ATTUALITA'
Michela Agosto
RAI NEWS di Corradino Mineo: yuppies parvenu in team, che peccato, si poteva far di meglio!
Parlo di un'occasione mancata per l'esercizio della cronaca nazionale. L'idea di base è buona: lavorare tutti, lavorare meno con Corradino, che davvero ha trascinato dietro di sé una brigata sì, ma di sgrammaticati dicitori. I volenterosi giovanotti e le signorine si destreggiano tra sintassi improvvisate e internet, tra inflessioni imperdonabili e look vetero anni '80. Perché, mi chiedo, ancora non abbiamo dei capelloni, dei punk, dei personaggi autentici, colorati, nella mansione di speakers e annunciatori? Sarebbero fuori moda anche loro; ma si capisce, si fa per dire giacchè non colgo il mutamento, che m'aspettavo. Come mai, persino il giornalismo corradiniano è propinato da ragazzi con la cravattuccia e da vergini in giacchetta impiegatizia di cotonina elasticizzata, stazzonata? Il trucco infligge il colpo mortale: pesante, pretenzioso, che inguaia i lineamenti; dona ai volti una cupezza da anemia mediterranea con ciglia folte e gote di terracotta su facce scolpite nel gesso bianco.
Sono persone giovani, diligenti, laureate e qui casca l'asino. Lo stile passa attraverso il linguaggio, sottende però a una reale conoscenza della Lingua e l'autore di qualsivoglia discorrere deve saper utilizzare il lessico con proprietà, anche quando si vuole l'effetto figurato. Tocca organizzare il costrutto in maniera tale che sia comprensibile, tuttavia mai banale. Col pretesto della chiarezza in sintesi, questi analfabeti di ritorno (non me ne vogliano, se no che provocazione sarebbe?) risultano approssimativi, tozzi e frettolosi.
Il reporter che piace è veritiero ed efficace, non efficiente solo per le macchine del business e del consumismo televisivo. Il garbo, l'analisi puntuale, precisa nel cogliere e nel ragionamento, sono alcuni ingredienti, non da salotto, ma da buona cultura della parola che non dispiacerebbe se fosse condivisa anche presso codesto quarto potere che, troppo spesso, monta casi e fatti, li impila, benchè non li sappia spiegare e dipanare con l'argomentazione. Perché? Perché chi dovrebbe articolare è disarticolato: non sa domandare, né replicare, non gli/le riesce di illustrare, formulare e capita sovente a tali giovani penosi, corradiniani, d'inciampare nell'adulazione con ospiti alquanto orrendi, bruschi e ignoranti. Mi riferisco giusto per esempio, a Fabio Monteduro che "chiama" il suo libro senza porsi il dubbio, ma altrettanto fa la giovane interlocutrice, che il libro s'intitola. Il trombone andava preso in giro, o fatto accomodare fuori dallo studio, invece, la fanciulla non istruita a dovere sul ladruncolo di polli, ispirato a Bradbury e a Daniele Brolli, gli ha fatto vanto di essere padreterno augurandogli infinita fortuna e ci mancava che gli leccasse le biglie in diretta! Non so se per mal capita umiltà, per dabbenaggine, o che, ma le cerimonie che sostituiscono la conoscenza fanno rivoltare stomaco e budella!
Inoltre, i corradiniani che vogliono fare i reporter, devono smetterla coi salamelecchi nei confronti del "direttur" e badare di più all'etica, dedicarsi alla notizia prima di divulgarla! Voi corradiniani di Mineo non siete immuni da giudizio; direi che siamo alle solite: state prestando le vostre azzimate persone al ridicolo! Ma non erano i tempi di Fede quelli con i lacchè? Non mi sembrate giornalisti ma stipendiati inabili alla conversazione; alcuni di voi sono palesemente raccomandati, ammanicati e ambiziosi. Preparatevi: non si diventa grandi a 50 anni; si nasce grandi, cioè, si sceglie di essere onesti, sempre, nella vita, nel mestiere, nell'uso della Lingua.
Sono persone giovani, diligenti, laureate e qui casca l'asino. Lo stile passa attraverso il linguaggio, sottende però a una reale conoscenza della Lingua e l'autore di qualsivoglia discorrere deve saper utilizzare il lessico con proprietà, anche quando si vuole l'effetto figurato. Tocca organizzare il costrutto in maniera tale che sia comprensibile, tuttavia mai banale. Col pretesto della chiarezza in sintesi, questi analfabeti di ritorno (non me ne vogliano, se no che provocazione sarebbe?) risultano approssimativi, tozzi e frettolosi.
Il reporter che piace è veritiero ed efficace, non efficiente solo per le macchine del business e del consumismo televisivo. Il garbo, l'analisi puntuale, precisa nel cogliere e nel ragionamento, sono alcuni ingredienti, non da salotto, ma da buona cultura della parola che non dispiacerebbe se fosse condivisa anche presso codesto quarto potere che, troppo spesso, monta casi e fatti, li impila, benchè non li sappia spiegare e dipanare con l'argomentazione. Perché? Perché chi dovrebbe articolare è disarticolato: non sa domandare, né replicare, non gli/le riesce di illustrare, formulare e capita sovente a tali giovani penosi, corradiniani, d'inciampare nell'adulazione con ospiti alquanto orrendi, bruschi e ignoranti. Mi riferisco giusto per esempio, a Fabio Monteduro che "chiama" il suo libro senza porsi il dubbio, ma altrettanto fa la giovane interlocutrice, che il libro s'intitola. Il trombone andava preso in giro, o fatto accomodare fuori dallo studio, invece, la fanciulla non istruita a dovere sul ladruncolo di polli, ispirato a Bradbury e a Daniele Brolli, gli ha fatto vanto di essere padreterno augurandogli infinita fortuna e ci mancava che gli leccasse le biglie in diretta! Non so se per mal capita umiltà, per dabbenaggine, o che, ma le cerimonie che sostituiscono la conoscenza fanno rivoltare stomaco e budella!
Inoltre, i corradiniani che vogliono fare i reporter, devono smetterla coi salamelecchi nei confronti del "direttur" e badare di più all'etica, dedicarsi alla notizia prima di divulgarla! Voi corradiniani di Mineo non siete immuni da giudizio; direi che siamo alle solite: state prestando le vostre azzimate persone al ridicolo! Ma non erano i tempi di Fede quelli con i lacchè? Non mi sembrate giornalisti ma stipendiati inabili alla conversazione; alcuni di voi sono palesemente raccomandati, ammanicati e ambiziosi. Preparatevi: non si diventa grandi a 50 anni; si nasce grandi, cioè, si sceglie di essere onesti, sempre, nella vita, nel mestiere, nell'uso della Lingua.
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