CLASSICI
Alfredo Ronci
Moderno, ma marxista? Meglio contemporaneo: 'I piacevoli servi' di Piergiorgio Bellocchio.
Inoltriamoci nel dubbio: è la sola ed unica carta per comprendere al meglio un lavoro come I piacevoli servi. Non si ha nemmeno certezza assoluta della comprensione del titolo, per quanto una suggestione data dagli 'indizi' ci faccia propendere per una soluzione, ed espressione, quanto mai spiccia e popolare: servi del potere e delle consuetudini borghesi (sulla piacevolezza il 'supporto' potrebbe essere linguistico). In fondo i protagonisti dei tre racconti che compongono il libro non sono effettivamente schiavi del sistema? Sistema che li stritola e li costringe (due casi su tre) al suicidio?
Andiamo con ordine: in 'A discolpa' un Cavaliere decide di suicidarsi perché non riesce a far fronte ai suoi debiti. In 'Wie ein Liegender' (tratto da un verso di Rilke) un impiegato con l'ossessione del gioco d'azzardo, per poter coltivare questa sua passione, preleva regolarmente soldi dal suo posto di lavoro. Quando gli ammanchi cominciano a venir fuori, dopo aver comprato una pistola fugge, ma finirà i suoi giorni sotto un treno.
Bellocchio ha un approccio 'intellettuale' con le miserie e le meschinità umane. Non riflette sulla morte o sul suicidio o addirittura sull'amore (Però bisogna dire che una certa qualità di scioccaggine cui talora si arriva nell'intimità con la donna, è affascinante e senz'altro la cosa migliore che vi si possa trovare), ma li studia, come se fossero parte di un bagaglio culturale che deve appartenerci in ogni caso. Come può tutto ciò avere una ragion d'essere nell'educazione marxista dell'autore? (ricordiamolo, fondatore dei Quaderni Piacentini ed ideatore di Lotta Continua). Sì perché qualche critico ha voluto sottintendere un'ideologia di fondo ai racconti. Ma siamo sicuri? Vi è una contrapposizione sociale nella determinazione dell'atto suicida dei protagonisti (lotta di classe?) oppure semplicemente una considerazione terminale del fallimento del sistema capitalistico, che non è propriamente la stessa cosa anche se 'pericolosamente agganciata? (Modernità straordinaria ed attuale de I piacevoli servi: come se ora, in questo momento storico, dove il mercato domina ed è fallito, a qualcuno venisse in mente di riesumare Marx...). Credo invece che per i tre racconti (il terzo lo affronteremo poi, perché leggermente 'diverso') valga l'equazione: ad ogni azione, una reazione. Che non è condanna dell'accaduto ma, come si diceva prima, studio dell'atto. Non si spiegherebbero altrimenti le parole del protagonista di 'Wie ein Liegender' poco prima di farla finita: Sentì che non era giusto mettersi la canna in bocca e sparare, ciò presupponeva una volontà, precisione, abilità ... No, egli non aveva mai chiesto nulla, non sapeva perché era nato, non voleva nulla, non aveva mai voluto nulla. Nulla. La pistola gli era servita tutto quel tempo per avere la morte con sé, a portata di mano, sempre dovunque – per sicurezza.
Nihilismo esistenziale più che lotta di classe!
Ma a Bellocchio non sfugge la realtà e non si sottrae alla rappresentazione di una realtà comunque in fieri (ma confessò ad un giornalista durante la presentazione del suo Eventualmente: E poi credo poco ai libri programmati. La casualità, invece, comporta ogni volta un confronto con qualche verità d'avvio...). Ne è testimonianza il terzo racconto, quello che da il titolo alla raccolta: scontro culturale tra vecchi amici di liceo e colleghi d'ufficio. Dove 'C', di estrazione popolare, col suo istinto e la sua intraprendenza, ad un passo dalla crassa ignoranza, riesce ad adescare la moglie del narratore, il quale, confessando la sua 'inadeguatezza' (Mi sposai per trovare una fede umana, una fiducia... Ma no, ero segnato fin dalla nascita... Da bambino ero desolato, non ero abbastanza amato o lo era troppo e male, cercavo qualcosa senza sapere che cosa, senza trovare...) trova quasi lecito i giochi ambigui della moglie. 'A' invece, che da ragazzo 'rubò' la ragazza al narratore, sposandola, si divide tra l'idea di una necessità anti-sessuale (gli Anti-Tropici (romanzo, poema o vangelo) dovrebbero essere invece una specie di festa dell'insoddisfazione sessuale, un'orgia dell'impotenza (esistono solo gradi d'impotenza): coiti mancati o malriusciti, erezioni incomplete, coppie mal assortite, scomodità delle posizioni, frigidità irremovibili, cattivi odori, malattie veneree, eccessive rapidità o lentezze, non simultaneità degli orgasmi) ed una proposta rivoluzionaria a favore degli operai (Bisognerebbe dimezzare lo stipendio a tutti gli statali, questa sì che sarebbe una rivoluzione! Gente che va mantenuta 'a paglia', come diceva mio nonno, "la merda di Stato").
Insomma, il tutto diventa un gioco crudele ed inestricabile, dove il nocciolo della questione non può e non deve essere solo una visione ideologica della sostanza, ma quanto meno una sua scindibilità con altre esperienze (dice la seconda di copertina: Si tratta sì, per gran parte, di amore, ma di un tipo d'amore, o di solo sesso, che si trascina dietro cose e cose di un'intera sottosocietà...).
Inoltriamoci nel dubbio, come dicevo all'inizio, per quanto riguarda I piacevoli servi. Ma alla fine una certezza: che la difficoltà di reperire materiale di Bellocchio voglia pur dire qualcosa. Di profondo.
L'edizione da noi considerata è:
Piergiorgio Bellocchio
I piacevoli servi
Mondadori - 1966
Andiamo con ordine: in 'A discolpa' un Cavaliere decide di suicidarsi perché non riesce a far fronte ai suoi debiti. In 'Wie ein Liegender' (tratto da un verso di Rilke) un impiegato con l'ossessione del gioco d'azzardo, per poter coltivare questa sua passione, preleva regolarmente soldi dal suo posto di lavoro. Quando gli ammanchi cominciano a venir fuori, dopo aver comprato una pistola fugge, ma finirà i suoi giorni sotto un treno.
Bellocchio ha un approccio 'intellettuale' con le miserie e le meschinità umane. Non riflette sulla morte o sul suicidio o addirittura sull'amore (Però bisogna dire che una certa qualità di scioccaggine cui talora si arriva nell'intimità con la donna, è affascinante e senz'altro la cosa migliore che vi si possa trovare), ma li studia, come se fossero parte di un bagaglio culturale che deve appartenerci in ogni caso. Come può tutto ciò avere una ragion d'essere nell'educazione marxista dell'autore? (ricordiamolo, fondatore dei Quaderni Piacentini ed ideatore di Lotta Continua). Sì perché qualche critico ha voluto sottintendere un'ideologia di fondo ai racconti. Ma siamo sicuri? Vi è una contrapposizione sociale nella determinazione dell'atto suicida dei protagonisti (lotta di classe?) oppure semplicemente una considerazione terminale del fallimento del sistema capitalistico, che non è propriamente la stessa cosa anche se 'pericolosamente agganciata? (Modernità straordinaria ed attuale de I piacevoli servi: come se ora, in questo momento storico, dove il mercato domina ed è fallito, a qualcuno venisse in mente di riesumare Marx...). Credo invece che per i tre racconti (il terzo lo affronteremo poi, perché leggermente 'diverso') valga l'equazione: ad ogni azione, una reazione. Che non è condanna dell'accaduto ma, come si diceva prima, studio dell'atto. Non si spiegherebbero altrimenti le parole del protagonista di 'Wie ein Liegender' poco prima di farla finita: Sentì che non era giusto mettersi la canna in bocca e sparare, ciò presupponeva una volontà, precisione, abilità ... No, egli non aveva mai chiesto nulla, non sapeva perché era nato, non voleva nulla, non aveva mai voluto nulla. Nulla. La pistola gli era servita tutto quel tempo per avere la morte con sé, a portata di mano, sempre dovunque – per sicurezza.
Nihilismo esistenziale più che lotta di classe!
Ma a Bellocchio non sfugge la realtà e non si sottrae alla rappresentazione di una realtà comunque in fieri (ma confessò ad un giornalista durante la presentazione del suo Eventualmente: E poi credo poco ai libri programmati. La casualità, invece, comporta ogni volta un confronto con qualche verità d'avvio...). Ne è testimonianza il terzo racconto, quello che da il titolo alla raccolta: scontro culturale tra vecchi amici di liceo e colleghi d'ufficio. Dove 'C', di estrazione popolare, col suo istinto e la sua intraprendenza, ad un passo dalla crassa ignoranza, riesce ad adescare la moglie del narratore, il quale, confessando la sua 'inadeguatezza' (Mi sposai per trovare una fede umana, una fiducia... Ma no, ero segnato fin dalla nascita... Da bambino ero desolato, non ero abbastanza amato o lo era troppo e male, cercavo qualcosa senza sapere che cosa, senza trovare...) trova quasi lecito i giochi ambigui della moglie. 'A' invece, che da ragazzo 'rubò' la ragazza al narratore, sposandola, si divide tra l'idea di una necessità anti-sessuale (gli Anti-Tropici (romanzo, poema o vangelo) dovrebbero essere invece una specie di festa dell'insoddisfazione sessuale, un'orgia dell'impotenza (esistono solo gradi d'impotenza): coiti mancati o malriusciti, erezioni incomplete, coppie mal assortite, scomodità delle posizioni, frigidità irremovibili, cattivi odori, malattie veneree, eccessive rapidità o lentezze, non simultaneità degli orgasmi) ed una proposta rivoluzionaria a favore degli operai (Bisognerebbe dimezzare lo stipendio a tutti gli statali, questa sì che sarebbe una rivoluzione! Gente che va mantenuta 'a paglia', come diceva mio nonno, "la merda di Stato").
Insomma, il tutto diventa un gioco crudele ed inestricabile, dove il nocciolo della questione non può e non deve essere solo una visione ideologica della sostanza, ma quanto meno una sua scindibilità con altre esperienze (dice la seconda di copertina: Si tratta sì, per gran parte, di amore, ma di un tipo d'amore, o di solo sesso, che si trascina dietro cose e cose di un'intera sottosocietà...).
Inoltriamoci nel dubbio, come dicevo all'inizio, per quanto riguarda I piacevoli servi. Ma alla fine una certezza: che la difficoltà di reperire materiale di Bellocchio voglia pur dire qualcosa. Di profondo.
L'edizione da noi considerata è:
Piergiorgio Bellocchio
I piacevoli servi
Mondadori - 1966
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