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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Roberto Saporito

Cani e umani

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Il cane, un fiero pastore tedesco, mi guarda e di colpo cambia espressione, aguzza lo sguardo, socchiude gli occhi, tira il guinzaglio nella mia direzione, ringhia, piano, indeciso sulla decisione da prendere. Il padrone lo tira di più verso la sua gamba, accorcia la catena di alcuni anelli, gli intima qualcosa di incomprensibile (in tedesco forse?) e passa oltre. Il cane si gira a guardarmi e nel fare questo quasi si strozza: ce l'ha con me, punto.

E' che i cani mi odiano, istintivamente, appena mi vedono passano dall'essere felici e trotterellanti passeggiatori (spesso per fortuna, mia, legati) a volermi azzannare, magari a sangue, a qualunque costo, anche a costo di strozzarsi loro stessi. E non esistono neanche differenze di razza o di stazza o di carattere: mi odiano tutti dai pitbull ai chihuahua passando per i mansueti barboncini nani. Un cane è lì tranquillo, rilassato, beato che guarda con benevolenza e allegria tutta la gente che incontra, che si lascia magari anche accarezzare mansueto, giulivo, ma arrivo io e tutto cambia: il cane, qualunque cane, ha un nuovo nemico giurato, io. Non so cosa sia a far scattare questo odio immediato, forse il mio atteggiamento (ma non penso di avere nessun tipo di atteggiamento particolare nei confronti dei cani), o il mio odore (è possibile), o il mio modo di camminare, di respirare, di sbattere gli occhi, non lo so, l'unica cosa che so è che loro mi odiano. E io no, io non li odio per niente i cani, anzi, a me i cani piacciono molto, guarda un po'. Ma scatta qualcosa e loro voglio farmi del male. Forse ho capito cos'è. Loro hanno paura di me: anche questa potrebbe essere un'ipotesi in fondo, oppure pensano che io abbia paura di loro, cosa non vera (ma loro che cosa possono saperne, o lo sanno?).

L'unica cosa che non mi convince è che capita che anche alcune persone reagiscano allo stesso modo: mi vedono e vorrebbero farmi del male. Ma mentre per i cani non ci sono distinguo: tutti i cani vorrebbero mordermi, piccoli o grandi che siano, pericolosi o meno, teneri cagnetti da tasca o veri e propri lupi mannari, per gli esseri umani quelli che vorrebbero farmi del male sono coloro che appaiono (e forse sono) più pericolosi, più bellicosi, più attaccabrighe, per capirci la categoria che ti accoltella perché hai osato incrociare il loro sguardo o hai guardato per un secondo di troppo la cicatrice che hanno sotto l'occhio sinistro (e non vuoi neanche saperlo perché il tipo in oggetto possa avere una cicatrice sotto l'occhio sinistro), o la ragazza al loro fianco (ragazze spesso bellissime, dai corpi mozzafiato, che ti viene da chiederti perché stiano con delle facce da galera tali, ma forse è proprio per quello che ci stanno, per le loro facce da galera, chi può dirlo, chi le capisce certe donne). Ecco, questi essere umani, se io mi soffermassi un attimo di più, invece di scorrere via veloce nella mia camminata da bersagliere in ritardo, probabilmente mi riempirebbero di botte, o di coltellate, o di mazzate, o di pistolettate, comunque mi farebbero molto male. Il resto della popolazione forse farebbe volentieri la stessa cosa (come i cani mansueti fanno), ma essendo civili, educati, colti, a modo, non lo fanno, ma comunque, hanno un attimo in cui mi osservano con sospetto, ma subito scatta l'educazione (o quello che è) e mi riconoscono come uno di loro (quasi uno di loro). Anche se c'è quel nanosecondo di rabbuiamento, ma è una cosa veloce, al limite della non percezione. Ma in quel misterioso e ombroso nanosecondo anche loro vorrebbero farmi del male perché hanno visto in me la stessa cosa che vedono, o sentono, o che so io, i cani. Solo che i cani non essendo ipocriti non mi sopportano alla luce del sole, senza gli schermi civili delle persone civili.

In pratica mi odiano tutti ma i cani almeno hanno una sincerità di reazione che gli umani non hanno.

Devo però ancora decidere se questa è da considerarsi una cosa buona o meno.

Devo ancora decidere se preferire l'apparenza dell'ipocrisia di molti o l'odio conclamato di tutti quanti.





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