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Eleonora Del Poggio

Susanna Tamaro non è gay!

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Sono lesbica e mi prendo sempre la responsabilità di quello che dico. Leggo con fastidio la notizia sul Corriere della Sera del 25 ottobre.

La Tamaro: non chiamatemi né cattolica né gay. «Un'esilarante leggenda metropolitana». Susanna Tamaro non ci sta e scende in Rete. Affida al suo sito la risposta alle ipotesi, illazioni, pettegolezzi suscitati da un'intervista pubblicata da Vanity Fair per l'uscita del suo nuovo romanzo Ascolta la mia voce (Rizzoli) in cui ammetteva di vivere da 18 anni con una donna (la sceneggiatrice Roberta Mazzoni) senza per questo essere omosessuale.

Non mi interessa la dietrologia, nemmeno quindi il perché di queste smentite (qualcuno parla del tentativo da parte della scrittrice di non perdere i lettori cattolici). Mi interessa il metodo.

Innanzi tutto, cosa c'è di tanto esilarante nella "malaugurata" ipotesi di un coming out. Semmai, in un paese costantemente ghigliottinato dalla lama censoria della Chiesa e dei settori politici più reazionari e conservatori, una dichiarazione limpida e serena sulla propria sessualità dovrebbe risultare gradita (invece chi sta attaccato alle proprie condizioni di "recluso" sfoggia sempre la motivazione del perché far sapere ad altri con chi si va a letto).

Quello che mi risulta indigeribile (e lo è ancor di più se viene da un personaggio legato al mondo della cultura – si noti che volutamente non ho usato il termine intellettuale - ) è la prassi secondo la quale ad una "accusa" di omosessualità si reagisce come di fronte ad un offesa delle peggiori.

Lo fanno tutti: la Tamaro, in forma diversa perché "aggrega" all'infamia di essere lesbica quella piuttosto limitante di essere una scrittrice cattolica, non è da meno. Anzi, in un impeto di ipocrisia celestiale (beh siamo in tema no?) per giustificare la presenza di una donna nella sua vita dichiara: Con Roberta ho partecipato a diversi viaggi con i lettori di Famiglia Cristiana e, sempre accompagnata da lei, ho dormito in monasteri, partecipato a riti spirituali, pranzato con vescovi e cardinali, senza che nessuno mi chiedesse mai spiegazioni, giustificazioni o confessioni sulla natura del mio rapporto.

Francamente, per il carattere della nostra rivista, che rimane pur sempre letterario, cosa faccia la Tamaro con le sue frequentazioni non ci cale mica (perché fa rima con formica, se fossero cicale... ci cale, ci cale, ci cale): rimane l'impressione, riguardo la vicenda, di una mancanza totale di decenza e rispetto del prossimo (quest'ultimo poi propugnato sì dai movimenti di liberazione gay, ma anche dai cattolici di tutto il mondo!).

Essere lesbica significa innanzi tutto rivendicare la propria dignità di persona e di soggetto politico. Mi duole pensare che quando questo Paese, e lo farà non per proprie spinte libertarie, ma perché pressato da condizioni esterne e da "confronti" legislativi con altri stati, emanerà disposizioni per la regolamentazione delle convivenze anche omosessuali, i primi a salire sul carro delle rivendicazioni saranno proprio le persone che della ipocrisia hanno fatto un cavallo di battaglia.

Papa Luciani (sempre in tema siamo!) dichiarò una volta: per stare accanto al cuore della gente bisogna volare basso. La Tamaro non spreca un'occasione per non farlo. Coi suoi libri innanzitutto (cosa sono questi titoli...Va dove ti porta il cuore, Ascolta la tua voce che sembrano appartenere ad un nuovo decalogo catechistico?), spesso risciacquature da discount, poi con dichiarazioni improvvide e maleducate.





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