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Il Paradiso degli Orchi
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ATTUALITA'

Alfredo Ronci

Lo scrittore e le storie. Dalla crisi alla salvezza del mondo. Da Dante a Carlotto.

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Nel suo blog e all'indirizzo specifico che segue, http://luperini.palumboeditore.it:8080/luperini_site/blog/archive/2008/09/25/come-si-scrive- il professor Luperini, autore tra l'altro del bellissimo romanzo L'età estrema (edizioni Sellerio e che gli orchi hanno ampiamente trattato), riguardo lo stato di salute della nostra letteratura scriveva: Oggi i nostri romanzieri scrivono (quasi tutti) come si parla al bar. Non c'è più nessuna ricerca letteraria specifica; rarissimi sono i casi di un'attenzione alla lingua.Il rigore dello stile non interessa più a nessuno. D'altronde nessuno scrive più "per il capolavoro"; tutti (o quasi) scrivono solo per vendere. A ciò si accompagna la messa fra parentesi del mondo. Mentre la letteratura americana e quella dei paesi emergenti ci mostrano una realtà densa di contraddizioni materiali, di conflitti sociali ed interetnici, di contrasti fra le generazioni, in Italia esiste solo l'ego. Il privato domina incontrastato. Nei romanzi che vanno per la maggiore (seppure per un mese o due), che vincono i maggiori premi nazionali e di cui parlano la stampa quotidiana e la televisione, non esiste neppure la società, che si restringe tutt'al più alla famiglia mononucleare, ai fratelli e a esangui figure genitoriali.

Come dargli torto? Ma evidentemente negli intellettuali del nostro paese cova un'insofferenza verso la letteratura moderna, (meglio ancora, si avverte da parte loro l'esigenza di chiarire fin dove l'universo narrativo può spingersi) se un altro emerito studioso come Giulio Ferroni, sulle pagine del quotidiano La Stampa (1) ha voluto evidenziare alcuni aspetti 'nuovi' della prassi letteraria.

Si chiede il professore: cosa può rimanere del 'vecchio' impegno che l'engagement novecentesco ha chiesto a lungo agli intellettuali per costruire un futuro disegnato secondo modelli precostituiti? Ben poco, se l'accellerazione della storia, il progresso ed il successivo crollo delle ideologie ha portato ad ogni sorta di disgregamento sociale e quindi anche alla 'vaporizzazione' degli ideali su cui era costruito l'impianto letterario.

Ferroni tenta di salvare il salvabile (e quindi la letteratura) proponendo questo: un autentico impegno non può coincidere più con la collaborazione ad un percorso storico, ad una tendenza o ad una linea politica, ma può svolgersi solo come conoscenza e testimonianza, ricerca di verità, lotta contro la saturazione del linguaggio, attenzione a vicende che riguardano luoghi concreti, situazioni specifiche, persone reali, a conflitti che chiedono una conciliazione, un arresto dell'orrore e della violenza.

Dunque, si potrebbe suggerire, lo scrittore dovrebbe essere più reale del re, e tentare di abbracciare, nella ricerca di una verità provvisoria e parziale (addirittura 'locale' dice lo stesso Ferroni) una parte stessa del mondo nel tentativo e nella convinzione urgente della salvezza dello stesso.

Bella responsabilità spetta dunque al letterato (che lo si preferisce alla figura più stantìa dell'intellettuale): quella di confrontarsi con realtà locali ma non disdegnando l'impegno di una visione più totalizzante, ma addirittura attraverso queste realizzare la propria visione del mondo.

Il discorso di Ferroni non fa una piega, e mi pare si riallacci in modo concreto alle tesi del professor Luperini e alla sua insoddisfazione di fondo per la letteratura contemporanea. Perché, con termini diversi, i due tracciano le stesse linee che passano attraverso la riconsiderazione di un linguaggio adeguato (bella l'illuminante defnizione di Ferroni 'la saturazione del linguaggio' che pareggia la richiesta di 'rigore del linguaggio' di Luperini), e attraverso l'apertura di una nuova finestra sui fatti.

Mi chiedevo proprio questo (con termini decisamente più scadenti) mentre leggevo il nuovo romanzo di Massimo Carlotto: Perdas De Fogu (2) realizzato insieme ad un gruppo di scrittori (il cui elenco è all'interno del libro) denominato 'Mama Sabot'.

Le mie considerazioni riflettevano essenzialmente sulla dinamicità e validità del genere noir e di come il genere, in qualche modo, potesse richiamare le istanze alla cui base stanno le considerazioni di Ferroni e Luperini.

In parole povere: quando il noir è specchio della società e nello stesso tempo offre una visione del mondo, o come si diceva ancor meglio, una finestra sui fatti attraverso la disamina di realtà parziali e locali? (Ancora non si può pretendere la salvezza del genere umano). Perché spesso, e a ragione, al genere si contesta una certa inattendibilità ed una certa astrattezza per le origini che esso ha avuto. Nel corso degli anni ha subito una sua naturale evoluzione ma ancora oggi, come ci ha detto su queste stesse pagine un esperto, Luigi Bernardi, lo scrittore di polizieschi pensa a fare tornare i conti, crede – o semplicemente fa credere al lettore – che i conti possano tornare, che il male possa essere sconfitto e che la rottura provocata da un crimine possa ricomporsi.

In Perdas De Fogu non c'è questo. Il libro di Carlotto e Mama Sabot è una meticolosa ricerca (tra l'altro basata su documenti ufficiali, riportati nella finale Nota degli Autori) sugli interessi che stanno intorno al Poligono Interforze Salto di Quirra – Capo San Lorenzo – in Sardegna, che è il più vasto poligono d'Europa e sugli effetti terrificanti dell'emissioni delle nanoparticelle e le nanopatologie ad esse collegate. Dunque anche un atto di accusa, come dovrebbe essere un noir che si rispetti e da non confondere con la materia poliziesca che costituisce tutt'ora il 90% della produzione gialla.

Può tutto questo avere a che fare con i dubbi, gli allarmi, le delusioni e le considerazioni di Luperini e Ferroni? Crediamo di sì: forse nello stile di Carlotto, asciutto e quasi cronachistico, non avvertiamo la tensione che i due studiosi vorrebbero (lo si intuisce dalle loro rimostranze) nella pagina scritta. Ma preferiamo, noi, l'ansia della denuncia alla bella scrittura, signora mia!

D'altronde lo stesso Ferroni, aprendo il pezzo, citava Dante e l'incontro con l'avo Cacciaguida nel cielo di Marte: Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'è la rogna. Avessero tenuto in considerazione queste parole i magistrati che hanno valutato gli agenti del massacro del G8 a Genova, non avremmo avuto una sentenza così ripugnante.



(1)La Stampa del 25-11-2008 – Lo scrittore e la Storia eutanasia d'un amore felice.

(2)Massimo Carlotto & Mama Sabot – Perdas De Fogu – Edizioni e/o – Pag. 163, Euro 15,00







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