ATTUALITA'
Alfredo Ronci
Qualcuno dice che esser vecchi sia noioso: di più chi ne scrive.
Leggo sulla quarta di Da qualche parte verso la fine (BUR, collana scrittori contemporanei) della scrittrice novantatreenne Diana Athill: Sono stati scritti libri sulla giovinezza e ancora di più sulle complesse e ardue esperienze legate alla procreazione, ma non c'è granché sull'invecchiamento. E visto che ho imboccato ormai da un po' di tempo quella strada, mi sono detta: 'Perché non provarci? E quindi ecco, ci provo.
Strano che una dichiarazione del genere venga da una editor con anni e anni di lavoro alle spalle ed anche da una lettrice accanita (anche se nell'ultima parte del libro confessa che dopo i settanta anni non ha avuto più voglia di leggere romanzi, ma solo saggistica): basterebbe citare La vecchiaia di Cicerone, con quella magnifica chiusura (La vecchiaia è come l'ultimo atto sulla scena della vita: dobbiamo evitarne la stanchezza, specie se abbiamo raggiunto la sazietà) per rendersi conto che sulla 'senilità' s'è sempre parlato. Perché non citare Simone De Beauvoir che nel suo La terza età (Einaudi) scriveva: la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. È proprio il motivo che mi ha indotto a scrivere queste pagine. Ho voluto descrivere la condizione di questi paria e il loro modo di vivere, ho voluto fare ascoltare la loro voce: saremo costretti a riconoscere che si tratta di una voce umana. Si comprenderà allora che la sorte infelice loro riservata denuncia il fallimento dell'intero nostro sistema sociale: é impossibile conciliarla con la morale umanista professata dalle classi egemoni... Ecco perché bisogna rompere una congiura del silenzio. Chiedo ai lettori di aiutarmi in questa battaglia.
Tempo fa ci siamo interessati a due bei romanzi, simili e nello stesso tempo distanti: L'età estrema (Sellerio – titolo di per sé già esaustivo) del professor Romano Luperini, dove l'autore insisteva anche sull'aspetto più strettamente fisiologico e fisico (La vecchiaia è quest'appendice in fondo al ventre. Un involto nei pantaloni, un ingombro rattrappito sul legno della panchina (pag. 11). Questo cazzo che non è capace più nemmeno di pisciare (Pag. 25) Ecco la pancia, tonda, è una protuberanza grossa, grossolana, grottesca, sta lì nel centro del corpo e mi gonfia, mi sforma i fianchi se mi metto di profilo, mi deforma. E poi, se abbasso la testa sul mento, chiazze vizze di pelle e di carne sgualcita che si allargano sotto, che ricascano sul collo...(Pag. 48) e Biglietto scaduto di Roman Gary dove lo scrittore francese comincia a riflettere sulla paura del declino fisico e sull'impossibilità di soddisfare la partner dal punto di vista strettamente sessuale (Quali sono le sue attuali capacità?/ Una o due volte alla settimana... con tranquillità di spirito. Oltre.../ Oltre?/ E' l'ignoto).
Per pura decenza tralascerai, ahinoi, il brutto romanzo di Domenico Starnone: Spavento(so).
Su questa sorta di autobiografia della senescenza della Athill si sono letti appunti genuinamente entusiastici: non poteva mancare, in questo turbinio di peana riverenti, il coro entusiastico delle coreute nostrane, casalingue di Voghera che turbano i sogni e le speranze di chi crede nella sana letteratura, tutte prese nella gioiosa 'immortalatura' della scrittrice inglese (solita fascetta rossa in risalto su sfondo grigio-verdastro e i soliti bla bla da conventicole aziendali).
Non ce ne vogliano gli estimatori della Athill, ma tranne qualche riuscita considerazione su come affrontare il tempo in generale, e soprattutto quando 'fugge', il resto ci sembra una mesta campionatura di luoghi comuni. Ci piace per esempio quando sul rapporto tra due persone scrive (ma non raccontatelo a qualche vostro amico cattolicamente oltranzista): Quando si tratta di marito e moglie, penso che le parole chiave dovrebbero essere gentilezza e rispetto, non fedeltà, e non è detto che l'infedeltà sessuale debba necessariamente offuscarle. Oppure quando affronta il tema del sesso: Il sesso annulla l'individualità delle giovani donne più di quanto non faccia con i maschi della stessa età, questo perché il sesso chiedo molto di più alle femmine.
Non ci piace affatto quando 'consolida' lo status delle colleghe pre e post-pensionate con attività da reparto geriatrico o da meste fiere paesane: pittura, giardinaggio e ceramiche. Ci si trova così sbalzati in un contesto da letteratura del trine e del merletto, nonostante si sbandieri una certa autogestionalità e persino la poca voglia di fare figli (confessione che per una donna potrebbe essere presa per blasfemia).
Siamo alle solite e sono le solite della narrativa femminile: qui non si tratta di dar degna sepoltura (ormai siamo lì... ma non prendetemi per cinico) ad una scrittrice tutto sommato inessenziale, ma rivendicare il diritto di leggere non l'inusuale (per carità, ma chi lo pretende in questa epoca di passioni spente e di estremismi rivolti malamente), ma il giusto, suvvia anche il caritatevole se quest'ultimo dovesse strapparci un po' di viscere.
Le letteratura contemporanea femminile (qualunque essa sia, indigena e non) batte la grancassa dei sentimenti sdilinquenti, della casalinghità delle emozioni, del 'biscionismo' affettivo. La Athill non è da meno. Quando scrive: dovremmo invece ricordare che ogni esistenza apporta il proprio contributo, quasi invisibile ma concreto, verso il bene o il male, ed è per questo che andrebbe condotta nel modo giusto... ti verrebbe voglia di fare qualcosa, pure spaccare il mondo.
Ti limiti a pensare che quelli che straparlano troppo di morte in cotal guisa sono sempre vive e non intendono smettere.
Strano che una dichiarazione del genere venga da una editor con anni e anni di lavoro alle spalle ed anche da una lettrice accanita (anche se nell'ultima parte del libro confessa che dopo i settanta anni non ha avuto più voglia di leggere romanzi, ma solo saggistica): basterebbe citare La vecchiaia di Cicerone, con quella magnifica chiusura (La vecchiaia è come l'ultimo atto sulla scena della vita: dobbiamo evitarne la stanchezza, specie se abbiamo raggiunto la sazietà) per rendersi conto che sulla 'senilità' s'è sempre parlato. Perché non citare Simone De Beauvoir che nel suo La terza età (Einaudi) scriveva: la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. È proprio il motivo che mi ha indotto a scrivere queste pagine. Ho voluto descrivere la condizione di questi paria e il loro modo di vivere, ho voluto fare ascoltare la loro voce: saremo costretti a riconoscere che si tratta di una voce umana. Si comprenderà allora che la sorte infelice loro riservata denuncia il fallimento dell'intero nostro sistema sociale: é impossibile conciliarla con la morale umanista professata dalle classi egemoni... Ecco perché bisogna rompere una congiura del silenzio. Chiedo ai lettori di aiutarmi in questa battaglia.
Tempo fa ci siamo interessati a due bei romanzi, simili e nello stesso tempo distanti: L'età estrema (Sellerio – titolo di per sé già esaustivo) del professor Romano Luperini, dove l'autore insisteva anche sull'aspetto più strettamente fisiologico e fisico (La vecchiaia è quest'appendice in fondo al ventre. Un involto nei pantaloni, un ingombro rattrappito sul legno della panchina (pag. 11). Questo cazzo che non è capace più nemmeno di pisciare (Pag. 25) Ecco la pancia, tonda, è una protuberanza grossa, grossolana, grottesca, sta lì nel centro del corpo e mi gonfia, mi sforma i fianchi se mi metto di profilo, mi deforma. E poi, se abbasso la testa sul mento, chiazze vizze di pelle e di carne sgualcita che si allargano sotto, che ricascano sul collo...(Pag. 48) e Biglietto scaduto di Roman Gary dove lo scrittore francese comincia a riflettere sulla paura del declino fisico e sull'impossibilità di soddisfare la partner dal punto di vista strettamente sessuale (Quali sono le sue attuali capacità?/ Una o due volte alla settimana... con tranquillità di spirito. Oltre.../ Oltre?/ E' l'ignoto).
Per pura decenza tralascerai, ahinoi, il brutto romanzo di Domenico Starnone: Spavento(so).
Su questa sorta di autobiografia della senescenza della Athill si sono letti appunti genuinamente entusiastici: non poteva mancare, in questo turbinio di peana riverenti, il coro entusiastico delle coreute nostrane, casalingue di Voghera che turbano i sogni e le speranze di chi crede nella sana letteratura, tutte prese nella gioiosa 'immortalatura' della scrittrice inglese (solita fascetta rossa in risalto su sfondo grigio-verdastro e i soliti bla bla da conventicole aziendali).
Non ce ne vogliano gli estimatori della Athill, ma tranne qualche riuscita considerazione su come affrontare il tempo in generale, e soprattutto quando 'fugge', il resto ci sembra una mesta campionatura di luoghi comuni. Ci piace per esempio quando sul rapporto tra due persone scrive (ma non raccontatelo a qualche vostro amico cattolicamente oltranzista): Quando si tratta di marito e moglie, penso che le parole chiave dovrebbero essere gentilezza e rispetto, non fedeltà, e non è detto che l'infedeltà sessuale debba necessariamente offuscarle. Oppure quando affronta il tema del sesso: Il sesso annulla l'individualità delle giovani donne più di quanto non faccia con i maschi della stessa età, questo perché il sesso chiedo molto di più alle femmine.
Non ci piace affatto quando 'consolida' lo status delle colleghe pre e post-pensionate con attività da reparto geriatrico o da meste fiere paesane: pittura, giardinaggio e ceramiche. Ci si trova così sbalzati in un contesto da letteratura del trine e del merletto, nonostante si sbandieri una certa autogestionalità e persino la poca voglia di fare figli (confessione che per una donna potrebbe essere presa per blasfemia).
Siamo alle solite e sono le solite della narrativa femminile: qui non si tratta di dar degna sepoltura (ormai siamo lì... ma non prendetemi per cinico) ad una scrittrice tutto sommato inessenziale, ma rivendicare il diritto di leggere non l'inusuale (per carità, ma chi lo pretende in questa epoca di passioni spente e di estremismi rivolti malamente), ma il giusto, suvvia anche il caritatevole se quest'ultimo dovesse strapparci un po' di viscere.
Le letteratura contemporanea femminile (qualunque essa sia, indigena e non) batte la grancassa dei sentimenti sdilinquenti, della casalinghità delle emozioni, del 'biscionismo' affettivo. La Athill non è da meno. Quando scrive: dovremmo invece ricordare che ogni esistenza apporta il proprio contributo, quasi invisibile ma concreto, verso il bene o il male, ed è per questo che andrebbe condotta nel modo giusto... ti verrebbe voglia di fare qualcosa, pure spaccare il mondo.
Ti limiti a pensare che quelli che straparlano troppo di morte in cotal guisa sono sempre vive e non intendono smettere.
CERCA
NEWS
-
12.11.2024
La nave di Teseo.
Settembre nero. -
12.11.2024
Tommaso Pincio
Panorama. -
4.11.2024
Alessandro Barbero
Edizioni Effedi. La voglia dei cazzi.
RECENSIONI
-
Han Kang
La vegetariana
-
Han Kang
Atti umani
-
Giuliano Pavone
Per diventare Eduardo
ATTUALITA'
-
Ettore Maggi
La grammatica della Geopolitica.
-
marco minicangeli
CAOS COSMICO
-
La redazione
Trofeo Rill. I risultati.
CLASSICI
CINEMA E MUSICA
-
Marco Minicangeli
La gita scolastica
-
Marco Minicangeli
Juniper - Un bicchiere di gin
-
Lorenzo Lombardi
IL NERD, IL CINEFILO E IL MEGADIRETTORE GENERALE
RACCONTI
-
Fiorella Malchiodi Albedi
Ad essere infelici sono buoni tutti.
-
Roberto Saporito
30 Ottobre
-
Marco Beretti
Tonino l'ubriacone