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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Fred Vargas

Sulla pietra

Einaudi, Traduzione di Margherita Botto e Simona Mambrini, Pag. 466 Euro 20.00
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Più che parlare del libro in sé, vorrei parlare dell’autrice e dei suoi personaggi. Fred Vargas è uno pseudonimo e come tale va rispettato, e non c’interessa sapere il suo nome vero. In Francia è davvero un mito e viene considerata la migliore autrice di libri gialli in assoluto; un po’ come la Christie in Inghilterra. Sembra che scriva i suoi libri durante le vacanze, in soli 21 giorni. Se consideriamo che si tratta di libri di almeno 400 pagine, non è roba da poco!
La Vargas è una donna di vasta cultura e, leggendo i suoi libri, lo si capisce subito: è archeozoologa ed esperta medievalista e, sicuramente, queste sue esperienze le trasmette alle storie che racconta. Ha svolto studi sulla trasmissione della peste all’uomo: non a caso in un paio di romanzi si parla proprio di questo. Insomma, diciamo pure che la Vargas non scrive romanzetti ma dei veri trattati scientifici. Sulla pietra, il titolo italiano del suo ultimo lavoro, non è un sasso qualunque ma un antico dolmen della Normandia. La pietra in sé non c’entra nulla con il racconto se non per il fatto che è la fonte di ispirazione al commissario per la risoluzione del complicatissimo caso che si trova a dover risolvere.
E quindi, adesso bisogna spendere qualche parola sui personaggi creati dalla fantasia della Vargas. Il commissario Adamsberg, innanzitutto, che dirige la squadra anticrimine di Parigi ma che è un montanaro dei Pirenei; gran sognatore, non a caso viene sempre definito col termine “spalatore di nuvole”, eternamente distratto da mille cose all’apparenza inutili alle indagini, amatissimo dai suoi uomini pronti a dare la vita per lui. Tra le sue innumerevoli stranezze, fumare occasionalmente le stesse sigarette che fuma suo figlio, come delicato gesto per essergli vicino.
Il suo vice, Danglard, dalla vita incasinata e con l’inclinazione ad affogare i problemi nel vino, è un uomo di vastissima cultura ma che[mg1] , all’apparenza, nulla c’entra con il lavoro di poliziotto che svolge.
La meravigliosa Violette, deputata a essere la guardia del corpo del commissario per le straordinarie doti fisiche che possiede. Mercadet, ottimo informatico ma con un fastidiosissimo problema di ipersonnia: ogni tanto deve sparire per riposare e tutti i colleghi lo coprono con i mega superiori.
E poi ci sono Froissy, Voisenet, Mordent: ciascuno con le sue peculiari stranezze ma tutti strettamente uniti alla squadra. Mi viene da chiedere come sarebbe considerato un gruppo di poliziotti così qui in Italia: roba da far rizzare i capelli al nostro ministro degli interni.
Per quanto riguarda il libro, infine, la trama è come al solito complicatissima e affonda le sue radici in miti del passato e storie antiche come quella del visconte di Chateaubriand; in un paesino della Bretagna sembra essere tornato il fantasma dello zoppo, un’antica leggenda che aleggia intorno al castello del visconte. E da quel momento i morti non si contano più. Naturalmente i fantasmi non c’entrano niente con gli omicidi e il commissario, tra una divagazione e l’altra, saprà venirne a capo collegando i vari indizi presi qua e là proprio grazie alle riflessioni solitarie che farà sdraiato sopra la pietra. Questa è la storia principale che però la Vargas fonde con altre due parallele creando, a mio avviso, una leggera confusione.
Per concludere, penso che i libri della Vargas o si amano o li si ignora: non scorrono via tranquilli come quelli di Maigret o come i noir di Manchette e di Heléna: sono robusti e ostici. Ingombranti. Proprio come un menhir.



 [mg1]A


di Massimo Grisafi


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Gustoso


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L'uomo dei cerchi azzurri

Einaudi, Pag. 238 Euro 15,50

L'altra notte Fred Vargas mi ha preso a pagina 22 e mi ha lasciato andare solo verso pagina 190. Mi ha costretta ad andare a dormire alle 4 di notte. Non è stato facile ammetterlo, dopo che mi ero autoconvinta che L'uomo dei cerchi azzurri fosse un po' sempliciotto e ben poco intelligente. Invece dopo le pagine di avvio il romanzo prende una piega inaspettata, il mistero si infittisce e le conversazioni dei protagonisti si fanno molto brillanti. È un groviglio talmente avvincente che non capisci mai se quello che pensi di un personaggio sia vero o se inganni la tua percezione. Dubiti anche un po' delle tue doti logiche.

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