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Il Paradiso degli Orchi
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ATTUALITA'

Marco Lanzòl

Lo spettacolo vero

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America was not discovered,

it was detected


Oscar WILDE



Certo. Fino a prova contraria, a nessuno di noi è capitato di vivere nelle condizioni di Truman Burbank, giovane uomo il quale, sin dalla nascita, è inquadrato da milioni di telecamere nascoste nella sorta di Milano 2 ove abita, e le cui relazioni con gli altri sono inautentiche, giacché persino sua madre e i suoi amici sono attori, il cui scopo principale, più che costruirgli intorno una rete di condivisi affetti e conoscenze, è quello di reclamizzare i prodotti i più vari. La fine è nota: Truman scoprirà d'aver passato i suoi anni aquilonari in un mondo artefatto, e, novello e più fortunato Ulisse, co'remi farà ali al folle volo sinché non lascerà il mondo sanza gente, con un ultimo sberleffo.

Se però più da vicino andiamo a osservare la dinamica della vicenda, troviamo un'antica ossessione che la letteratura e la settima arte americane - in special modo - hanno messo in scena e scandagliato: e che qui battezzeremo, per ignoranza di eventuale esistente nomenclatura tecnica, agnizione distonica.

Si ha agnizione - ognun lo sa - quando un personaggio d'un romanzo proclama, rivolto al suo amico o antagonista: "Voi credevate d'essere un trovatello, in realtà siete il figlio del maresciallo Cacault e della contessa di Choucroute-a-la-merdre". L'agnizione è dunque un disvelamento; l'agnizione distonica sarà allora l'improvviso maligno decomporsi d'una situazione ritenuta positiva: i buoni all-american abitanti di Grover's corner si rivelano invasati dai baccelloni alieni, gli onesti cittadini di Suspicion Field - gratta gratta - sono chi adultero, chi assassino, chi corruttore di minori, il lindo quartiere di Mangrovia Bay è stato costruito su un cimitero indiano, dunque ospita demoniache presenze - tutti avranno riconosciuto i tipi coi quali abbiamo fin qui giocato. Paese erede d'una teocrazia, con più d'uno scheletro nell'armadio (indiani, neri, certe guerre giuste che giuste non erano), gli Stati Uniti fondano la loro psicologia di popolo sul sospetto continuo e sul continuo terrore che le cose non siano buone come sembrano. Dunque hanno bisogno d'un oggetto transizionale ("coperta di Linus") che plachi le loro angosce: in genere, questo prende le forme o d'una bibbia, o d'una pistola - l'una non esclude l'altra, ovvio. Paraclito e parabellum: misteri affascinanti e tremendi soprattutto quando moltiplicati a istituire la capillare e ramificatissima nervatura ideologica dell'informazione-intrattenimento (seconda industria del Paese, dopo quella aeronautica)(1) e il colossale esoscheletro spionistico-militare che racchiude, protettivo e segregante, l'immensa nazione.

E chiediamoci ora. Questa "agnizione distonica" che tanto affligge i nordamericani in tempo e in spirito, è un'esperienza così eccezionale e di loro esclusiva? Novellizzata nei modi suddetti o similari, è ben probabile lo sia: ma scaliamola dalla rappresentazione, includendola nel mondo medio (mediocre) talvolta degli esseri umani consistenti. Considerandoci animali politici, non è ben raro apprendere quanto la griglia delle istituzioni penetri a falsificare non solo le notizie, ma deformi la nostra interiorità attraverso tecniche che c'impediscono di cogliere il falso anche quando l'abbiamo sotto gli occhi - respingendo così l'agnizione dal mondo dei possibili al sentimento subliminale, indicibile e imprecisabile, dunque semplice e diuturna angoscia, relegata perciò nell'ambito dei fenomeni psicologici e non nella dialettica politica (se non quando su tale insicurezza procurata s'innestano pratiche di controllo molecolare).

Ma, lasciando quest'ambito orwelliano: non è mai capitato a nessuno di scoprire che l'amico, il compagno, l'amante, il consorte, il consanguineo, e su fino al genitore sia mendace, ipocrita, o appena lontano dall'idea che avevamo di loro? E, viceversa: quante volte e per quanti motivi ci siamo presentati agli altri, pure intimi, con modi obliqui? E non dico delle minute grettezze che l'umano consorzio ha appreso a tollerare, sociale vaselina che permette al treno della vita di scorrere senza intoppi: ma della falsità versipelle, del cinismo trasformista, dell'impostura programmata che regola e sostanzia le sezioni più elevate e più critiche dell'organismo sociale che si è e in cui si esiste?

Un bell'esempio di tale distonìa viene da un film poco noto, ma né malriuscito né superficiale. (2) Non starò a rifarne la trama, volendo solo ricordarne un sensato episodio: padre e figlio trascorrono una settimana al mare d'un'isola spagnola (o mediterranea?), della quale è reliquia e ricordo una meravigliosa conchiglia multicolore e lobata. Il giovanino ha della vacanza un'impressione grandiosa - di più: sente la felicità acuta e pura dell'unico momento di abbandono e di complice connivenza che abbia mai avuto col padre, che nel quotidiano è solo contento della sposa. Ma poco dopo, il ragazzo viene a sapere - e noi spettatori assieme a lui, inopinatamente sulla soglia della cucina mentre il genitore si confida - che l'impressione paterna è affatto diversa: il cibo era disgustoso, la camera orribile, e non ti dico la fatica per far divertire lui... e qui l'uomo s'interrompe, notando la presenza di lui, del figlio, sulla porta.

Ecco: amici che scoprono la vacuità del proprio rapporto, che sembrava solidissimo fino a ieri; coppie il cui volto magnifico si sgretola tratto per tratto; parenti che si credevano benvoluti e benvisti, e si ritrovano macchiette; figli beneamati, tiepidi dell'amore parentale come corpi avvolti dalle acque amniotiche, che si scoprono fibromi salvati per caso, sopportati infanti e adolescenti, ingannati sin da adulti - finché la magica lanterna non fa scoppiare del suo calore le lastre, e la bianca luminanza fragrante non si rivela essere vapore di sego. Tutto questo è parte integra del nostro essere, sicché non vi badiamo più, escludendola dal nostro "inscape", o panorama interno: salvo riconoscerla quando ci si presenta irresistibile. Ma ancora allora, cerchiamo scampo nei meccanismi più ordinari della dritteria.

Tutto quel che è esperienza autentica, sicché, può essere temuto o tenuto menzognero: inquietudine che infine potrebbe essere un riflesso del rapporto dell'uomo con le parole. Il bestione vichiano, resosi conto che l'oggetto poteva venir surrogato (parodizzato) dalla parola "sasso" in tutto, tranne che nella propria corporeità del sércio, avrà avuto un moto di sgomento: e il primevo poeta, accorgendosi che il linguaggio afferma una prossimità col mondo - ne dice "fiore" e "cuore"- e assieme può costruirne una distanza - la rima "fiore-cuore" esiste solo nel linguaggio - e può istituire una realtà umana nuova - "fiore" e "cuore" saranno pensabili in una relazione, quanto "causa" ed "effetto"-, non meno verrà a spaurìrsi.

Da che, la letteratura (avendo a che fare direttamente con le parole) e l'arte in genere, si configurano come il campo di questo (s)velamento: essendo il linguaggio il modo per dire sì, ma anche no, il sistema per creare la falsificazione che rivela, l'onda-particella del principe De Broglie, la tautomeria, allora il suo uso, la sua "messa in prova" (magari "su strada"), altro non è che l'esperimento antidotale che rende avvertito il Lettore della capacità allucinatoria delle parole - e perciò stesso, la diluisce.

Ecco allora che spettacoli quali il film di Carrey, che si pongono come illustrazione metalinguistica delle capacità e delle trappole del linguaggio, rilanciano quella consapevolezza che altrove si cerca di sopire. E creano tuttavia il dubbio: divulgata, questa scienza non è pure emasculata? Ossia: più si sa, più quel che si sa è svalutato, inutile?

Cioè: la storia, non può essere che storia borghese?

Forse: finché la lingua non sarà che lingua borghese.



1) "sotto il capitolo cinema si cela la seconda voce delle esportazioni industriali degli Stati Uniti. Un affare di 5.480 miliardi di dollari del 1992, una cifra di poco inferiore solo alle esportazioni del settore aeronautico". Da l'Espresso del ventiquattro ottobre 1993;

2) Second best - un padre in prestito. Regia di Chris Menges. Con John Hurt, William Hurt, Jane Harrocks, Chris Clearly Miles. Dramm., col., 106 min. Produzione GB, 1994.





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