ATTUALITA'
Marco Lanzòl
Omo illudens
Flavia, guarda che tu sei di destra!
Una jena a Flavia Vento
L'articolo di Sergio Lo Giudice - lui è consigliere diessìno al comune felsìneo, già presidente Arcigay: non sceso con la piena, insomma - che traggo dall'"Unità" delli sedici del luglio di questo 2007, s'intitola "Il Pd, i gay e il sale della politica". M'hai detto un pròspero! Comunque: mi gioco 'sta tris, e apprendo che il pidì prossimo venturo "non potrà comodamente sdraiarsi sugli elementi d'identità che caratterizzavano i partiti del Novecento. Ne dovrà costruire di nuovi ascoltando le esigenze e i bisogni di una società in trasformazione, sempre più secolarizzata e attenta ai diritti di libertà".
E cominciano i dolori. Tanto per non citare Altan: "Mi devo esser perso il flusso progressista". Così: al povero me sembra - tra conflitti di civiltà e di religioni, imbarbarimento della comunità civile, scuole intese come fabbriche di pezzi di ricambio per l'industria (avercela!), insipienza e talora impunitaggine e cazzìmma dei politici, corruttela e mafie a spiovere, telecamere anche a filo buco del culo del mulo per controllare se la fai dura o sciolta, papa boys e settenote della setteCEImia - che di progressivo questa civiltà abbia solo le metastasi. No, non solo: il rincoglionimento pure.
Che, dunque, la società vada secolarizzandosi e liberandosi, è quantomeno wishful thinking. Ma ammettiamo le magnifiche sorti: qualche riga sotto, in forma di pippa assurda a Veltroni, si chiama in causa il Walter della povera gente, ex-agente Icare: (*) il nostro caroVolksWalter "fa suo il concetto laico per eccellenza: quello della ragionevolezza come criterio di un discorso politico non subordinato a principi religiosi ma orientato alla costruzione di sintesi rispettose della pluralità e dell'autonomia dei cittadini". Orbene: risulta a qualcuno un politico qualsivoglia che si dichiari per la servitù monolitica (o monotematica, come certi (b)anali satellitari) del cittadino, irrispettosa della sintesi e subordinata a un credo? Che poi, nella pratica, si agisca proprio per ottenere questa deriva, non monta: ma quale Dulcamara acchiapperebbe i suoi grulli presentandosi come sofisticatore?
Ne viene allora che quello veltroniano non è nemmeno un programma di minima, è (dovrebbe essere) pura e semplice materia grezza d'ogni costruzione dialogica prima che dottrinale. Ovvero sono (dovrebbero essere) cose scontate - e, nel caso non lo siano, non è comunque un merito ricordarle, bensì puro e semplice ritornare ai fondamentali - come non rubare non è un merito, ma un dovere. Senza dire che, se i politici agissero davvero secondo ragione, l'Italia sarebbe un'altra Svizzera. E un buon tre quarti dei giornalisti finirebbe ad asfaltare il tratto Roncobilaccio-Barberino del Mugello.
Ma veniamo al panettone: "Il Pd non sarà un luogo semplice. (...) Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender (E BASTA. CHIARO!!!, nota mia) del Pd - i gaydem come qualcuno li ha già ribattezzati con una formula efficace (se è per l'efficacia, meglio Falqui, nota mia) - avranno un grande lavoro da fare. Ma hanno anche un grande contributo da apportare alla definizione dell'identità del nuovo partito. Questo dà un senso forte alla nostra presenza". Tant'è che "il movimento lgbt italiano (...) a san Giovanni ha chiesto non i pacs o i dico ma pari dignità e pari diritti".
Oh Mamma del Divin'amore! Rileggiamo: "ha chiesto non i pacs o i dico", cioè l'arrosto d'un atto concreto, nero-su-bianco, effettivo e specifico. Bensì "pari dignità e pari diritti", cioè il fumo della chiacchiera generica e perciò non impegnativa, che nella sua astrattezza può venir riempita da qualsiasi contenuto - un po' come promettere mirabolanti riduzioni di tasse, e poi offrirti un caffè al giorno perché fai simpatia. E manco male che si doveva contribuire: ma ho idea che il contributo richiesto sia quello che l'infermiera s'aspetta dal paziente nell'intramuscolo - inclinazione a pigreco mezzi, le chiappe del culo alternate, e morbide per giunta. E valga il vero: la prode coalizione c'aveva in programma i pacs-dico-sticats? Sì. Li ha fatti? No. S'è sentita la presenza delle "persone glbt"? Come del due a coppe in regno a bastoni. Perché quelle persone naturali e strafottenti - come pure gli irregulars he(te)roes of Baker Street, sive coppie di fatto pisello/patata - quando si va a fare la conta-riconta-ponente-ppì-tàppe-tàppe-rùgia dei voti, contan sempre meno delle Cilicie Binetti e degli Eminems (sermo Litizzettaris). Certo: se le frocie-bi-manfrodìte (E BASTA!!!) ausonie fossero una lobby, cioè avessero una chiara pubblica comune espressione politica (né destrorsa, né sinistrorsa, ma cazzi-nostrorsa con l'appoggio esterno degli eteròti malalloggiati) forse riceverebbero più udienza. Ma ciò significherebbe diventare politicamente adulti, e allora finirebbe il divertimento "d'apportare un grande contributo". Vuoi mettere? Illusione, dolce chimera sei tu... ma forse è la "chimera"dei deputati.
Invece, no. "Qualcuno ha proposto liste gay per l'elezione dell'Assemblea Costituente (...). Ma partecipare alla nuova avventura significa affrontare la sfida del mare aperto e pretendere di incidere sull'identità del partito (...) ma senza ritirarsi in contenitori separati". Che vi ricorda?A me il correntismo DC, nato e pasciuto all'insegna del "salùteme a sòreta!". Ma tutte 'ste novità, così tutte in una volta, non ci faranno male?
Da che l'aver evocato l'alto mare porta il Nostro a una delle radici jacobseniane del linguaggio, la metafora: "Spargere per il Pd il sale di una politica nuova che riconosca nel valore della libertà e della responsabilità delle persone la sua causa e il suo fine: se contribuiremo a fare questo la rotta potrà essere quella giusta". Sì, sì, certo: ma intanto, comprarsi un dizionario dei sinonimi e contrari, no? "Libertà", "responsabilità", "persone", "contribuiremo": non li abbiamo già sentiti, e varie volte, nel corso del pur breve articolo? E si genera la fastidiosa impressione di ridire il detto lorché da dire non s'ha altro, d'una meccanica combinatoria che copra l'insipienza dei concetti e la vacuità delle idee: insomma, che si dorme sulla fregna.
E poi: vero è che a gloria di taluno affermò il Figlio dell'Uomo "voi siete il sale della terra". Ma, da che mondo è mondo, spargere sale su qualcosa significa renderlo paese guasto, infecondo, sterile - il miles italico così procedé sulla delenda Carthago, sì che l'Emiliano zio di Cornelia madre de' Gracchi pote' garantire al popolo e al senato che mai si vedesse al mondo cosa maggior di Roma. Sicché presentarsi politicamente come spargitori di sale ho idea che non sia la miglior parte.
E allora, legittima suspicione: ma non sarà che "chi parla male, pensa male"? Dichter er war...
*****
*) cfr. Ilya Kuriakhin, Il compagno Veltroni, Stampa Alternativa, Viterbo 2000.
Una jena a Flavia Vento
L'articolo di Sergio Lo Giudice - lui è consigliere diessìno al comune felsìneo, già presidente Arcigay: non sceso con la piena, insomma - che traggo dall'"Unità" delli sedici del luglio di questo 2007, s'intitola "Il Pd, i gay e il sale della politica". M'hai detto un pròspero! Comunque: mi gioco 'sta tris, e apprendo che il pidì prossimo venturo "non potrà comodamente sdraiarsi sugli elementi d'identità che caratterizzavano i partiti del Novecento. Ne dovrà costruire di nuovi ascoltando le esigenze e i bisogni di una società in trasformazione, sempre più secolarizzata e attenta ai diritti di libertà".
E cominciano i dolori. Tanto per non citare Altan: "Mi devo esser perso il flusso progressista". Così: al povero me sembra - tra conflitti di civiltà e di religioni, imbarbarimento della comunità civile, scuole intese come fabbriche di pezzi di ricambio per l'industria (avercela!), insipienza e talora impunitaggine e cazzìmma dei politici, corruttela e mafie a spiovere, telecamere anche a filo buco del culo del mulo per controllare se la fai dura o sciolta, papa boys e settenote della setteCEImia - che di progressivo questa civiltà abbia solo le metastasi. No, non solo: il rincoglionimento pure.
Che, dunque, la società vada secolarizzandosi e liberandosi, è quantomeno wishful thinking. Ma ammettiamo le magnifiche sorti: qualche riga sotto, in forma di pippa assurda a Veltroni, si chiama in causa il Walter della povera gente, ex-agente Icare: (*) il nostro caroVolksWalter "fa suo il concetto laico per eccellenza: quello della ragionevolezza come criterio di un discorso politico non subordinato a principi religiosi ma orientato alla costruzione di sintesi rispettose della pluralità e dell'autonomia dei cittadini". Orbene: risulta a qualcuno un politico qualsivoglia che si dichiari per la servitù monolitica (o monotematica, come certi (b)anali satellitari) del cittadino, irrispettosa della sintesi e subordinata a un credo? Che poi, nella pratica, si agisca proprio per ottenere questa deriva, non monta: ma quale Dulcamara acchiapperebbe i suoi grulli presentandosi come sofisticatore?
Ne viene allora che quello veltroniano non è nemmeno un programma di minima, è (dovrebbe essere) pura e semplice materia grezza d'ogni costruzione dialogica prima che dottrinale. Ovvero sono (dovrebbero essere) cose scontate - e, nel caso non lo siano, non è comunque un merito ricordarle, bensì puro e semplice ritornare ai fondamentali - come non rubare non è un merito, ma un dovere. Senza dire che, se i politici agissero davvero secondo ragione, l'Italia sarebbe un'altra Svizzera. E un buon tre quarti dei giornalisti finirebbe ad asfaltare il tratto Roncobilaccio-Barberino del Mugello.
Ma veniamo al panettone: "Il Pd non sarà un luogo semplice. (...) Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender (E BASTA. CHIARO!!!, nota mia) del Pd - i gaydem come qualcuno li ha già ribattezzati con una formula efficace (se è per l'efficacia, meglio Falqui, nota mia) - avranno un grande lavoro da fare. Ma hanno anche un grande contributo da apportare alla definizione dell'identità del nuovo partito. Questo dà un senso forte alla nostra presenza". Tant'è che "il movimento lgbt italiano (...) a san Giovanni ha chiesto non i pacs o i dico ma pari dignità e pari diritti".
Oh Mamma del Divin'amore! Rileggiamo: "ha chiesto non i pacs o i dico", cioè l'arrosto d'un atto concreto, nero-su-bianco, effettivo e specifico. Bensì "pari dignità e pari diritti", cioè il fumo della chiacchiera generica e perciò non impegnativa, che nella sua astrattezza può venir riempita da qualsiasi contenuto - un po' come promettere mirabolanti riduzioni di tasse, e poi offrirti un caffè al giorno perché fai simpatia. E manco male che si doveva contribuire: ma ho idea che il contributo richiesto sia quello che l'infermiera s'aspetta dal paziente nell'intramuscolo - inclinazione a pigreco mezzi, le chiappe del culo alternate, e morbide per giunta. E valga il vero: la prode coalizione c'aveva in programma i pacs-dico-sticats? Sì. Li ha fatti? No. S'è sentita la presenza delle "persone glbt"? Come del due a coppe in regno a bastoni. Perché quelle persone naturali e strafottenti - come pure gli irregulars he(te)roes of Baker Street, sive coppie di fatto pisello/patata - quando si va a fare la conta-riconta-ponente-ppì-tàppe-tàppe-rùgia dei voti, contan sempre meno delle Cilicie Binetti e degli Eminems (sermo Litizzettaris). Certo: se le frocie-bi-manfrodìte (E BASTA!!!) ausonie fossero una lobby, cioè avessero una chiara pubblica comune espressione politica (né destrorsa, né sinistrorsa, ma cazzi-nostrorsa con l'appoggio esterno degli eteròti malalloggiati) forse riceverebbero più udienza. Ma ciò significherebbe diventare politicamente adulti, e allora finirebbe il divertimento "d'apportare un grande contributo". Vuoi mettere? Illusione, dolce chimera sei tu... ma forse è la "chimera"dei deputati.
Invece, no. "Qualcuno ha proposto liste gay per l'elezione dell'Assemblea Costituente (...). Ma partecipare alla nuova avventura significa affrontare la sfida del mare aperto e pretendere di incidere sull'identità del partito (...) ma senza ritirarsi in contenitori separati". Che vi ricorda?A me il correntismo DC, nato e pasciuto all'insegna del "salùteme a sòreta!". Ma tutte 'ste novità, così tutte in una volta, non ci faranno male?
Da che l'aver evocato l'alto mare porta il Nostro a una delle radici jacobseniane del linguaggio, la metafora: "Spargere per il Pd il sale di una politica nuova che riconosca nel valore della libertà e della responsabilità delle persone la sua causa e il suo fine: se contribuiremo a fare questo la rotta potrà essere quella giusta". Sì, sì, certo: ma intanto, comprarsi un dizionario dei sinonimi e contrari, no? "Libertà", "responsabilità", "persone", "contribuiremo": non li abbiamo già sentiti, e varie volte, nel corso del pur breve articolo? E si genera la fastidiosa impressione di ridire il detto lorché da dire non s'ha altro, d'una meccanica combinatoria che copra l'insipienza dei concetti e la vacuità delle idee: insomma, che si dorme sulla fregna.
E poi: vero è che a gloria di taluno affermò il Figlio dell'Uomo "voi siete il sale della terra". Ma, da che mondo è mondo, spargere sale su qualcosa significa renderlo paese guasto, infecondo, sterile - il miles italico così procedé sulla delenda Carthago, sì che l'Emiliano zio di Cornelia madre de' Gracchi pote' garantire al popolo e al senato che mai si vedesse al mondo cosa maggior di Roma. Sicché presentarsi politicamente come spargitori di sale ho idea che non sia la miglior parte.
E allora, legittima suspicione: ma non sarà che "chi parla male, pensa male"? Dichter er war...
*****
*) cfr. Ilya Kuriakhin, Il compagno Veltroni, Stampa Alternativa, Viterbo 2000.
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