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CINEMA E MUSICA

Alfredo Ronci

Il fascino etereo ed essenziale di Sade. 'Soldier of love'.

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Quando nel lontano 1984 uscì Diamond Life più di qualcuno gridò al miracolo (meno quelli che dal canto pop s'aspettano comunque sfracelli): la voce suadente di una ragazza di origine nigeriana, accompagnata dal suo fido sassofonista, colpì l'immaginazione di molti, portando però alcuni recensori ad avventati paragoni con Billie Holiday.

Tutt'altro discorso e tutt'altra anima. Sade dimostrò comunque di non essere una meteora, ma già dal secondo lavoro, Promise, parte della magia svanì e la sua scialba apparizione al Live Aid (il primo, quello più riuscito) convinse qualche ascoltatore che forse non tutto era oro quello che luccicava.

Ma Sade ha centellinato nei decenni la sua attività, tanto che in ventisei anni ha realizzato un pugno di dischi e quel poco, con alti e bassi, ha sempre avuto una sua personalissima dignità.

Arriva del tutto inaspettato Soldier of love, il suo ultimo lavoro, inaspettato soprattutto perché Lovers rock, il precedente, risale addirittura al 2000. Come a dire: chi ci pensava più a Sade?

E cosa è successo in questi dieci anni? I più cattivi diranno nulla. I più buoni nulla allo stesso modo, ma con indicazioni del tutto diverse, come prevedibile.

Per il sottoscritto l'album più bello dopo il venerato esordio Diamond Life.

Nessun sconvolgimento intendiamoci, nessuna rivoluzione o intuizione musicale, ma una misura, una fascinazione, una deliziosa partitura dei dieci pezzi che compongono l'opera tali da suggerirci che non ci siano pause fastidiose o 'incidenti di percorso'.

Si comincia con The moon and the sky che ha una base ritmica 'paracula', diciamo da mercato, ma se in bocca ad una Beyoncé o a una Mary J.Blidge assumerebbe un andamento più r'n'b, qui ha una linea perfettamente sadeiana.

Il secondo pezzo Soldier of love, che da il titolo all'album, farebbe pensare ad un'incursione più nel sociale con la sua cadenza 'militare', ma basta ascoltare la voce della nigeriana per ricredersi:

Ho il desiderio di sopravvivere in questo selvaggio west

Sto facendo del mio meglio per rimanere viva

Sono un soldato dell'amore.


Se Morning bird è ballata al piano che pur nella sua suggestiva cadenza non offre particolari emozioni, con Babyfather, brano contrappuntato abilmente nel canto, riscopriamo l'arte ammaliatrice di Sade. Uno dei pezzi migliori dell'album. Che prosegue delizioso nella sua sequenza apparentemente chiotta, ma seducente nella sua ritmica sincopata.

Ma quando arriva In another time l'ascoltatore ha un sussulto, perché il minimalismo degli inserti sonori e l'entrata del sax dell'inseparabile Stuart Matthewman ci fanno subito pensare che il brano sia stato preso dalle sessions di Diamond life.

Insomma un disco fatto per piacere, per stuzzicare il mercato, per ammaliare, ma nel 'gioco' della proposta chi lo ascolta si toglie il cappello e ringrazia.

Soldier of love è una delizia.



Sade

Soldier of love

Sony Music

2010





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