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Alfredo Ronci

Didier Daeninckx

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Se scelgo di "mettere qui" un personaggio di un mio racconto non lo faccio per caso, ma per fargli raccontare queste storie...Così diceva Didier Daeninckx (nato a St.Denis nel 1949) in un'intervista rilasciata anni fa al quotidiano Il manifesto. Infatti non esiste "il caso" nella narrativa dello scrittore francese, ma la trasparente consapevolezza di denunciare le incongruenze, le discriminazioni, i delitti che una società come questa è "condannata" a perpetrare. Ma nell'affermazione era evidente il richiamo ad una "geografia", intesa come universo politico e sociale dove le conflittualità trovano un perfetto palcoscenico per esplodere.

La cité, il nucleo aggregante della letteratura di Daeninckx, o se vogliamo, la banlieu, la periferia metropolitana, quell'agglomerato d'individui che nel corso di decenni, dall'esplosione post-industriale ai giorni nostri, aveva determinato prima un'enorme concentrazione operaia e poi il selvaggio degrado e l'abbandono degli ultimi tempi, assurge a contenitore grottesco e maligno delle contraddizioni, del marcio civile. In ogni romanzo del francese c'è un ambiente disgregato ed esplosivo che segna comunque la vita della strada. Ma anche la strada ha modificato violentemente i suoi tratti: ne è stata cancellata l'idea stessa, in quanto luogo d'incontro e di definizione culturale, e al suo posto è nato dalle ceneri il feticcio merceologico, il centro commerciale che, con le sue strade interne sorvegliate da poliziotti e vigili, ha finito per l'espropriare il senso stesso del consesso civile.

C'è tutto questo nei noir di Daeninckx e ancora: una generazione vinta e colpita da una disoccupazione che, in alcuni luoghi, raggiunge il 40, 50%, la "lievitazione" dei movimenti razzisti, qualunquistico risultato della mondializzazione del mercato della mano d'opera, la caduta delle barriere ideologiche che poi è alla base di certe liaisons dangereux tra sinistra e destra francese, l'immigrazione e il fantasma della colonizzazione dell'Algeria.

Dimenticando il passato siamo condannati a riviverlo diceva lo scrittore in apertura di A futura memoria, il romanzo che determinava la sua fortuna letteraria e che lo faceva conoscere anche in Italia. La storia di Roger Thiraud e di suo figlio Bernard, morti allo stesso modo a distanza di ventidue anni, e la successiva indagine dell'ispettore Cadin (figura di primo piano nella produzione di Daeninckx, "riapparso" in Italia nel 2000 grazie a Donzelli con Il gigante di carta - storia di uno strano delitto con vittime una donna e un gigante di cartapesta - e "suicidato" dal suo stesso creatore in un memorabile racconto contenuto nell'antologia Il fattore fatale – Economica Feltrinelli) riportavano alla luce i torbidi segreti dell'avventura francese in terra algerina. Un romanzo che, al suo apparire sul mercato italiano (1990, in ritardo rispetto all'edizione Gallimard del 1984), fece ricordare a molti il cinema di denuncia di Costa Gravas. Scenario che in forma più contenuta (A futura memoria fu davvero un colpo allo stomaco, le descrizioni del massacro che le forze dell'ordine perpetrarono ai danni di disarmati cittadini algerini nell'ottobre 1961 erano impressionanti) è stato ripreso in Nazis dans le metro, mai tradotto in Italia e nel bel racconto "Esecuzione sommaria" sempre dell'antologia Il fattore fatale.

Insomma siamo di fronte ad uno scrittore profondamente politico (ammettendo che una definizione del genere abbia un significato) che sa toccare le corde del nostro assopito senso civile, uno scrittore che non esita un attimo a raccontarci come la polizia di Stato possa uccidere inermi cittadini ad un posto di blocco (chi ricorda in proposito le battaglie radicali sull'abrogazione della famigerata Legge Reale in Italia?) pur di nascondere terribili segreti (Luce nera – uscito tempo fa per gli Oscar Mondadori), che non esita a scoperchiare le mostruose ipocrisie e tradimenti durante e dopo l'occupazione nazista della Francia e lancia terribili strali ad una classe di giudici che pur di nascondere le proprie responsabilità condanna cittadini innocenti, gli stessi giudici che... avevano dormito tra due guanciali tra il 1940 e il 1944, dopo aver messo in banca i soldi della borsa nera, i giudici che avevano continuato a far marciare la macchina repressiva per i nuovi padroni... (La morte non dimentica nessuno – Granata Press).

Didier Daeninckx è uno scrittore decisamente scomodo: anni fa il sindaco di Orange, cittadina di circa 30mila abitanti, situata nel Midi, ex militante di Ordine Nuovo e iscritto al Fronte Nazionale di Le Pen, proibì alla biblioteca comunale l'acquisto dei suoi romanzi polizieschi perché troppo di sinistra, sulla base di un principio "curioso" che privilegia opere di divertimento.

E' vero, non ci si diverte con Daeninckx, neppure quando argomenta su uno dei simulacri della nostra era: il successo commerciale, legato soprattutto allo sfruttamento da parte dei mass media. Lo ha fatto con un romanzo Play back (Donzelli) e con una raccolta di racconti Zapping (Granata Press). Il romanzo indaga nel mondo della canzonetta, in quel vero e proprio sistema che costruisce a regola d'arte un'immagine o un idolo in quattro e quattr'otto e altrettanto rapidamente se ne disfa. E indaga su persone che subiscono la sconcezza di un'esistenza tra sobborghi di sconsolante bruttezza, periferie post-industriali arrugginite (come a dire... nessun argomento è lasciato a se stesso), musei dell'orrore del vivere quotidiano. Su tutti la grottesca Cité radieuse di Le Corbusier ridotta ormai a rifugio di vagabondi e sbandati e metafora dello sfascio totale.

Zapping si diverte a ridicolizzare i processi che portano ad una quasi identificazione tra coscienza critica ed istrionismo catodico.

Daeninckx trova tempo anche per imbastire storie apparentemente lontane dal vortice doloroso del suo impegno. Come non ricordare A.A.A. Affittasi (Supertrend Mondadori) dove tra immigrati per niente naif, gestori di ristorantini "in" che ostentano foto di Prince e Madonna, gruppi rock dai nomi improbabili, tassisti che improvvisano performance canore e follie più o meno varie, si snoda l'eredità "verbale" del vecchio Signor X, fatta di emozioni, avventure mozzafiato, straordinari omicidi, ma soprattutto di sopraffine bugie!.

Questo mondo caotico e colorato fatto di personaggi sempre "al limite" ritorna in Di contrabbando Venti storie vere, completamente inventate (Donzelli)... Ruttano, scoreggiano, cacano, sbraitano, ringhiano, ululano, barriscono, gridano, schiamazzano, zufolano, chiocciano, sbaruffano, fanno cucù, sbuffano! In coda, nel vortice arancione dei lampeggiatori, un drappello di africani in uniforme verde, con fasce fluorescenti sulle cuciture, lavora di pompa e di scopa per cancellare il passaggio della giungla addomesticata». Un passo più in là, ed entra in scena l'uomo in grigio...

Come non ricordare poi i racconti "Le particelle" e "Back Street" entrambi contenuti nell'antologia Off limits (Donzelli). Il primo è la storia di un uomo di umili origini che crede ogni volta di vedere in personaggi dell'alta società i suoi progenitori. Il secondo è una disceca negli inferi delle banlieues inglesi, ma anche una riuscita commistione tra noir e giallo nell'indagine sul presunto amante di Agatha Christie!!

Dunque uno scrittore versatile, ma attento. E noi ci si augura che le traduzioni dei suoi libri non siano soltanto scelte estemporanee e di cucitura, ma un vero e proprio programma per dar voce ad uno dei noiristi più lucidi e militanti della nostra epoca.



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