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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Elisabetta Bordieri

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Non leggo mai le mail di sconosciuti. So che potrebbero essere spam o virus. Ma quella, non so perchè, la lessi.

Da: nessuno. Oggetto: nessuno.

C'era scritto questo:

'11 maggio. Come una tempesta. Così sarà il tuo incontro con Stefano. Stai solo attenta alla famosa -quiete dopo la tempesta-, potresti non saperne uscire'.

Fissai per un po' quelle parole che suonavano sibilline, ma poi riflettei che per prima cosa io non credo nemmeno agli oroscopi,figuriamoci ad una mail anonima, e poi che, al momento, non c'era nessuno Stefano all'orizzonte nella mia vita, quindi cliccai sul tasto 'Elimina' e via. 'Sei proprio sicuro di voler eliminare questo messaggio?' Lo chiede sempre il computer prima di eliminarne uno completamente, perchè mai stavolta me ne stavo lì a temporeggiare?

Il telefono. Chiamata interna. Era Susanna, la segretaria del capo.

"Ti vuole. Subito"

Classico capo. Classica segretaria.

Buttai giù il telefono senza nemmeno rispondere a quella cretinetta assunta da un mese e andai subito da lui.

La porta era aperta.

"Dimmi" dissi entrando.

"Ascolta, devi partire per Parigi domani, hai già il volo prenotato, chiedi a Susanna i dettagli. Torni tra due giorni. Devi incontrare il Balizzi, non sul presto mi pare, sai per quel progetto...".

"Come il Balizzi? E devo incontrarlo a Parigi, quando vive a due isolati da qui? Non sul presto mi pare? Hai prenotato anche il bar dove sai che prenderò un caffè, per caso?"

"Ho solo anticipato i tempi. Non farmi pentire di averti promossa Responsabile della comunicazione della mia azienda"

"Della mia azienda... ti ricordo che per una parte è anche mia. E comunque, sul progetto devo ancora lavorarci, e poi senti, Angelo..."

"No, non posso sentirti, mi spiace, e tienimi al corrente. Buon viaggio...in tutti i sensi"

"In tutti i sensi cosa???"

"Hai finito di farmi l'eco?"

Uscii dal suo ufficio imprecando tutti i santi disponibili.

"Dove vai così di corsa? Mi ha detto il capo di dirti tutto per la partenza di domani!"

Va' all'inferno te ed il tuo capo, pensai, e senza degnarla di una risposta me ne tornai alla mia scrivania. Sul monitor ancora quella mail.

...poi un improvviso sentore di aria soffocante, una luce diffusa in un modo improprio...



Il volo AZ115 decollò da Roma puntuale. Mi sarebbe piaciuto sorvolare la città ma "generalmente i voli Roma/Parigi che partono qui da Fiumicino, decollano verso il mare, passano sull'Isola d'Elba e vanno verso Genova. In casi particolari, per esempio vento forte da Nord, partono diretti verso l'Elba. Se invece ci sono eventi particolari, tipo la manifestazione delle Frecce Tricolori o l'arrivo di un Capo di Stato straniero, vengono chiusi determinati corridoi e si obbliga il passaggio su altri. A me non è mai capitato, in 15 anni, di passare su Roma in decollo, mentre in arrivo è un'altra storia". Così il comandante dell'Airbus, intrigante da morire ma decisamente poco disponibile al dialogo, rispose a scatti bruschi alla mia curiosità con precisazioni inutili. Idiota e ottuso. Un po' seccata per una potenziale storia mai iniziata con il comandante, presi posto. Eccola lì, la solita hostess che interpretava la scenetta delle operazioni di salvataggio in caso di tragedia. Non ho mai visto nessun passeggero attento. Lo sa, comandante, che in '15 anni' di sua beata carriera, mentre lei sta lì a far volare il suo giocattolino, la gente se ne strafrega di quello che dice l'hostess e spera solo che lei riporti tutti a terra sani e salvi?

"Tea, coffee, orange juice?"

Io credo che se ce la metti tutta puoi riuscire ad intutirlo che sono italiana, come te. L'ottusità viene spesso confusa con la professionalità. E poi almeno chiedimelo in francese no?

"Caffè, pliis"

Mi misi a rivedere tutti gli incartamenti del Balizzi. Avrei dovuto vederlo alle 11 e 5. Che cavolo di appuntamento! Ma dovevo tornare a casa con il suo ok per quel progetto.

"Bonne jour. Italienne?"

Il mio vicino di posto.

Risposi senza voltarmi

"Oui, oui, italienne"

"Enchanté"

...enchantè...che meraviglia, non so resistere ad un 'enchantè', suona come 'incantato' ...ed invece è solo 'piacere'.

Mi girai verso quella voce.

"Si, piacere mio" dissi in italiano.

Due occhiali scuri, giganteschi ed inappropriati, ed una bocca disegnata alla perfezione, mi sorrisero.

"Je suis Etienne"

Nulla di più. Tornò ad abbassare gli occhi sul suo giornale senza nemmeno darmi il tempo di rispondere. Forse non capiva l'italiano o forse io non avevo voglia di sforzarmi a parlare francese. In ogni caso il volo proseguì nella totale indifferenza.

"Signore e signori, è il Comandante che parla per darvi alcune informazioni sul nostro volo: stiamo sorvolando l'Isola d'Elba in salita per 33000 piedi pari a 11000 metri circa, la temperatura esterna è di 55° centigradi sotto lo zero, la nostra velocità è di 811 km/h. Dopo l'Elba la nostra rotta prevede di lasciare a destra Pisa e Genova, a sinistra il Monte Bianco, sorvoleremo il Lago di Ginevra per poi proseguire diretti verso Parigi dove prevediamo di atterrare in orario. Il tempo a destinazione è buono e la temperatura è di 15 gradi. Vi ringrazio dell'attenzione e vi auguro un buon volo e una buona permanenza a Parigi". Quel simpaticone del Comandante aveva assunto improvvisamente un tono rilassato e professionale. Eppure a me sapeva tanto di un tono di circostanza dovuto a quel centinaio di passeggeri. Annuncio come da protocollo. Mamma mia, la gente che vive di protocollo, come Angelo e Susanna! La Susy come la chiamava lui, la Sanna, o meglio la-sagna, come la stuzzicavo io, vista la sua notevole mole. E forse, di protocollo viveva anche il mio compagno di posto che si è sentito in dovere di presentarsi, come da copione!

L'Elba sparì alla mia vista molto presto insieme a tutti i miei pensieri e tornai a concentrarmi sul progetto.

Atterraggio regolare.

"Si, ascolti, sono arrivata da poco, mi dice dove possiamo incontrarci? Cosa? A Notre Dame? Ma so che la sua sede si trova in...aspetti ho qui il fax...ok, ok, il tempo di arrivare in albergo e aspetto lì, si, credo sia meglio. A più tardi".

Chiamai un taxi e mi feci portare in Rue Fontaine a Montmartre.

Quanto tempo che non mettevo piede a Parigi, una vita! Ma non avevo tempo di lasciarmi prendere dai ricordi ora o di fare la turista, e così, durante il tragitto fino all'albergo, rilessi per l'ennesima volta la parte centrale di quel dannato progetto che ancora non riuscivo a mettere a fuoco.

Iniziavo ad averne le tasche piene, del progetto, del Balizzi, del capo, di Susanna, e di essere a disposizione sempre ventiquatt'ore ore al giorno. Appena tornata avrei cambiato qualcosa, quanto meno avrei cambiato tiro.

"Votre document, s'il vous plait. Merci, chambre 115"

Ascensore lento. Un piano si poteva fare anche a piedi. Raggiunsi la mia camera e mi buttai cinque minuti sul letto. Il collaboratore del Balizzi sarebbe passato a prendermi tra non molto. Provai a non pensare e ci riuscii così bene che mi addormentai.

Lo squillo del telefono. Dio, che ora avevo fatto? L'appuntamento!

"Si pron...hello? Oui, descend maintenant"

Non ebbi nemmeno il tempo di cambiarmi, giusto il tempo di ripassare la matita nera sotto gli occhi e scesi subito le scale.

Cercai nella hall con lo sguardo qualcuno che potesse avere la faccia da 'collaboratore' ma il qualcuno fece prima di me e bussò alle mie spalle. Mi girai di scatto, anche un po' di soprassalto e... lo riconobbi subito. Dagli occhiali. Etienne. Etienne???

"Oui...sono io"

Come se mi avesse letto nel pensiero

"Cosa ci fa lei qui?"

"Sono la persona che sta aspettando"

"Lei è il collabor..."

"Si, lavoro con Balizzi"

Duemila pensieri a raffica nella testa in un secondo che lui fermò prontamente.

"Andiamo, la porto a Notre Dame"

Il taxi ci lasciò nel piazzale proprio davanti alla cattedrale. Ci avviammo verso l'entrata e mi fece cenno di seguirlo.

"Dove mi sta portando?"

"All'appuntamento"

"L'appuntamento era nel ufficio di Balizzi"

"No, l'appuntamento era a Notre Dame, lei ha tirato le somme da sola"

Salimmo a piedi su per una ripida scala a chiocciola in cima ad una delle due torri.

Con un fiatone da paura mi girai intorno e mi accorsi che eravamo soli.

"Che significa questo? Dove sono i turisti? E dov'è Balizzi? Chi è lei? Perchè era sull'areo con me? Mi spieghi maledizione!"

Si tolse gli occhiali per la prima volta. Mi parlò senza accento francese.

"Non mi riconosci?"

Il tempo di mettere a fuoco quel viso fino ad allora sconosciuto, quel timbro di voce nuovo.

Stefano.

"Ste...fa...no???"

"Oui, c'est moi" sorrise accennando l'accento francese usato fino a poco prima "Eravamo due ragazzini l'ultima volta che siamo saliti qui e, da qualche parte, ci dovrebbero essere incise le nostre nostre iniziali"

Un salto nel passato pazzesco, di quasi 30 anni, ventisei per l'esattezza. Risposi come se stessimo riprendendo un discorso lasciato interrotto da poco.

"Già, incise da te, e poco dopo mi hai lasciato"

"Sono qui per recuperare"

"Per recuparare cosa? Il tempo passato? Quello non si recupera, Stefano, o Etienne, o chiunque tu sia"

Si avvicinò piano e poggiò le sue labbra sulle mie.

Non so perchè non mi divincolai da quel bacio e lo lasciai fare. Una sensazione rimossa, dimenticata. Sapeva di buono e di assurdo allo stesso tempo. Continuò a sfiorarmi con la bocca ogni singola parte del viso, del collo, poi iniziò a scendere piano, sentii le sue mani prendere forma sul mio corpo, i miei fianchi che assecondavano i suoi movimenti, lo sentii entrare dentro di me fino dove non credevo fosse possibile arrivare. Anche i nostri gemiti erano all'unisono. Non una parola. Solo follia pura. Il vento freddo di Parigi soffiava con forza sui nostri corpi che non volevano dividersi. Un sole velato scrutava le nostre vite. La testa martellava forte, il cuore impazzito andava per conto suo. Era da morire. Era da vivere. Chiusi gli occhi. Li riaprii. Stefano nn c'era più.




L'aria tornò a farsi appena respirabile e la luce sembrava assumere colori più naturali. Già, perchè temporeggiavo davanti a quella mail? Un flash. Angelo. Non poteva essere stato che lui. Entrai nel suo ufficio.

"Cos'è 'sta storia?"

"Quale storia?"

"Quella della mail. Chi è Stefano?"

"Com'è andata a Parigi?"

Oddio! Ora ricordavo, ora tutto riaffiorava prepotentemente.

"Come...come hai fatto?"

"Come ho fatto a fare cosa? A sapere che avresti incontrato Stefano a Parigi senza muoverti dalla tua scrivania? Beh non potevo saperlo per certo, lo potevo solo sperare"

"No! La realta virtuale! La tua fissa su questa cosa!"

"Non è una fissa. E' scienza"

"Perchè la mail? Dimmi perchè mi hai inviato quella dannata mail!"

"Perchè volevo vedere se, con una sorta di preavviso, poteva cambiare la percezione della storia. Ah, piuttosto, è cambiata? Avevo ragione o no? Incontrare Stefano è stato devastante? Sei ancora dentro la tempesta o ne sei uscita? Poi dimmi, hai trovato dei numeri ricorrenti tipo undici, cinque, centoquindici? Sai, volevo vedere se sarebbe stato possibile con il solo utilizzo di sempli codici..."

"Sei un bastardo!"

"No, sono uno scienziato incompreso. E tuo fratello per giunta, oltre che il tuo capo"

"Mi hai usato, hai usato i miei sentimenti per i tuoi stupidi giochetti, come hai potuto? Potrei denunciarti lo sai?"

"I tuoi sentimenti? Una storia di 30 anni fa la chiami 'sentimento'? Ho solo cercato di vedere come funziona questo 'giochetto', come lo chiami tu, e non potevo avvisarti che l'avrei fatto. Sapevo che stavi lavorando al progetto del Balizzi ed ho usato questa scusa per farti 'volare' a Parigi. Sapevo anche che Parigi per te era un ricordo importante, ma che ormai si trattava di una storia sopita. Non sapevo però come sarebbe andata a finire. La mia passione per la scienza va oltre questa stupida azienda che ho messo su. Ora fa' come vuoi, denunciami pure..."

"Lascia stare i sentimenti, soprattutto i miei, e dimmi cosa mi è successo"

"Semplicemente hai fatto un viaggio spazio-temporale all'interno dell'inconscio emozionale e della memoria! Pensa, si procede all'interno di un tunnel quadridimensionale, deformandone con il proprio campo energetico il reticolo spazio temporale. Si viaggia avanti o indietro nel tempo, dilatando o comprimendo lo spazio intorno a sé. Dal reticolo affiorano ricordi, suggestioni, immagini sfocate, echi sonori lontani nello spazio e nella memoria. Tu hai fatto un viaggio nel futuro, ma con sapori, odori e suoni antichi del passato"

"Come ho fatto ad entrare in questo tunnel?"

"Vuoi sapere troppe cose"

"Dimmi come ho fatto ad entrare in questo tunnel!!!"

"Ok, ok, rilassati. Sei entrata in un bozzolo virtuale che è in grado di trasmettere alla persona, che si trova nel suo interno, tutte le sensazioni caratteristiche di un'esperienza reale".

"Un bozzolo? Virtuale?"

"Si tratta di una particolare tecnologia in grado di far viaggiare nello spazio e nel tempo. In pratica puoi vedere, sentire, toccare e gustare l'ambiente circostante, al pari di un'esperienza sensoriale reale. Insomma, c'è il coinvolgimento di tutti i cinque sensi che vengono stimolati contemporaneamente da dispositivi specifici ed in maniera coordinata. Non stiamo parlando di fantascienza ma della teoria della relatività che prende in esame il fenomeno della dilatazione del tempo. Pensa, si può viaggiare a velocità prossime a quella della luce! Un vero e proprio viaggio sensoriale in un mondo virtuale percepito come reale!"

"Come ci sono finita dentro questo bozzolo?"

"Beh si, ti ho addormenato, devi aver avuto la sensazione di respirare male per un po' e di vedere poco, giusto il tempo di farti risvegliare dentro il bozzolo e di farti addormentare ad un certo punto del viaggio e poi di tirarti fuori di lì"

"E Stefano? Dov'e finito Stefano?"

"Cosa?"

"Ad un certo punto è sparito"

"Ah, si vede che devi esserti risvegliata, cioè addormentata, proprio in quel momento"

"Dimmi se succederà quello cho ho vissuto"

"Beh sai, questo è un progetto di ricerca portato avanti da un gruppo di scienziati britannici della Università di..."

"Non mi interessa! Dimmi solo se rivedrò Stefano per davvero."

"Hai fatto un viaggio nel futuro ancora da vivere. Hai vissuto dentro una bolla di spazio-tempo che si muoveva intorno a te. Non posso rispondere alla tua domanda. Solo tu puoi decidere se provare a cambiare direzione"

Già, cambiare direzione, cambiare tiro.

Tornai nel mio ufficio, delusa, stanca, svuotata. Stefano aveva il potere di mollarmi sempre sul più bello, passato o futuro che fosse. Rimaneva il presente. Fatto di me senza di lui. Lasciai che il vuoto assoluto modellasse i miei pensieri. Mi accasciai sulla sedia. La mail era ancora lì. La rilessi. 'Come una tempesta. Potresti non saperne uscire' Si sbagliava. 'Elimina'! Si, sono sicura di voler eliminare questo messaggio, più sicura che mai. Ne ero fuori. Click.







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