INTERVISTE
Daniela Di Sora
Come nasce la casa editrice Voland?
La casa editrice nasce dopo una mia esperienza come direttrice di collana alla "Biblioteca del Vascello", quando ho deciso di rischiare in prima persona per fare solo libri slavi che mi piacessero molto. Nasce dalla presunzione di poter proporre libri belli, curati, ben tradotti e di letterature ricchissime e abbastanza poco considerate. Il mondo slavo è un mondo affascinante, di cui non sempre si sa molto, vuoi per motivi storici che per motivi politici... Ho capito presto che il progetto, come lo avevo immaginato, non avrebbe avuto un futuro, e ho scelto di continuare a puntare sulla qualità, ma di allargare la sfera di interesse. Ora non abbiamo limiti geografici, anche se continua a esserci una collana di autori slavi, Sìrin, molto ricca. Affiancata da altre collane, come Amazzoni, Confini, Intrecci e Finestre.
Come slavista, quali sono secondo te le peculiarità della letteratura russa contemporanea rispetto alle altre letterature europee?
Ci sono stati anni, dalla seconda metà degli anni '80 a tutti i '90, in cui la letteratura russa sembrava presa dalla frenesia: tradurre, ripubblicare classici dimenticati o prima vietati... e gli occhi di tutti all'estero e in patria erano puntati sull'intelligencija di quel paese, in attesa che si producesse il capolavoro "epocale". Ora questa smania sembra passata, la curiosità è di nuovo scomparsa (e questo è un male), il paese sta vivendo un momento drammatico in politica che si riflette in tutti i campi, letteratura, cinema, teatro, giornali. E nella letteratura russa succede quello che succede altrove: ci sono scrittori e "modaioli", grandi libri e minutaglia. In più c'è nei russi la passione della parola, che è anche passione civile e passione letteraria.
Alla Voland siete stati i primi a credere in Amélie Nothomb, della quale è appena uscito l'ultimo romanzo "Diario di rondine". Che cosa significa per una casa editrice indipendente pubblicare un'autrice ormai così nota?
Amélie Nothomb è il sogno di ogni editore, piccolo o grande che sia: brava, intelligente, prolifica, i suoi libri sono sempre di alta qualità. Certo, ce ne sono di migliori e di peggiori, ma succede una cosa molto strana: ogni lettore ha un suo percorso Nothomb, e il libro che a me piace meno piace moltissimo a un altro. E' così, l'ho verificato mille volte. Ognuno di noi ha la sua lista, la sua personale classifica. E che ne legge uno, difficilmente non desidera leggerne altri, viene preso dalla magia della sua scrittura e della sua ironia.
La Voland si distingue per scelte coraggiose che la rendono piuttosto stimata nel mondo della piccola editoria. C'è un libro in cui avete creduto particolarmente malgrado le varie difficoltà legate alla sua diffusione sul piano commerciale?
Un autore, più che un libro: Moacyr Scliar, un brasiliano che in Brasile vende milioni di copie, è un classico, studiato a scuola, ha una scrittura straordinaria, densa, compatta, le sue storie sono appassionanti, ben recensito e amato in Italia da autori come Ugo Riccarelli, Moni Ovaia, Goffredo Fofi e molti altri. Io ho pubblicato quattro suoi romanzi, bellissimi, e non ho intenzione di smettere, anche se si vende poco.
Recentemente si è svolta a Roma la Fiera della Piccola e Media Editoria. Qual è il significato di una manifestazione del genere per la Voland?
Importantissimo: innanzi tutto siamo solo piccoli e medi editori, mancano i grandi con la loro oppressiva presenza e possanza economica. Chi viene, sa cosa trova, e viene per vedere e comprare i nostri libri. C'è un pubblico davvero interessato, che cerca, tocca, sceglie. Un pubblico che ama i libri, e si vede.
Quali sono le case editrici italiane che godono della tua stima?
Ci sono moltissimi editori di cui apprezzo il lavoro, fra i medio-piccoli posso citare Marcos y Marcos, Nottetempo, Minimum fax, Filema, Iperborea. E naturalmente E/O, con cui ho collaborato a lungo all'inizio della mia carriera di traduttrice. Con tutti loro, e con molti altri che fanno ottimi libri, mi sento in perfetta sintonia.
Immagina di essere editore nella Russia degli anni sessanta dell'ottocento, e scegli uno dei grandi capolavori di quel decennio da pubblicare per prima.
Non credo di avere dubbi: Delitto e castigo, di Fëdor Michalovič Dostoevskij
Voland
Via del Boschetto, 129 00184 Roma
Tel. 0647823674
Fax 0647881064
redazione@voland.it
www.voland.it
La casa editrice nasce dopo una mia esperienza come direttrice di collana alla "Biblioteca del Vascello", quando ho deciso di rischiare in prima persona per fare solo libri slavi che mi piacessero molto. Nasce dalla presunzione di poter proporre libri belli, curati, ben tradotti e di letterature ricchissime e abbastanza poco considerate. Il mondo slavo è un mondo affascinante, di cui non sempre si sa molto, vuoi per motivi storici che per motivi politici... Ho capito presto che il progetto, come lo avevo immaginato, non avrebbe avuto un futuro, e ho scelto di continuare a puntare sulla qualità, ma di allargare la sfera di interesse. Ora non abbiamo limiti geografici, anche se continua a esserci una collana di autori slavi, Sìrin, molto ricca. Affiancata da altre collane, come Amazzoni, Confini, Intrecci e Finestre.
Come slavista, quali sono secondo te le peculiarità della letteratura russa contemporanea rispetto alle altre letterature europee?
Ci sono stati anni, dalla seconda metà degli anni '80 a tutti i '90, in cui la letteratura russa sembrava presa dalla frenesia: tradurre, ripubblicare classici dimenticati o prima vietati... e gli occhi di tutti all'estero e in patria erano puntati sull'intelligencija di quel paese, in attesa che si producesse il capolavoro "epocale". Ora questa smania sembra passata, la curiosità è di nuovo scomparsa (e questo è un male), il paese sta vivendo un momento drammatico in politica che si riflette in tutti i campi, letteratura, cinema, teatro, giornali. E nella letteratura russa succede quello che succede altrove: ci sono scrittori e "modaioli", grandi libri e minutaglia. In più c'è nei russi la passione della parola, che è anche passione civile e passione letteraria.
Alla Voland siete stati i primi a credere in Amélie Nothomb, della quale è appena uscito l'ultimo romanzo "Diario di rondine". Che cosa significa per una casa editrice indipendente pubblicare un'autrice ormai così nota?
Amélie Nothomb è il sogno di ogni editore, piccolo o grande che sia: brava, intelligente, prolifica, i suoi libri sono sempre di alta qualità. Certo, ce ne sono di migliori e di peggiori, ma succede una cosa molto strana: ogni lettore ha un suo percorso Nothomb, e il libro che a me piace meno piace moltissimo a un altro. E' così, l'ho verificato mille volte. Ognuno di noi ha la sua lista, la sua personale classifica. E che ne legge uno, difficilmente non desidera leggerne altri, viene preso dalla magia della sua scrittura e della sua ironia.
La Voland si distingue per scelte coraggiose che la rendono piuttosto stimata nel mondo della piccola editoria. C'è un libro in cui avete creduto particolarmente malgrado le varie difficoltà legate alla sua diffusione sul piano commerciale?
Un autore, più che un libro: Moacyr Scliar, un brasiliano che in Brasile vende milioni di copie, è un classico, studiato a scuola, ha una scrittura straordinaria, densa, compatta, le sue storie sono appassionanti, ben recensito e amato in Italia da autori come Ugo Riccarelli, Moni Ovaia, Goffredo Fofi e molti altri. Io ho pubblicato quattro suoi romanzi, bellissimi, e non ho intenzione di smettere, anche se si vende poco.
Recentemente si è svolta a Roma la Fiera della Piccola e Media Editoria. Qual è il significato di una manifestazione del genere per la Voland?
Importantissimo: innanzi tutto siamo solo piccoli e medi editori, mancano i grandi con la loro oppressiva presenza e possanza economica. Chi viene, sa cosa trova, e viene per vedere e comprare i nostri libri. C'è un pubblico davvero interessato, che cerca, tocca, sceglie. Un pubblico che ama i libri, e si vede.
Quali sono le case editrici italiane che godono della tua stima?
Ci sono moltissimi editori di cui apprezzo il lavoro, fra i medio-piccoli posso citare Marcos y Marcos, Nottetempo, Minimum fax, Filema, Iperborea. E naturalmente E/O, con cui ho collaborato a lungo all'inizio della mia carriera di traduttrice. Con tutti loro, e con molti altri che fanno ottimi libri, mi sento in perfetta sintonia.
Immagina di essere editore nella Russia degli anni sessanta dell'ottocento, e scegli uno dei grandi capolavori di quel decennio da pubblicare per prima.
Non credo di avere dubbi: Delitto e castigo, di Fëdor Michalovič Dostoevskij
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