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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Dario Becci

Come un cerchio intorno al collo

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L'orologio della grande chiesa nell'enorme piazza dell'immenso centro cittadino non ha ancora battuto le nove. Tutta questa vastità è inutile. Non è solo un parere personale, è un fatto oggettivo. Sí, d'accordo, i locali sono pieni, la gente si è riversata in strada, i tram scorrono ancora veloci, ma quali omuncoli trascinano il peso del loro corpo grasso e bofonchiante a spasso per il labirinto dei Minotauri! Un'intera giornata è trascorsa, e le persone dabbene si sono bell'e ormai che ritirate. Uno sputo fa i suoi gorgheggi ed emette bizzarri suoni gutturali: impreca la madonna, perché non trova nessuno che gli dia un'altra dose di eroina; la bambina si tocca le ascelle pelose ed emette un rutto con voce da baritono. Santé. Le suggerirei una lavanda gastrica, gentil donzella. Non fa una piega. Perché prendersela. Il mondo è dunque variopinto. Mimí mette un piede davanti all'altro facendo finta di camminare in fila indiana; in realtà cade e va a sbattere sul fetore di una bestia liberatasi da uno sconveniente fardello appena il tempo di un caffè prima. Portafortuna. Ma vaffanculo! Poi arriva Cocò, uomo di gran genio, con una misera disgrazia: gli è cresciuta la gobba davanti anziché dietro. In compenso sa far miracoli con le proprie gambe che si presentano a struttura circolare, cosí che l'intera figura si propone come un ciucciotto un po' cresciuto. E che testa a pinolo... Maria Claudia mette in mostra le zizze, grazie a trentadue pagine di un quotidiano impiegato a mo' di push up che tra l'altro perde inchiostro. Nel frattempo ritorna lo sputo, con lo sguardo completamente perso, ma con un sorriso di paglia e argento, perché ha trovato la dose. Viene da sorridere anche a me, che ci posso fare? Nell'euforia mi viene di baciarlo; lo faccio, e allora lui mi vuole fare il regalino. Ma che credi don Giuseppe, son cretino? Tra la gente, tutto a un tratto sfreccia una volante. Dove corri? Procedi troppo in fretta, e non fai in tempo ad osservare ed a scoprire che... verschwunden... Va bene, lo ammetto, c'è anche chi seduto ai tavolini alfin sorseggia e discute di lavoro con la dama dell'ufficio, ma io lo so che è solo una parvenza, dato che lei non porta gli intimi. L'ozio è contagioso, e dopotutto ho deciso di voler sentirmi inutile, perdonate il gesto o condannatelo per sempre: si apprestava un'anziana donna col bastone e con la sporta, al che ratto mi volto e la stringo tra le braccia; poi la azzanno sul collo e quella, poverina, si mette a tremare come una foglia, lasciando che la busta si apra e si rovesci sull'asfalto ancora bollente dopo l'intera giornata assolata. Due uova cadono pure e si rompono, cominciando a sfrigolare e a cuocere. Mm... la vittima se ne resta immobile per tutto il tempo. Una gigantesca scia purpurea le è rimasta impressa sull'aorta, e sgrana gli occhi nel notare come mangio. A stomaco pieno questa maledetta piazza apparirà certamente piú normale.



Dario Becci



E' nato a Napoli nel 1974. Laureato a Perugia in Tecnica Pubblicitaria utilizza le conoscenze acquisite in questo campo per marginare gli effetti devastanti della comunicazione commerciale. Vive attualmente a Mannheim, in Germania, dove tra le tante attività insegna italiano, lessico operistico e fonetica contrastiva presso l'accademia musicale della stessa città.

È autore di due sillogi poetiche, "Il Periodo Bianco" e "Mitigata mole", di un romanzo, Libro per poveri idioti, e di alcuni racconti. Si occupa da anni di commercio equo.





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