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ATTUALITA'

Alfredo Ronci

La lingua combatte dove il vuoto duole.(1)

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Scriveva Boris Vian: Mais je me sens bien vieux/ je me sens bien sérieux/ je me sens consciencieux/ je me sens paressieux (Ma mi sento molto vecchio/ mi sento molto serio/ mi sento molto coscienzioso/ mi sento pigro). (2)

Questione di percezioni, direbbero i più. Ma sono versi che s'adatterebbero bene a chi aspira alla convinzione che è la saggezza l'arma vincente di chi è avanti con gli anni, e con un pizzico di malizia, aggiungerei anche la letteratura.

Sciamano sempre più spesso per studi televisivi venerabili, venerandi e venerati della scrittura, in barba alla consuetudine commerciale delle tette e dei culi e delle minigonne filo-topa.

Un salotto in particolare predilige la gerontofilia dell'arte in genere e della penna: Che tempo che fa del sempre più rubicondo Fabio Fazio. Che non credo abbia letto l'audace Scurati che in un impeto di nichilismo intellettuale ha suggerito senza mezzi termini che la letteratura oggidì è falsa perché priva della stimmate dell'esperienza bellica.(3)

Fazio non pareggia la bestialità ma, coadiuvato dal Serra nazionale e dall'angelica Zucconi, comunque rimpalla ed ecco allora sedersi sulla poltrona a lui di fronte, una sequela interminabile di vetuste glorie della narrativa blasé: Eco, Magris, Fruttero, Rigoni Stern, Rossanda, Ingrao (pizzicato dall'attento Berselli che su l'Espresso scrive: ...Pietro Ingrao viene a presentare la sua autobiografia Volevo la luna, e con un lapsus formidabile dichiara che il Pci aveva preso aspre distanze dall'invasione dell'Ungheria (si trattava in realtà della Cecoslovacchia, più di vent'anni dopo) [somarone Berselli, perché gli anni erano dieci e non venti]: tutto il pubblico e lo stesso Fazio non obiettano nulla, neanche con un mormorio, un colpo di tosse, un'occhiata di sbieco, [e se fosse laida ignoranza?] perché in quel momento si sta celebrando l'apoteosi senescente ma non senile di un comunismo impossibile(4).

Più che la celebrazione di un comunismo impossibile, l'episodio è l'ennesima prova della esaltazione della letteratura senescente (prendo a prestito il termine) e dei suoi protagonisti che sì scherzano (Fruttero in gambissima ironizza sulla sua invidiabile "lucidità") ma che spesso e volentieri rimasticano la materia estraendo da essa quel che inevitabilmente rimane: la colza (confesso che la metafora è migliorabile).

Per carità, il "Walter Veltroni" del salottismo televisivo di sinistra ha intervistato pure l'Ammaniti (ça va sans dire, era primo in classifica!), Tommaso Labranca (beh, come non poteva invitare l'amicone di Anima Mia?), il Faletti nazional-popolare, ma la solfa ahimé è di stampo quasi ottuagenario: Pollini per la musica, Vattimo per la Filosofia, Celentano per il pop (che sarà pure rock invece che lento, ma la boa dei settanta è assai prossima).

Mi viene il sospetto (e Dandini docet) che l'intellighenzia nostrana tenti una ri-educazione degli spirti attraverso l'inevitabile confronto col classico. Che può essere classico solo se è universale, ma non può esserlo solo perché venerando.

Ma, ad essere gentili, nulla in contrario a questa deriva terza-etaista (in fondo Eco scrive romanzi ameni, recensito da colleghi sornioni, e letto da lettori coi coio...) se il contr'altare non fosse la mercificazione più assoluta della letteratura post-puberale.

XL, mensile di musica e informazione di Repubblica, dal taglio giovanilistico e candy-candy (ops, volevo dire trendy trendy) stila una classifica dei libri preferiti (il sospetto è che dietro l'elenco ci sia l'ectoplasma La Porta ) del 2006 (5). Diamogli un'occhiata: se si esclude il Saviano di Gomorra, per un sacrosanto rispetto che portiamo per chi ha il coraggio della denuncia e l'Albinati /Timi di Tuttalpiù muoio il resto è un carosello mortificante della scrittura "sclerata" imparentata col fumetto (I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman) col cabaret (La ballata delle prugne secche di Pulsatilla) e col qualunquismo mass-mediologico (Regno a venire di James G.Ballard, autore che di primo pelo non è, assurto a seminale esegeta della contemporaneità e che accanto a romanzi anticipatori ha scritte e vere e proprie porcate). In questa lista belluinamente effervescente non poteva mancare la sponda trash-pop di Douglas Coupland (questa volta, ovvio, alle prese coi videogames – Jpod) e l'"arenile" universitario, tra coca e molestie sessuali dell'Andrea Piva di Apocalisse da camera.

Insomma, la sostanza è chiara. Abbiamo due fronti: da una parte l'attempata processione di intellettuali semi dormienti alle prese con lapsus freudiani e movenze ottuse da ultimo tango a zagarolo, dall'altra l'armata brancaleonica del nulla alle prese, e cito uno dei libri consigliati da XL, con la Teoria e pratica di ogni cosa (Marisha Pessl).

Vi è una via di mezzo alla santità? Perderei il mio decoro se tentassi di conquistare una rispettabilità poco laica. Il buon senso ci suggerisce che la letteratura non è come l'orticoltura: non si va a stagione, caso mai a gusto.

Aveva ragione Franco Fortini: La lingua combatte dove il vuoto duole. E certi vuoti fanno davvero male.



(1)da Franco Fortini – Versi scelti 1938-1989 – Einaudi, 1990

(2)Boris Vian – Non vorrei crepare – Tascabili Economici Newton – 1993

(3)Antonio Scurati – La letteratura dell'inesperienza – Tascabili Bompiani – 2006

(4)L'Espresso – "Se Fabio diventa Bruno" di Edmondo Berselli – gennaio 2007

(5)XL – Libri – pag.51 (gennaio 2007)







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