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CLASSICI

Alfredo Ronci

Bugie e nudità: 'Un dolore normale' di Walter Siti

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Non so se Walter Siti, scrivendo il suo secondo romanzo, abbia mentito per cercare piacere (o di piacere?), per vanità, per cattiveria, per insofferenza, per calcolo o chissà per quale altro motivo. So che ha mentito e lo dice pure, anche se in perfido ritardo: perché lo stare con te, m'ha condotto a scrivere un libro falso.

Ma da dove nasce la menzogna? Nasce dal percorso 'storico' delle sue ossessioni erotiche, dal fatto che il suo gnosticismo ha eletto una deità corporale/muscolare che si contrappone a qualsiasi altra cosa.

Con Scuola di nudo, il suo primo romanzo (il mio pletorico romanzo come dice lo stesso autore in un passo di questo) Siti aveva costruito, per sua stessa definizione, il primo 'body-building roman' della letteratura italiana, una vera e propria elegia al massive-man, alla ipertrofia culturistica.

Con il secondo tenta, disperatamente, di disfarsi di questa sua immagine schiava di deltoidi e bicipiti, di pettorali e femorali, di sternocleidomastoidei, costruendo una storia meno 'corporea' e più strettamente sentimentale (... non è una storia d'amore omosessuale, - predicavo agli amici, - è una storia d'amore e basta; e lo dicevo con orgoglio, mi faceva sentire moderno...).

Mi permetto di entrare ancora di più nel privato (mio e di Siti): conservo ancora una sua lettera, ricevuta anni fa (quando le mail erano ancora rare), in cui lo scrittore mi confessava che la sua seconda opera sarebbe stata diversa, completamente diversa, perché la vita gli aveva regalato l'opportunità d'innamorarsi. Un dolore normale invece, rivela, al di là di un lavoro d'intreccio tradizionale, di una tessitura ordinata (... imparare a scrivere con qualcuno in casa m'era parsa chissà quale vittoria, mentre solo senza nessuno tra le palle riesco a condurre una pagina alle estreme conseguenze) il cancro di sempre, l'idea fissa che è sconquasso viscerale, che è tripudio, paradossalmente, del non vivere: la passione dei muscoli.

La storia d'amore con Mimmo, l'altro protagonista del romanzo – il primo è l'autore stesso – è chiara sin dall'inizio: Ma statisticamente, per noi omosessuali, è più difficile trovare un compagno e questo ci induce ad abbassare la soglia delle pretese. Se hai veramente fame, non ti vergogni a rovistare tra i rifiuti. Questione d'indigenza cronica, come per te (non negarlo) accontentarti della mia carne frolla.

Ma allora dov'è la menzogna se l'autore confessa la sua soddisfazione? Sta nella verità che parla attraverso l'errore. L'errore di una storia d'amore 'falsata' sin dall'inizio da una mancanza di coesione vera e propria.

Il gioco allora diventa spudorato, e per certi versi avvincente, quando le schermaglie diventano oggetto del contendere (si è arrivati nel romanzo persino a disputarsi una passione mai esistita) e torna, arrogante, quello che lo stesso Siti definisce 'il richiamo della foresta', il desiderio di un corpo granitico: temevi il richiamo della foresta ma a torto (qui addirittura l'autore si sconfessa!) – 'era un'accidia annidata nel turgore: esigevano d'essere venerati come al solito e che l'ammiratore stesse immobile.

Ma chi è questo Mimmo che sembra, improvvisamente, essere il contraltare alle stimmate neurovegetative dello scrittore? E' uno che mente (pure lui!), che si fa passare per un professionista del doppiaggio, quando invece è un umile precario, pur di conquistare il cuore dell'intellettuale. Uno che millanta conoscenze negli ambienti che contano, ma che poi finirà a fare il corriere per il traffico di organi.

E fisicamente com'è? In più di un'occasione Siti ci dà un ritratto esaustivo: ... Una voce era scesa sui tuoi pendii irregolari e aveva proclamato «è carne di secondo taglio»... ancora... la mia vera claustrofobia erano i tuoi muscoli troppo carenti per farmi decollare... e ancora... una guarigione che non volevo, con uno che non mi piace neanche.

Fino alla confessione che svela tutto l'inganno: se i suoi muscoli fossero più rotondi, pensavo, il mio libro non conterrebbe prosa.

Alla base di Un dolore normale dunque, più che un marchingegno narrativo che pure vibra (Scuola di nudo invece era un romanzo autobiografico, ma discontinuo, romanzo di vita autentica e ritratto agonico e frammentario di una generazione di intellettuali) c'è l'inganno dei sensi. Curioso poi che lo stesso si manifesti anche attraverso quelle che Siti chiama le 'traduzioni luciferine', sorta di eufemismi maliziosi e convincenti che completano il quadro d'insieme: Fu in quel periodo che le traduzioni (o le postille) luciferine diventarono una specie di nevrosi: «non assomiglia a niente, questo nostro amore» (postilla luciferina: «non sarà magari perché non è un amore?»; «Finalmente t'ho scovato» (replica luciferina: «mi fai sentire un tartufo, ne ho la forma e a momenti persino l'odore».

Allora siamo alla burla! Che nel caso del romanzo di Siti è fatta di contrappesi: piuttosto che dire la verità ha preferito scriverla negandola.

Ma al di là di certe 'schermaglie' Un dolore normale contiene ben altro: la straordinaria capacità di un autore di mettersi a nudo, di riporre nel cassetto delle 'finzioni' più di quello che lo scrivere normalmente richiede.

Un dolore normale è un libro completo e, se ci si passa l'espressione, fiero della sua diversità. Che non è diversità di scelte sessuali (per carità!), ma la fierezza di chi crede che la letteratura non sia solo un guaito spento, ma lamento del cuore. Appunto, un dolore normale.





L'edizione da noi considerata è:



Walter Siti

Un dolore normale

Einaudi - 1999





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