ATTUALITA'
Alfredo Ronci
Natale con i tuoi coming out con chi vuoi
TESI.
Si pensi subito a Ragazzi che amano ragazzi del buon Paterlini, che nel campo della sociologia ha avuto lo stesso valore che Specchio segreto ebbe per la Tv (mi si consenta l'azzardo, da vecchio telespettatore pantofolaio). Aprì una breccia: l'omosessualità giovanile come mai era stata raccontata. In seguito tutto fu più facile – ma la facilità della chiacchiera e del superfluo che mai può eguagliare quella della realtà, ancora difficile e per certi versi drammatica – e se oggi siamo arrivati alla possibilità di un disegno di legge sulle coppie di fatto che coinvolge anche gli omosessuali,lo dobbiamo a siffatte carte, a siffatte anteprime.
E adesso chi lo dice a mamma? di Flavio Mazzini, già autore di Quanti padri di famiglia (sulla vita e le peripezie di un prostituto intelligente) aggiunge uno strato diversificandosi: dove il primo insisteva sulla vita e sulle esperienze, qui si argomenta sulla rivelazione, nemmeno fosse biblica, dei protagonisti, scopertisi in vari modi omo.
Sì, si dice coming out (o fare outing?): espressione, ovvio, non di lingua nostra, ma già di segno vivace e comune ai più (ai più di noi, perché gli etero sono ancora sulla via del gergale, del militaresco o al massimo del punto interrogativo di fronte alla formula).
E sono rivelazioni che appassionano e a volte commuovono e sono testimonianza, tuttavia, della durezza dei tempi: le madri si sa, stanno meglio, col loro sentir di cuore, anticipatrici financo degli eventi. I padri sono come scorie azotate (le ricordate nella pubblicità?) spesso inutili se non dannosi: A un padre, invece, l'idea di avere un figlio gay (o peggio, trans) fa sorgere immagini morbose di altri uomini che lo inculano. E' una mascolinità idiota che si sente ferita (pag.60).
La resistenza è appunto mascolina con le chincaglierie di regime che fanno pendant: si salva solo qualche maschio cinico ammantato di filosofica saggezza: Adesso però ti devi laureare, perché altrimenti rimarrai sempre un frocio, invece da laureato sarai comunque prima un dottore (pag.128).
Commuove ancor di più la percezione del sacro che nell'(u)omo si vuole spesso congenita. Qui però si rischia lo scontro, ed è uno scontro da '48 risorgimentale: Dai lacci sciogliemmo l'avvinto pensiero ch'or libero spazia nei campi del vero; Non c'è religione che accolga il diverso,non questa almeno che vive tutt'ora di pontificali condanne e di inumane sanzioni. Eppure la si cerca dentro, con intelligenza e onestà intellettuale: La scoperta di Dio è giunta passando attraverso tante forme, tanti studi diversi. Era una mia esigenza e sono contento di essere arrivato alle conclusioni a cui sono arrivato, di essermi fatto una mia personale idea di Dio, della quale non parlo con nessuno e non cerco di convincere nessuno perché, per condividerla, bisognerebbe fare il mio stesso percorso. Posso solo dire che credo non ci sia alcuna condanna dell'omosessualità. Se l'Uomo prova sentimenti tanto profondi non posso pensare che Dio gli abbia concesso un dono così grande per poi castigarlo (pag.88). Questa teo(e)gonia ad hoc, peraltro straziante ed austera nello stesso tempo trova però poche applicazioni: si preferisce, e come dar torto, una rivalsa di psicanalisi spiccia, ma non per questo meno accattivante ed ecumenica: La Chiesa spesso commette errori, specialmente le alte sfere quando pensano di potersi sostituire a Dio. Se mettono in discussione gli omosessuali, ad esempio, è perché loro stessi non sono sicuri della propria scelta. Se una persona è libera e convinta di quel che fa difficilmente sente di dover controllare e giudicare gli altri ma si limita a rispettarne le scelte e ad aiutarli se ne hanno bisogno(pag.157).
Si evince in questi ritratti (peraltro anonimi, e la dice lunga sul clima nel paese) una difficoltà di integrazione al di là degli stessi steccati: è segno di giogo secolare che nemmeno le parate orgogliose hanno scalfito. Si vorrebbe scuotere gli ometti (la preferenza anagrafica è per la fascia 25/40 anni, peccato manchi la controrisposta, perché la vecchia generazione gaya, quella degli anta dopo l'anta, diversificherebbe, forse, tra coming out e vero e proprio anelito di sopravvivenza).
Davvero peccato: il libro, peraltro gustoso, con un finale (come divenni frocio) schioppettante e bello di lettere offre situazioni comiche (e mi sembra sacrosanto) e spunti esilaranti.
De crebritate: Ero innamorato di lui? Credo di sì: quando lo incontravo per caso capivo di amarlo, però quando ci perdevamo non mi mancava. Adesso non so se la nostra storia è finita. Sto aspettando di incontrarlo di nuovo per capire se ne sono ancora innamorato (pag.113). De femina: All'epoca non c'erano i cellulari ma esisteva già il telefono e io avrei potuto abusarne, per cui lei fu irremovibile e dovetti accettare anche questa condizione. Non amandola e non desiderandola fisicamente, feci il sacrificio di accettare le sue richieste (pag.191).
Sottigliezze capaci di rendere la lettura oltre che piacevole, affine alle migliori indagini sul campo. Resta il senso dell'incompiuto, anche se il coming out si vorrebbe gesto conclusivo: ma l'incompiutezza, qui, è figlia della tragedia. Ma se non la vogliamo fare tragica, è figlia dell'azione sociale. Che non è ancora gagliarda e chissà se in questo paese lo sarà mai.
ANTITESI
Non ce l'ho con il libro, tanto meno con l'autore (ma l'autore ha le sue colpe, che poi vedremo), ma con l'aria che tira. Ed è brutta. Ma non è tramontana che oltremodo spazzerebbe via l'esistente, ma venticello statico, quasi puzzolente. Qui, si è capito, non bastano gli orgogliosi (sempre pochi!) che sfilano puntuali come le ricorrenze natalizie. Qui non bastano le Battaglie o i nomi tutelari. Qui servono schiaffi e la rivoluzione.
L'omosessuale è fondamentalmente reazionario: oltre c'è il fascista. Pseudofascismo a volte a tinte fosche (i gay sono forcaioli-calderoli se il sospetto è pedofilo e Pasolini – ai più perché i meno sono tutti intellettuali – ancora reietto e culattone), a volte a tinte pastello.
Della colorazione stinta ne abbiamo segno anche nel testo in questione. Leggo a pag.63 Erano persone normali, non ballerini o attori ma ragazzi che studiavano Biologia, Ingegneria, Medicina. Gente normale, non stilisti. Leggo a pag.158 Si tratta di un impiego sicuro, non la solita stampista o ballerina, di cui il mondo gay è pieno. E ancora, pag.159. Ho un'idea dell'omosessualità troppo legata alla sensibilità, alle insicurezze, forse anche perché sono entrato nell'Arma a diciassette anni, quindi sono stato costretto a crescere velocemente, in una situazione forte: combattevo la delinquenza, non facevo mica l'uncinetto.
Esiste dunque una frattura tra l'esser(ci) (il sentirsi tale) e il culaiolismo: l'uno non può essere una propaggine dell'altro, troppo scomodo. Oltre, come ho già detto, ci sono gli innominabili delitti dei mostri da prima pagina.
Le conseguenze poi si vedono e E adesso chi lo dice a mamma? è testimone e banca dati. Non si capisce il flusso di coscienza di chi reclami la sotterraneità della condizione per questione di privacy e di cazzi propri: Dire di essere gay significa addossarsi un'etichetta sociale che ti vincola. Non dirlo non vuol dire avere paura, ma vuol dire evitare rogne. C'è gente che nel cervello ragiona in un modo assurdo e che non sopporta di essere superato da un gay, magari sul lavoro(pag.47).
Puro vittimismo, malcelato da autoconservazione che fa ridere: qui l'autore colpe ne ha. Avrebbe dovuto scappellare (oh mio dio no, non quello, ma lo schiaffo diretto dietro la nuca, che posto bene, rimbomba!) l'assistito e dirgli pure che non porsi il problema di confessare che uno è omosessuale più di quanto se lo pongano gli altri di dire che sono eterosessuali è posizione ridanciana: gli eterosessuali non hanno bisogno di "rivelarsi" perché i diritti, (cioè l'essere soggetti politici) gli sono comunque riconosciuti.
Si parlava di rivoluzione. Opterei pure per quella propriamente dei costumi: perché i gay hanno invertito (ops!) il senso e ne propugnano la libertà confondendo la scopata con l'accumulo: Faccio sesso per legittimare la mia esistenza (Pag.179). Non funziona, perché per contraltare c'è la controinformazione allo sballo che esiste e davvero ed è a volte esilarante: capii che avere avuto tre orgasmi in tutto in una relazione di cinque anni non era dovuto a un mio limite fisico ma all'inesperienza del mio ex (pag.34).
Qualcuno so che obietterà: si guardi l'altra sponda che non sta certo meglio. Ça va sans dire. Ma è il nocciolo della "questio" che preme come nelle migliori centrali nucleari. Coming out si ha se si ha coscienza di sé: allora mamme, papà, zie, nonni e nonne più o meno reazionarie e pinochetsche sarebbero alle corde. Perché è il movimento che si muove, non il singolo.
Le "rivelazioni" italiane sono ancora tristi e tarde (storicamente). Ma il libro è sentito (ma opterei per una levata di scudi contro l'autoteologia da piccolo demiurgo dell'universo – pag.88 – ed il rincorrere le porpori di un cattolicesimo chiuso nella propria isteria omofobica) e per volergliene bene (nonostante non propugni rivoluzioni) gli affido la chiusa: Puzzerà un po' di vittimismo ma è la mia storia e voglio raccontarla come mi pare (anche Hitler in fondo ha goduto di ampia libertà nel raccontare la sua) Pag.186.
P.S. Non sempre io sono del mio parere (Paul Valery).
Si pensi subito a Ragazzi che amano ragazzi del buon Paterlini, che nel campo della sociologia ha avuto lo stesso valore che Specchio segreto ebbe per la Tv (mi si consenta l'azzardo, da vecchio telespettatore pantofolaio). Aprì una breccia: l'omosessualità giovanile come mai era stata raccontata. In seguito tutto fu più facile – ma la facilità della chiacchiera e del superfluo che mai può eguagliare quella della realtà, ancora difficile e per certi versi drammatica – e se oggi siamo arrivati alla possibilità di un disegno di legge sulle coppie di fatto che coinvolge anche gli omosessuali,lo dobbiamo a siffatte carte, a siffatte anteprime.
E adesso chi lo dice a mamma? di Flavio Mazzini, già autore di Quanti padri di famiglia (sulla vita e le peripezie di un prostituto intelligente) aggiunge uno strato diversificandosi: dove il primo insisteva sulla vita e sulle esperienze, qui si argomenta sulla rivelazione, nemmeno fosse biblica, dei protagonisti, scopertisi in vari modi omo.
Sì, si dice coming out (o fare outing?): espressione, ovvio, non di lingua nostra, ma già di segno vivace e comune ai più (ai più di noi, perché gli etero sono ancora sulla via del gergale, del militaresco o al massimo del punto interrogativo di fronte alla formula).
E sono rivelazioni che appassionano e a volte commuovono e sono testimonianza, tuttavia, della durezza dei tempi: le madri si sa, stanno meglio, col loro sentir di cuore, anticipatrici financo degli eventi. I padri sono come scorie azotate (le ricordate nella pubblicità?) spesso inutili se non dannosi: A un padre, invece, l'idea di avere un figlio gay (o peggio, trans) fa sorgere immagini morbose di altri uomini che lo inculano. E' una mascolinità idiota che si sente ferita (pag.60).
La resistenza è appunto mascolina con le chincaglierie di regime che fanno pendant: si salva solo qualche maschio cinico ammantato di filosofica saggezza: Adesso però ti devi laureare, perché altrimenti rimarrai sempre un frocio, invece da laureato sarai comunque prima un dottore (pag.128).
Commuove ancor di più la percezione del sacro che nell'(u)omo si vuole spesso congenita. Qui però si rischia lo scontro, ed è uno scontro da '48 risorgimentale: Dai lacci sciogliemmo l'avvinto pensiero ch'or libero spazia nei campi del vero; Non c'è religione che accolga il diverso,non questa almeno che vive tutt'ora di pontificali condanne e di inumane sanzioni. Eppure la si cerca dentro, con intelligenza e onestà intellettuale: La scoperta di Dio è giunta passando attraverso tante forme, tanti studi diversi. Era una mia esigenza e sono contento di essere arrivato alle conclusioni a cui sono arrivato, di essermi fatto una mia personale idea di Dio, della quale non parlo con nessuno e non cerco di convincere nessuno perché, per condividerla, bisognerebbe fare il mio stesso percorso. Posso solo dire che credo non ci sia alcuna condanna dell'omosessualità. Se l'Uomo prova sentimenti tanto profondi non posso pensare che Dio gli abbia concesso un dono così grande per poi castigarlo (pag.88). Questa teo(e)gonia ad hoc, peraltro straziante ed austera nello stesso tempo trova però poche applicazioni: si preferisce, e come dar torto, una rivalsa di psicanalisi spiccia, ma non per questo meno accattivante ed ecumenica: La Chiesa spesso commette errori, specialmente le alte sfere quando pensano di potersi sostituire a Dio. Se mettono in discussione gli omosessuali, ad esempio, è perché loro stessi non sono sicuri della propria scelta. Se una persona è libera e convinta di quel che fa difficilmente sente di dover controllare e giudicare gli altri ma si limita a rispettarne le scelte e ad aiutarli se ne hanno bisogno(pag.157).
Si evince in questi ritratti (peraltro anonimi, e la dice lunga sul clima nel paese) una difficoltà di integrazione al di là degli stessi steccati: è segno di giogo secolare che nemmeno le parate orgogliose hanno scalfito. Si vorrebbe scuotere gli ometti (la preferenza anagrafica è per la fascia 25/40 anni, peccato manchi la controrisposta, perché la vecchia generazione gaya, quella degli anta dopo l'anta, diversificherebbe, forse, tra coming out e vero e proprio anelito di sopravvivenza).
Davvero peccato: il libro, peraltro gustoso, con un finale (come divenni frocio) schioppettante e bello di lettere offre situazioni comiche (e mi sembra sacrosanto) e spunti esilaranti.
De crebritate: Ero innamorato di lui? Credo di sì: quando lo incontravo per caso capivo di amarlo, però quando ci perdevamo non mi mancava. Adesso non so se la nostra storia è finita. Sto aspettando di incontrarlo di nuovo per capire se ne sono ancora innamorato (pag.113). De femina: All'epoca non c'erano i cellulari ma esisteva già il telefono e io avrei potuto abusarne, per cui lei fu irremovibile e dovetti accettare anche questa condizione. Non amandola e non desiderandola fisicamente, feci il sacrificio di accettare le sue richieste (pag.191).
Sottigliezze capaci di rendere la lettura oltre che piacevole, affine alle migliori indagini sul campo. Resta il senso dell'incompiuto, anche se il coming out si vorrebbe gesto conclusivo: ma l'incompiutezza, qui, è figlia della tragedia. Ma se non la vogliamo fare tragica, è figlia dell'azione sociale. Che non è ancora gagliarda e chissà se in questo paese lo sarà mai.
ANTITESI
Non ce l'ho con il libro, tanto meno con l'autore (ma l'autore ha le sue colpe, che poi vedremo), ma con l'aria che tira. Ed è brutta. Ma non è tramontana che oltremodo spazzerebbe via l'esistente, ma venticello statico, quasi puzzolente. Qui, si è capito, non bastano gli orgogliosi (sempre pochi!) che sfilano puntuali come le ricorrenze natalizie. Qui non bastano le Battaglie o i nomi tutelari. Qui servono schiaffi e la rivoluzione.
L'omosessuale è fondamentalmente reazionario: oltre c'è il fascista. Pseudofascismo a volte a tinte fosche (i gay sono forcaioli-calderoli se il sospetto è pedofilo e Pasolini – ai più perché i meno sono tutti intellettuali – ancora reietto e culattone), a volte a tinte pastello.
Della colorazione stinta ne abbiamo segno anche nel testo in questione. Leggo a pag.63 Erano persone normali, non ballerini o attori ma ragazzi che studiavano Biologia, Ingegneria, Medicina. Gente normale, non stilisti. Leggo a pag.158 Si tratta di un impiego sicuro, non la solita stampista o ballerina, di cui il mondo gay è pieno. E ancora, pag.159. Ho un'idea dell'omosessualità troppo legata alla sensibilità, alle insicurezze, forse anche perché sono entrato nell'Arma a diciassette anni, quindi sono stato costretto a crescere velocemente, in una situazione forte: combattevo la delinquenza, non facevo mica l'uncinetto.
Esiste dunque una frattura tra l'esser(ci) (il sentirsi tale) e il culaiolismo: l'uno non può essere una propaggine dell'altro, troppo scomodo. Oltre, come ho già detto, ci sono gli innominabili delitti dei mostri da prima pagina.
Le conseguenze poi si vedono e E adesso chi lo dice a mamma? è testimone e banca dati. Non si capisce il flusso di coscienza di chi reclami la sotterraneità della condizione per questione di privacy e di cazzi propri: Dire di essere gay significa addossarsi un'etichetta sociale che ti vincola. Non dirlo non vuol dire avere paura, ma vuol dire evitare rogne. C'è gente che nel cervello ragiona in un modo assurdo e che non sopporta di essere superato da un gay, magari sul lavoro(pag.47).
Puro vittimismo, malcelato da autoconservazione che fa ridere: qui l'autore colpe ne ha. Avrebbe dovuto scappellare (oh mio dio no, non quello, ma lo schiaffo diretto dietro la nuca, che posto bene, rimbomba!) l'assistito e dirgli pure che non porsi il problema di confessare che uno è omosessuale più di quanto se lo pongano gli altri di dire che sono eterosessuali è posizione ridanciana: gli eterosessuali non hanno bisogno di "rivelarsi" perché i diritti, (cioè l'essere soggetti politici) gli sono comunque riconosciuti.
Si parlava di rivoluzione. Opterei pure per quella propriamente dei costumi: perché i gay hanno invertito (ops!) il senso e ne propugnano la libertà confondendo la scopata con l'accumulo: Faccio sesso per legittimare la mia esistenza (Pag.179). Non funziona, perché per contraltare c'è la controinformazione allo sballo che esiste e davvero ed è a volte esilarante: capii che avere avuto tre orgasmi in tutto in una relazione di cinque anni non era dovuto a un mio limite fisico ma all'inesperienza del mio ex (pag.34).
Qualcuno so che obietterà: si guardi l'altra sponda che non sta certo meglio. Ça va sans dire. Ma è il nocciolo della "questio" che preme come nelle migliori centrali nucleari. Coming out si ha se si ha coscienza di sé: allora mamme, papà, zie, nonni e nonne più o meno reazionarie e pinochetsche sarebbero alle corde. Perché è il movimento che si muove, non il singolo.
Le "rivelazioni" italiane sono ancora tristi e tarde (storicamente). Ma il libro è sentito (ma opterei per una levata di scudi contro l'autoteologia da piccolo demiurgo dell'universo – pag.88 – ed il rincorrere le porpori di un cattolicesimo chiuso nella propria isteria omofobica) e per volergliene bene (nonostante non propugni rivoluzioni) gli affido la chiusa: Puzzerà un po' di vittimismo ma è la mia storia e voglio raccontarla come mi pare (anche Hitler in fondo ha goduto di ampia libertà nel raccontare la sua) Pag.186.
P.S. Non sempre io sono del mio parere (Paul Valery).
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