempi e sempre più "attualizzata". Ho voluto scientemente agganciarlo a considerazioni politiche passate e ad un presente, anche italiano, pruriginoso ed infetto, proprio per accreditargli una valenza gagliarda al di là dei semplici meriti letterari e di genere. L'unico rammarico è il fatto che l'autore sia prematuramente scomparso, nonostante abbia fatto in tempo a produrre una trilogia, che si chiama "Millennium" come la rivista dove lavora il protagonista Blomkvist, di cui Marsilio, per fortuna, ha già preannunciato la pubblicazione.
Dunque per ora buona lettura e a risentirci alle prossime avventure. Come nella migliore tradizione delle storie avventurose.
(1) Stig Dagerman – Autunno tedesco – Lindau – 2007 –
(2) Ibidem. Pag.33
(3) Leif GW Persson – Anatomia di un'indagine – Marsilio - 2007
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