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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Phil Potter

Favelas e California

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Nacque in una favela da ragazzi portoricani e si trasferì a San Francisco intorno ai 17 anni. Si lavava poco benchè sfoggiasse un bel colore di cannella grazie al sole dorato che migliorava l'appeal del giovane punkabbestia. L'acqua di mare era sufficiente per un lavacro settimanale. Gli abiti, sempre quelli. Man mano che si usuravano bastava aggiungere qualche straccio rubato dai cassonetti dell'esercito della salvezza. Eh sì, quei becchini e le donnette con scarpazze allacciate da suora e cappelli scrafagnati da suocera sopravvivono!! Romualdo Cagliostro a vent'anni conosceva tutti i trucchi per vivacchiare, abituato a non essere un peso per i suoi vecchi che poi tali non erano. Infatti, l'avevano fabbricato da adolescenti: ragazzi problematici, ribelli, sicuri che la felicità partisse dal sesso. Gente giovane senza testa, direbbe qualcuno. Sia come sia, i due adoravano il figlio. Purtroppo lo rendevano partecipe dei loro festini da tossicomani che non esitano a piantarsi un ago nelle vene di fronte al loro stesso cinnino e grazie al cielo, se ne andarono presto. Romualdo si risparmiò di andarli a trovare in uno di quei centri di recupero del nulla e fu così che partì. Silenzioso, solitario, senza cani, girava nel nostro quartiere. Lo notai per il suo sorriso mezzo vuoto. Un sorriso interessante. Né meraviglia, né ironia. Sapeva cose che gli umani tacciono per sempre e sulle quali si fonda l'impero della stupidità e della violenza. In lui non notavi la vittima, la tristezza, la goffaggine, l'impedimento. Romualdo era esperto. Non aveva un soldo. Non chiedeva l'elemosina, non svolgeva lavoretti. L'ho visto nutrirsi di frutti. Una volta l'ho incrociato mentre mangiavo degli spaghetti al cartoccio e glien'ho offerti la metà. Ha accettato senza ringraziare e sempre con quel sorriso mezzo vuoto. - Sei di queste parti? - Faccio. - No!- Risposta semplice e laconica di chi avrebbe potuto precipitare nelle tenebre e invece s'è elevato di una spanna su tutti noi: artisti, medici, professori, sostanzialmente tiratardi e illusi. - Ti va una birra? - Chiedo guardandolo negli occhi sorridendo, cioè mostro, con gesto misurato del labbro, i denti impoltigliati di cozze e pasta scotta. - Preferisco dell'acqua. - Già, penso, la cosa più normale è dissetarsi con l'acqua. Fa caldo e per chi vive on the road come Romualdo Cagliostro e non ha depressioni e nevrosi, in più è libero, è sufficiente un po' di cibo e l'acqua di fontana, ma naturalmente mi precipito a comprare la classica bottiglia di plastica con acqua ed etichette che recitano appartenze a sorgenti inverosimili: rockrose, whitespin ecc... In realtà, ho voglia di parlare di me con uno sconosciuto e comincio, esitante, a formulare domande. La mia curiosità dilaga, ma questa persona che se non fosse punkabbestia la definerei sobria e incantevole per i modi, ascolta fino a un certo punto, poi si decide a parlare e finalmente scioglie i miei nodi.

 Io non devo andare e non ho fretta, però se vuol dirmi le cose che ha da dirmi lo faccia presto. Rispondo sempre alle domande; anch'io non ho qualcuno con cui parlare, ma di me ho già detto tutto. Inoltre sono giovane e mi sto facendo le ossa. Non ho un lavoro e non conosco ragazze. Quelle che vedo passare non me la danno. Del resto, a me non piace fare ginnastica col sesso. A me piacciono tutte le donne. Se davvero volessero l'amore, mi noterebbero... Siamo tutti un po' picchiati nella testa. Io lo so e penso che c'entrino i miei poveri genitori e l'ingiustizia, ma potevo accettare di stare coi missionari protestanti, con quelli cattolici che s'arrapano in ogni angolo del terzo mondo, con gli assistenti sociali che ti trovano un posto in famiglia e un pasto; invece, eccomi vagabondo ... - Arrossii quando lo sentii scandire placido quelle osservazioni, che altrimenti sarebbero state feroci e mi resi conto che potevo trattare da subito con l'essere umano. Perchè mi ero mostrato superiore e di una certa classe? Non l'avevo fatt'apposta. Si trattava dunque di un atteggiamento meccanico e rivoltante, dunque sono proprio uno stronzetto di buona famiglia che scrive e biascica di musica e frequenta i locali. Già, quei postacci dove l'ibrido e l'inautentico si mescolano, dove il niente è raffigurato con passione ed ubriachezza. Chi sono per chiedere!? Da dove vengo per sentirmi idiotamente democratico? Nel marasma più totale mi sentii domandare: - Sei un pittore? -

 Amico, - feci – avevo la certezza di essere uno scrittore, ma diciamo pure, se ti fa piacere, un pittore. Non sono famoso; la cerchia che frequento è solida e se mi legge uno degli amici e mi dice cosa ne pensa, sono contento ma resto permaloso dentro, perchè mi sento un dio. Le donne, le tratto male e le abbandono. Non le amo e non mi amano. Ci procuriamo sofferenze.. Si sta insieme come si suol dire, ma cosa mettiamo in comune non lo so. Forse frammenti di pizza e di films, di erotismo e di pulsioni spinte, accelerate, scellerate?, eccitazione e prestazione, ma non sono riuscito a coltivare un briciolo di desiderio... -

Lui m'interrompe: - Se non desideri, il tuo genio è sprecato e se non ami, ti trascini un corpo morto che però dall'oltretomba chiede di essere saziato... Amico, ti conviene smetterla con questa parte da lupo! Rischi davvero di rimaner scioccato e io di traumi me ne intendo! Un conto è subirli, altro è procurarseli per fare il figo! -

Ci salutammo e ora prendiamo il caffè insieme dall'Italiano. Giorgia, la cameriera bolognese, un po' tribale, un po' signora, se la intende con tutti e due e ci delizia servendoci, prendendosi gioco di noi, che l'adoriamo. E' il nostro segreto: lei è spietata. E così sia!





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