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ATTUALITA'

Alfredo Ronci

Un libro ostico e affascinante. Della riduzione delle nascite: è la nostra salvezza?

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Il mondo d'oggi come Gotham city? Date un'occhiata al film Batman begins: una città divisa in due; da una parte la zona più ricca ed economicamente produttiva e l'altra povera e disadattata, ma legata alla prima da ponti levatoi che possono alzarsi e quindi isolare le due 'entità' al primo rilevante problema. E quando il cattivo di turno inquina le falde acquifere della zona dei disperati con un potente psicotropo che rende tutti pazzi ed incontrollati, ecco che le autorità non fanno altro che impedire l'accesso alla zona sana 'alzando' le vie di fuga.

Potrebbe davvero il mondo d'oggi mostrare uno scenario del genere di fronte ad una crisi mondiale che tutti ormai indicano come pari se non superiore a quella del '29 e di cui s'ignorano tutt'ora la durata e la fine?

Per chi è abituato a fare i conti con un'informazione falsa e contagiosa la 'trama' potrebbe essere fattibile, dal momento che tra i fattori destabilizzanti del momento si indicano soprattutto la mancata 'ridistribuzione della ricchezza' e il divario sempre maggiore tra popolazione povera e popolazione ricca (strano però che nel nostro paese, non esente da problematiche del genere, si elegga alla guida uno degli uomini più ricchi del pianeta... ma non è di Berlusconi, almeno per una volta, che vogliamo parlare).

Personalmente ritengo l'espressione 'ridistribuzione della ricchezza' un falso problema, se non addirittura una fetecchia economico-sociologica. In un mondo che ha già mostrato i suoi limiti (nel senso di sfruttamento delle risorse) e le sue contraddizioni, 'ridistribuire' le ricchezze invece che monitorare le necessità oltre che un suicidio collettivo è la dimostrazione più concreta dell'imbecillità umana.

Non mi convince nemmeno il recente 'spauracchio' dell'impoverimento della classe media: è una sorta di coperta di Linus gettata in aiuto alla parte più consistente della popolazione che non ha ancora capito di aver vissuto al di là delle proprie capacità nella ricerca appunto di un livellamento generale delle 'ricchezze': di nuovo, un suicidio.

Ecco che un libro come Si spegne signori si chiude di Giuliano Cannata, ingegnere ed esperto di acque e territorio, viene in aiuto ed in qualche modo offre un appiglio a quelle persone che pur riconoscendo il momento negativo dell'attuale economia, non si lasciano confondere dall'isteria di massa e dal piagnisteo funereo (ma salvifico, crediamo noi) dell'abbassamento dei consumi.

La tesi fondante del saggio è piena di fascino e voglio riassumerla in una frase ad effetto e molto riduttiva, ma altrettanto seducente: la riduzione della natalità salverà il mondo. Perché di questo si conciona quando Cannata parla di 'era della diminuzione', affrontandola con coraggio e senza peli sulla lingua: il senso del libro essendo l'antropologia della diminuzione, la mutata disponibilità (addirittura il rifiuto) a procreare, è chiaro che c'è da approfondire l'effetto immediato della conquistata e facile (repentina) padronanza del proprio corpo alla luce (mediata, profonda) della nuova sociologia a dominio femminile. Quel possibile rifiuto, così sconvolgente, e il pesante fardello corporale respinto.

Apriti cielo! Qua Ratzinger potrebbe svenarsi: ma i segni ci sono sempre stati. Quella che Cannata chiama 'nuova sociologia a dominio femminile' è sotto gli occhi di tutti non perché sia effettivamente tale, ma perché sta creando, lentamente, cambiamenti comportamentali e sociologici che ovviamente si rispecchiano sull'intera economia.

Ma l'ingegnere va oltre: azzarda (e mi piace!) a dire che la negazione (cioè la necessità della diminuzione) è storica. Il soffocamento "casuale" dei neonati nel lettone dei genitori (aggiungo io: il delitto è sempre stato l'unica arma nelle mani delle donne per poter reclamare una posizione diversa e centrale. Essenziali per comprendere a meglio il fenomeno i libri recenti di Giovanna Fiume Mariti e pidocchi, sempre edizioni XL, e Dare l'anima di Adriano Prosperi, Einaudi) (che portò all'obbligo canonico della culla sospesa), l'esposizione al freddo, i Pollicini del bosco... Il bisogno d'infanticidio non solo per sfuggire lo status di reietta della madre nubile e dell'adultera costretta a mostrare il frutto, ma ancora più forte per fuggire il peso orribile della famiglia "normale", del quinto o del sesto figlio. Un numero come sei gravidanze che coincideva statisticamente con la probabilità totale uguale a uno della morte per parto.

In un mondo dove una parte si batte ancora per far 'vivere' un'esistenza vegetale, un'altra induce una fetta di popolazione a fare un secondo figlio per avere incentivi statali (proposta della Lega) o il capo del governo che invita i cittadini a spendere comunque per non far fallire l'economia, la tesi di Cannata è al limite dell'inverecondia se non addirittura della sconcezza e dell'immoralità.

Che significato ha dunque, se le cose stanno così, il detto biblico: crescete, moltiplicatevi e riempite la terra? Ma davvero è possibile riempire la terra senza procedere ad un suicidio di massa? O non è più concreto ammettere che la decisione della vita da trasmettere sia oggi un fatto antropologico chiave, il luogo inconscio di tutte le scelte che, come si dice con giustezza nel saggio in questione, nessuno ha avuto ancora il coraggio di dire e affrontare? (Meglio. In passato ci fu chi lo affrontò, ma i condizionamenti sociali, la difficoltà pratica della contraccezione, di là da venire, rendevano improponibile una sua discussione. Solo alcuni poeti, nell'agognato desiderio dell'inesistenza, hanno 'sfiorato' il problema).

Ma le conseguenze di tutto ciò? Secondo Cannata sono sotto gli occhi di tutti: colpisce stranamente che sia proprio il rifiuto (antropologico) a generare della specie dominante e divorante umana a "salvare" la terra nel momento di massimo stress, a garantire la possibilità, la difendibilità di enormi spazi vuoti, inaccessibili, presenti altrove. (...)La diminuzione in corso è doppia, un po' meno uomini e un po' meno roba prodotta da ciascun uomo:0,90 per 0,90 si è detto, fa già 0,81, la produzione di anidride carbonica per capita totale è in diminuzione (spontanea) da decenni nel mondo.

Da questo, qualcuno potrebbe affermare (o temere) che siamo di fronte alla possibilità che siano le donne ad avere in mano il destino del mondo (ma non l'hanno sempre avuto?); ma al di là della responsabilità di 'genere' quello che Cannata, molto audacemente, affronta sta a cuore a tutti, come la riconsiderazione di concetti che credevamo convincenti e indiscutibili (si parlava prima di 'ridistribuzione delle ricchezze'): primo fra tutti quello dello 'sviluppo compatibile'. Quando si confonde la crescita con lo sviluppo, la pianificazione del futuro assume tutt'altre forme: era stata sinonimo di crescita (...) sarà presto sinonimo di tutt'altro, ora che lo sviluppo ha mostrato essere tutt'altra cosa, financo nei suoi aggettivi moderativi, compatibile, sostenibile, velleitari, spesso scioccamente consolatorii ("sostenibile" è forse proprio il più sciocco, ma compatibile, umano, umanizzato naturalizzato non sono da meno.

Mi preme chiudere con un suggerimento: il saggio di Cannata non è di facile lettura, il riassunto, piuttosto 'spiccio' che ho riportato, non dà l'idea della complessità degli assunti e delle sue trattazioni. Ci vuole sangue e sudore per arrivare alla fine, ma quel che rimane al termine della lettura, è come il fango limaccioso del Nilo quando invadeva le terre: prima problematico, poi addirittura 'nutriente' per la coltivazione delle stesse.



Giuliano Cannata

Si spegne signori si chiude. L'era della diminuzione

Edizioni XL

Pag.305 Euro 15,50









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