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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Lizzy Air

Cuore di gatto

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Che significa l’espressione hai un cuore di gatto? Personalmente non ne ho idea, non so nulla di un cuore di gatto. Mi chiedo persino cosa contenga per meritarsi la speciale menzione, il muscolo battente dell’animale domestico più lunatico, oserei dire lunare, che mi sia mai capitato a tiro. Non comprendo a fondo il messaggio, non capisco perché un amico mi dica una tal cosa lasciandola sospesa /  brandello / straccetto sanguinolento di ciccia che alita fetore al macabro vento di scirocco. Era una notte di luna piena e i miagolii suscitavano in me il terrore tipico delle cose inaspettate e orrende ma questo è un altro racconto… Ripenso allora all’ amico che ha voluto dirmi del gatto che è in me benchè sappia che dentro non ho felini. Avrà pensato come anche a me capita di pensare che il gatto è satellitare: appare, scompare, la sua presenza è soggetta solo al proprio umore, non ad una reale capacità di relazione? Qui si esagera. I gatti sono amorosi  giocosi / fanno le fusa. Lego con cani che ridono, saltano e parlano. I gatti  telepatici  muti, ipnotici, non favellano. Sentimento: latrato di cane. Miagolio: calamita, il necessario richiamo di una inquietudine senza intensità oh no, di una freddezza che squarcia agghiaccia. Gelo. Nel mio cuore c’è il gelo. Dov’è il gatto? Il gatto calcola, s’impone, non guaisce, trasmette. I suoi pensieri passano attraverso gli specchi attraverso lo sguardo fisso, i ghigni, il gatto non sorride. Perché? Sono io a dire queste cose? Quale emozione si cela nel disvelare le mie riflessioni? La mente suggerisce. La mente ordina i comportamenti stravaganti, la mente ammaestra tutti tranne i gatti. Amo le lucertole, i granchi, i somari, i corvi. I serpenti mi fanno schifo, sono tenebrosi. Amo la natura, la natura che nel suo splendore tratta tutti con indifferenza. Natura-Sfinge. La Natura-Gatto non aiuta a superare la repulsione per certe bestie e per talune situazioni: ciò rimane potente e inspiegabile. I gatti mi fanno schifo se vomitano. Dei cani non posso dire lo stesso. Non li trovo repellenti nemmeno se puzzano e danno di stomaco. Sono fratelli. Li aiuto. Non parliamo poi dei corvi, sono speciali. Riuscite ad immaginare quanto ho pianto per la morte di Pino? Pino era un cornacchietto di pochi mesi. Comunicativo, Pino il grande imitatore, era un giocherellone d’intelligenza inaudita, superiore; sapeva prendermi in giro. Guardava da lontano. Riponeva tanta fiducia in me al punto da farsi prendere venendo a riposare sull’ indice come su di un trespolo. E’ finito in una cisterna colma d’acqua, il suo volo è sepolto nel mio cuore. Pino che sapeva addestrarmi che mi ha insegnato a parlargli a rivelarmi la verità: lo rivedo in sogno, un gatto mangia il suo cuore e le sue penne, il becco parlante... Come si fa a credere che io abbia un cuore di gatto? I gatti tacciono sempre e sono sempre pronti a rilevare qualcosa; di mestiere fanno i radar. Sembrano regali. In realtà sono accentratori capaci di scavalcare, aggirare, puntare allo scopo. E’ questo il gatto che uno stupido amico mi attribuisce? O è l’animaletto diffidente che trova qualcuno a cui far accettare la sua tensione? Come fa il gatto a superare l’esitazione? Boh! Io non sono un gatto, sono un leone e mi trasformo in granchio all’occorrenza. Il gatto non si cura di chi l’accudisce. Il gatto ritiene che sia tutto inutile quel che si fa: io e il gatto non siamo uguali.
Cuore di gatto cuore di un gatto cuore del gatto: ma se una cosa vale l’altra perché la trascendentale bestiola sceglie? Il gatto sceglie, il cane trova. Per il gatto contano lo spazio, la geografia territoriale, la caccia e una dimora sicura. Il gatto potrebbe decidere di donarti un passero sgozzato per segnalare il passaggio del suo ego. Non puoi credere che diventi fedele e servizievole; è capace di gesti padronali e magnanimi, ma non cederà all’idea di servirti. Sei tu che devi rendergli qualcosa in cambio della sua presenza. Il gatto è indolente coi simili e con tutti. Gli scatti sono la dimostrazione che il mondo gli è indifferente. Il gatto scatta. Qual è la funzione dello scatto? Cuore di gatto che cosa immagini oggi? Non sai danzare… war child dance the day and the night away sweet child how do you do today? Poveretto! Avere a che fare con gli umani non deve essere gradevole, ritardati come sono uomini e donne nell’intendere simili caratteri, i caratteri felini poi... Quanto può essere stupido un gatto se poi sceglie di stare a contatto con degli umani, pur di coltivare il suo ego solitario sul cuscino di un sofà? L’avete mai vista una stupida colonia di gatti? Ogni miagolante si muove da solo. I cani sono vagabondi pronti a unirsi. Si affratellano, girano in gruppo. I gatti sono organizzati, vivono in società e si osservano di tanto in tanto a occhi socchiusi, non si studiano, trasmettono il messaggio che non c’è nulla all’orizzonte di cui occuparsi. Si schiodano in caso di pericolo e per il cibo. Per il cibo farebbero la corsa, una mille miglia per accaparrare il boccone e per sottrarsi alla condivisione. I cani non hanno uno stato da difendere: formano delle comuni, si sciolgono, si ritrovano, apprezzano il forestiero, annusano buchi. Le scimmie si spidocchiano a vicenda. I cani vanno. I gatti restano anche quando tu non ci sei più. Il tempo non passa invano per un gatto che sa aspettare, un gatto che sa cogliere nel momento della morte una nuova sistemazione. Un gatto prima o poi detterà legge. I gatti  vedono la sofferenza, approfittano per trarne l’unico vantaggio: liberarsi dei costruttori di case e insediarsi. Non lo sapevi di finire i tuoi giorni? Una barriera di gatti si erge contro il tramonto. I gatti fissano un punto nel tramonto. Sbadigliano perché sono a metà tra terra e cielo. Tra Terra e Cielo! E’ così che si collocano tra Morte e Vita. Loro sono i guardiani dell’aldilà, stanno bene qua purchè gli umani schiattino. Fermati ad osservare il gatto oh umano indegno del suo addomesticamento, fermati e fai il gatto con lui se ci riesci… La storia di Nick viene a proposito. Nick è il nome che ho dato a un gattino un po’ di tempo fa. Ero in Maremma. Nick mi girava tra i piedi per strusciarsi per lasciare il suo unto e come fanno i gatti in cerca di alloggio, anche Nick mi marcava. I cani pisciano sui muri, i caproni urinano sulle capre. I gatti ti attendono al varco e tu ci caschi: che bello vuole me come padrone! No, gran cretino d’un umano: il gatto è tuo signore se ti sceglie ed è questo che li fa diversi dai cani in particolare. Nick era curioso, bellino da matti. Eravamo amici, lui cercava d’intrufolarsi in casa. Ovvio, glielo impedivo e per un lasso di tempo faceva lo scemo, piroettava, si nascondeva tra il fogliame di una giungla di zucchine, poi tornava alla carica. Niente da fare, non solo era pieno di zecche, il che me lo rendeva ostico, ma proprio non volevo dargliela vinta: devi startene all’aperto gli dicevo, non voglio uno che mi lasci pulci e zecche in giro, non sono una signora da veterinario e pelucchero degli animali che poi ti mette medaglia al collo e sonaglio infiocchettato sulla coda, stai alla larga da fornelli e cuscini, ok? Nick puntava il muso, ascoltava e come al solito faceva per entrare e ancora gli sbarravo il passo. Ormai era un rito e quando gli davo del cibo, ne mangiava solo una parte, il resto l’arricchiva con scarafaggi e scriccioli e me li depositava sullo zerbino, poi s’addormentava su un vecchio puff sotto la pergola di glicini e ronfava con delicatezza. Se l’accarezzavo, riapriva gli occhi per un attimo, faceva fusa complici e si riappisolava mentre altri gatti grossi e furibondi cercavano di spodestarlo, ma ero il suo gorilla e mi bastava un verso per scacciare quei balordi. Altra tattica che Nick adottava per farsi ingaggiare era quella di girarmi intorno velocemente come i predatori più feroci e col fiatone sapendo che ero un osso duro, si spanciava per terra. Sembrava che esclamasse, sono tuo, coccolami, fai di me quel che vuoi. Otteneva il duplice risultato di farmi ridere e concedergli qualche minuto; era proprio in tali momenti che troncava l’idillio per indirizzarsi verso l’interno e com’è naturale, trovava me a fargli barriera. Sono più forte di te e ti amo. Tu no, fai finta e allora cornutello, te ne stai qui fuori a farti esperienza di vita.  E anche se fossi innamorato di me come fai credere qualche volta, questa è casa mia. Si arruffava, Nick e faceva dei balzi, dei salti così alti da finirmi tra le braccia. Bravo chicco, ma stattene fuori perché io non ti farò da schiava! Una mattina quando ho aperto l’uscio, il suo posto era inconfondibilmente vuoto. Nick, Nick, dove sei? Appena lo chiamavo veniva incontro con le piroette, invece il silenzio si faceva cavernoso come l’eco della montagna e mi tornava nello stomaco come un boomerang. Chi aveva sequestrato Nick ? Chiedevo alla gente là intorno e finalmente una vecchia cialtrona diceva di aver visto aver sentito e i bambini e la famiglia tedesca eccetera… Una famiglia di crucchi in cerca d’affetto l’aveva sequestrato e non ho altro da dire sulla libertà… Io e Nick c’eravamo fatti i complimenti quasi per una stagione e ‘sti disgraziati, ‘sti stranieri ficcanaso, ‘sti mangia patate si erano sentiti in diritto di fare un prigioniero. Loro non sanno però che mettersi in casa un gatto catturato con trucchetti ignobili, significa prendersi cura di un nemico e Nick avrebbe saputo raggirarli in cambio di spazio, tanto e migliore spazio, senza restituire neppure un briciolo di affetto e chissà povero piccolo, se è sopravvissuto là nelle lande teutoniche di famelici predoni di gattini. Miaoooooo! Sono il gatto vendicatore: apro gabbie e appartamenti, ringhio perché sono anche un cane e se dalla narice m’esce il fumo è per farti paura miserabile rapitore che sei persino patetico nell’elemosinare un po’ d’affetto per te e per i tuoi figli, dannati monelli che non vi educano a incarnare lo spirito del gatto. Ssssssssss silenzio, non fiatate, voglio proprio vedere se vi azzardate a far del male a Nick che stava bene in Maremma. Siamo ciò che impariamo: i cani scodinzolano, si vedono il film del comando e fanno bau; i gatti impressionano, agiscono col pensiero lontano dalle complicazioni, inoltre, controllano la virtuale vicinanza con gli umani e gestiscono l’ambiente in cui s’insediano. Le gattare son tutte barbone per loro e i ricchi son tutti gattari: chi decide e determina le regole è il gatto che viva al Colosseo, nella reggia o nell’umile bicocca.  Il gatto non teme, legifera e ti molla all’improvviso,  ti abbandona perché non meriti la sua cordiale presenza: tu che cercavi di trattenerlo col fare insulso degli ipocriti, devi ora meditare: chi spezza un cuore avrà sempre un gatto che graffia sulla coscienza…



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