ATTUALITA'
Marco Lanzòl
Svizzeri? Sì. E (semi)nuovi.
Gli svizzeri. Ah, gli svizzeri. Que savons-nous degli svizzeri? Che caseificano il formaggio, detto appunto svizzero, pieno di buchi quasi come una finanziaria italiana. Che producono a tavolette il cioccolato - quello che c'andava pazzo (prima di diventarlo per davvero) il conte Linneo, l'inventore del sistema tassonomico moderno basato sul binomio latino (presente homo sapiens? E' una battuta sua). Il quale assegnò al cacao de' cacaiéti il nome generico di Theobroma, "cibo degli Dèi". Che c'hanno le mucche - magari non in salotto. Per quanto, visto che molti salotti sono frequentati da vacche e vaccone.... Che c'hanno Guglielmo Tell e figlio, e la Lugano bella e fatale per gli anarchici - "Elvezia il tuo governo /schiavo d'altrui si rende / d'un popolo gagliardo / le tradizioni offende / e insozza la memoria / del tuo Guglielmo Tell".
E ancora: che sono puntuali - ma Orson Welles/Harry Lime toppava, sostenendo ch'erano inventori dell'oriòlo a cucù: quello, come incaricòssi di precisare una nota del governo federale, lo facevano e fanno gli artieri tedeschi nella foresta nera. Gli svizzeri, patìti della pulizia, amano il bianco: lo testimoniano le loro banche, che ogni tanto, trovandosi tra le mani tanti soldi zozzi, ne ripristinano il candore (lo spiegava un tal Jean Ziegler, se male non ricordo il nome - ma in Svizzera taluno se lo ricorda, oh se!). Infine, che sono tranquilli, laboriosi, previdenti. Ogni casa ha un rifugio antiatomico, ogni svizzero adulto è un soldato - con schioppo e cartucce in casa -, e ognuno ha il suo posto nella società (persino i drogati). Mi pare di ricordare che, durante uno dei pochissimi tumulti giovanili (perché si dànno dei giovani anche in Svizzera - problema che gli scienziati elvetici pare tèntino di risolvere prolungando il parto da nove mesi a quarant'anni), i ragazzi chiamassero il loro paese Groenlandia, e ho idea non a cagione dei ghiacciai alpini.
Cotesto si sa, degli svizzeri - noi romani ne sappiamo una in più, avendoceli in casa come guardie per impedire che ci si rùbino il papa, come Napoleone. Non è molto, ma non è poco. E da oggi, ci si fa noto che a Bellinzona (vi si parla italiano, il che per noi ignorantoni è un bel vantaggio) si tiene il festival Babel, patrocinato fra gli altri benemeriti dalle Edizioni Casagrande, dalla Pro Helvetia, dalla Repubblica e dal Canton Ticino, dalla municipalità stessa, dall'Ads (Autrici e Autori della Svizzera), e dalla fondazione culturale dell'Unione Banche Svizzere - prodotto tipico, come il bergamotto in Calabria. Il nome rimanda alla Torre e alla relativa confusio linguarum, indicato perciò per un consesso di traduttori - e per un paese che, solo d'ufficiali, di lingue ne ha quattro (francese, tedesco, italiano e romancio). Ma credo sia pure sottilmente ironico: istituìre un raduno dèdito al casino nel paese dell'ordine è come indìre un congresso di mosche nella valle degli stitici. E a proposito di posti imbordellati: quest'anno ci si dedica alle lingue della Balcanìa, sebbene l'idioletto nazionale protagonista sia il tedesco - altra accoppiata vincente, visto che nella Grecìa i germanofoni non sono famosi solo per la Sachertorte e l'Oktoberfest.
Lunga la processione degli ospiti: non potendo citare Roma e Toma, e chiedendo scusa ai trascurati, ricorderei Ornela Vorpsi (pubblicata Einaudi), Ismail Kadaré (inutile spiegare chi sia), Predrag Matvejevic (suo il noto Epistolario dall'altra Europa) fra gli scrittori, e nella squadra deuteragonista - i traduttori - Fabio Pusterla (pure saggista e poeta, parlandone da vivo - sarà parente della Margherita Pusterla Canturìna?), Giorgio Orelli (fondamentale su Goethe), e Franco Buffoni (fra l'altro direttore del semestrale Testo a fronte, pre-occupantesi di teoresi e pratica della volgarizzazione letteraria).
Questi son coloro che hanno il ruolo del titolo, essendo la rassegna dedicata allo scrivere e al "battonaggio della ribaltatura", come lo denominava Luciano Bianciardi, per il quale volgere da parlata a formula fu croce e delizia. Quindi, i vari ed eventuali: "artBabel" ospita video di Adrian Paci e Marina Abramovic, Autrice di Balkan erotic epic - non c'andate coi figli infànti, sicché si proibisce ai minori, per quel costume occidentale di ritenere inopportuno che i fanciullini sbìrcino gente 'gnuda (magari in congressu), e patriottico-educativo ammaestrarli con fulgidi esempi di gente che si sgozza; e "cineBabel" passa in rivista film del complesso mondo incluso fra turchi, germani, greci e russi, con schizzi d'Italia (difatti si ripropone Lamerica di Amelio). Ivi approfitto per una polemicuzza: si decanta inedito Le cercle parfait, commovente film di Ademir Kenovic, girato nella Sarajevo appena appena fuori dal conflitto, e sceneggiato da Abdulah Sidran (che sarà a désso Babel come poeta, oltre che come scrittore di cinema - sue e di Kusturica le sceneggiature della coppia di prime pellicole del regista). Benissimo: ma il film inedito non è, almeno per la televisione, giacché è andato in onda su RaiUno il quattordici luglio 1997. Non nuovo dunque, ma seminuovo.
Completano gli eventi un concerto di musica tradizionale bosniaca - canterà Ljiliana Petrovic Buttler, decantata come l'Edith Piaf o la Billie Holiday di quell' Europa fra l'Adriatico e il mar Nero, accompagnata dai Mostar Sevdah Reunion - e un workshop di traduzione letteraria dall'italiano al tedesco e dal tedesco all'italiano (come i buoni dizionari - sì, se ve lo state chiedendo, si vede che dev'esserci una differenza. Oppure è umorismo svizzero - vedi l'esilarante saga di Gervasoni e Rezzonico per i tipi di Aldo, Giovanni e Giacomo). Vi saranno inoltre una mostra su Hermann Hesse nei suoi rapporti con l'editore Suhrkamp, incontri per i ragazzi delle scuole, e una imprescindibile "Biblioteca di Babel".
Ho detto tutto? Più o meno. D'accordo, non è Venezia o Cannes, né il Sundance, ma siamo appena alla seconda edizione. Vale la pena dunque aspettare. Perché, come diceva quello, anche i nani hanno cominciato da piccoli.
E ancora: che sono puntuali - ma Orson Welles/Harry Lime toppava, sostenendo ch'erano inventori dell'oriòlo a cucù: quello, come incaricòssi di precisare una nota del governo federale, lo facevano e fanno gli artieri tedeschi nella foresta nera. Gli svizzeri, patìti della pulizia, amano il bianco: lo testimoniano le loro banche, che ogni tanto, trovandosi tra le mani tanti soldi zozzi, ne ripristinano il candore (lo spiegava un tal Jean Ziegler, se male non ricordo il nome - ma in Svizzera taluno se lo ricorda, oh se!). Infine, che sono tranquilli, laboriosi, previdenti. Ogni casa ha un rifugio antiatomico, ogni svizzero adulto è un soldato - con schioppo e cartucce in casa -, e ognuno ha il suo posto nella società (persino i drogati). Mi pare di ricordare che, durante uno dei pochissimi tumulti giovanili (perché si dànno dei giovani anche in Svizzera - problema che gli scienziati elvetici pare tèntino di risolvere prolungando il parto da nove mesi a quarant'anni), i ragazzi chiamassero il loro paese Groenlandia, e ho idea non a cagione dei ghiacciai alpini.
Cotesto si sa, degli svizzeri - noi romani ne sappiamo una in più, avendoceli in casa come guardie per impedire che ci si rùbino il papa, come Napoleone. Non è molto, ma non è poco. E da oggi, ci si fa noto che a Bellinzona (vi si parla italiano, il che per noi ignorantoni è un bel vantaggio) si tiene il festival Babel, patrocinato fra gli altri benemeriti dalle Edizioni Casagrande, dalla Pro Helvetia, dalla Repubblica e dal Canton Ticino, dalla municipalità stessa, dall'Ads (Autrici e Autori della Svizzera), e dalla fondazione culturale dell'Unione Banche Svizzere - prodotto tipico, come il bergamotto in Calabria. Il nome rimanda alla Torre e alla relativa confusio linguarum, indicato perciò per un consesso di traduttori - e per un paese che, solo d'ufficiali, di lingue ne ha quattro (francese, tedesco, italiano e romancio). Ma credo sia pure sottilmente ironico: istituìre un raduno dèdito al casino nel paese dell'ordine è come indìre un congresso di mosche nella valle degli stitici. E a proposito di posti imbordellati: quest'anno ci si dedica alle lingue della Balcanìa, sebbene l'idioletto nazionale protagonista sia il tedesco - altra accoppiata vincente, visto che nella Grecìa i germanofoni non sono famosi solo per la Sachertorte e l'Oktoberfest.
Lunga la processione degli ospiti: non potendo citare Roma e Toma, e chiedendo scusa ai trascurati, ricorderei Ornela Vorpsi (pubblicata Einaudi), Ismail Kadaré (inutile spiegare chi sia), Predrag Matvejevic (suo il noto Epistolario dall'altra Europa) fra gli scrittori, e nella squadra deuteragonista - i traduttori - Fabio Pusterla (pure saggista e poeta, parlandone da vivo - sarà parente della Margherita Pusterla Canturìna?), Giorgio Orelli (fondamentale su Goethe), e Franco Buffoni (fra l'altro direttore del semestrale Testo a fronte, pre-occupantesi di teoresi e pratica della volgarizzazione letteraria).
Questi son coloro che hanno il ruolo del titolo, essendo la rassegna dedicata allo scrivere e al "battonaggio della ribaltatura", come lo denominava Luciano Bianciardi, per il quale volgere da parlata a formula fu croce e delizia. Quindi, i vari ed eventuali: "artBabel" ospita video di Adrian Paci e Marina Abramovic, Autrice di Balkan erotic epic - non c'andate coi figli infànti, sicché si proibisce ai minori, per quel costume occidentale di ritenere inopportuno che i fanciullini sbìrcino gente 'gnuda (magari in congressu), e patriottico-educativo ammaestrarli con fulgidi esempi di gente che si sgozza; e "cineBabel" passa in rivista film del complesso mondo incluso fra turchi, germani, greci e russi, con schizzi d'Italia (difatti si ripropone Lamerica di Amelio). Ivi approfitto per una polemicuzza: si decanta inedito Le cercle parfait, commovente film di Ademir Kenovic, girato nella Sarajevo appena appena fuori dal conflitto, e sceneggiato da Abdulah Sidran (che sarà a désso Babel come poeta, oltre che come scrittore di cinema - sue e di Kusturica le sceneggiature della coppia di prime pellicole del regista). Benissimo: ma il film inedito non è, almeno per la televisione, giacché è andato in onda su RaiUno il quattordici luglio 1997. Non nuovo dunque, ma seminuovo.
Completano gli eventi un concerto di musica tradizionale bosniaca - canterà Ljiliana Petrovic Buttler, decantata come l'Edith Piaf o la Billie Holiday di quell' Europa fra l'Adriatico e il mar Nero, accompagnata dai Mostar Sevdah Reunion - e un workshop di traduzione letteraria dall'italiano al tedesco e dal tedesco all'italiano (come i buoni dizionari - sì, se ve lo state chiedendo, si vede che dev'esserci una differenza. Oppure è umorismo svizzero - vedi l'esilarante saga di Gervasoni e Rezzonico per i tipi di Aldo, Giovanni e Giacomo). Vi saranno inoltre una mostra su Hermann Hesse nei suoi rapporti con l'editore Suhrkamp, incontri per i ragazzi delle scuole, e una imprescindibile "Biblioteca di Babel".
Ho detto tutto? Più o meno. D'accordo, non è Venezia o Cannes, né il Sundance, ma siamo appena alla seconda edizione. Vale la pena dunque aspettare. Perché, come diceva quello, anche i nani hanno cominciato da piccoli.
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