ATTUALITA'
Michele Lupo
P2, golpe inglese, mafia? Fate un po' voi.
Diciamo, questo paese come lo prendi lo prendi, non è un bel divertimento.
Li chiamano complottisti, per dire. Son quelli che cercano sempre un dietro le quinte. Ve ne sono di parecchio idioti, in effetti. Ci si chiamano pure da soli - non idioti, non avendo letto Dostoevskj, ma al più qualche thriller da cesso. Son pure paranoici, spesso, e lavorano di comiche elucubrazioni ermeneutiche quello che i teppisti in proprio o eterodiretti sfasciano con i bastoni alle manifestazioni.
Ora, la realtà non si sa bene cosa sia, ma l'unica cosa certa è che non coincide con la tv. Scontato, ma visto il numero di televisioni che occupano il territorio italiano, meglio ricordarlo. Così, qualche domanda bisognerà pur farsela. E spiace che chi cerca di capire munito di documenti pesanti, dia la stessa noia di quelli citati all'inizio. Fa molto chic snobbarli (ne sa qualcosa l'Eco del Pendolo di Foucault). La stampa di regime li tratta da parvenu, perché avrebbero l'aria di chi crede di saperne più di te, di aver scoperto chissà cosa, come studenti intelligentoni e un po' troppo entusiasti, iper-emotivi (di sicuro non mancano, il web ne è pieno), pronti a surriscaldarsi nell'atto di smascherare la realtà e inconsapevoli del fatto che in fondo "tutto è più semplice": c'è la democrazia, la volontà popolare, la libertà di stampa e blablabla. La si butta in caciara, insomma, si finisce a Ballarò, dove hanno ragione tutti per manifesta inettitudine dell'avversario, e le carte certe vengono trattate alla stessa stregua dell'ultima sciocchezza esalata dall'ultimo parlamentare analfabeta e/o in malafede intervistato dall'ultimo servo iscritto all'Ordine dei giornalisti.
In Italia funziona così e agli italiani, per lo più, piace così. Il che sarebbe la cosa più interessante – benché penosa - da discutere, semmai, perché, volendo, invece, "sappiamo tutto": non mettiamo la mano sul fuoco dei dettagli, sulle singole interpretazioni, sulle omissioni. Molti e spesso indecidibili gli intrecci, i "grandi vecchi" matrioske, le manovre che variano le manovre in aggiustamento alle manovre, gli incidenti occasionali o spacciati per tali.
Epperò. Fino a prova contraria, il fascismo lo abbiamo inventato noi, e quest'altro ventennio – sì, B. negli anni Novanta al governo c'è stato poco, ma bisogna essere sprovveduti assai per considerare "potere" solo quello del consiglio dei ministri – non ce lo ha ordinato il dottore ma è stato scelto con molta (un po' sinistra, vogliamo dirlo?) "autonoma" allegria... E le mafie così potenti da governare di fatto non a latere delle istituzioni ma proprio lì dentro comode comode, nessuno può rubricarle come disinvolte interpretazioni di quei parvenu, e nemmeno purtroppo i morti ammazzati da Portella delle Ginestre in poi, mezzo secolo di stragi, tralasciando gli infiltrati nelle manifestazioni, dai nomi fantasiosi, per strozzare i bambini buoni nella culla...
Insomma - ne è testimone l'attuale dibattito filosofico sul "New realism" e il pensiero debole –, i fatti saranno pure interpretabili e i testi ancor di più, ma ci si potrebbe cimentare in un esercizio salutare, metodico e non apocalittico, di lettura dei fatti e dei testi che sia come dire, meno "poetico", scaciato, volatile. Chiedete credenziali a chi vi parla, pesate la tenuta di ciò che scrive, riesumate la disciplina della verifica. Non tornerete a una "nuova oggettività" ma lascerete alle spalle il mero rumore della chiacchiera (televisiva e internettiana, non per esempio), quella sì, tutt'altro che innocente. Avrete la conferma che questo paese come lo prendi lo prendi, non è un bel divertimento. Se si tratta di P2 – comprese sue declinazioni fino alla cosiddetta P4 – affidatevi a qualcosa di concreto: nomi e cognomi, per esempio, nel libro di Marco Marsili Dalla P2 alla P4 - Trent'anni di politica e affari all'ombra di Berlusconi (Termidoro Edizioni, pag 396, euro 18,00): una bella lista senza eccezioni, per verificare se, puta caso, moltissimi di questi nominativi non ve li trovate oggi acquattati nell'impero di B. Molti di loro esibiscono le loro splendide facce in tv – non c'è bisogno di andarvele a rivedere, le conoscete di sicuro, altre invece stanno dietro alle tv: direttori di rete, di teatri, produttori di fiction (di domestico immaginario propedeutico alla cabina elettorale). In attesa di una palingenesi che non ci sarà mai, ricordatevene quando metteranno da parte il padrone - perché ormai puzza dalla testa – e cacheranno una frase, uno slogan, un nome di partito, e si spacceranno per il nuovo. Invece di dare un'occhiata al programma, riguardatevi quello originario, quello de "L'Istituzione" come la chiamava il Gelli, lavandaio fascista intruppato anche nell'abortito golpe Borghese. Scorrete le tappe d'avvicinamento, i documenti su banche, imprese, media, Chiesa ("Lavanderia Vaticana" per restare in tema, di denari unti più che dal Signore dalla mafia). Traetene le conclusioni.
Oppure, provate a fare le pulci a un lavoro come quello di Mario Josè Cereghino e di Giovanni Fasanella, Il Golpe Inglese, (pag. 354 euro 16,00) che rovescia l'idea di una predominio americano negli affari di casa cioè cosa nostra (compreso il golpe Borghese) e lo sposta appunto sugli inglesi (questo paese come lo prendi lo prendi etc...). I due autori (un giornalista che preferisce la ricerca alla cortigianeria in cui gli italiani sono maestri e un archivista italo-argentino) lavorano su documenti de-secretati negli archivi di Kew Garden, nei pressi di Londra. L'idea di fondo è che gli inglesi si siano preoccupati di costruire in Italia apparati di militari, giornalisti, politici al loro servizio, tanto per mantenere fede alle promesse di Winston Churchill che nel novembre del 1945 dichiarava: "L'unica cosa che mancherà all'Italia è una totale libertà politica".
Il colpo di stato sarebbe durato almeno mezzo secolo, da Matteotti a Moro. Per l'Inghilterra, noi saremmo stati un protettorato; il nostro territorio doveva servire a controllare il Mediterraneo, specie le rotte petrolifere. Tenerci sotto una cappa di piombo, in una democrazia apparente, significava anche tenere a bada la sempiterna preoccupazione dei comunisti – nel caso, meglio la destra estrema. Compresa quella di Mussolini, che da queste carte (ricostruiscono per es, la vicenda di Dumini, l'uomo al comando della spedizione responsabile della fine di Matteotti) emerge come un burattino nelle mani di Chuchill. Ma i casi sono molti. L'Eni dà fastidio, Mattei minaccia gli interessi inglesi, e la sua morte nel '62 nel noto "incidente" aereo non convince nessuno. Dà loro fastidio ovviamente Berlinguer, ma persino la vicenda di Moro ne sarebbe implicata. Nel '76, i servizi inglesi progettano "un colpo di stato militare da attuare in Italia per impedire il compromesso storico tra Moro e Berlinguer. Quel progetto, organizzato dettagliatamente e sottoposto poi all'esame di altri paesi Nato – Stati Uniti, Francia e Germania – alla fine venne abbandonato, perché gli americani non erano entusiasti, la consideravano un'iniziativa pericolosa". Ma Moro – e forse tutta la storia di una possibile evoluzione davvero democratica del nostro paese. - fa la fine che fa. Fu del resto Cossiga a parlare del coinvolgimento nel delitto delle unità speciali delle rete atlantica "Stay-Behind" ("Gladio"...).
Gli inglesi, non gli americani dunque. Non le mafie, o il Vaticano. O la P2. L'estrema destra infiltrata qua e là (negli stadi ci sguazza ma non scandalizza nessuno: io li lascerei lì ad ammazzarsi fra di loro, gli ultras). O forse, un po' uno, un po' l'altro. Perché guarda caso questi soggetti si intrecciano spesso, anche in questo libro. Ricorderei che la politica di mister B. ha fatto di tutto per distruggerli, gli archivi italiani, ma, a prescindere dal fatto che questi documenti italiani non sono, una volta che qualcuno si prende la briga di darci un'occhiata, non sarà il caso di prestarvi attenzione? Vero, gli archivi non dicono tutto, secret o top secret che siano. E anche a leggere le carte, si finisce per interpretare. Ma non tutte le fonti sono uguali, né tantomeno gli interpreti. Io sicurezze non ne ho, e questo paese come lo prendi lo prendi, non è un bel divertimento. Ma spegnete la televisione. E chiudete gli stadi per un paio di anni (gli ultras vi si ammazzino pure dentro, da veri gladiatori), invece dei cortei. È il minimo.
Li chiamano complottisti, per dire. Son quelli che cercano sempre un dietro le quinte. Ve ne sono di parecchio idioti, in effetti. Ci si chiamano pure da soli - non idioti, non avendo letto Dostoevskj, ma al più qualche thriller da cesso. Son pure paranoici, spesso, e lavorano di comiche elucubrazioni ermeneutiche quello che i teppisti in proprio o eterodiretti sfasciano con i bastoni alle manifestazioni.
Ora, la realtà non si sa bene cosa sia, ma l'unica cosa certa è che non coincide con la tv. Scontato, ma visto il numero di televisioni che occupano il territorio italiano, meglio ricordarlo. Così, qualche domanda bisognerà pur farsela. E spiace che chi cerca di capire munito di documenti pesanti, dia la stessa noia di quelli citati all'inizio. Fa molto chic snobbarli (ne sa qualcosa l'Eco del Pendolo di Foucault). La stampa di regime li tratta da parvenu, perché avrebbero l'aria di chi crede di saperne più di te, di aver scoperto chissà cosa, come studenti intelligentoni e un po' troppo entusiasti, iper-emotivi (di sicuro non mancano, il web ne è pieno), pronti a surriscaldarsi nell'atto di smascherare la realtà e inconsapevoli del fatto che in fondo "tutto è più semplice": c'è la democrazia, la volontà popolare, la libertà di stampa e blablabla. La si butta in caciara, insomma, si finisce a Ballarò, dove hanno ragione tutti per manifesta inettitudine dell'avversario, e le carte certe vengono trattate alla stessa stregua dell'ultima sciocchezza esalata dall'ultimo parlamentare analfabeta e/o in malafede intervistato dall'ultimo servo iscritto all'Ordine dei giornalisti.
In Italia funziona così e agli italiani, per lo più, piace così. Il che sarebbe la cosa più interessante – benché penosa - da discutere, semmai, perché, volendo, invece, "sappiamo tutto": non mettiamo la mano sul fuoco dei dettagli, sulle singole interpretazioni, sulle omissioni. Molti e spesso indecidibili gli intrecci, i "grandi vecchi" matrioske, le manovre che variano le manovre in aggiustamento alle manovre, gli incidenti occasionali o spacciati per tali.
Epperò. Fino a prova contraria, il fascismo lo abbiamo inventato noi, e quest'altro ventennio – sì, B. negli anni Novanta al governo c'è stato poco, ma bisogna essere sprovveduti assai per considerare "potere" solo quello del consiglio dei ministri – non ce lo ha ordinato il dottore ma è stato scelto con molta (un po' sinistra, vogliamo dirlo?) "autonoma" allegria... E le mafie così potenti da governare di fatto non a latere delle istituzioni ma proprio lì dentro comode comode, nessuno può rubricarle come disinvolte interpretazioni di quei parvenu, e nemmeno purtroppo i morti ammazzati da Portella delle Ginestre in poi, mezzo secolo di stragi, tralasciando gli infiltrati nelle manifestazioni, dai nomi fantasiosi, per strozzare i bambini buoni nella culla...
Insomma - ne è testimone l'attuale dibattito filosofico sul "New realism" e il pensiero debole –, i fatti saranno pure interpretabili e i testi ancor di più, ma ci si potrebbe cimentare in un esercizio salutare, metodico e non apocalittico, di lettura dei fatti e dei testi che sia come dire, meno "poetico", scaciato, volatile. Chiedete credenziali a chi vi parla, pesate la tenuta di ciò che scrive, riesumate la disciplina della verifica. Non tornerete a una "nuova oggettività" ma lascerete alle spalle il mero rumore della chiacchiera (televisiva e internettiana, non per esempio), quella sì, tutt'altro che innocente. Avrete la conferma che questo paese come lo prendi lo prendi, non è un bel divertimento. Se si tratta di P2 – comprese sue declinazioni fino alla cosiddetta P4 – affidatevi a qualcosa di concreto: nomi e cognomi, per esempio, nel libro di Marco Marsili Dalla P2 alla P4 - Trent'anni di politica e affari all'ombra di Berlusconi (Termidoro Edizioni, pag 396, euro 18,00): una bella lista senza eccezioni, per verificare se, puta caso, moltissimi di questi nominativi non ve li trovate oggi acquattati nell'impero di B. Molti di loro esibiscono le loro splendide facce in tv – non c'è bisogno di andarvele a rivedere, le conoscete di sicuro, altre invece stanno dietro alle tv: direttori di rete, di teatri, produttori di fiction (di domestico immaginario propedeutico alla cabina elettorale). In attesa di una palingenesi che non ci sarà mai, ricordatevene quando metteranno da parte il padrone - perché ormai puzza dalla testa – e cacheranno una frase, uno slogan, un nome di partito, e si spacceranno per il nuovo. Invece di dare un'occhiata al programma, riguardatevi quello originario, quello de "L'Istituzione" come la chiamava il Gelli, lavandaio fascista intruppato anche nell'abortito golpe Borghese. Scorrete le tappe d'avvicinamento, i documenti su banche, imprese, media, Chiesa ("Lavanderia Vaticana" per restare in tema, di denari unti più che dal Signore dalla mafia). Traetene le conclusioni.
Oppure, provate a fare le pulci a un lavoro come quello di Mario Josè Cereghino e di Giovanni Fasanella, Il Golpe Inglese, (pag. 354 euro 16,00) che rovescia l'idea di una predominio americano negli affari di casa cioè cosa nostra (compreso il golpe Borghese) e lo sposta appunto sugli inglesi (questo paese come lo prendi lo prendi etc...). I due autori (un giornalista che preferisce la ricerca alla cortigianeria in cui gli italiani sono maestri e un archivista italo-argentino) lavorano su documenti de-secretati negli archivi di Kew Garden, nei pressi di Londra. L'idea di fondo è che gli inglesi si siano preoccupati di costruire in Italia apparati di militari, giornalisti, politici al loro servizio, tanto per mantenere fede alle promesse di Winston Churchill che nel novembre del 1945 dichiarava: "L'unica cosa che mancherà all'Italia è una totale libertà politica".
Il colpo di stato sarebbe durato almeno mezzo secolo, da Matteotti a Moro. Per l'Inghilterra, noi saremmo stati un protettorato; il nostro territorio doveva servire a controllare il Mediterraneo, specie le rotte petrolifere. Tenerci sotto una cappa di piombo, in una democrazia apparente, significava anche tenere a bada la sempiterna preoccupazione dei comunisti – nel caso, meglio la destra estrema. Compresa quella di Mussolini, che da queste carte (ricostruiscono per es, la vicenda di Dumini, l'uomo al comando della spedizione responsabile della fine di Matteotti) emerge come un burattino nelle mani di Chuchill. Ma i casi sono molti. L'Eni dà fastidio, Mattei minaccia gli interessi inglesi, e la sua morte nel '62 nel noto "incidente" aereo non convince nessuno. Dà loro fastidio ovviamente Berlinguer, ma persino la vicenda di Moro ne sarebbe implicata. Nel '76, i servizi inglesi progettano "un colpo di stato militare da attuare in Italia per impedire il compromesso storico tra Moro e Berlinguer. Quel progetto, organizzato dettagliatamente e sottoposto poi all'esame di altri paesi Nato – Stati Uniti, Francia e Germania – alla fine venne abbandonato, perché gli americani non erano entusiasti, la consideravano un'iniziativa pericolosa". Ma Moro – e forse tutta la storia di una possibile evoluzione davvero democratica del nostro paese. - fa la fine che fa. Fu del resto Cossiga a parlare del coinvolgimento nel delitto delle unità speciali delle rete atlantica "Stay-Behind" ("Gladio"...).
Gli inglesi, non gli americani dunque. Non le mafie, o il Vaticano. O la P2. L'estrema destra infiltrata qua e là (negli stadi ci sguazza ma non scandalizza nessuno: io li lascerei lì ad ammazzarsi fra di loro, gli ultras). O forse, un po' uno, un po' l'altro. Perché guarda caso questi soggetti si intrecciano spesso, anche in questo libro. Ricorderei che la politica di mister B. ha fatto di tutto per distruggerli, gli archivi italiani, ma, a prescindere dal fatto che questi documenti italiani non sono, una volta che qualcuno si prende la briga di darci un'occhiata, non sarà il caso di prestarvi attenzione? Vero, gli archivi non dicono tutto, secret o top secret che siano. E anche a leggere le carte, si finisce per interpretare. Ma non tutte le fonti sono uguali, né tantomeno gli interpreti. Io sicurezze non ne ho, e questo paese come lo prendi lo prendi, non è un bel divertimento. Ma spegnete la televisione. E chiudete gli stadi per un paio di anni (gli ultras vi si ammazzino pure dentro, da veri gladiatori), invece dei cortei. È il minimo.
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